La rivoluzione francese

Materie:Riassunto
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LA RIVOLUZIONE FRANCESE

1. LA RIVOLUZIONE DELL’OCCIDENTE
La rivoluzione francese dell’89 pose fine al feudalesimo, realizzando una nuova società fondata sulla libertà e sull’uguaglianza. La rivoluzione dilagò in tutta Europa, prendendo il nome di “rivoluzione occidentale”. Si usa il 1789 per indicare la fine dell’età moderna e l’inizio di quella contemporanea. I caratteri di questa età sono la produzione basata sul profitto capitalistico, una nuova concezione di vita fondata sul pensiero illuministico, e alcuni gruppi borghesi furono disposti a stringere alleanze con la plebe e i contadini, per portare avanti la rivoluzione.

2. LE CLASSI SOCIALI IN FRANCIA ALLA VIGILIA DELLA RIVOLUZIONE
In Francia nel 18° secolo la monarchia aveva ridotto il potere della nobiltà riducendola al rango di cortigiani, detta nobiltà di spada, la quale però conservava i privilegi sociali ed economici, esenzione dalla tasse, cariche alte nell’esercito e nella corte. I nobili inoltre conservarono gli antichi diritti feudali, come l’amministrazione della giustizia, pedaggi, e l’imposizione di lavoro gratuito nelle proprie terre (corvees). Troviamo anche una nobiltà minore esclusa dalla corte, e costretta a mantenersi con i beni della terra. Al di sotto della nobiltà di spada c’è la nobiltà di toga, costituita dagli alti magistrati. Al pari della nobiltà c’era l’alto clero, d’origine aristocratica; diversa era la condizione del basso clero d’origine plebea, che viveva nella misere parrocchie di campagna. Subalterno alla nobiltà al clero c’era il Terzo Stato, costituito dalla grande e media borghesia (mercanti, notai, medici) il cui ideale era il profitto; questo aveva costituito nel passato un valido sostegno per la monarchia, ma con Luigi 15° e 16° si creò una distanza tra borghesia e monarchia. I gradi inferiori del Terzo Stato era costituito dai cittadini e dai contadini, ancora al di sotto troviamo il Quarto Stato, costituito dai disoccupati, braccianti e vagabondi. Dai gruppi politici più attivi del Terzo Stato ci sono i Sanculotti, che costruirono l’esercito della rivoluzione. La Francia in questo momento era ancora costituita da un mosaico di circoscrizioni territoriali, con varie leggi e istituzioni
3. LA “REAZIONE NOBILIARE”. GLI ORDINI PRIVILEGIATI OTTENGONO LA CONVOCAZIONE DEGLI STATI GENERALI. LA BORGHESIA SI AFFERMA COME FORZA RIVOLUZIONARIA.
I riformatori vollero risanare il bilancio dello Stato facendo pagare delle tasse alle classi privilegiate e favorire la libertà di commercio. Il più noto di questi programmi fu promosso da Turgot ma fallì. La scintilla che portò all’inizio della Rivoluzione fu la “reazione nobiliare” dopo che la monarchia aveva privato i nobili di molti privilegi, essi rivendicando i loro antichi diritti, cercarono di riconquistare le cariche e le funzioni che la corona gli aveva tolto concedendoli ai parvenus. In più la guerra contro l’Inghilterra aveva spinto sulla bancarotta il bilancio dello Stato, a ciò si aggiunse la crisi economica dell’88-89, la carestia e l’aumento della disoccupazione. L’insieme di questi eventi diede all’elite rivoluzionaria l’appoggio dei ceti popolari e contadini. In questo clima di tensione i nobili imposero al re la convocazione degli Stati generali, l’antica assemblea dei rappresentanti dei tre Ordini (clero, nobiltà, ceto medio-popolare). I rappresentanti del Terzo Stato si proclamarono Assemblea nazionale e diedero alla Francia una nuova costituzione.
4.L’APERTURA DEGLI STATI GENERALI. IL TERZO STATO SI PROCLAMA ASSEMBLEA NAZIONALE.
La convocazione dell’assemblea spinse il popolo a raccogliere documenti contenenti desideri e suppliche, che dovevano impostare le discussioni dell’assemblea del 5 maggio 1789. Il primo problema che si presentò fu quello della votazione per Ordine o per testa. I deputati del Terzo Stato, di poco superiori di numero a quelli degli altri due Ordini insieme, chiedevano la votazione per testa; i deputati degli Ordini privilegiati volevano che si votasse per Ordine assicurandosi la vittoria certa. Così il Terzo Stato si autoproclamò Assemblea nazionale, in quanto rappresentante della maggioranza dei francesi, e giurò di non sciogliersi fino alla proclamazione di una nuova costituzione (Giuramento della Pallacorda). Gli Stati Generali si trasformarono in Assemblea nazionale costituente, con i deputati a diritto di voto individuale, ciò segnava la fine dell’assolutismo e l’inizio della sovranità moderna. La Rivoluzione francese si divide in tre fasi: 1)monarchico-costituzionale, a prevalenza borghese(’89-92); 2)repubblicano-democratica, alleanza tra borghesia e sanculotti popolari(’92-94); 3)repubblicano-moderata trionfo dei borghesi-popolari(’94-99).
5. LA PRESA DELLA BASTIGLIA. LA RIVOLUZIONE MUNICIPALE.
Con l’Assemblea i rivoluzionari ebbero una grande vittoria. In risposta Luigi 16° attuò della manovre controrivoluzionarie, come il licenziamento del riformatore Necker, gradito alla borghesia, e il posizionamento di truppe a Versailles. Il 14 luglio 1789 i Parigini scesero in piazza e assaltarono la Bastiglia, che ebbe come conseguenze immediata la formazione di un nuovo consiglio municipale, la Comune, amministrato dai borghesi, i quali furono difesi dalla Guardia nazionale comandata da La Fayette. L’esempio rivoluzionario parigino si estese per tutta la Francia, cosicché Luigi 16° fu costretto a richiamare in carica Necker per ristabilire l’ordine. Necker consentì per riportare la calma che il nuovo sindaco gli appuntasse al petto, davanti alla folla, la coccarda tricolore, simbolo dell’alleanza fra il monarca e il popolo.

6. LA RIVOLUZIONE CONTADINA. LA “GRANDE PAURA”. L’ABOLIZIOE DEI PRIVILEGI FEUDALI
Dopo la rivoluzione municipale troviamo la rivoluzione contadina, attuata da villani, vagabondi e briganti, i quali assalirono i castelli signorili distruggendo gli archivi nobiliari che sancivano il loro stato servile. La Francia fu percorsa da un’ondata di emozioni confuse, detta la “grande paura”. La rivolta si placò quando l’Assemblea dichiarò il 4 agosto ’89, aboliti i diritti signorili e gli obblighi dei contadini verso i signori, non ci sarebbero più stati pedaggi o corvees.

7. LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO
L’Assemblea costituente formulò una Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che poneva fine all’antico regime, ponendo i principi di una nuova politica fondata sulla libertà e sulla nazionalità, ripresa dal pensiero illuministico; questa Dichiarazione ispirò la Costituzione francese del 1791. Nella dichiarazione dei diritti ritroviamo alcune contraddizioni come l’uguaglianza che viene subordinata all’utilità sociale e legata all’osservanza delle leggi e delle tasse. Tutte le costituzioni dell’800 si ispireranno a questa dichiarazione che appoggia il diritto di proprietà, la quale era legittimata e riconosciuta libera da ogni vincolo. Il diritto di proprietà sarà però all’origine di una lunga serie di abusi.
Possiamo distinguere tre rivoluzioni nell’estate dell’89: una rivoluzione parlamentare, una rivoluzione municipale e infine una rivoluzione contadina.
Sanculotti =Sans-Culotte→senza pantaloni corti. Era il termine dispregiativo con cui gli aristocratici chiamavano i popolari che indossavano i pantaloni lunghi invece di quelli corti caratteristici delle classi elevate.
8. L’INVASIONE DELLA DI VERSAIES. LA RIVOLUZIONE DELL’ASSEMBLEA SI SALDA CON LA RIVOLUZIONE DELLE PIAZZE (6 OTTOBRE 1789)
La riappacificazione tra il monarca e il popolo dopo la rivoluzione municipale durò pochissimo, a causa dell’opposizione del re alla Dichiarazione dei diritti, così dopo aver saputo che durante un banchetto la coccarda tricolore fu calpesta da alcuni ufficiali, il 6 ottobre 1789 il popolo invase la reggia di Versailles e impose al sovrano di trasferirsi a Parigi. La rivoluzione del Terzo Stato trovò così un appoggio dalla forza popolare. Dopo il trasferimento di Luigi 16 a Parigi la situazione cominciò a diventare incontrollata tanto da preoccuparsene l’Assemblea cercando di porre fine alla rivoluzione, ciò sarebbe stato possibile se il re avesse accettato di essere un sovrano costituzionale ma rifiutò. Intanto i ceti aristocratici stavano organizzando una controrivoluzione, cercando l’aiuto delle altre potenze europee o del sud della Francia dove erano forti i principi feudali.
9. L’OPERA DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE COSTITUENTE
I cittadini si riunivano nei clubs, circoli politici dove si discuteva, oltre che dei problemi del giorno, anche quelli trattati nell’Assemblea dai rappresentanti. Tra i clubs più importanti ricordiamo i Foglianti, guidato da La Fayette, e quello dei Giacobini, costituito dalla medio-alta borghesia sensibile alle esigenze popolari,tra questi si distingueva l’avvocato Robespierre; più radicali erano i Cordiglieri, costituiti dai ceti medio-inferiori. Nell’Assemblea si delinearono tre raggruppamenti, gli aristocratici, i monarchici e i patrioti. L’Assemblea costituente ebbe grande importanza nella composizione della Costituzione del ’91, ispirandosi ai principi di Montesquieu sulla divisione dei poteri, assegnarono al re i poteri esecutivi, all’Assemblea quelli legislativi, il potere giudiziario fu affidato ad un corpo di magistrati eletti dal popolo. Il re poteva opporsi alle decisioni dell’Assemblea e questa in risposta poteva appellarsi al popolo. Tra i cittadini potevano votare solo coloro con un certo reddito, così da dividersi in uomini attivi (votanti) e passivi (privi del diritto di voto). Nel campo amministrativo la Francia fu divisa in 83 dipartimenti, questi in cantoni e ancora in comuni. Furono dati nuovi nomi ai dipartimenti e ai cantoni,come quelli di monti fiumi, pianure. Così la nuova Francia risultava il rovesciamento della vecchia, però questo nuovo sistema si rivelò pericoloso per la stessa rivoluzione così si ritornò ad un accentramento delle terre. Nel campo finanziario l’Assemblea cercò di risanare l’economia della Francia, così si incamerarono i beni del clero e si soppressero gli ordini monastici, con ciò però lo Stato si assunse le spese del sostentamento del clero, così si giunse alla Costituzione civile del clero nel ’90, che trasformò i vescovi in funzionari statali, obbligati alla fedeltà alla monarchia e alla nazione. Questo fu avversato dal re e dal Papa e così scoppiò una grave crisi religiosa, infatti la maggior parte del clero si rifiuto di prestare il giuramento di fedeltà, così il clero si divise in preti giurati e in non giurati, quest’ultimi vennero allontanati dalle cariche religiose. Questi appoggiarono la controrivoluzione progettata dagli aristocratici. Intanto economicamente si raggiunse un miglioramento, a garanzia dei beni ecclesiastici si emisero gli assegnati, una speciale cartamoneta, che finì però per svalutarsi.
10. LA FUGA DEL RE (20 GIUGNO 1791) E LA FINE DEL COMPROMESSO MONARCHICO-COSTITUZIONALE
Durante il ’90, che fu l’anno della “felice illusione” per cui potesse esistere un’alleanza tra popolo e re, la borghesia avanzava il progetto di realizzare una monarchia costituzionale, riconoscere il diritto di proprietà, il diritto di voto ai cittadini attivi, e un’economia liberista. Questi progetti non ebbero molto successo tanto che il re per non rassegnarsi al compromesso con l’Assemblea, decise, sotto consiglio della Chiesa, di scappare il 20 giugno 1791 in Lorena dove si erano raccolti gli aristocratici controrivoluzionari. Ma la fuga di Luigi 16 fu scoperta poco prima di arrivare a Lorena, così che fu ricondotto a Parigi e sospeso dalla sue funzioni. Dopo la fuga del re il progetto della monarchia costituzionale fallì e i movimenti popolari divennero più temibili, essi si radunarono al Campo di Marte chiedendo la destituzione del re, i borghesi minacciati intervenirono con la forza (Strage del Campo di Marte). Nel Novembre ’91 la Costituente si sciolse ponendo fine alla rivoluzione.
11. LA GUERRA E IL CROLLO DELLA MONARCHIA (10 AGOSTO 1792)
Dopo il novembre ’91 i borghesi furono minacciati sia dalle forze democratiche-popolari, sia da quelle controrivoluzionarie con alleati interni ed esterni alla Francia, così dopo aver saputo che i re d’Austria e di Prussia erano pronti ad intervenire qualora fossero minacciati, decisero di schierarsi per la guerra. Il 1 ottobre 1791 nella nuova Assemblea legislativa furono eletti i Girondini, che furono a favore della guerra sia per motivi ideologici (la guerra per la liberazione) sia perché essa avrebbe consolidato gli ordinamenti rivoluzionari. Solo i Giacobini di Robespierre si opponevano, così il 20 aprile 1792 fu proclamata la guerra. La difficile situazione interna fu causa dei primi sbandamenti dell’esercito rivoluzionario che alla prima battaglia rivolsero le armi contro i loro stessi comandanti. L’atmosfera di guerra e tensione portò alla deportazione in massa dei preti non giurati e al concentramento di guardie nazionali a difesa delle città. Tra il popolo crebbe il sospetto del tradimento di Luigi 16, la conferma si ebbe con la notizia che il duca prussiano Brunswick proclamò il saccheggio di Parigi qualora la famiglia reale fosse messa in pericolo. Così animati da un nuovo senso rivoluzionario il 10 agosto 1792 la folla assaltò gli appartamenti reali, tanto che il re vedendosi perduto, chiese aiuto all’Assemblea legislativa che lo salvò ma lo privo delle sue funzioni. A partire da ora ha inizio una nuova fase della rivoluzione, l’Assemblea legislativa indisse delle nuove elezioni per una nuova Assemblea costituente, questa volta a suffragio universale,che diede un ordinamento repubblicano detto Convenzione nazionale.
12. LE STRAGI DI SETTEMBRE. IL MIRACOLO DI VALMY (20 SETTEMBRE 1792)
La Comune insurrezionale, sezioni parigine che si impadronirono in segno di protesta del municipio, in attesa delle elezioni per la nuova Costituzione, aveva il potere e si trovava in conflitto con l’Assemblea legislativa. La Comune chiese l’istituzione di un tribunale criminale straordinario per giudicare i delitti contro la rivoluzione, tutto ciò non fermò i nemici che si trovarono la via per Parigi aperta. Così il popolo nuovamente esasperato prese d’assalto le prigioni, uccidendo i cittadini in attesa di un processo (Stragi di Settembre). Dopo la battaglia di Valmy, dove i rivoluzionari ebbero una miracolosa vittoria, costrinsero gli Austriaci a ripiegare. Lo stesso giorno 20 Settembre 1702, si proclamò la Convenzione nazionale, la quale dichiarò la caduta della monarchia e l’instaurazione della repubblica.
13. GIRONDINI E MONTAGNARDI ALLA CONVENZIONE
Per i gruppi più radicali dei patrioti la difesa della rivoluzione imponeva un’alleanza con i gruppi popolari, nella Convenzione ritroviamo due schieramenti alla destra i Girondini, che rappresentavano la borghesia delle province, convinti rivoluzionari tuttavia nemici delle agitazioni di piazza, alla sinistra invece troviamo i Montagnardi, più democratici e meno convinti dell’alleanza con le forze popolari, fra essi ritroviamo rappresentanti dei clubs dei Giacobini e dei Cordiglieri. Quest’ultimi in minoranza ma forti dell’appoggio della Comune insurrezionale. Da queste forze esterne alla Convenzione emergeranno dei leaders minori come Hebert e Roux (il prete rosso) collegati con i gruppi estremisti detti gli Arrabbiati. Al centro della Convenzione c’è un gruppo non ben caratterizzato politicamente, detti della Pianura, o spregiativamente della Palude
14. IL ’93. LA CONDANNA A MORTE DI LUIGI XIV. LA GUERRA SI ESTENDE IN EUROPA
La prima decisione che i convezionali dovettero prendere, fu quella che riguardò la condanna a morte del re Luigi XVI il 21 gennaio 1793. La guerra per la Francia fu anche di conquista, quando invase i Paesi Bassi, la reazione dell’Inghilterra, minacciata nei suoi interessi commerciali, si sentì immediatamente, si pose infatti al centro di una coalizione insieme all’Austria, Russia, Italia e Spagna. Assaliti; gli eserciti francesi dovettero abbandonare i territori occupati. La Vandea, regione dominata dal clero insorse contro il governo centrale. Dalle sorti della guerra dipendeva la vittoria della Rivoluzione in scala mondiale o della controrivoluzione. La classe nobiliare capì che l’esercito era insufficiente e per salvarsi erano necessari metodi straordinari.
15. IL ’93. LA CADUTA DEI GIRONDINI
I rovesci militari e la sommossa a Vandea rivelarono i limiti del governo girondino, la vittoria poteva essere assicurata solo con una guerra totale: mobilitazione di tutte le risorse nazionali, il razionamento del cibo e un’economia controllata, ciò era stato chiamato la “politicizzazione delle masse”. La guerra totale non era compatibile con la democrazia girondina, così il 2 giugno 1793 le sezioni popolari imposero l’arresto con l’accusa di tradimento dei girondini e al Montagna trionfò. La caduta dei Girondini però provocò l’insurrezione delle grandi città che presero le armi contro il governo in difesa dei diritti della Convenzione. Nel corso dell’insurrezione, detta federalista, 60 degli 80 dipartimenti francesi si staccarono dal governo centrale. I protagonisti della guerriglia contadina detti Chouans degenerano in atti di brigantaggio.

16. IL 93’. LA REPUBBLICA GIACOBINA: IL “TERRORE” ALL’ORDINE DEL GIORNO
Il potere esecutivo, affidato ad un organo ristretto di nove membri, detto Comitato di salute pubblica, affrontò la rivolta federalista inviando l’esercito contro le città ribelli. Per contenere le colonne nemiche avanzanti si ordinò la leva in massa dei cittadini e i Giacobini si dovettero alleare con i Sanculotti come suggerì Robespierre che si pose come mediatore tra borghesia e popolo. Si adottarono provvedimenti a favore delle classi povere, contro la carestia fu imposto il tesseramento, contro l’inflazione il blocco dei prezzi. La vita economica della nazione passò sotto il controllo del Comitato di salute pubblica e nonostante i provvedimenti di emergenza che limitavano i diritto dei cittadini di disporre di propri beni, nessuno pensò di sopprimere la proprietà privata. Tra i provvedimenti della Montagna che incisero sulla città, vi fu quello di dividere in piccoli lotti le terre confiscate agli aristocratici emigrati, favorendone l’acquisto da parte dei contadini; era questo un mezzo efficace per stabilire il contatto con le masse contadine. Il Comitato di sicurezza generale diresse l’applicazione del Terrore, ossia delle spietate misure di repressione che colpirono i nemici della Repubblica. Nell’ottobre 1793 la regina Maria Antonietta fu ghigliottinata. La Convenzione elaborò una nuova Costituzione dell’anno I, che però non venne mai applicata, essa rivendicava il suffragio universale, il diritto all’insurrezione e al lavoro. I decreti emessi cancellarono i diritti feudali e abolirono la schiavitù, ciò incoraggiò nei continenti extraeuropei movimenti contro il colonialismo. Per la politica di scristianizzazione voluta dalla Montagna si sbarrarono chiese e si soppressero feste religiose. Il calendario gregoriano fu abolito e si introdusse quello rivoluzionario, dall’era cristiana si passò a quella rivoluzionaria, che ebbe inizio il 22 settembre 1792, primo giorno della repubblica. Si mutarono i nomi dei mesi (vendemmiaio, brumaio, frimaio, nevoso, piovoso, ventoso, germinale, floreale, pratile, messidoro, termidoro, fruttidoro).
17. LA DITTATURA DI ROBESPIERRE. IL GRANDE TERRORE
Nell’interno della Montagna divampò una lotta tra due fazioni, gli Indulgenti, guidati da Danton e gli Arrabbiati, capeggiati da Hebert. Al centro tra esse c’è Robespierre la cui politica rispondeva alle esigenze di mediazione tra interessi popolari e borghesi. Egli attaccò gli Herbertisti accusandoli di essere agenti provocatori al servizio del nemico e ottenne la loro condanna a morte. Seguirono provvedimenti contro tutto il movimento popolare e la condanna a morte di Danton. Con la scomparsa degli Indulgenti ha inizio la dittatura di Robespierre. Il Grande Terrore cominciò con la legge del 22 pratile(settembre) dell’anno II(‘93), o legge dei sospetti, per cui il tribunale rivoluzionario potè condannare a morte anche solo sulla base della parola dei giudici, senza prove.
18. 9 TERMIDORO ANNO III (27 LUGLIO 1794): LA CONVENZIONE ROVESCIA ROBESPIERRE
Quando le vittorie scongiurarono il pericolo della controrivoluzione, la politica di Robespierre non fu più tollerata. La borghesia volle la fine del Terrore, i deputati della palude, quindi la maggioranza dell’Assemblea, preoccupati per le loro ricchezze congiurarono per sbarazzarsi di Robespierre accusandolo di volersi fare tiranno della Francia il 27 luglio 1794, e il giorno dopo fu ghigliottinato senza processo. Al Terrore Rosso di Robespierre seguì quello Bianco dei Girondini riammessi nella Convenzione.
19. DEMOCRATICI E MONARCHICI CONTRO I TERMIDORIANI: LA COSTIUZIONE DELL’ANNO III
Le masse cittadine ridotte alla fame, dettero vita a una serie di insurrezioni, la borghesia aveva vinto contro Robespierre ma appariva debole e bisognosa di protezione, si credeva che solo l’esercito potesse garantire l’ordine pubblico, così si avvicina l’ora di Bonaparte. La Convenzione si sciolse il 26 ottobre 1795 dopo aver approvato la Costituizione repubblicana dell’anno III. Essa fu il risultato dell’accordo tra repubblicani e monarchici decisi a sbarrare il passo alla democrazia giacobina e all’aristocrazia. Si ritornò ai principi dell’89 fu ripristinato il suffragio ristretto e censitario e si garantì l’uguaglianza civile a tutti i Francesi ma non quella politica. Il potere esecutivo fu affidato ad un Direttorio di cinque membri; quello legislativo a due camere, il Consiglio degli Anziani e quello dei Cinquecento.
20. LA CONGIURA DEGLI UGUALI (MAGGIO 1796)
Le insurrezioni avevano segnato la fine dei Sanculotti, tuttavia si ebbe un’ultima azione democratica con la Congiura degli Uguali, un moto insurrezionale contro il Direttorio, progettato da Babeuf e Filippo Buonarroti. Partivano da ideali herbertisti, quali uno stato comunista dove è esclusa la proprietà privata. Le masse popolari rimpiangevano Robespierre, parve che Babeuf si accingesse a riprenderne l’azione, ma in realtà il suo programma era diverso: era necessario andare oltre il compromesso tra borghesia e popolo e vollero rispettare escludere infatti la proprietà privata causa di ogni male. La congiura fu scoperta, Babeuf fu giustiziato mentre Buonarroti riuscì a salvarsi.

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