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Categoria: | Storia |
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MEDIOEVO
CAP.I-MEDIOEVO
Il Medioevo è ormai ricordato come periodo buio in cui c’erano uccisioni, massacri, scene di violenza, carestie ed epidemie che portavano a crisi demografiche, analfabetismo....
Molte cose ultimamente sono ritornate come ai tempi medievali, infatti tutti tornano a viaggiare, ma per motivi culturali o per divertimento, mentre prima si viaggiava per pellegrinaggio, e quindi per motivi sacri. Oggi tutti si spostano, ci siamo rimessi a viaggiare proprio come in quei tempi.
Inoltre, molte persone si muovono proprio per andare a vedere edifici del Medioevo. Colui che viaggia e vede cose nuove, inoltre, oltre ad acculturare la propria mente, la apre vedendo sempre più situazioni e soluzioni.
Nonostante tutto questo, Medioevo significa sempre epoca d’ignoranza, di abbrutimento, di sottosviluppo generalizzato durante la quale si sono costruite cattedrali! Com’è potuto accadere che in un periodo così brutto e buio l’uomo abbia potuto costruire cattedrali. abbazie? Ma non solo, perché non ci fu solo l’arte ma anche la letteratura, la scienza ecc.
Com’è dunque possibile che nonostante questa fioritura culturale il medioevo sia considerato un secolo così orrendo?
CAP.II-ROZZI E GOFFI
“Il Rinascimento è la decadenza”, diceva Henry Matisse.
Il termine rinascimento fu usato per la prima volta da Vasari, a metà del XVI sec.
Quel che rinasce nel XVI secolo sono le arti e le lettere classiche. Nella visione nella mentalità di quell’epoca vi sarebbero state due epoche di lumi: l’Antichità e il Rinascimento, le età classiche.
il Rinascimento fu dunque la riscoperta dell’Antichità. Ad esempio a Firenze Lorenzo de’Medici, usava fare un banchetto per festeggiare l’anniversario di nascita di Platone; Dante aveva preso Virgilio come sua guida all’inferno; l’architettura rinascimentale riprendeva i temi dell’arte classica.
Per questo si può affermare che il Rinascimento è una rinascita, perché l’arte Classica era considerata come un periodo di perfetta bellezza e che, di conseguenza, più ci si fosse avvicinati alle opere di quel periodo, meglio si sarebbe raggiunta la perfezione.
Si tentò di ripetere anche la scultura classica, il tuttotondo. Gli scultori medievali tentarono di riprendere la scultura, ma il risultato era “goffi tentativi degni d’un bambino”.
La visione classica induceva a non interessarsi che alle scene figurative, quelle almeno che rappresentava qualche cosa.
CAP.III-ZOTICI E INCOLTI
Nel XVI secolo, le lettere non meglio delle arti sfuggivano al postulato d’imitazione; bisognava anche in letteratura, conformarsi alle regole fisse del genere greco-romano. Lo studio della lingua e delle lettere in generale, si riduceva così, ad una certa espressione scritta, quella di due o tre secoli di cui si faceva un modello, come in scultura.
I grandi nomi che illustrarono le lettere nel periodo dell’Alto Medioevo sono noti solo a pochissimi specialisti , ma non vuol dire che sia di poco interesse per noi.
Sia nelle lettere sia nelle arti figurative, è come se le varie popolazioni ritrovassero ad un tratto, una loro originalità che non avevano mai perduta.Anche in quest’epoca le arti si ispirano alle forma classiche; si cerca la rassomiglianza ai modelli, alla natura.
Nel Medioevo il teatro fu praticato dovunque molto presto, in un contesto liturgico.
In questo periodo nacque la musica da camera. La musica veniva percepita più come “musica d’atmosfera”che non come spettacolo vero e proprio.Sino al XIII secolo non si è separato il linguaggio musicale da quello poetico:niente poesia senza melodia.Il poeta è allo stesso tempo musicista.Non importa che tutti sappiano leggere ma che tutti sappiano cantare.
CAP.IV-TORPORE E BARBARIE
I feudatari vengono considerati come calpestatori delle messi dorate dei contadini. Quindi la feudalità veniva considerata come potere autoritario, economico, o politico; per gli storici del XIX secolo, significava anarchia.
L’ordine feudale in effetti fu molto differente sia dall’ordine monarchico che lo sostituì e al quale subentrò poi l’ordine statale, sotto una forma più centralizzata.
Il feudo, termine di origine germanica, designa il diritto di godimento o usufrutto su un qualsiasi bene. La terra, ad esempio, non si tratta d’una proprietà ma proprio di un godimento, di un diritto all’uso.
Vi fu una civiltà nata dai castelli, ossia dal demanio privato, dai feudi, e dunque scaturita da quadri rurali senza che avesse niente a che vedere con la vita urbana. Quella civiltà dette nascita alla vita cortese, il cui stesso nome ne indica l’origine, perché nacque dalla court, la corte, quella parte del castello in cui si incontrano e riuniscono. il castello feudale rappresenta organo di difesa, luogo vitale del fondo, asilo naturale di tutta la popolazione rurale in caso di attacco, centro culturale, ricco di tradizioni originali, svincolato d’ogni influenza antica. Il castello non è l’unico centro che assume ora una funzione educativa: i monasteri, dispersi anch’essi nelle campagne, sono dei centri di studio e preghiera. I monaci, soprattutto i cistercensi, generalmente lavoravano loro stessi parte delle proprie terre, ma tenevano anche fittavoli, servi o liberi.
Il re feudale non possiede alcun attributo che sia riconosciuto come quello di una potenza sovrana;egli non può né proclamare leggi generali, né riscuotere imposte sull’insieme del suo regno, né reclutarvi un esercito. Ma l’evoluzione successiva, sfocerà precisamente nel conferimento al re di tutti quei poteri; questa fu la diretta conseguenza della rinascita alla quale non si accorderà mai abbastanza importanza.
CAP.V-LE RANE E GLI UOMINI
La schiavitù è forse il fatto di civiltà che più profondamente contrassegna le antiche civiltà. Tutti gli storici evocano parole durissime contro la schiavitù medievale.
Il servo è colui da cui si esige la stabilità: è tenuto ad abitare nel feudo; e a coltivarlo; a zappare, a vangare, scavare, seminare, e a mietere anche; perché se è vero che gli è vietato di lasciare questa terra, però egli sa che ne riceverà anche la sua parte di messe. Il signore del fondo non lo può espellere, non più di quanto il servo possa “svignarsela”. E’ questo vincolo intimo dell’uomo con la terra di cui vive , che costituisce il servaggio, perché, per il resto, il servo della gleba ha tutti i diritti dell’uomo libero; può sposare, fondare una fondare una famiglia, e la sua terra, dopo la sua morte, passerà ai figli, come pure tutti i beni che egli avrà potuto acquistare.
Il signore, per quanto su una scala del tutto diversa, evidentemente, ha tuttavia gli stessi obblighi del servo, infatti non può né vendere, né alienare, né disertare al sua terra.
La situazione del sevo, è molto diversa, in quanto non può sposarsi, né fondare una famiglia ecc.
Per un uomo libero, soprattutto se nobile, sposare una serva equivale ad eclissarsi, a decadere.
Questo stato di cose durò fino alla rivoluzione del 1848, poiché quella del 1793 non aveva abolito la schiavitù.
CAP VI-LA DONNA PRIVA DI ANIMA
Nell’“anno della donna”, 1975, la cadenza dei riferimenti al medioevo s’è fatta assordante; per molti ha fornito il tema di fondo per discorsi e colloqui.
Lo statuto della donna nel medioevo di Francia oggi è un argomento quasi nuovo, gli sono stati dedicati pochi studi.
Vengono invece fatti studi, su le donne appartenute ad altre civiltà.
Il diritto romano, non è favorevole alla donna, non più di quanto lo sia al bambino.
E’ un diritto monarchico, che ammette il potere pater familias, del padre, proprietario e, a casa sua, gran sacerdote, capofamiglia il cui potere è sacro.
L’importanza di tale diritto romano sarà così forte che bel sec. XVI la maggiore età, che un tempo era raggiunta a dodici anni per le ragazze e quattordici per i ragazzi secondo le consuetudini, si trova ricondotta alla stessa età fissata a suo tempo da Roma: ossia ai venticinque anni.
CAP.VII-L’INDICE ACCUSATORE
Galileo Galilei, a causa di una sua scoperta fu considerato eretico dalla Chiesa, processato e carcerato, solo per avere detto che la terra gira intorno al sole. Galileo non visse nel medioevo ma nel periodo che va dal 1564 al 1642. L’affare Galileo era un insulto al semplice buon senso non meno che allo spirito scientifico; tuttavia se ne fa troppo facilmente anche un insulto alla storia, nel senso che non lo si attribuisce all’epoca in cui s’è effettivamente svolto, ossia la metà del XVII secolo.
Il processo Galileo è contemporaneo della grande epoca dei processi della stregoneria. L’interesse verso la stregoneria cresce sensibilmente nel XVI secolo. Per questo motivo il Medioevo viene considerato oscuro.
Il rispetto delle convinzioni religiose fa oggi parte dei diritti della persona umana, in ogni caso nei paesi d’Occidente.
Se ci portiamo alla mentalità dei tempi feudali, constatiamo come il legame tra il profano e il sacro fosse allora talmente intimo da che le deviazioni dottrinali assumevano un’importanza estrema persino nella vita quotidiana. L’eresia rompeva allora un accordo profondo cui deriva l’intera società, e tale rottura appariva di estrema gravità a coloro che ne erano testimoni. Ogni incidente d’ordine spirituale in tale contesto appare più grave di un incidente fisico.
L’Inquisizione fu la reazione difensiva d’una società per cui, a torto o ragione, la preservazione della fede appariva non meno importante della preservazione della salute fisica ai nostri giorni. Segna per noi l’aspetto più sconvolgente di tutta la storia del Medioevo.
Gli eretici, siano convinti o semplici credenti, non vivono nella clandestinità. Le pene generalmente comminate sono la prigione, la condanna a dei pellegrinaggi o a portare una croce di stoffa cucita sugli abiti.
In un’epoca in cui il popolino non è affatto disposto a scherzare con l’eretico, introduceva una giustizia regolare.
CAP. VIII-STORIA, IDEE E FANTASIA
La storia è priva di qualsiasi interesse a meno che non sia ricerca della verità; cessa di chiamarsi storia non appena diventa altro.
Il Medioevo, fornisce a tutti coloro per i quali la Storia non è che un pretesto, un territorio di caccia scelto.
E’ molto facile manipolare la storia, consciamente o non, a uso di un pubblico che la ignora.
La libertà di pensiero, ch’essa esige e implica, come ogni ricerca scientifica, non può in alcun caso venir confusa con le fantasie intellettuali di un individuo, dettate dalle sue scelte politiche, le sue opinioni personali e i suoi impulsi del momento, o più semplicemente dal desiderio di scrivere un volume a grande tiratura.
CAP. IX-RAGIONAMENTI SEMPLICI INTORNO ALL’INSEGNAMENTO DELLA STORIA
Per lo storico, le esigenze diventano più vivaci. I programmi ufficiali non meno dei metodi utilizzati in passato, in realtà annullavano proprio quanto fa l’interesse autentico della storia. La storia dovrebbe rivestire delle forme diverse a seconda dell’età di chi ,o riceve.
La storia è la vita; al di là di tutte le definizioni e di tutte le astrazioni, l’uomo racconta se stesso nella propria storia.
La storia è vita, proprio perché essa comporta un dato, qualche cosa che preesiste ai nostri concetti, ai nostri pregiudizi, ai nostri sistemi.
Lo studio della storia permette di situare esattamente la nozione di progresso.
Per lo storico il progresso generale è indubitabile: però è anche fuori dubbio che non si tratta affatto di progresso continuo, uniforme, determinato. L’umanità avanza su taluni punti, arretra su taluni altri, e questo tanto più agevolmente in un preciso momento, in seguito sembrerà una regressione.
COMMENTO:
L’autore in questo libro mette in primo luogo in evidenza, l’importanza che il Medioevo ha avuto nel corso della storia. Vengono rilevati i principali avvenimenti, e come questi abbiano portato a dare un immagine non tanto bella di questo periodo, che per certi aspetti non è stato così oscuro.
Nel secondo capitolo, infatti mette in evidenza l’arte e come questa, così bella, possa dare un immagine così oscura del medioevo. Infine parla a lungo della storia. negli ultimi due capitoli, prima parlando in genere di essa e poi delineando i metodi di studio, insegnamento e ragionamento di essa.
Il modo in cui l’autore parla del Medioevo, fa riscoprire un periodo che per anni ho ricreduto diverso, ma non sono io ma ognuno dei miei coetanei, perché è così che i libri ci hanno insegnato.