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Categoria: | Storia |
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LA PREISTORIA E L'ETÀ ROMANA
La presenza umana nella zona è probabile, per le caratteristiche geoantropiche di cui si è detto, fin dalla preistoria. Recenti studi archeologici hanno messo in evidenza l'esistenza di due castellieri risalenti all'età del Bronzo medio e recente (sec. XVI-XIII a. C.) e all'età del Ferro e di un tumulo - probabilmente una tomba "a tumulo" - simile ad altre rinvenute nella zona a nord di Codroipo. Secondo le più aggiornate indagini archeologiche, che hanno sistematizzato, approfondito e sviluppato, tramite campagne di scavi e studi dei reperti, gli spunti di ricerca e ricostruzione già proposti a partire dal secolo scorso, è in epoca romana che il territorio di Codroipo risulta più fittamente popolato. Il materiale ritrovato (frammenti di terracotta, resti di strutture abitative, necropoli) fa pensare a insediamenti di tipo prevalentemente rurale già a partire dal I secolo a. C.: alcune famiglie godono di un relativo benessere (lo dimostrerebbero i resti pavimentali a mosaico di alcune villae), mentre le altre fattorie si attestano su dimensioni medio-piccole. L'unica attività produttiva di cui si può ipotizzare l'esistenza sembra essere una fornace nell'odierna Rivolto. La presenza romana si intensifica durante il I e il II secolo a. C., soprattutto e grazie alla posizione in cui Codroipo si trova naturalmente. I Romani, infatti, dopo la conquista della regione altoadriatica, la fondazione della colonia di Aquileia nel 181 a. C. e la successiva costituzione della X Regio, Venezia et Histria, tracciano gli assi viari portanti del sistema stradale alla base del controllo militare ed economico della regione fondato sui traffici terrestri, marittimi e fluviali. L'insediamento di Codroipo si trova, come già messo in evidenza, proprio in prossimità di un nodo importante di questa vasta rete di collegamenti.
Da un crocevia di strade romane - il cosiddetto quadruvium -, dunque, sembra nascere il toponimo di Codroipo oppure, secondo alcuni, dal nome delle dee protettrici degli incroci più importanti: le Quadruviae, venerate anche altrove nella regione. In ogni caso, nel nome Codroipo rimane forte il senso dell'incrocio e dell'incontro, del passaggio e dello scambio: non è difficile pensare che ben presto l'insediamento si sia trasformato anche in mutatio o mansio (luogo di sosta e cambio cavalli) per il controllo e il servizio stradale, ove venivano offerti ristoro e alloggio a passeggeri e cavalli, ove militari e commercianti con le loro famiglie si stabilivano in caserme, locande e botteghe, sviluppando sempre più in senso commerciale l'originaria vocazione rurale di questa centuria romana. Forse è così che Codroipo assume al ruolo di pagus, di centro amministrativo minore all'interno del territorio municipale di Aquileia
IL MEDIOEVO
Il Medioevo Con la crisi della tarda antichità e la dissoluzione dell'impero romano, alle soglie del Medioevo europeo, le vie di comunicazione, che così efficacemente avevano garantito la fortuna di questo territorio, vedono il passaggio sempre più frequente delle popolazioni barbariche e degli eserciti mercenari, ma agevolano anche la rapida e precoce diffusione della nuova sensibilità cristiana. Sono questi due eventi - l'uno di ordine materiale, l'altro di carattere culturale e spirituale - che spingono l'insediamento codroipese a munirsi di difese fortificate che, probabilmente verso il V e il VI secolo, si chiudono attorno al primo nucleo della comunità cristiana, o Pieve, localizzabile proprio nell'area dell'attuale duomo. L'esistenza accertata di una necropoli longobarda rinvenuta nella piazza centrale, attesta la sovrapposizione di queste popolazioni all'insediamento romano. Nel 568 ha inizio in Friuli la dominazione longobarda che vede Cividale, Forum Julii, capitale del ducato. Benchè non esistano fonti che documentino il susseguirsi degli eventi, è probabile che già nello stesso anno i Longobardi arrivino fino alle sponde del Tagliamento seguendo la Stradalta. Codroipo sembra fare parte integrante del piano strategico longobardo che verosimilmente sostituisce il presidio romano con un'arimannia, stanziamento militare amministrato da un gastaldo regio e organizzato in circoscrizioni ecclesiastiche. L'alto medioevo codroipese segue le vicende e le tendenze storiche dell'Europa intera: la rete si smaglia, alcune vie cadono in disuso inghiottite dalle paludi o insidiate dalle incursioni bizantine, come la Annia lungoadriatica, le direttrici di scambio a lunga distanza verso il nord centrodanubiano si diradano lasciando spazio allo sviluppo dell'economia curtense. Questa società chiusa, che fa dell'economia di sussistenza la sua risorsa principale, a scapito del più ampio respiro commerciale, non perde però la sua importanza strategico-militare. Attraversa Codroipo l'unica strada che collega Cividale al resto del regno longobardo e alla sua capitale, Pavia. Da qui transitano sia le truppe longobarde che quelle franche di Carlo Magno, che dopo alterne vicende posero fine al potere politico-militare longobardo verso la fine dell'VIII secolo. Spaventose e devastanti, le invasioni degli Ungari nella prima metà del secolo X lasciano una traccia profonda nella memoria collettiva delle genti locali la cui esistenza fu seriamente minacciata: per oltre cinquant'anni Codroipo e la pianura fino all'Isonzo sono sottoposti alle incursioni tanto improvvise quanto crudeli della soldataglia ungara. La vista di quella che viene definita dai contemporanei la vastata Hungarorum si rivela una delle esperienze più desolanti della plurisecolare storia di questa regione. Codroipo sembra comunque in grado di arginare parzialmente tale violenza, grazie alle antiche fortificazioni romane recuperate e rinforzate.
La rinascita codroipese si identifica con l'apporto di nuove forze umane ed economiche provenienti dalle terre di confine a est su iniziativa del Patriarcato di Aquileia. Lo stanziamento di coloni slavi è attestato in particolar modo dall'esistenza di numerosi toponimi di origine slava. La fortificazione settentrionale - la cortina a protezione dell'antica Pieve - si consolida come centro dell'abitato, mentre la precedente fortificazione meridionale, che proprio in questo periodo assume la denominazione di Gradisca, diventa il luogo in cui confluiscono i nuovi insediamenti. Nei dintorni, nella zona delle risorgive, troviamo Moraulis, Morava, Gomila (dallo slavo, "tomba"), Braida Mala (malo in slavo vuol dire "piccolo"), Patoc (Pòtok, in slavo, o Patòk, in russo, significa "ruscello"), Blasima. Più oltre, nella campagna che gravita attorno a Codroipo, ci sono Biauzzo (Blauz, da "bliusti", "custodire"), Jutizzo (dal russo "jutiç", "rifugio", "asilo", "ricovero", "luogo nascosto"), Lonca ("prato"), Screncis, Bugnins ("chiesa bassa", "chiesa di sotto"), Straccis (guardia, "luogo di guardia"), Rividischia, Muscletto ("palude maledetta").
Alla ripresa demografica si affianca la ristrutturazione dell'agricoltura, grazie alla presenza e all'opera dei monaci benedettini della vicina Abbazia di Sesto al Reghena, sotto la cui giurisdizione troviamo le ville poste a ridosso del Tagliamento.
IL PATRIARCATO
Codroipo nel Mille è di nuovo vitale e al centro della rete strategica del medio Friuli. Direttamente collegata a Cividale, ora capitale unica del regno patriarcale, la vita cittadina rifiorisce anche attraverso le riunioni civiche della Vicinia , l'organo politico dei capifamiglia deputato a decidere sui problemi più importanti della comunità. Sotto un grande albero, nel centro del paese e della vita comunitaria, gli anziani e i notabili si riuniscono per discutere e deliberare secondo quelli che diventeranno gli statuti comunali. Tuttavia l'importanza militare di Codroipo non permette la formazione di una vera istituzione comunale: la cittadina resta un feudo del territorio patriarcale affidato a un gastaldo imperiale con l'incarico di controllare le strade e i passaggi per il Tagliamento. Tra il XII e il XIII secolo anche la cortina, la fortificazione intorno alla chiesa e la chiesa stessa vengono ampliate e rinforzate; nel XIV secolo Codroipo è al centro di uno dei cinque quartieri militari del Friuli, nell'area a Ovest di Udine, prossima al Tagliamento e attraversata dall'importante Stradalta. Da qui il Patriarcato parte all'attacco e organizza la difesa ai confini occidentali, verso la nascente potenza sulla terraferma di Venezia. Risale a questo periodo, precisamente al 1343, il primo documento scritto che testimonia del nome, dell'aspetto e di alcuni avvenimenti concernenti Codroipo, Quadrupio, come viene riportato. In quell'anno il Patriarca Bertrando concede al nobile Federico di Savorgnano la cortina di Codroipo con concessioni, diritti, pertinenze e la facoltà di costruirvi un castello, torri, case e mura. Ma un'autorità antagonista a quella del Patriarcato, quella del Conte di Gorizia Mainardo si oppone e ambisce al possesso del feudo codroipese, così importante per il controllo militare delle zone circostanti. Mainardo istiga la popolazione a sollevarsi contro la costruzione del castello e, a seguito di scontri armati e abili trattative, riesce a imporre il suo predominio.
I SECOLI DELL'ETÀ VENETA
La crisi del Patriarcato e le campagne di conquista di Venezia, desiderosa di estendere i propri domini sulla terraferma, sconvolgono ancora una volta la stabilità economico-politica lentamente raggiunta: nel 1420, dopo innumerevoli scontri e razzie, che portano perfino all'incendio della chiesa (1412), anche Codroipo si arrende all'esercito veneto nel tentativo di salvaguardare da ulteriori incursioni la popolazione e il centro abitato. Venezia impone la propria sovranità, ma concede e conferma l'autorità politico-amministrativa del Conte Mainardo: il risultato è quello di una certa autonomia della cittadina dall'amministrazione del resto del territorio facente capo al Luogotenente veneto a Udine e al Parlamento della Patria. Ancora feudo, la gastaldia di Codroipo viene "affittata" nel 1468 dai Conti di Gorizia ai Cossio, nella persona del Gastaldo Domenico, con il diritto di costruire una roggia dal Tagliamento al castello e dei mulini .
Più strettamente legata alla Repubblica di Venezia, la famiglia Cossio, stabilitasi a Spilimbergo dal 1397 e arricchitasi con il commercio fino a divenire una delle più facoltose casate friulane, aumenta progressivamente il proprio potere territoriale anche grazie alle attività bancarie. Ciò non impedisce ai conti goriziani di cedere alcuni feudi friulani, tra cui Codroipo, alla casa d'Austria. Tra Venezia e l'imperatore Massimiliano il contenzioso si trascina per anni: Codroipo resta veneta e la famiglia Cossio consolida definitivamente il suo potere sulla gastaldia. Nei primi anni del Cinquecento, malgrado alcuni episodi significativi di protesta registrati nella vicina Malazumpichia (Zompicchia) e nel più distante castello di Sterpo, il relativo isolamento di Codroipo dal resto della Patria sembra preservarlo dai fermenti della rivolta contadina che dilagano nelle campagne friulane e culminano nel 1511 nella "crudel zobia grassa" di Udine e agevola l'azione dei facoltosi Cossio che si esercita non soltanto nella gestione amministrativa e fiscale, ma anche nell'intraprendenza culturale e architettonica. Il simbolo dell'unicorno è posto sul nuovo castello situato fuori dalla cortina: abbandonando lentamente il suo austero aspetto medievale per assumere una nuova fisionomia urbanistica, l'antico borgo prende respiro e si sviluppa a est, verso la chiesetta di San Rocco, a ovest e a sud, con il "Borgo di Sotto". Fioriscono le arti, che in questo periodo vanno ad arricchire la Pieve con nuove opere pittoriche e scultoree. La piazza è centro della vita politica - vi si riuniscono le vicinie - ma anche di quella economica: è il regno del mercato che ha luogo regolarmente durante la settimana e in occasioni speciali, come quella che ancora si conserva, nel giorno di San Simone alla fine di ottobre. La popolazione aumenta di numero e attira nuove famiglie interessate ad avviare attività commerciali, come i Rota - che introdussero la manifattura tessile del lino e della canapa -, ma è tutta una rete di servizi diversi che rifiorisce: le osterie, le botteghe artigiane, le farmacie, le "beccarie" e il barbiere che, come da tradizione e all'occorrenza, esercita i rudimenti dell'arte medica e chirurgica. Sulla strada che collegava Venezia a Vienna, posta per i cavalli e alloggi per viandanti non mancavano, ogni sorta di merce passava da qui. Una merce particolare è la cultura: a Codroipo si ha notizia di librerie ambulanti che offrivano ai clienti i libri a stampa che andavano diffondendosi ovunque in Europa. Libri, dunque idee e a volte idee sovversive o tacciate di eresia, condannate dall'Inquisizione e perseguite con tenacia, come dimostrano alcuni processi intentati contro residenti accusati di "detenzione di libri proibiti" e "sospetto di eresia". Numerose sono pure le confraternite religiose attive nel corso del Cinquecento, come quella dei Battuti, che concorrono non solo a rivitalizzare lo spirito religioso, ma anche ad assicurare l'assistenza materiale e sanitaria dei poveri. La Pieve, verso la fine del XVI secolo, nel mutato clima successivo al Concilio di Trento, più attento ad assicurare una presenza solida e continua della Chiesa, diventa sede stabile di un Pievano. Tuttavia, parallelamente a una situazione relativamente dinamica della società civile e dei commerci, la particolare posizione geografica dell'insediamento fece di Codroipo, dalla fine del Quattrocento al primo il Cinquecento, il luogo di passaggio di eserciti invasori e il teatro di innumerevoli scontri militari.
Nel 1477 e nel 1499 i Turchi imperversano nel borgo e nelle campagne circostanti: è ancora la cortina, ulteriormente consolidata, a offrire un punto di difesa relativamente sicuro, mentre le milizie locali riescono ad arginare la violenza devastatrice delle incursioni. All'inizio del nuovo secolo, lo stato di tensione tra l'esercito veneziano e le truppe dell'impero contribuiscono a rendere instabile la vita cittadina. Venezia, inoltre, graverà sulle finanze locali per costruire, nel 1593, la fortezza di Palmanova. La natura stessa in questo secolo non sarà favorevole alla regione: nel 1511 un terremoto colpisce la zona, nel 1567 e poi nel 1598 il Tagliamento inonderà le campagne favorendo così le condizioni per il diffondersi di epidemie e carestie. In questo quadro, che si mantiene inalterato fino all'arrivo dell'esercito napoleonico, le differenze sociali ed economiche tra mondo rurale, che sopravvive grazie a un'agricoltura arretrata, e la locale borghesia feudale e commerciale si fanno profonde e radicate. Sotto la guida dei Cossio, divenuti Conti di Codroipo, tutta tesa al mantenimento dello status quo funzionale alle politiche della Serenissima, Codroipo vede progressivamente ridursi le istanze comunitarie espressione di un "contro-potere" comunale e consuetudinario: le vicinie, la nomina del Pievano, la creazione di nuovi dazi e imposte e tutta una serie di privilegi e diritti vengono avocati dal consolidato potere patrizio. Il borgo, malgrado questa situazione di apparente immobilità, si espande: secondo i documenti, dalla seconda metà del Seicento alla seconda metà del Settecento, la popolazione quasi raddoppia, raggiungendo le 1278 unità.
NAPOLEONE A PASSARIANO
Mentre alcuni interventi urbanistici - la costruzione del ponte della cortina e della nuova chiesa parrocchiale nel 1730 e 1731 - introducono alcuni elementi di novità al cuore dell'abitato, poco lontano, verso est, a Passariano, i Conti Manin - stabilitisi in Friuli alla fine del Trecento in seguito agli esili fiorentini causati dalle guerre tra Guelfi e Ghibellini, poi sudditi fedeli della Repubblica Veneta - lasciano il segno imperituro della loro influenza politica ed economica attraverso il completamento della villa, il complesso architettonico più significativo della presenza veneta in Friuli.
Negli ultimi anni del Settecento, la storia cittadina subisce una brusca e per certi versi drammatica accelerazione. Il territorio tra il Tagliamento e Codroipo diventa il teatro degli scontri armati tra l'esercito napoleonico e quello austriaco.
Il 1797 vede in quest'area la battaglia del Tagliamento, la vittoria dell'Armée e la temporanea annessione della Repubblica veneta alla Francia.
Ciò che si rivela un evento bellico importante per la storia europea, si riverbera negativamente a livello locale sia durante le ostilità che nei mesi successivi: numerose fonti scritte documentano delle spoliazioni e dei danni materiali subiti dalla popolazione codroipese, ad opera delle truppe dei due eserciti.
Negli stessi mesi, tuttavia, ferventi trattative, condotte tra incontri ufficiali, sfarzosi ricevimenti e balli d'onore, faranno di Passariano e della sua Villa il quartier generale di Napoleone e del suo corpo diplomatico.
La pace siglata con l'Austria porterà nell'ottobre dello stesso anno alla firma del Trattato di Campoformido, con il quale si pone fine alla plurisecolare storia della Repubblica di Venezia e il Friuli, assieme al Veneto, viene ceduto all'Austria.
DOPO CAMPOFORMIDO
La definitiva partenza di Napoleone da Passariano, nome che tra l'altro designava tutto il Dipartimento del Friuli ex veneto, e l'alternanza tra dominazione austriaca e francese, lasciano Codroipo e il suo territorio in uno stato di stagnazione economica e sociale che durerà almeno settant'anni. La vicina Palmanova, piazzaforte militare strategica, richiede rifornimenti continui: l'agricoltura è messa a dura prova e la forza lavoro è indebolita dalla carestia, dalle epidemie, dalla coscrizione obbligatoria e dall'emigrazione. Alcune famiglie borghesi e l'aristocrazia locale, tuttavia, danno inizio a dei timidi tentativi di industrializzazione: risale all'inizio dell'Ottocento l'apertura di alcune filande e della cartiera dei Manin.
Ma solo la riapertura dei traffici a lunga distanza tra Vienna e il Lombardo Veneto, sotto il governo austriaco, porterà un certo sollievo alla situazione di stasi. È una strada, ancora una volta, a riaprire nuove prospettive di scambio e sviluppo: la vecchia direttrice verso Udine e i valichi alpini, che Napoleone aveva rettificato e ammodernato con un nuovo ponte di legno sul Tagliamento, diventa luogo frequentato da traffici intensi - ferro e legname da nord, derrate e artigianato da sud - con sosta prevista nel centro codroipese, ora animato da una rinnovata vitalità. "La ferrovia per opinione degli eterni ammiratori del tempo passato, […] doveva portare la rovina economica di Codroipo". Così G. B. Fabris nel 1896, con acuta ironia, sintetizza i termini del dibattito tra modernizzazione e tradizione che aveva animato gli spiriti cittadini, divisi tra il fascino dalle nuove prospettive di apertura e progresso rappresentate dal passaggio del treno e il timore di assistere a cambiamenti radicali dei costumi e dell'economia locali.
Nel 1860, dunque, si apre il tratto della ferrovia Mestre-Cormons, che passa attraverso Sacile, Casarsa, il ponte di ferro sul Tagliamento, Codroipo, Udine: una nuova via di comunicazione si aggiunge alla tradizionale rete viaria. Cambia rapidamente anche l'assetto urbanistico del centro cittadino: spariscono i resti della Cortina, i fossi vengono coperti e nuove costruzioni prendono il posto delle vecchie strutture. In piazza si fermano le diligenze della Posta che insieme ai passeggeri - a volte autorevoli - portano notizie di eventi ed idee che si diffondono e si agitano nelle grandi città d'Europa e d'Italia: anche in Friuli circolano così i fermenti liberali e nazionali che già si stavano muovendo altrove. Malgrado il forte controllo militare di Vienna contro ogni tentativo insurrezionale, a Codroipo nel 1859 si forma un Comitato politico clandestino per annettere il Friuli allo stato italiano e favorire il passaggio di armi tra le due sponde del Tagliamento.
L'annessione all'Italia nel 1866 si rivela per la cittadina più drammatica che per altri centri friulani: la ritirata austriaca, i cui comandi tentano di interrompere le comunicazioni sul Tagliamento, e l'arrivo delle truppe dell'esercito italiano gravano pesantemente sul comune e la cittadinanza.
VERSO IL NOVECENTO
Il fermento delle iniziative e delle idee progressiste nel periodo post-unitario ridonano nuova linfa al tessuto sociale della regione, ma urtano tenacemente contro una crisi generalizzata che stenta a risollevarsi: le continue tensioni ai confini, la crisi agricola e produttiva, i resti di un'organizzazione feudale che si scontra con i primi esordi del capitalismo, spingono spesso alcuni ceti sociali, desiderosi di migliorare il proprio status e insofferenti nei confronti dell'immobilismo della gerarchia sociale, a un'emigrazione massiccia, stagionale o definitiva, verso l'America, l'Austria, l'Ungheria.
La prima guerra mondiale si abbatte letteralmente e pesantemente su Codroipo. Negli anni tra il 1914 e il 1917, Codroipo è un centro chiave della retrovia, posto a poche decine di chilometri dal fronte. Attraverso questo nodo ferroviario e stradale, strategico grazie al ponte sul Tagliamento, si concentrano e transitano truppe e materiale bellico. Non mancano nemmeno le requisizioni e una convivenza spesso difficoltosa tra abitanti ed esercito qui stanziato. Drammatici sono invece i giorni successivi a Caporetto , il 27 ottobre 1917.
Mentre l'esercito austriaco incalza, alla ritirata caotica delle truppe italiane, si aggiungono i civili in fuga costretti dalla piena del Tagliamento a servirsi unicamente del ponte. È necessariamente Codroipo, dove si combatte lungo le strade del centro abitato, a costituire il punto di sbarramento scelto dai comandi italiani per arginare l'offensiva austriaca: anche il ponte viene fatto saltare mentre ancora molti sfollati cercano la salvezza nella sponda opposta. L'occupazione austriaca fino al novembre dell'anno successivo, quando le truppe italiane riconquistano il Friuli e pongono definitivamente termine al conflitto, si rivela ancora più gravosa per la comunità vessata dalla fame e da restrizioni di ogni genere. Gli anni del dopoguerra non sono meno difficili: l'insoddisfazione dei reduci, l'acuirsi dei conflitti sociali, l'incapacità delle classi dirigenti di avviare un processo duraturo di modernizzazione in grado di scardinare le anacronistiche strutture sociali ed economiche, producono una situazione di diffuso malcontento.
L'emigrazione fu la tradizionale valvola di sfogo, ma il disagio sociale favorisce anche l'affermazione del Fascismo. Codroipo vede riprodursi a livello locale le stesse dinamiche nazionali; l'unica azione di dissenso è rappresentata dal polo cattolico delle associazioni giovanili. Risale al periodo fascista la costruzione della Casa del Balilla (ONB) , su progetto dell'architetto Ermes Midena, che ha caratterizzato, e tuttora caratterizza, l'assetto urbanistico e la vita culturale della città.
Sul piano più strettamente economico, la tradizionale economia rurale trova integrazione in nuove colture e nelle connesse attività di trasformazione a carattere industriale. Particolare importanza riveste l'introduzione, già a partire dagli anni Venti, della coltura estensiva del tabacco e la realizzazione, nel 1938, di uno stabilimento, retto in forma cooperativa, adibito alla raccolta, all'essicazione e alla lavorazione della foglia greggia di una nuova varietà di tabacco, il Bright Italia. Lo stabilimento di Codroipo, che rappresenta un eloquente esempio di architettura industriale in stile novecentista - ora in parte adibito a magazzino di mobili -, assicurerà, per alcuni decenni, a diverse centinaia di lavoratrici stagionali di trovare occupazione nella coltivazione e nella lavorazione del tabacco.
Anche la seconda guerra mondiale lascia i suoi segni di distruzione sulla cittadina, importante nodo ferroviario e stradale e sede della fabbrica di munizioni Mangiarotti. Numerosi sono i bombardamenti e particolarmente pesante quello del 12 ottobre 1944, il cui ricordo è ancora vivido per chi visse direttamente quei giorni, che colpisce un intero treno carico di esplosivo disseminando i suoi effetti nefasti su tutto il paese. Solo il secondo dopoguerra, dunque, segnerà una vera ripresa economica, sociale e civile, coincidente in parte con il più generale processo di modernizzazione che caratterizzerà, con tratti originali, l'intero territorio friulano.
LA DINAMICA ECONOMICA E SOCIALE TRA OTTOCENTO E NOVECENTO
G. B. Fabris nel suo Illustrazione del distretto, ora mandamento di Codroipo, fotografa con precisione la natura di alcuni dei servizi offerti alla fine dell'Ottocento: "Codroipo, capoluogo del Comune, sede di mandamento, di un'agenzia delle imposte dirette, e del catasto, di un ufficio di registro che serve anche per Latisana, di un ufficio postale e telegrafico, di un banco di lotto, di una stazione di rr. Carabinieri, e compreso nella zona doganale di confine che si stende alla sinistra del Tagliamento, ha una popolazione di 2.402 abitanti (censimento 1881)".
La concisa ma esaustiva descrizione di un primo processo di modernizzazione, di una società che tuttavia è ancora connessa all'economia agricola, prosegue mettendo in evidenza le direttrici principali di sviluppo che in qualche modo possiamo riconoscere anche nell'evoluzione di Codroipo nella seconda metà del Novecento. Accanto a un generale miglioramento dell'agricoltura, agli esordi della produzione industriale, alla presenza della ferrovia e delle vie di comunicazione - in particolare della Strada Maestra d'Italia -, il borgo codroipese si conferma come un importante emporio commerciale - in particolare vanno ricordati i mercati del grano e del bestiame bovino - che stimola anche un processo di innovazione urbana e un vita sociale sempre più animata.
Mentre Codroipo perde lentamente molte delle tracce del suo passato storico e monumentale - e forse anche un po' della sua memoria - la piazza e il centro acquistano un aspetto più "moderno" e "civile", grazie all'illuminazione a petrolio e alle opere di riassetto delle strade, delle abitazioni e degli esercizi pubblici: le piccole botteghe si trasformano in negozi e magazzini che aprono le loro vetrine allo sguardo di una clientela sempre più attenta ai cambiamenti della moda e sensibile al potere della rèclame. Questi mutamenti, che testimoniano delle trasformazioni economiche e sociali avvenute, favoriscono l'affermarsi di una certa quantità di servizi di accoglienza e socializzazione: alberghi e caffè, locande e osterie sono a disposizione dei residenti, dei forestieri di passaggio e dei molti che, soprattutto nei giorni di mercato, raggiungono Codroipo dai vicini borghi agricoli.
Questo lento processo di emancipazione da strutture economiche e sociali oramai arcaiche, che continuerà anche nei primi decenni del Novecento, accelera rapidamente nel secondo dopoguerra. Il Friuli, da area depressa e marginale rispetto ai principali poli di industrializzazione del Nord, si avvia verso un processo di decollo economico e diviene in pochi decenni un modello di sviluppo alternativo a quello delineatosi nel Nord-Ovest, un modello basato sulla piccola e media industria e sul lavoro artigianale diffusi sul territorio e su una articolata rete di servizi a supporto delle strutture produttive. È soprattutto seguendo questa vocazione che Codroipo ha saputo inserirsi nel contesto produttivo del medio Friuli, consolidando la propria vocazione commerciale e di centro erogatore di servizi.