Le signorie e la guerra dei 100 anni

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

Storia
Nel basso medioevo l’Italia restò divisa in stati di dimensioni regionali, infatti, le signorie nacquero come governi cittadini, gestiti da uomini di grande prestigio, chiamati affinché riportassero la pace tra i cittadini. Tali signorie ottennero dall’imperatore il titolo di principato.
A Milano vi erano due grandi famiglie che si contendevano il potere: i Della Torre, di orientamento popolare, e i Visconti che rappresentavano i nobili; tra le due famiglie vi furono grandi lotte concluse nel 1277 con la sconfitta dei Della Torre. In seguito Matteo Visconti ebbe il capitanato del popolo e il re di Germania gli concesse il vicariato dell’impero per Milano. Agli inizi del trecento i Della Torre ripresero temporaneamente il sopravvento, ma dopo lunghe lotte i Visconti riconquistarono la signoria. Nel 1395 Gian Galeazzo Visconti ricevette dall’imperatore Vinceslao il titolo di duca di Milano e iniziò una politica espansionistica. Gian Galeazzo portò al limite più meridionale l’avanzata dei visconti, occupando parte dell’Umbria e della Toscana. L’espansionismo riprese solo nel 1412 con Filippo Maria Visconti, che incontrò subito la decisa resistenza di Venezia. Tra le due città scoppiò una guerra, che vide come protagonista Francesco di Bussone, detto conte di Carmagnola, che fu dapprima al comando delle truppe Viscontee e poi passò ai Veneziani, conducendoli alla vittoria nella battaglia conclusiva di Maclodio del 1427. In seguito Francesco di Bussone fu accusato di tradimento dai Veneziani, che lo processarono e lo decapitarono. L’accusa non era consueta, poiché i mercenari consideravano la guerra come una professione ed il rapporto con i governi era di tipo contrattuale. La guerra si concluse nel 1433 con la pace di Ferrara, con cui Filippo Maria Visconti cedette Bergamo e Brescia ai Veneziani. Alla morte di Filippo Maria Visconti a Milano fu proclamata la repubblica ambrosiana, Venezia cercò di approfittare della crisi che si era creata avanzando verso Milano, che chiese aiuto a Francesco Sforza. Questi accolse la richiesta e ne approfittò per impadronirsi di Milano, per dare legittimità a tale azione si sposò con Bianca Maria Visconti.
A Firenze si affermò il comune, ove scoppiarono lotte tra i Ghibellini, sostenitori del papa e Guelfi, sostenitori dell’imperatore. Sconfitti i Ghibellini, i Guelfi si divisero in bianchi e neri. Nel 1313 Firenze si mise sotto la protezione del re di Napoli Roberto D’Angiò, chiamato da fuori poiché estraneo alle lotte e alle rivalità tra le famiglie che dividevano Firenze. Nel 1342 Firenze si diede in signoria a Gualtieri VI di Brienne, duca d’Atene, che privo del sostegno dei gruppi sociali più forti, nobili e mercanti, fu scacciato dalla città dopo un anno. La Signoria si stabilizzò, solo quando ebbe origine la borghesia finanziaria e mercantile fiorentina. I Bradi e i Peruzzi erano tra i più potenti banchieri d’Europa: Bardi avevano raccolto le decime papali e prestato denaro ai sovrani, i Peruzzi avevano potenza mercantile e finanziaria. Entrambe le famiglie avevano prestato grosse somme a Edoardo III d’Inghilterra che non le restituì, ciò portò al fallimento delle due famiglie. Il fallimento segnò la rovina di molti risparmiatori e indebolì le forze oligarchiche. Lo schieramento opposto era guidato dalla famiglia dei Medici e formato dalla media e piccola borghesia. Agli inizi del XV secolo i Medici estesero le loro attività e posero come base del loro potere la ricchezza, che consolidarono anche attraverso alleanze matrimoniali. Il loro potere politico ebbe inizio nel 1434 quando Cosimo De’ Medici tornò a Firenze dopo essere stato allontanato a causa del suo comportamento ostile all’oligarchia. Esercitò l’egemonia su Firenze senza alcun titolo di legittimità ma grazie al potere finanziario all’ampia rete di amicizie e ai rapporti di affari della sua famiglia. Nel 1427 fu compilato a Firenze un censimento di tutti i beni dei fiorentini. Nel 1464 la guida della famiglia fu assunta da Giuliano e Lorenzo De’ Medici, il primo fu assassinato nel corso di una congiura e il secondo restò il solo Signore di Firenze; acquistò un enorme prestigio, realizzò una politica di equilibrio, fu molto abile nello stringere rapporti con gli altri sovrani italiani, e fu grazie alle sue capacità di mediazione che in Italia si mantenne la pace per quarant’anni.

Francia e Inghilterra combatterono la più lunga guerra, quella dei cent’anni, che durò dal 1337 al 1453 e si concluse con la vittoria della Francia. Edoardo III, re d’Inghilterra, pretendeva di avere diritto anche al trono di Francia poiché la Guascogna con la città di Bordeaux era un feudo dei sovrani d’Inghilterra, e la presenza degli Inglesi sul suolo francese costituì un’anomalia quando le monarchie feudali si trasformarono in monarchie nazionali. Nel 1337 il re di Francia Filippo VI di Valois decise di proibire l’importazione di lana inglese nelle Fiandre. Questo costituì un duro colpo per l’economia inglese e per le finanze statali, che si arricchirono grazie al dazio sulla lana. Edoardo III, appoggiato dai nobili e dai mercanti, conquistò Anversa e Gand, dopo qualche anno conquistò Grèssy e Calais. In queste battaglie l’esercito inglese impiegò per la prima volta i cannoni.
La riscossa della Francia fu guidata da Carlo V che lentamente riconquistò una parte del territorio occupato dagli inglesi. La guerra dei cent’anni assunse per la Francia un carattere nazionale, nella riscossa francese vi fu protagonista Giovanna D’Arco, giovane contadina che si fece interprete dei sentimenti popolari di avversione agli inglesi, che sosteneva di udire le voci di San Michele Arcangelo, di Santa Caterina e Santa Margherita, che la esortavano a cacciare gli inglesi dalla Francia. Giovanna si mise a capo delle truppe francesi e battè quelle anglo-borgogne e liberò Orleans. Nel 1429 il re Carlo VII catturò Giovanna D’Arco e la affidò alla giurisdizione ecclesiastica con l’accusa di aver commesso crimini gravi e scandalosi a danno della fede. Giovanna abiurò e fu consegnata agli inglesi che la fecero condannare per eresia, nel 1431 fu bruciato sul rogo a soli 19 anni. Il conflitto terminò nel 1453 con la vittoria della Francia e la rinuncia da parte dell’Inghilterra a qualsiasi pretesa sul suolo Francese.
Nel 1378 la chiesa di Roma si divise a causa del grande scisma d’Occidente, nuovo scisma che investì l’Europa cristiana, già da tempo divisa nelle chiese di Roma e di Bisanzio in seguito allo scisma d’Oriente.
Nel 1304 Clemente V spostò la sede papale in territorio francese, poiché aveva conoscenze all’interno dell’impero francese che lo convinsero a far ciò. A Roma vi era Cola di Rienzo che si impadronì del potere e dichiarò di voler restaurare Roma, essendo considerato un personaggio pericoloso fu ucciso da alcuni nobili romani, ciò portò all’esigenza di avere il papa a Roma. Per soddisfare questa esigenza il popolo romano impose l’elezione di Papa Urbano VI, ma il collegio cardinalizio dichiarò nulla l’elezione ed elesse un antipapa Clemente VII, ciò portò ad un delineamento di due correnti, una capitanata da Roma e l’altra dalla Francia, ciascuna con un proprio Papa. Lo scisma d’occidente ebbe caratteri differenti da quello d’oriente, infatti quest’ultimo tre secoli prima aveva separato la cristianità in due chiese. Col passare degli anni le due fazioni continuarono ad eleggere pontefici differenti. Nel 1408 dodici cardinali, 6 per ogni fazione, riunirono un Concilio a Pisa ove deposero i due pontefici e ne elessero un terzo: Alessandro V; ma Benedetto XIII e Gregorio XII rifiutarono di dimettersi, così ci furono ben 3 pontefici. Giovanni XXIII, successore di Alessandro V, ritenendo di essere l’ultimo legittimamente eletto, convocò un nuovo Concilio a Costanza con la certezza che in esso sarebbe stata riconosciuto la legittimità della sua elezione. Ma il Concilio depose tutti e tre i pontefici e ne elesse uno nuovo: Martino V. Il concilio affermò la propria autorità.
Nel 1431 fu convocato un altro Concilio a Basilea ove papa Eugenio IV aprì un nuovo conflitto con i sostenitori del conciliarismo, poiché voleva affermare la supremazia del pontefice. Il concilio di Basilea provocò un nuovo scisma, infatti, l’assemblea contrappose ad Eugenio IV un nuovo pontefice, Felice V, che successivamente abdicò a favore di Nicolò V (successore di Eugenio IV).

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