La rivoluzione Francese

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Testo

LA RIVOLUZIONE FRANCESE
Prima fase: dal 1789 al 92 “fase monarchico-costituzionale”, mantiene un re, però trasforma una monarchia assoluta in una costituzionale
Seconda fase: dal 1792 al 94 “fase repubblicano-democratica”, in cui la Francia si trasforma da monarchia a repubblica in cui prevale la componente democratica
Terza fase: dal 1794 al 99 “fase repubblicano-moderata”, in cui la Francia è ancora una repubblica però a governare è un’elite,borghese, diffidente nei confronti delle rivendicazioni delle masse popolari.

PRIMA FASE
Per capire l’avvio degli avvenimenti della rivoluzione bisogna considerare le difficoltà della Francia nel ‘700 di ordine politico, economico e finanziario. Il ‘700 per la Francia fu un periodo di splendore culturale, era il punti di riferimento della cultura europea, però fu un periodo di stasi dal punto di vista politico. Luigi XIV alla fine del ‘600 aveva affermato l’assolutismo regio, eliminato o reso solo formali le istituzioni che potevano limitare l’operato della corona, si era assicurato il controllo del territorio con gli intendenti e aveva notevolmente ridotto il potere dell’aristocrazia; non aveva però intaccato i privilegi socio-economici di quest’ultima. Durante le reggenze di Luigi XV e XVI l’aristocrazia francese era decisa a non accettare un’ulteriore riduzione del proprio potere ma anzi voleva recuperarlo. I sovrani non possono andare contro l’aristocrazia e il clero senza perdere il consenso dei pilastri dell’ancien regime su cui il re fonda il suo potere. Nel ‘700 in Francia ci sono delle componenti sociali interessate al cambiamento dell’ancien regime, sono le forze più dinamiche, economicamente più attive o più sensibili agli ideali illuministi. Queste forze vedono nell’ancien regime un ostacolo allo sviluppo della Francia, ad esempio i vecchi vincoli sui feudi della chiesa sono un ostacolo alla crescita economica della borghesia.
La Francia nel ‘700 è un paese popoloso, che ha risorse naturali, ma dal punto di vista economico non conosce lo sviluppo che conosce l’Inghilterra con la rivoluzione industriale. Il parlamento francese aveva perso poteri con Luigi XIV, con la sua morte la nobiltà di toga riacquista il diritto di rimostranza, che non aveva un potere effettivo, ma nei regni di Luigi XV e XVI diventa un modo per far sentire la propria voce contro la politica regia.
QUESTIONE FINANZIARIA: Nel ‘700 la Francia aveva un grande deficit dovuto alle spese della vita di corte, agli interessi pagati sui debiti, alle spese militari per la guerra dei sette anni, le entrate fiscali erano insufficienti per coprire queste spese, perciò c’erano due possibilità per risolvere la situazione:
- ridurre le spese
- attuare una riforma del sistema fiscale imponendo le tasse anche ai ceti privilegiati, in quanto i ceti meno abbienti erano già tassati al massimo.
Ci furono fortissime resistenze dell’aristocrazia e del clero che portarono Luigi XV e XVI a rinunciare a questa iniziativa per non aprire un conflitto troppo grave con i ceti privilegiati. Con Luigi XV si tentò di introdurre il ventesimo, che avrebbe dovuto gravare per il 5% sul reddito di tutti i cittadini, ma aristocrazia e clero si rifiutarono di pagare sostenendo che il ventesimo fosse già incluso nel dono gratuito, un versamento che veniva fatto ogni anno. Si tentò anche di introdurre il catasto che fu immediatamente bloccato da aristocrazia e clero che possedevano la maggior parte delle terre.
Il tentativo di riforma fu attuato da Turgot, un illuminista che cercò di abolire il sistema corporativo, introdurre la libertà nei commerci e riformare il sistema fiscale, ma incontrò fortissime opposizioni e dovette dimettersi. L’opposizione non venne solo dai ceti privilegiati, ma anche dalle corporazioni e da una parte del mondo contadino che era contrario alla libera circolazione dei grani. Anche Luigi XVI ereditò le difficoltà del predecessore e nominò tre controllori delle finanze (Necker, Colonne, De Brienne). Di fronte a queste ripetute proposte di abolizione dei privilegi fiscali l’aristocrazia prende l’iniziativa per bloccare ogni riforma in questa direzione. Il parlamento propone al re la convocazione dell’assemblea degli stati generali che non si riuniva dal ‘600 e che avrebbe dovuto dare il suo consenso a ogni riforma fiscale del re. Luigi XVI accetta. In questa iniziativa dell’aristocrazia si aggiungerà l’azione del terzo stato per portare avanti una riforma di rinnovamento. Gli stati generali erano formati dai rappresentanti dell’aristocrazia di spada e di toga, dal basso e alto clero e dal terzo stato che comprende cittadini, artigiani, borghesi ecc. Luigi XVI riformò anche la composizione degli stati generali aumentando il numero dei rappresentanti del terzo stato in modo che fossero pi numerosi di quelli di aristocrazia e clero. Il re però non definì il sistema di voto, che poteva essere per testa o per ordine. Nei mesi successivi del 1789 si tennero le elezioni dei rappresentanti dei vari ordini che determinarono una mobilitazione del terzo stato che voleva far sentire la propria voce a livello istituzionale. In questo periodo nascono i quaderni dei lamenti, ovvero documenti contenenti lamentele che venivano affidate dalle comunità ai rappresentanti del terzo stato affinché facessero valere le loro richieste agli stati generali. Ci fu un abate, Sieyes, che scrisse un libretto “cos’è il terzo stato”, in cui difendeva il diritto del terzo stato di farsi sentire. Il 5 maggio 1789 ci fu la riapertura dei lavori degli stati generali. Il terzo stato era formato dal 578 membri, quasi tutti borghesi, un ecclesiastico, un ecclesiastico, un nobile; il clero era di 291 membri, soprattutto del basso clero che veniva dal terzo stato (le decime andavano solo all’alto clero, il basso riceveva solo una piccola parte); i nobili erano 270 ed era composto da aristocratici progressisti.
Il primo argomento degli stati generali riguardava il meccanismo di voto su cui l’assemblea si divide, il terzo stato voleva il voto per testa, clero e aristocrazia per ordine. Ci furono momenti di grande tensione, e il terzo stato si proclama assemblea nazionale, appoggiata anche da alcuni membri del basso clero. Un giorno i deputati del terzo stato trovarono chiusa la sala in cui si riunivano, si riunirono allora nella sala della Pallacorda e interpretando la chiusura come un atto di ostilità verso di sé, decidono di continuare i lavori autonomamente e di non sciogliersi prima di aver trovato un nuovo ordinamento alla Francia: Giuramento della Pallacorda. Anche alcuni deputati del clero e della nobiltà si uniscono al terzo stato, il re deve riconoscere l’accaduto e invita i membri del clero e dell’aristocrazia a unirsi all’assemblea del terzo stato, l’assemblea nazionale diventa allora l’assemblea nazionale costituente, con il compito di dare alla Francia una nuova costituzione . in questo modo la Francia sembra avviarsi con il consenso del re al passaggio da monarchia a monarchia costituzionale. Nei giorni successivi, però, ci sono delle iniziative del re che fanno presagire all’assemblea un blocco dei lavori: viene licenziato il controllore delle finanze Necker, gradito al terzo stato. Entra quindi in scena il popolo parigino esasperato dalla crisi economica e dei generi alimentari. Le voci sulle intenzioni del re e la protesta del popolo portarono il popolo a scendere in piazza. Il 14 luglio 1789 il popolo assale la Pastiglia, prigione politica simbolo dell’ancien regime, che viene conquistata e il terzo stato ottiene il controllo della municipalità di Parigi e l’istituzione di una forza militare alle proprie dipendenze, la guardia nazionale, affidata a Lafayette. Questo evento fu importante perché:
- l’assemblea nazionale costituente dispone ora di una forza militare propria
- la guardia nazionale è anche uno strumento di controllo delle forze popolari
Nelle settimane successive continuano i lavori, ma si mobilita il popolo delle campagne, scoppiano tumulti, vengono incendiati castelli e archivi, vengono fatte violenze contro i proprietari terrieri, inizia quindi un periodo di grande paura che è un fenomeno non chiaro, si sommano cause economiche, politiche, ma anche fattori irrazionali: voci che circolano di una congiura dell’aristocrazia per riprendere il controllo sui contadini. Questo fenomeno preoccupa l’assemblea nazionale costituente perché minaccia anche le terre dei borghesi, quindi vengono accelerati i lavori e il 4 agosto viene approvata l’abolizione del regime feudale in Francia, i diritti sulle terre vengono dichiarati riscattabili e vengono aboliti i privilegi fiscali, le decime e la venalità delle cariche. Il 26 agosto viene approvata la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino in cui si affermano i principi guida della riforma della costituzione francese, il più importante dei quali è l’uguaglianza dei cittadini. Questa dichiarazione si fonda su presupposti del giusnaturalismo e del contrattualismo. I contadini furono soddisfatti della dichiarazione, e si pose così fine ai tumulti. Nei mesi successivi l’assemblea nazionale costituente poté lavorare alla rifondazione della costituzione francese, ma il re in un primo momento tenta di bloccare il processo non firmando i decreti e causando un tumulto popolare con una grande presenza di donne e un corteo che marciò su Versailles, costringendo l’assemblea nazionale costituente e il re a trasferirsi al palazzo di Tuileriès a Parigi. L’esito dei lavori fu una nuova costituzione approvata nel 1791, con cui la Francia diventa una monarchia costituzionale a regime liberale.

MODIFICHE ATTUATE DALL’ASSEMBLEA NAZIONALE COSTITUENTE
- fu modificato l’assetto politico introducendo la separazione dei poteri, il potere legislativo fu assegnato a un’assemblea bicamerale; il potere esecutivo a un governatore nominato dal re e che rispondeva a questo del suo operato; il re ha il potere di veto sospensivo sulle leggi, però se la legge viene approvata due volte consecutive è obbligato ad approvarla; il potere giudiziario va ai giudici elettivi. C’è però il problema del sistema elettorale, ci si aspetterebbe il suffragio universale, invece l’assemblea nazionale costituente adotta un sistema censitario dividendi la popolazione in cittadini passivi che eleggere né essere eletti, cittadini attivi che potevano solo eleggere, e cittadini che potevano fare entrambe le cose. L’elemento discriminante tra i cittadini era il reddito, misurato sulla base delle tasse pagate. Si ritenne che dare il diritto di voto a tutta la popolazione fosse rischioso in quanto chi non aveva nulla non aveva nemmeno nulla da perdere.
- fu modificato l’assetto amministrativo della Francia che prima aveva un assetto accentrato grazie agli intendenti, ora l’assemblea nazionale costituente le attribuisce un assetto decentrato. La Francia fu divisa in dipartimenti a loro volta divisi in distretti, cantoni e comuni ai quali vengono concesse autonomie nel governo locale. Questa volontà si ispirava alla volontà di voler tenere conto delle diverse esigenze e realtà della Francia. Questa scelta negli anni successivi fu però abbandonata e si tornò a un assetto accentrato in maniera definitiva nel periodo napoleonico. Questo cambiamento avvenne perché le autonomie locali lasciavano spazio a forze centrifughe, spinte autonomiste e anti-rivoluzionarie, l’esempio più noto è la Vandea, una regione della Francia occidentale dove il potere locale era controllato da un’aristocrazia conservatrice e da un clero contro-rivoluzionario che esercitavano influenza anche sul mondo contadino sottraendo la zona alle direttive del governo parigino.
- fu introdotta la libertà economica, ossia di commercio, di iniziativa economica e ci fu un’abolizione di tutti i vincoli di tipo corporativo. Venne abolito il diritto degli operai di associarsi per rivendicare i propri diritti, furono aboliti i diritti feudali, e gli ordini religiosi contemplativi a cui furono confiscate le terre.

OBBIETTIVI
- si voleva favorire la creazione di una piccola-media proprietà terriera vendendo all’asta le terre confiscate
- si volevano rimpinguare le casse dello stato
Il primo obbiettivo fu raggiunto in misura limitata perché le terre vennero vendute in grandi lotti nelle grandi città e con un meccanismo poco accessibile ai contadini per cui le terre andarono alla borghesia terriera, però in anni successivi le vendite all’asta delle nuove terre confiscate alla chiesa e alla nobiltà emigrata furono vendute in piccoli lotti e si venne a creare una piccola proprietà terriera. Questo legò il mondo contadino francese alla rivoluzione, perché questo non voleva più un ritorno all’ancien regime. In realtà la formazione di una piccola nobiltà terriera diffusa fu un rallentamento per lo sviluppo dell’economia francese, perché nel settore agricolo non veniva prodotto un surplus di capitale utilizzabile anche per un investimento nel settore industriale, cose che invece stava accadendo in Inghilterra dove grazie alle recinzioni veniva accumulato capitale.
Il secondo obbiettivo fu raggiunto parzialmente, perché immettendo sul mercato una quantità elevata di terre ci fu un abbassamento dei prezzi e le entrate furono inferiori, inoltre il meccanismo di vendita creò dei problemi allo stato perché le vendite all’asta richiedevano tempi lunghi ma lo stato aveva un bisogno urgente di soldi, furono quindi provvisoriamente emessi dei titoli di debito pubblico chiamati assegnati garantiti dalle terre che sarebbero state vendute, un cittadino francese poteva acquistarli e poi gli sarebbero stati rimborsati con un interesse quando le terre sarebbero state vendute. Si crearono problemi perché lo stato finì per emettere assegnati di valore superiore rispetto a quello delle terre e gli assegnati cominciarono a circolare come carta moneta, provocando inflazione e aggravando il debito dello stato.
Un altro provvedimento, del 1790, fu la costituzione civile del clero, una legge secondo cui gli ecclesiastici furono trasformati in funzionari dello stato che si occupava della loro retribuzione, in cambio però gli ecclesiastici dovevano giurare fedeltà alla costituzione e svolgere degli incarichi assegnatigli dallo stato. Inoltre parroci e vescovi diventarono elettivi, perciò la chiesa dipendeva dallo stato e l’autorità di Roma diminuiva. Una parte del clero accettò queste norme (clero costituzionalista), mentre l’altra parte rifiuta (clero refrattario). Il papa Pio VI protestò condannando i provvedimenti, scelta che fu gravida di conseguenze perché il clero di Francia aveva influenza sulla popolazione e la presenza di un clero refrattario sarà un ostacolo alla diffusione delle idee rivoluzionarie.
Se il re avesse accettato queste trasformazioni, la Francia si sarebbe avviata verso una monarchia costituzionale. Il re Luigi XVI decise però di fuggire per cercare rifugio forse alla corte asburgica per promuovere un esercito con cui attaccare la Francia e abbattere il nuovo regime. Si apre quindi un problema per l’assemblea nazionale costituente: da una parte c’è chi vede in questa scelta del re un tradimento dello stato e ritiene che sia giunto il momento di compiere un passo decisivo verso la repubblica, sono le forze più radicali che hanno potere sul popolo; dall’altra parte ci sono le forze più moderate che si preoccupano invece per il futuro della Francia e ritengono che la rivoluzione si sia conclusa con la nascita di una monarchia costituzionale e non intendono passare alla repubblica. La scelta del l’assemblea nazionale costituente di fronte alla fuga del re fu la moderazione, il re venne giustificato sostenendo che non si trattava di una fuga ma di un rapimento, segno evidente che non si voleva andare oltre sulla strada della rivoluzione. Questa decisione provoca l’opposizione delle forze più radicali più vicine alle istanze popolari, cordiglieri e giacobini. Queste componenti mobilitano il popolo parigino, e il 17 luglio 1791 si tiene a Parigi una grande manifestazione a campo di Marte. In questa occasione la guardia nazionale spara sul popolo, episodio che mostra le due anime della rivoluzione, una moderata e borghese che considera concluso il processo rivoluzionario ed è cauta nei confronti delle richieste che vengono dalle forze popolari favorevoli a una maggiore radicalizzazione. Questo mostra che il terzo stato non è politicamente unitario, ma al suo interno ci sono programmi politici diversi. Nelle settimane successive entra in vigore la costituzione del ’91, si tengono le elezioni, viene eletta l’assemblea legislativa, e si scioglie la costituente. Nel ’91 la Francia sembra diventare una monarchia costituzionale con un sistema parlamentare, in realtà gli eventi successivi portarono a un’ulteriore trasformazione legata alla scelta del governo di dichiarare guerra all’Austria. La legislativa era costituita da schieramenti politici differenziati che si erano formati nei primi anni della rivoluzione. Ci sono i:
- cordiglieri (+ radicali), di cui facevano parte Danton, Morat, De Moulins. In questo schieramento assunse rilievo Hebert, disponibile a un dialogo con le forze popolari, si creò così uno stretto rapporto tra hebertisti e sanculotti. I cordiglieri erano disporti a un’alleanza con il popolo.
- club dei giacobini, originariamente erano una componente monarchico-costituzionale, e costituita in genere da persone di elevata condizione sociale perché la tassa di iscrizione ai club era molto alta. Erano club diffusi capillarmente e ben organizzati. Il loro nome derivava da Jacobins, termine che indicava i frati domenicani in quanto loro si riunivano in un convento domenicano. I club giacobini subirono però una rapida evoluzione con una progressiva radicalizzazione, dopo la strage di campo Marte la componente moderata uscì dai club e andò a formare i foglianti, che facevano capo a Lafayette. Rimase quindi la componente più rivoluzionaria che costituì la società dei giacobini in cui emerse Robespierre. Da questa componente vennero poi espulse le componenti meno radicali come i girondini. Alla fine il termine giacobino venne a indicare i rivoluzionari dalle posizioni più radicali, decise, simili a quelle dei cordiglieri. Il termine giacobino negli anni successivi assunse un significato + generico, diventa sinonimo di rivoluzionario o simpatizzante dei francesi, ad esempio nell’Italia napoleonica.
Nell’assemblea legislativa era presente una maggioranza moderata: si formò un governo a maggioranza girondina presieduto da Brissot (girondini perché provenienti dal dipartimento della gironda). Il governo Brissot prese una decisione nell’aprile 1792, decise di dichiarare guerra all’Austria, la Francia rivoluzionaria, alle prese con problemi interni inizia una guerra. I motivi ufficiali erano:
- portare anche agli altri popoli gli ideali rivoluzionari
- fare una guerra preventiva per prevenire le mosse di Austria e Prussia finalizzate ad abbattere il regime rivoluzionario
Il motivo non ufficiale era:
- deviare verso l’esterno le tensioni della società francese, il popolo francese, infatti, nel ’92 era alle prese con grandi difficoltà, l’inflazione e la periodica mancanza di alimenti generavano scontento nei confronti del governo.
Iniziare una guerra era un modo per far dimenticare al popolo queste difficoltà interne, presentandole come sacrifici da affrontare per giungere a una vittoria e a vantaggi in termini di sicurezza e bottini di guerra. Il re era favorevole alla guerra perché probabilmente sperava in una probabile sconfitta dei francesi, infatti l’esercito francese aveva ufficiali tutti aristocratici che erano più interessati a perdere che a vincere la guerra, perché così avrebbero potuto riportare la Francia a forti poteri monarchici. L’esito della prima battaglia da ragione alle speranze del sovrano, quindi il governo vara alcune riforme straordinarie che prevedevano la deportazione del clero refrattario, l’aumento delle truppe della guardia nazionale e la loro concentrazione attorno a Parigi, e la sostituzione dell’ufficialità con criteri meritocratici. Il re però non firmò questi decreti e questo alimenta i sospetti di tradimento e congiura aristocratica contro il governo rivoluzionario. Questi sospetti sono anche alimentati da un proclama del duca di Brumswick, comandante delle forze austro-prussiane, che afferma che chiunque avesse recato danno ai membri della famiglia reale ne avrebbe dovuto rispondere alle forze austro-prussiane. Questo provoca una sollevazione popolare nell’agosto 1792 a Parigi, il popolo insorge e assale le Tiuleries, residenza del re. Il re si rifugia presso l’assemblea legislativa che lo depone dalle sue funzioni. Il popolo ottiene:
- che a Parigi si formi una comune insurrezionale che ottiene il controllo della municipalità parigina
- l’impegno a promuovere una nuova costituente chiamata convenzione, eletta a suffragio universale, che dovrà dare alla Francia una nuova costituzione non liberale, ma democratica.
A settembre iniziano i massacri che mostrano come i borghesi non siano sempre in grado di controllare il popolo.
Il 20 settembre gli eserciti francesi riportano un’importante vittoria sull’esercito austro-prussiano (Valmy), prova che l’esercito opportunamente guidato può vincere.
Il 21 settembre si riunì la convenzione e uno dei primi atti fu il processo al re che fu condannato alla ghigliottina. Con la convenzione finisce la prima fase della rivoluzione francese.

SECONDA FASE
Protagonista nei primi mesi fu la convenzione, un’assemblea costituente eletta a suffragio universale maschile anche se in realtà votò solo il 10%, segnale di una frattura tra eventi rivoluzionari e popolo, non tanto a Parigi, quanto nelle province dove la popolazione contadina non sembrava molto coinvolta nelle scelte rivoluzionarie. Nella convenzione c’erano tre componenti politiche sostanzialmente omogenee dal punto di vista sociale perché i membri sono quasi tutti borghesi: professionisti, funzionari, borghesia mercantile. I tre schieramenti sono la Gironda, la Montagna e la Pianura, ciò che li differenzia è la posizione rispetto alle forze popolari rappresentate dal movimento sanculotto (Hebert), e degli arrabbiati (Roux).
MONTAGNA:
Chiamata così perché i deputati sedevano nei banchi più alti, i montagnardi erano in gran parte cordiglieri o giacobini della componente più radicale. La montagna era favorevole a dei provvedimenti che andavano contro le esigenze del popolo: il controllo dei prezzi, la distribuzione dell’acqua e degli approvvigionamenti (misure contro l’accaparramento e il mercato nero), erano favorevoli anche a misure che limitassero la libertà di iniziativa economica, ad esempio erano contro la concorrenza perché rispetto alla libertà era più importante il valore dell’uguaglianza e la necessità di fare fronte ai bisogni primari. I montagnardi non negavano il diritto alla proprietà privata, però erano disposti a limitarlo per le esigenze del popolo.
GIRONDINI:
Erano deputati provenienti dalla gironda e dai dipartimenti della Francia atlantica ed erano esponenti della borghesia degli affari e del commercio. Erano repubblicano-democratici, ma erano anche decisi difensori della liberà economica, e poco disposti ad accettare limitazioni come il calmiere dei prezzi, non sostenevano le richieste dei sanculotti e del popolo.
PIANURA:
Era la componente intermedia, tendente a schierarsi con le altre due a seconda della convenienza.

PROBLEMI AFFRONTATI DALLA CONVENZIONE
- Il destino del re:il re venne accusato di tradimento e processato, però già qui ci fu una divisione, i montagnardi erano favorevoli al processo, i girondini erano cauti perché pensavano che accusare il re avrebbe rafforzato il sostenitori della monarchia e i sanculotti. Il processo si tenne, e il giudizio di colpevolezza fu quasi unanime, però la condanna a morte avvenne con pochi voti di scarto perché i girondini votarono contro la condanna. Nel gennaio 1793 Luigi XVI venne ghigliottinato e Maria Antonietta fu ghigliottinata qualche mese dopo. Robespierre disse: “Luigi XVI deve morire perché la Francia viva”.
- La stesura di una nuova costituzione: fu varata nel 1793 e chiamata costituzione dell’anno primo. Questa era diversa da quella del ’91 e di stampo democratico perché:
1. era una costituzione repubblicana che prevedeva il suffragio universale maschile
2. si affermava che lo scopo della società non era solo la tutela dei diritti individuali, ma anche la realizzazione del bene comune.
3. impegnava lo stato a intervenire attivamente per garantire e promuovere il godimento dei diritti naturali, lo stato infatti dovrà favorire l’istruzione di tutta la popolazione e provvedere alla sussistenza dei cittadini bisognosi, anche fornendo loro un lavoro.
Questa costituzione però non entrò mai in vigore perché la Francia era in guerra.
- La convenzione dovette continuare l’impegno militare. Dopo Valmy i francesi vinsero la battaglia di Jemappes, e la Francia uscì dai suoi confini esportando gli ideali rivoluzionari. Questo però alimentò la preoccupazione dei governi stranieri (Inghilterra, Spagna, Stati italici), che si unirono nella prima coalizione antifrancese con l’obbiettivo di fermare l’avanzata francese. Questo rimise in difficoltà la Francia, a ciò si aggiungevano le rivolte interne, in Vandea c’era la guerra civile, e il governo aveva perso il controllo dell’area. Il popolo era scontento in tutta la Francia perché la crisi economica era grave e i prezzi aumentavano. Si moltiplicarono le richieste da parte dei sanculotti e degli arrabbiati soprattutto per l’introduzione di un calmiere dei prezzi.
Ci sono resistenze da parte della Gironda che non vuole limitare ulteriormente la libertà economica. La tensione esplode il 2 giugno 1793, quando la convenzione viene circondata dai sanculotti, si minaccia di bombardare la convenzione con dei cannoni. La convenzione cede e permette l’arresto di 29 deputati e 2 ministri girondini. La convenzione ora è dominata dalla montagna, ma c’è ancora la pianura che per adesso si adegua ad essa. Nei mesi successivi il ruolo della convenzione si riduce a vantaggio di un altro organismo a cui era stato delegato il potere esecutivo, il comitato di salute pubblica, formato prima da 9 membri, poi da 12. Il ruolo centrale fu assunto da Robespierre che era da tempo coinvolto nella vita rivoluzionaria. Il comitato intervenne in alcuni ambiti:
- iniziative per porre fine alle tensioni interne attraverso una durissima repressione in Vandea e repressione federalista dei girondini
- intervenne per sostenere la guerra: promosse una leva di massa, furono inviati commissari politici con poteri illimitati che controllavano gli ufficiali e cercavano di promuovere anche l’indottrinamento politico dei soldati, venne promossa un’ufficialità basata sul merito, comincia quindi a formarsi l’ufficialità che sarà protagonista con Napoleone.
- intervenne in ambito economico con misure che limitavano la proprietà privata e la libertà economica, fu istituito un calmiere dei prezzi e furono introdotte misure contro il mercato nero. Furono imposte le requisizioni forzate ai produttori, venne introdotto il tesseramento con cui si poteva comprare una certa quantità di pane, caffè ecc., fu aumentata l’imposizione fiscale.
Queste misure vennero imposte con lo strumento del terrore, chi si opponeva veniva accusato di essere nemico dello stato e poteva essere ucciso, anche l’opposizione politica era accusata e condannata. Non servivano prove nei processi, bastava il giudice per condannare un imputato. Migliaia di cittadini furono mandati alla ghigliottina, tra cui molti preti refrattari, ma anche molti rivoluzionari moderati perché considerati nemici del comitato. Fu attuato un processo di scristianizzazione, vennero cambiati i nomi dei mesi. Robespierre era contrario al processo di scristianizzazione e di eliminazione della religiosità perché riteneva fosse uno strumento di stabilità. Propose di inserire il culto di un essere supremo. Mano a mano che la situazione francese si stabilizzava e che la minaccia esterna spariva, emergevano segnali di stanchezza nei confronti di una politica che limitava la libertà. Robespierre non era un fautore dell’abolizione della proprietà privata ecc., però riteneva che queste misure fossero indispensabili. Da una parte si formò la fazione degli indulgenti, che faceva capo a Danton e che sostenevano che la fase di emergenza si fosse conclusa e che la Francia dovesse tornare alla normalità. Dall’altra hebertisti e arrabbiati continuavano a chiedere il mantenimento dei provvedimenti e una loro ulteriore estensione. Robespierre di fronte a questa divisione decide di eliminare i capi di entrambe le correnti che vennero condannati. Questa scelta però lo priva di quelle forze che potevano dargli sostegno nella sua politica, cioè che potevano organizzare la protesta popolare. In questo clima prende forza la componente moderata, la pianura. Agli inizi dell’estate del 1794 alcuni deputati della pianura organizzano il colpo di stato del 9 Termidoro (27 luglio). Robespierre viene arrestato nell’aula della convenzione e non gli viene permesso di parlare perché si teme che con le sue abilità oratorie riesca a far cambiare idea alla convenzione. Durante la notte c’è un tentativo dei sanculotti di liberare Robespierre, ma fallisce per la mancanza dei capi, e il giorno dopo Robespierre e i suoi collaboratori vengono ghigliottinati.

TERZA FASE (ETÀ TERMIDORIANA)
La scena politica sarà dominata dalla borghesia che vuole la salvaguardia dei principi di base della rivoluzione, ma vuole la fine del terrore e il ritorno a una situazione di stabilità interna in cui l’ordine dello stato non venga messo a rischio dalle forze popolari.
Questo periodo è caratterizzato dalla volontà della pianura di salvaguardare la repubblica e porre fine al terrore e di tornare all’ordine e alla stabilità ponendo fine alle misure straordinaria, si vuole un ritorno ai principi dell’89 e della costituzione del ’91 però in un contesto repubblicano.
Le componenti interessate al progetto sono:
- i ceti borghesi che spesso si erano arricchiti grazie alle confische delle terre, la borghesia vuole tornare alla normalità in cui poter godere dei benefici della ricchezza, obbiettivo voluto anche dalla borghesia commerciale.
- il mondo contadino che aveva tratto vantaggio dalla vendita delle terre dell’aristocrazia e della chiesa, non vogliono tornare all’ancien regime perché perderebbero le loro terre.
- i giovani che vedevano aperte molte possibilità di carriera in quanto all’aristocrazia erano state tolte molte cariche.
Queste aspirazioni cambiano il clima rispetto alle fasi precedenti. La borghesia più ricca torna ad ostentare ricchezza, è evidente la volontà dei ceti più elevati di distinguersi dal popolo nello stile di vita.
La convenzione cercò di reprimere l’opposizione politica, la società giacobina venne abolita, le sezioni dei sanculotti venero epurate, a Parigi e nelle campagne si scatenò la caccia al giacobino in cui vennero assassinati molti dei più attivi esponenti giacobini e sanculotti. Protagonista di questa caccia fu la Gioventù dorata, formata da giovani borghesi benestanti. Furono protagonisti anche monarchici, sostenitori dei borboni, si parla di terrore bianco perché bianca era la bandiera dei Borbone. Ci furono misure economiche: fu abolito il calmiere sui prezzi e riprese l’inflazione, nel ’94 i prezzi risultarono 7 volte maggiori rispetto al ’90-’91. Gli assegnati perdevano ancora valore, ciò provocò tumulti popolari in più occasioni , ma erano mal organizzati e repressi dalla guardia nazionale. La convenzione varò la costituzione dell’anno terzo che rappresentava il ritorno a un modello liberale della costituzione del ’91. Si tornava al suffragio censitario a 2 gradi: il diritto di voto veniva riconosciuto ai cittadini che pagavano un certo livello di tasse, questi a loro volta eleggevano 30000 elettori che eleggevano l’assemblea legislativa e per essere elettori di secondo livello bisognava essere proprietari terrieri. Il potere legislativo era affidato al consiglio dei 500 che poteva solo proporre le leggi e al consiglio degli anziani (250), di età superiore ai 40 anni, sposati o vedovi, che potevano solo approvare le leggi. Il potere esecutivo era affidato al consiglio direttorio di 5 membri che era eletto sulla base di una lista di 50 membri proposta dalle camere. I 5 membri erano eletti a scrutinio segreto. Si tornava a un modello in cui il potere politico era espressione dei ceti più benestanti, e in cui potere esecutivo e legislativo erano separati. L’operato della convenzione e del direttorio provocarono tentativi di opposizione e colpi di stato. Riprese forza l’opposizione monarchica e ci fu un tentativo di colpo di stato, il 13 vendemmiaio (5 ottobre 1795) da parte dei monarchici, questo fu represso dall’esercito comandato anche dal giovane Bonaparte. I tentativi di abbattimento del nuovo regime vengono organizzati dai giacobini tra il ‘95 e il ’96, un tentativo fu organizzato ad opera di un ex hebertista, Babeuf, soprannominato Gracco. Con i suoi seguaci chiamati babuisti organizzò la congiura degli eguali, in cui obbiettivo era l’instaurazione di un regime caratterizzato dalla proprietà comune delle terre (comunismo egualitario). Questo regime sarebbe stato instaurato grazie a una minoranza rivoluzionaria organizzata, e l’instaurazione sarebbe passata attraverso una fase transitoria dittatoriale. La congiura venne scoperta, Babeuf venne processato e condannato. Queste vicende ci mostrano come la stabilità del nuovo governo (direttorio) dipendesse strettamente dall’appoggio dell’esercito perché c’era bisogno di esso per controllare le opposizioni interne. La Francia era ancora in guerra, si può capire come il ruolo degli ufficiali fosse centrale, si creò così spazio per l’ascesa di Bonaparte.

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