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Rivoluzione francese Successione di avvenimenti politici e sociali svoltisi in Francia tra il 1789 e il 1799, che ebbero come conseguenze principali la caduta della monarchia, il crollo dell'Ancien régime e l'istituzione della repubblica.
Cause della rivoluzione Crisi e conflitti si manifestarono con intensità crescente negli anni che precedettero il 1789, riconducibili innanzitutto alla debolezza e all'incoerenza del sistema istituzionale e all'organizzazione fiscale dello stato, fonte di iniquità che l’opinione pubblica denunciava, ma che la monarchia non era in grado di riformare. Le cause furono:
• Politiche: determinate dall’assolutismo monarchico che si mostrò insensibile e inerte di fronte alle riforme.
• Sociali: determinate dalla divisione del popolo francese in 3 classi :
1. Nobiltà: sono coloro che vivono di rendita grazie alle proprietà terriere, godono di privilegi e sono esentasse.
2. Clero: sono gli ecclesiastici che vivono di rendita grazie alle terre e alle decime (decima: imposta in natura che i contadini pagavano nel raccolto) pagate dai contadini.
3. Borghesia o Terzo Stato: grande maggioranza del popolo che doveva sopportare il peso di tutte le imposte ed era escluso dal governo dello Stato.
• Economiche: intorno al 1780 la situazione economica manifestò gravi problemi, derivanti principalmente dalla crisi finanziaria in cui si dibatteva lo stato.
La crisi finanziaria in cui si dibatteva la Francia precipitò con l’avvento al trono del re Luigi XVI (1774). La soluzione di questa crisi fu affidata ai ministri delle finanze tra i quali spiccano le proposte risanatrici fatte da Turgot, che voleva abolire i privilegi feudali e promuovere un’imposta fondiaria valida anche per la nobiltà e il clero; e quella del ministro Necker, che presentò un progetto di riforma fiscale, in cui si prevedeva l’applicazione di un’imposta a tutti i proprietari terrieri, senza distinzione di classe. Ma la proposta di introdurre una imposta generale sulla proprietà fondiaria, sollevò l’opposizione di nobiltà e clero, che rifiutarono l'imposta e chiesero la convocazione dell'Assemblea degli Stati Generali (assemblea formata da rappresentanti del clero, della nobiltà e del Terzo Stato), come unico organo competente a stabilire nuove forme di tassazione, che non si riunivano dal 1614. Nel 1788 il re convocò gli Stati Generali per il maggio 1789.
Intanto nelle campagne cresceva il malcontento dei contadini, sottoposti a pesante tassazione e a un complesso di oneri signorili divenuto sempre più gravoso. Alle difficoltà strutturali si aggiunse la crisi congiunturale esplosa nel 1787 per un insieme di disastri meteorologici che causarono un forte calo della produzione cerealicola: ne seguì un'impennata dei prezzi sui mercati urbani. L'intreccio di questi fattori scatenò un'autentica carestia.
Gli Stati Generali si riunirono a Versailles il 5 maggio 1789. Le delegazioni delle classi privilegiate si opposero immediatamente alle proposte di procedura elettorale avanzate dal Terzo Stato, che, essendo il gruppo più numeroso, con il sistema del voto individuale si sarebbe assicurato la maggioranza. Essi infatti chiedevano la modifica del sistema di votazione degli Stati Generali, che si effettuava per gruppi: un voto per la nobiltà, uno per il clero e uno per il Terzo Stato. Così l’aristocrazia veniva ad avere la maggioranza. I borghesi chiedevano che si votasse individualmente. Poiché non si potè venire ad un accordo (non riuscendo cioè ad ottenere il voto per testa), il 7 giugno, i rappresentanti del Terzo Stato, si costituirono in Assemblea nazionale. Privata dal re della sala di riunione, l'Assemblea si trasferì nella sala attigua nella Sala della Pallacorda (20 giugno), giurando che non si sarebbe sciolta senza aver redatto e dato alla Francia una Costituzione.
La rivolta Il re, di fronte a un atteggiamento così risoluto, il 27 giugno ordinò a nobiltà e clero di unirsi al Terzo Stato. Il 9 luglio l’Assemblea, così unificata, prese il nome di Assemblea Nazionale Costituente, con il compito di preparare la costituzione. Allo stesso tempo, Luigi XVI radunò alcuni reggimenti stranieri attorno a Parigi e a Versailles. Di fronte al pericolo di un colpo di mano del re, il popolo parigino reagì con l'insurrezione e, dopo due giorni di tumulti, prese d'assalto la Bastiglia, il carcere simbolo del dispotismo reale (14 luglio 1789).
Alle due rivoluzioni sin lì scoppiate (quella politica degli Stati Generali e quella cittadina di Parigi) nell'estate del 1789 si aggiunse la rivoluzione contadina. Una serie di sollevazioni percorse le campagne francesi: furono saccheggiati e distrutti i castelli, segno questo della spinta antifeudale presente nei contadini ribelli.
Per arginare l'agitazione l'Assemblea nazionale decretò l'abolizione dei diritti feudali (4 agosto 1789); furono quindi proibite la vendita delle cariche pubbliche e l'esenzione dalle tasse, mentre alla Chiesa cattolica fu tolto il diritto di prelevare le decime. Per timore che il popolo approfittasse ulteriormente del crollo del vecchio apparato amministrativo e passasse nuovamente all'azione, la borghesia parigina si affrettò a istituire una nuova municipalità (un governo locale provvisorio, la Comune) e una Guardia nazionale, per proteggere l'assemblea, comandata dal marchese di La Fayette.
La Costituzione Sin dai suoi primi giorni l'Assemblea si dedicò alla redazione della Costituzione. Il 26 agosto 1789, l’Assemblea votò la famosa Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino che affermava i principi fondamentali degli ideali rivoluzionari condensati poi nell'espressione "libertà, uguaglianza, fraternità": libertà di pensiero, di parola e di stampa; uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, senza distinzioni di ceto e di idee politiche o religiose; fraternità tra tutti gli uomini, che devono cooperare per un ideale di prosperità e di progresso. Nel frattempo il popolo, in fermento per le voci di una cospirazione monarchica, assediò inferocito il palazzo di Versailles (5-6 ottobre), costringendo la famiglia reale a riparare a Parigi con l'aiuto di La Fayette. I principali gruppi politici facenti capo a rappresentanti dell’Assemblea Nazionale erano 3:
- il club degli Amici dell’89, di tendenze moderate, comprendente La Favette;
-il club dei Giacobini, di tendenze democratiche, che aveva il suo maggiore rappresentante in Robespierre;
- il club dei Cordiglieri, che riscuoteva maggior successo presso le masse popolari.
Per risanare le finanze l’Assemblea Costituente decise di confiscare i beni della Chiesa, che furono dichiarati beni nazionali e di emettere dei biglietti di banca, detti assegnati, ossia buoni del tesoro utilizzabili per l'acquisto del patrimonio ecclesiastico. Fu quindi votata la Costituzione civile del clero (12 luglio 1790) che limitò notevolmente il potere della Chiesa cattolica: preti e vescovi sarebbero stati eletti da particolari assemblee e retribuiti dallo stato, al quale essi dovevano giurare fedeltà, mentre quasi tutti gli ordini monastici dovevano essere soppressi. Il papa Pio VI si dimostrò ostile a tali provvedimenti e diffidò i vescovi e i parroci dal prestare giuramento. In tal modo i preti francesi si divisero: una minoranza approvò la costituzione e la giurò (preti costituzionali); i più rifiutarono di rinascere la validità della riforma (preti refrattari).
L'Assemblea legislativa Il 4 settembre 1791, l’Assemblea nazionale concludeva i suoi lavori approvando la Costituzione, di carattere monarchico-costituzionale, che segnava la fine dell’assolutismo regio. Il 14 settembre il re giurò di rispettarla. La Costituzione limitò l'elettorato alla borghesia e alle classi più elevate.
I punti principali della Costituzione furono:
- il potere legislativo fu assegnato da un'Assemblea legislativa composta da 745 membri,che durava in carica 2 anni;
- il potere esecutivo era esercitato dal re, anche se gli furono imposte rigide limitazioni: il suo veto aveva esclusivamente effetto sospensivo e all'Assemblea spettava il controllo sulla sua condotta negli affari esteri;
- il potere giudiziario era affidato ai magistrati eletti dai cittadini;
- il diritto di voto fu ristretto ai soli cittadini cosiddetti attivi, cioè a coloro che pagassero allo Stato un tributo annuo pari almeno a 3 giornate lavorative, mentre venivano esclusi i cittadini passivi, cioè coloro che pagavano un’imposta minore.
L'Assemblea legislativa (1791/1792) riunitasi il 1° ottobre, era composta dai seguenti partiti:
1. a destra i Foglianti, che erano i più moderati, sostenitori della monarchia costituzionale prevista nella Costituzione del 1791;
2. al centro gli Indipendenti, che professavano anch’essi idee moderate, senza un programma preciso;
3. a sinistra, i Girondini, che rappresentavano gli interessi delle province; e i Giacobini, che propugnavano una repubblica fortemente centralizzata.
L’Assemblea dovette subito affrontare la minaccia di un intervento straniero. Nella speranza di poter ristabilire in Francia l’antico regime assolutistico, la corte e i nobili emigrati premevano sull’Austria e sulla Prussia affinché intervenissero, Austria e Prussia che, nel 1791, con la dichiarazione di Pillnitz in Sassonia si erano schierati a favore di una soluzione moderata e minacciavano in caso contrario un intervento delle potenze europee. Sotto la spinta dei girondini, il 20 aprile 1792 l'Assemblea legislativa dichiarò guerra all'Austria, che ebbe l’appoggio della Prussia.
La lotta per la libertà A causa degli errori commessi dagli alti comandi francesi, l'Austria riportò numerose vittorie. In Francia scattò l'emergenza nazionale: furono inviati rinforzi agli eserciti e si raccolsero volontari da tutto il paese.
Lo scontento popolare nei confronti dei girondini, raccoltisi intorno al monarca, aumentò la tensione, che degenerò in insurrezione aperta quando il duca di Brunswick, che comandava l'esercito austroprussiano, minacciò di distruggere la capitale in caso di attentati contro la famiglia reale. Nell’agosto 1792 gli insorti assunsero rapidamente il controllo della situazione. L’Assemblea, sotto la pressione popolare, dovette decretare la sospensione del re dalle sue funzioni,la sua incarcerazione e la convocazione di una nuova Assemblea che, eletta a suffragio universale, si sarebbe sostituita all’Assemblea legislativa: la Convenzione.
Tra il 2 e il 7 settembre molti sospetti traditori furono processati e giustiziati nei cosiddetti "massacri di settembre", dettati dalla paura di presunti complotti per rovesciare il governo rivoluzionario. Il 20 settembre 1792 l'avanzata prussiana fu bloccata a Valmy.
Il giorno seguente si riunì la nuova Convenzione nazionale, che proclamò l'abolizione della monarchia e la nascita della Prima Repubblica.
I rapporti tra girondini e montagnardi (giacobini, il cui raggruppamento in Assemblea venne denominato la Montagna), capeggiati da Robespierre, Marat e Danton, alla Convenzione si fecero subito difficili quando si trattò di processare Luigi XVI. I giacobini la spuntarono e la condanna fu eseguita il 21 gennaio 1793.
L’esecuzione del re accentuò l’ostilità delle potenze europee. La Francia aveva intanto sconfitto gli austriaci a Jemappes (1792): essa aveva permesso all’esercito francese l’occupazione del Belgio. In altri fronti le truppe francesi conseguivano nuove vittorie, conquistando Nizza e la Savoia nei primi mesi del 1793. A questo punto gli Stati Europei, che fino a quel momento si erano astenuti dall’intervento armato, si unirono all’Austria e alla Prussica in una coalizione: essa, organizzata dall’Inghilterra, comprendeva anche la Russia, la Spagna, il Regno di Napoli, lo Stato pontificio, il Regno di Sardegna, il Granducato di Toscana. In breve tutte le conquiste francesi furono perdute. Per far fronte alla grave situazione militare, all'inizio di marzo la Convenzione approvò la coscrizione di 300.000 uomini, arruolati nei vari dipartimenti.
Sfruttando la resistenza opposta dai contadini della Vandea, i monarchici e il clero li spinsero alla rivolta, dando inizio alla guerra civile che si diffuse rapidamente nei dipartimenti vicini. La sconfitta francese a Neerwinden, in Belgio, la guerra civile e l'avanzata delle forze straniere in Francia portarono a una frattura tra i girondini e i montagnardi, che sostenevano la necessità di un'azione radicale in difesa della rivoluzione.
Così il 6 aprile la Convenzione istituì un nuovo organo esecutivo della Repubblica, il Comitato di salute pubblica, col compito di esercitare il controllo sulla amministrazione statale. Vennero creati un Tribunale rivoluzionario, contro i sospetti e comitati di vigilanza rivoluzionaria, inviando inoltre funzionari nei singoli dipartimenti per sorvegliare l'applicazione della legge.
Il conflitto tra girondini e montagnardi si acuì; nuovi tumulti scoppiati a Parigi, organizzati da estremisti radicali, costrinsero la Convenzione a ordinare, il 2 giugno, l'arresto di 29 delegati e di due ministri girondini, così che da quel momento prevalse la fazione radicale del governo parigino.
Il Terrore (aprile 1793 - luglio 1794) La Convenzione, ormai sotto il dominio dei giacobini, il 24 giugno 1793, elaborò una nuova Costituzione, nota col nome di Costituzione dell'anno I, che però non entrò mai in vigore. Fu invece instaurata una dittatura in nome del popolo e della libertà.
Il 27 luglio Robespierre entrò nel Comitato e ben presto ne assunse la guida: egli coadiuvato da Saint-Just, Carnot, Georges Couthon e altri, ricorse a misure estreme per schiacciare qualunque tendenza controrivoluzionaria. I poteri del Comitato vennero rinnovati mensilmente dall'Assemblea nel periodo noto come "il Terrore".
In campo militare, il Comitato di salute pubblica decretò la leva in massa, che mobilitava tutta la popolazione maschile atta alle armi; per risolvere la grave situazione interna decise il controllo della produzione, il blocco dei prezzi e dei salari, il razionamento dei viveri.
All'interno, l'opposizione veniva repressa duramente dal Comitato: migliaia di monarchici, ecclesiastici, girondini e altri, accusati di attività o simpatie controrivoluzionarie, furono processati e mandati al patibolo. Non si fecero distinzioni: nobili, ecclesiastici, borghesi e soprattutto contadini e operai furono condannati come disertori, ribelli o responsabili di altri crimini. Fu avviata una campagna di scristianizzazione, culminata con l'abolizione del calendario gregoriano, sostituito dal calendario repubblicano, che fu istituito nel 1793. venne inoltre soppresso il culto cristiano, sostituito con il culto della dea Ragione.
Nelle mani di Robespierre si vennero concentrando tutti i poteri e la Repubblica si trasformò praticamente in una dittatura personale. Da questo momento la politica di Robespierre fu diretta soprattutto a combattere la corruzione ed il vizio. Inoltre egli introdusse in Francia una nuova religione di Stato, il culto dell’Essere supremo. Robespierre vistosi minacciato da più parti, inasprì ulteriormente le misure repressive: il 10 giugno 1794 venne emanata una legge, con la quale si dava facoltà ai capi di governo di giustiziare di reati contro la rivoluzione anche senza il processo. Aveva così inizio il periodo del Grande Terrore.
La vittoria riportata dalle armate francesi sul fronte belga a Fleurus sembrò togliere l’ultima giustificazione alla politica del Terrore. intanto cresceva l’ostilità all’autocrazia di Robespierre. In questa atmosfera maturò una congiura che vide unite l’ala moderata a quella estremista.
Il 9 termidoro (27 luglio 1794) Robespierre, Saint-Just, Couthon e altri loro sostenitori furono arrestati e giustiziati il giorno seguente.
Sino alla fine del 1794 l'Assemblea fu dominata dal gruppo che aveva rovesciato Robespierre ponendo fine al Terrore: i club giacobini furono chiusi in tutta la Francia, vennero aboliti i tribunali rivoluzionari e abrogati alcuni decreti, tra cui quello che fissava il tetto massimo di prezzi e salari.
I monarchici si riorganizzarono in tutto il territorio francese con lo scopo di sfogare le proprie vendette e di restaurare il regime monarchico. Questa reazione contro i giacobini caratterizzata da vendette, massacri e repressioni fu detta terrone bianco.
Il processo di stabilizzazione interna venne consolidato dai successi militari ai quali seguirono, fra aprile e luglio 1795, una serie di trattati di pace, con la Prussia, l’Olanda, il Granducato di Toscana e la Spagna. Quindi solo l’Inghilterra e Austria rimasero in guerra con la Francia.
Il Direttorio La Convenzione nazionale redasse rapidamente una nuova Costituzione (Costituzione dell'anno III) che, approvata nel 1795, conferiva
- il potere legislativo a due camere, il Consiglio degli Anziani (250 membri) e il Consiglio dei Cinquecento;
-il potere esecutivo a un Direttorio composto di cinque membri, scelti dal Consiglio degli Anziani.
La Convenzione, sempre anticlericale e antimonarchica nonostante l'opposizione ai giacobini, creò una serie di garanzie contro la restaurazione della monarchia; decretò infatti che il Direttorio e due terzi del corpo legislativo fossero scelti tra i propri membri, suscitando così la violenta insurrezione dei monarchici, che tentavano di impedire l’entrata in vigore della nuova Costituzione. I disordini furono sedati il 13 Vendemmiale (5 ottobre 1795)dai soldati guidati dal generale Napoleone Bonaparte.
Con l’entrata in funzione delle 2 nuove Assemblee, la Convenzione si sciolse.
Nel 1796 Babeuf organizzava una congiura (Congiura degli Eguali) che reclamava non solo l’eguaglianza politica, ma anche quella economica tra i cittadini, proponendo perciò l’abolizione della proprietà privata; scoperto, fu giustiziato.
Anche questo, però serviva soltanto ad incoraggiare i monarchici, i quali, nelle elezioni del 1797 riportavano un tal successo che pose la Repubblica sull’orlo di una nuova congiura. Ma il Direttorio soffocò anche questa minaccia, organizzando, il 18 fruttidoro (4 settembre), un colpo di Stato in seguito al quale finì in carcere una parte dei deputati e venivano annullate le elezioni.
L'ascesa di Napoleone Dopo i trattati del 1795 la Francia aveva continuato a combattere contro l’Inghilterra e l’Austria. Il Direttorio per combattere l’Austria e le altre potenze coalizzate contro la Francia, decise di attaccare con ingenti forze da est, attraverso la Germania, e di effettuare un’azione di disturbo a sud, in Italia, con un piccolo esercito affidato ad un giovane ufficiale, Napoleone. Egli, nel 1796, in poco tempo sconfisse i piemontesi obbligandoli all’armistizio di Cherasco, e successivamente a firmare la pace di Parigi, per cui cedevano alla Francia Nizza e Savoia. Poi sconfisse gli austriaci a Lodi, entrando così da trionfatore a Milano. In seguito espugnò anche la piazzaforte di Mantova.
Frattanto il trattato di Tolentino con papa Pio VI aveva assicurato alla Francia anche il dominio definitivo sull’Emilia e la Romagna. L’Austria fu così costretta a firmare il trattato di Campoformio (1797): il Belgio, la Lombardia e l’ Emilia passavano alla Francia, mentre l’Austria riceveva il Veneto, l’Istria e la Dalmazia.
Nel 1798 il Direttorio organizzava una spedizione in Egitto: della missione fu incaricato Napoleone. Egli vinse nella battaglia delle Piramidi e occupava il Cairo, ma la flotta francese fu distrutta ad Abukir dalla flotta inglese comandata dall’ammiraglio Nelson.
Mentre Napoleone era impegnato in Egitto, la situazione in Europa si era fatta nuovamente pericolosa per la Francia: Inghilterra, Russia e Impero turco, si erano unite in una seconda coalizione, decisi a por fine all’espansione delle idee rivoluzionarie. Così Napoleone, abbandonato l’esercito in Egitto, fece ritorno in patria. Il 18 brumaio (9 novembre 1799) un colpo di stato rovesciò il Direttorio. Il governo fu affidato a 3 consoli e Napoleone, idolo popolare grazie alle sue recenti vittoriose campagne militari, salì al potere come Primo console, chiudendo il periodo "rivoluzionario".
Repubbliche giacobine In Italia, nei territori raggiunti dall’esercito francese gruppi di patrioti e di democratici diedero vita alle Repubbliche con il favore di Napoleone e sotto la tutela dell’esercito francese. Nel 1796 fu creata in Emilia e Romagna la Repubblica Cispadana e Traspadana, poi fuse nella Repubblica Cisalpina, poi si formarono la Repubblica ligure e più tardi la Repubblica romana, che comprendeva il Lazio, l’Umbria e le Marche.
Cambiamenti portati dalla rivoluzione Il risultato immediato della rivoluzione fu l'abolizione della monarchia assoluta e dei privilegi feudali: la servitù, i tributi e le decime furono soppressi; i grandi possedimenti vennero frazionati e si introdusse un principio equo di tassazione. Con la redistribuzione delle ricchezze e dei terreni, la Francia divenne il paese europeo con il maggior numero di piccoli proprietari terrieri indipendenti.
A livello sociale ed economico, furono aboliti l'incarceramento per debiti e il diritto di primogenitura nell'eredità terriera.
Gli esiti teorici della Rivoluzione francese si condensano nei principi di "libertà, uguaglianza, fraternità", che diventarono il vessillo per le riforme liberali in Francia e in Europa nel XIX secolo e sono tuttora i fondamenti della democrazia.
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piccolo riassunto della rivoluzione francese