Le guerre di religione in Francia ed Enrico IV

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

Le guerre di religione in Francia ed Enrico IV
• Nella seconda metà del XVI secolo la vita della Francia fu lacerata da violentissimi conflitti religiosi, che opposero la maggioranza cattolica e la forte minoranza calvinista (i cosiddetti ugonotti). Molti settori della società francese avevano aderito al calvinismo per dare espressione alla propria avversione alla monarchia.
• L’esplosione dei conflitti religiosi, che si intrecciarono poi strettamente con la politica, fu favorita dalla morte di Enrico II nel 1559. La scomparsa del re aprì infatti una crisi dinastica: entrambi gli eredi più prossimi del defunto monarca, erano minorenni e per lungo periodo detto “periodo di reggenza”, le redini del governo vennero tenute dalla regina madre Caterina de’ Medici. Intanto lo scontro tra calvinisti e cattolici ebbe l’effetto di indebolire ancor più la corona. Le due fazioni avevano una disposizione territoriale molto frammentata, che si tradusse in una perdita di controllo politico-territoriale da parte della monarchia, e determinò il costituirsi di veri e propri “stati nello stato”, completamente autonomi e dominati dalle fazioni religiose e dalle famiglie dei grandi aristocratici che ne avevano preso la testa.
• Durante le guerre civili lo scontro militare era aperto: in momenti diversi, caddero infatti, vittime del pugnale nemico, alcuni tra i più importanti esponenti dei due schieramenti. Il momento più acuto dello scontro si ebbe quando Caterina de’ Medici, spinta dal partito cattolico, tentò di porre fine alle lotte di religione decapitando il partito ugonotto. Quest’ultimo faceva pressioni sul giovane re Carlo IX (da poco salito al trono, figlio di Enrico II e Caterina de’ Medici) affinché schierasse la Francia contro la Spagna “cattolicissima” di Filippo II. Caterina invece, preoccupata per le conseguenze che un conflitto con il potente vicino spagnolo avrebbe avuto sulla monarchia francese, si era avvicinata alla Lega cattolica filospagnola.
• La notte del 24 agosto 1572 venne impartito l’ordine di uccidere tutti i capi ugonotti convenuti a Parigi per celebrare le nozze di Margherita, sorella del re Carlo IX, con Enrico di Borbone, esponente calvinista di primo piano e futuro re di Francia. La strage degli esponenti ugonotti ed il massacro di migliaia di calvinisti non ebbe l’effetto di porre termine alla guerra civile.
• La lotta proseguì anche dopo la morte del re Carlo IX e l’ascesa al trono del fratello Enrico III (1574). Nella prima fase del suo regno Enrico III fece diversi tentativi per arrestare la crisi dello stato francese e riaffermare l’autorità regia, anche attraverso un accordo tra cattolici e calvinisti. Ma nel 1584 la morte del duca di Angiò, fratello del re e primo nell’ordine della successione al trono, determinò un’acutizzazione dello scontro, perché allora il più diretto erede al trono divenne Enrico di Borbone-Navarra, capo del partito ugonotto. La possibilità che un calvinista salisse al trono di Francia allarmò sia il Papa Sisto V sia il re di Spagna Filippo II, che appoggiò con maggior energia i cattolici francesi, organizzati nella lega cattolica e capeggiati da Enrico di Guisa. Ne derivò, a partire dal 1585 una fase delle guerre di religione chiamata “Guerra dei 3 Enrichi” dal nome dei tre protagonisti: re Enrico III e i capi delle due fazioni (il cattolico Enrico di Guisa e il calvinista Enrico di Borbone).
• Enrico III fece assassinare il capo dei cattolici, Enrico di Guisa e un altro importante esponente di quello schieramento, il cardinale di Lorena. Ciò provocò una furibonda reazione della Lega cattolica che fece emanare un pronunciato dai giuristi di Sorbona dove si liberavano tutti i sudditi dall’obbligo di fedeltà al sovrano, che fu così costretto a lasciare Parigi e ad avvicinarsi agli ugonotti, alleandosi con Enrico di Borbone. In ogni caso, nell’agosto 1589 anche Enrico III cadde vittima di un attentato ed in punto di morte riconobbe Enrico di Borbone come legittimo erede al trono, indicandolo come suo successore, a condizione che abbracciasse la fede cattolica.
• Prima di entrare a Parigi, roccaforte del cattolicesimo, ed esservi riconosciuto come re (con il nome di Enrico IV) , Enrico di Borbone abiurò pubblicamente al calvinismo e abbracciò la religione cattolica. Fu questo un passaggio indispensabile per la pacificazione della Francia e la restaurazione dell’autorità dello stato, nella convinzione che la pace religiosa fosse il presupposto di una forte monarchia.
• A queste posizioni si ispirò l’Editto di Nantes, pubblicato da Enrico IV nel 1598. L’editto conteneva un forte richiamo alla necessità di pacificazione e alla rinuncia al conflitto tra fazioni. Confermava come religione di stato il cattolicesimo, ma assicurava agli ugonotti la libertà di aderire in privato alla religione calvinista, in tutto il territorio francese, esclusa Parigi. La facoltà di professare pubblicamente la propria religione era concessa nelle zone dove vi era una presenza prevalentemente delle comunità ugonotte; a queste era concesso di difendersi militarmente in un centinaio di piazzeforti, cioè luoghi fortificati, tra i quali La Rochelle. L’Editto di Nantes inaugurò la fine delle guerre di religione.
• Ottenuta con il trattato di Vernis (1598) la rinuncia della Spagna alle pretese sulla corona francese, Enrico IV acquisì la definitiva legittimazione del proprio potere regale da parte di papa Clemente VIII. Il pontefice accondiscese anche a sciogliere il re dal vincolo matrimoniale che lo legava a Margherita di Valois, così poté sposare nel 1600 Maria de’ Medici. Negli anni successivi il re perseguì con tenacia l’obiettivo del rafforzamento della monarchia, in un’ottica tipicamente assolutistica. Per risolvere la crisi fiscale della monarchia, nel 1604, egli istituì la cosiddetta paulette, una tassa in virtù della quale i detentori di appalti delle imposte e di cariche pubbliche acquistavano il diritto a lasciare in eredità la carica ai propri discendenti.
• Tuttavia, l’istruzione della paulette, proprio perché assicurava l’ereditarietà degli uffici e la loro trasmissione di padre in figlio, ebbe come conseguenza di sottrarre l’assegnazione degli incarichi al controllo del re e contribuì al consolidarsi di un nuovo ceto privilegiato, la nobiltà di toga. Anche il programma monarchico di pacificazione religiosa incontrò ostilità e resistenze, gli ugonotti non perdonavano al re la sua conversione al cattolicesimo, i cattolici avevano dubbi sulla sincerità della sua abiura; così proprio nel 1610 fu proprio un fbatico cattolico che pugnalò a morte Enrico IV, ed a causa della minore età del figlio, iniziò la reggenza di Maria de’ Medici.

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