La rivoluzione cinese

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Categoria:Storia

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Testo

La rivoluzione cinese
Alla fine dell'ottocento la dinastia imperiale cinese si era ormai ridotta a mero strumento di oppressione politico-sociale sotto il controllo dei paesi stranieri (potenze europee, Giappone e Stati Uniti), e l'aspirazione all'indipendenza nazionale si andava fondendo con la domanda sempre piщ pressante di radicali trasformazioni in settori non solo popolari ma anche studenteschi, intellettuali e borghesi. Nel 1899 scoppiт un grande moto popolare. I membri di una societа segreta, quella dei "boxers", condussero nello Shantung una violenta campagna contro gli stranieri, di cui i missionari furono le prime vittime. Il moto dilagт sino a Pechino, dove le legazioni vennero assediate (21 giugno 1900) e i rinforzi inviati in aiuto respinti. La corte lasciт fare e sottomano incoraggiт i ribelli; il ministro di Germania von Ketteler venne assassinato; per liberare le legazioni fu necessario addirittura una spedizione internazionale che conquistт e saccheggiт Pechino (14 agosto 1900). Le potenze, pur rinunciando a chiedere la punizione di Tzь Hsi, imposero alla Cina dure sanzioni, misure per la salvaguardia degli stranieri e il pagamento di una forte indennitа (l'"indennitа dei boxers"); ciт obbligт la Cina a contrarre prestiti, garantiti dalle entrate delle dogane e delle gabelle, che favorirono la penetrazione economica degli Europei. Tuttavia, colpiti dall'asprezza e dalla vastitа della reazione popolare, gli Occidentali cercarono di mostrarsi piщ rispettosi della dignitа imperiale. I dieci anni che seguirono furono contrassegnati dai tentativi di riforma nell'insegnamento, nell'esercito e nell'amministrazione. L'imperatrice stessa cercт di dare impulso a questo sforzo di cauta modernizzazione, ma essa morм nel 1908, quasi contemporaneamente al legittimo erede Kuang-hsiь, e designт come nuovo imperatore un ragazzo di tre anni, P'u-yi. Il conseguente stato di reggenza non potй che accentuare la debolezza di un regime giа minacciato dalla pressione delle forze rivoluzionarie. Il regime imperiale era condannato: all'ostilitа contro la dinastia manciщ si aggiungevano le idee repubblicane dei ceti intellettuali e un desiderio assai diffuso di una rigenerazione della Cina unificata e modernizzata. Tra gli altri, agiva un movimento nazionalista, democratico e di riforma sociale, il "Kuo-min tang", fondato da Sun Yat-sen: esso provocт nell'ottobre del 1911 gravi disordini nella valle dello Yangtze. Yьan Shih-k'ai, incaricato dalla corte di effettuare la repressione, consigliт invece l'abdicazione (febbraio 1912), che segnт la fine della dinastia manciщ. Sun Yat-sen, ritornato dall'esilio alla notizia della rivolta nel dicembre 1911, fu acclamato al suo sbarco a Shangai presidente provvisorio della repubblica. Confermato in tale carica dall'assemblea riunitasi il 1є gennaio 1912 a Nanchino, accettт con la riserva di rinunciare a favore di Yьan Shih-k'ai (con cui era intanto segretamente in trattative) se questi si fosse impegnato a sostenere la repubblica. Dopo l'abdicazione dell'imperatore Yьan divenne presidente (marzo 1912). Fino alla sua scomparsa, nel 1916, Yьan, con l'appoggio del proprio esercito e grazie al prestito di un consorzio internazionale (1913), si mantenne al potere, nonostante le molte difficoltа: ribellioni che provocarono lo scioglimento del Kuo-min tang, pretese giapponesi (le "ventun domande" del 1915), alle quali dovette sostanzialmente sottostare. Egli riuscм anzi a rafforzare il proprio potere personale tanto da pensare addirittura, poco prima della morte, a una restaurazione della monarchia a favore della propria persona. La sua scomparsa fu seguita da una lotta confusa, e disastrosa per il paese, tra i generali e i dirigenti repubblicani mentre, su pressione delle potenze occidentali, il governo cinese dichiarava guerra agli Imperi centrali (agosto 1917). All'inizio del 1918, la Cina del Sud (fino allo Yangtze), controllata dal Kuo-min tang che, ricostituitosi, aveva formato un governo rivale a Canton sotto Sun Yat-sen, si oppose a quella del Nord, che era nelle mani del governo di Pechino. Quest'ultimo, pur reso instabile dai contrasti sorti fra i "Signori della Guerra" (Thu-chьn), Chang Tso-lin governatore della Manciuria, Feng Yь-hsiang, Ts'ao K'un, Wu P'ei-fu, ecc., poteva contare sull'aiuto finanziario del Giappone, che mirava giа da tempo a estendere la propria zona d'influenza in Cina, e che in base alle clausole del trattato di Versailles era subentrato alla Germania nelle concessioni dello Shandong, suscitando la reazione dei delegati cinesi. Nell'ambito della conferenza di Washington (1921-1922) tale problema venne ridiscusso e la Cina ottenne infine la restituzione delle ex concessioni tedesche e il ritiro delle truppe giapponesi dallo Shandong: ciт rappresentava il primo passo verso la graduale abolizione dei privilegi di cui godevano le nazioni straniere nel territorio cinese. Nel Sud, Sun Yat-sen riorganizzт nel 1923 il Kuo-min tang con l'aiuto di consiglieri inviati in Cina dal Politburo sovietico (Joffe, Borodin). Gli iscritti al partito comunista cinese, fondato nel 1921 ed entrato nel 1922 nel Comintern, furono ammessi quali membri nel Kuo-min tang. La morte di Sun Yat-sen provocт nel suo partito una frattura (1925): da una parte i radicali, con Wang Ching-wei, Sung Ch'ingling, vedova di Sun Yat-sen, e dall'altra i moderati con Chiang Kai-shek. Quest'ultimo riuscм a imporre la propria autoritа e alla testa dell'esercito nazionalista del Sud e iniziт da Canton l'avanzata verso il Nord. In seguito al verificarsi di eccessi contro le popolazioni locali e i residenti stranieri, imputati a estremisti comunisti, durante l'occupazione di alcune cittа, Chiang Kai-shek la notte nel 12 aprile 1927 fece sopprimere a Sciangai un gran numero di dirigenti comunisti, disorganizzando il loro movimento, e in seguito ruppe con la missione sovietica. L'eliminazione degli esponenti dell'estrema sinistra proseguм anche in altre regioni (Canton, dicembre 1927), e a Nanchino, giа occupata nel marzo 1927, venne stabilito il governo nazionalista cinese. Chiang Kai-shek marciт quindi verso il Nord e, con l'aiuto di Feng Uь-hsiang, entrт, nel giugno 1928, a Pechino appena abbandonata da Chang Tso-lin. Ma dovette ben presto fronteggiare i dissidenti del suo partito, i generali ribelli e le ambizioni giapponesi. Nel 1931, prendendo a pretesto certi incidenti locali, i Giapponesi strapparono la Manciuria al debole Chang Hsьeh-liang (figlio di Tso-lin) e ne fecero uno Stato indipendente con il nome di Man-chu-kuo (marzo 1932). Si trattava perт in realtа di un protettorato, alla testa del quale figurava nominalmente P'u-yi, ultimo imperatore mancese in Cina. La Cina reagм con il boicottaggio delle merci giapponesi; i Giapponesi attaccarono allora Sciangai (1932), mentre la Societа delle Nazioni si mostrava impotente a modificare la situazione. I Giapponesi penetrarono nella Cina del Nord nel 1933 e nel 1935 si infiltrarono fino alla regione di Pechino. Il governo cinese non era in grado di opporsi all'espansionismo nipponico: mancava di mezzi ed era assorbito dalla lotta contro i comunisti. Questi erano stati respinti nel 1927 nella clandestinitа, ma si erano riorganizzati rapidamente grazie alle capacitа militari e politiche dei loro capi Mao Tse-tung, Chou En-lai e Chu-teh. Avevano costituito nelle zone montagnose del Jianxi una Repubblica Sovietica cinese, che poteva contare su un forte esercito, intensificando con successo la loro propaganda tra i contadini, attratti dalla prospettiva di una riforma agraria. Attaccati nel 1933 dai nazionalisti, i comunisti furono costretti a una penosa e lunghissima ritirata verso lo Shaanxi, nota come "lunga marcia" (1934-1935). Frattanto, l'ala sinistra del Kuo-min tang si batteva per una conciliazione nazionale in vista della lotta antigiapponese, che i comunisti propugnavano vigorosamente. Mentre le manifestazioni antigiapponesi si diffondevano in tutta la Cina, Chiang Kai-shek, nel 1936, fu attirato a Xi'an, in un agguato, da Chang Hsьeh-liang d'accordo col capo comunista Chou En-lai e liberato solo dietro l'impegno di una tregua con i comunisti. Ancor debole, il governo nazionalista cercт di rimandare la resistenza attiva. Fu perт il Giappone a prendere risolutamente l'iniziativa. In seguito a un piccolo scontro avvenuto presso Pechino tra le truppe cinesi e quelle giapponesi, si aprirono le ostilitа nel luglio del 1937. Le truppe nipponiche si impossessarono di Pechino (agosto), scesero verso sud, sbarcarono a Sciangai e cacciarono da Nanchino (dicembre) Chiang Kai-shek, che si installт ad Hankou. Deciso a proseguire la lotta, Chiang accettт sotto la pressione degli avvenimenti l'aiuto dei comunisti. Questi erano relativamente pochi, installati nel Nord, a Yan'an. La loro azione era tuttavia molto efficace, soprattutto nella guerriglia, in cui eccellevano. Essi impegnarono le truppe giapponesi rendendole incerte sull'opportunitа di addentrarsi ulteriormente nel paese. I Nipponici si limitarono quindi per allora a controllare le coste e le grandi cittа, le ferrovie e le frontiere della Cina, ma lo scoppio della guerra nel Pacifico contro gli Americani (7 dicembre 1941) assorbм ben presto la maggior parte delle loro energie. Sloggiato da Hankou, Chiang si rifugiт a Chongqing, che restт per vari anni la sua capitale, il che rese ancora piщ precari i suoi contatti con i comunisti. Inoltre Wang Ching-wei si separт da lui, trattт con i Giapponesi e con il loro appoggio costituм a Nanchino un governo dissidente e collaborazionista (1940). Il vigore delle truppe comuniste si affermт man mano che scemava quello delle truppe nazionaliste, in parte impegnate nel tentativo di arginare l'estensione delle zone controllate dalle forze popolari, trattate spesso come rivali. Il governo di Chongqing si indebolм tra gli intrighi e le manovre dei politicanti che prospettavano l'ipotesi di una pace separata con il Giappone per ottenere maggiori aiuti dagli Americani. Questi ultimi sostennero energicamente la Cina e inviarono varie missioni militari (generali Stilwell e Hurley) a ristabilire la situazione di Chiang Kai-shek, a lottare contro la confusione politica e a intensificare lo sforzo bellico di una Cina unificata. Ma la capitolazione del Giappone (agosto 1945), loro nemico comune, riaprм l'ostilitа dichiarata tra nazionalisti e comunisti. Il generale americano Marshall inviato in missione straordinaria tentт allora una formula di compromesso per favorire l'integrazione dei comunisti in una Cina unificata e guidata da Chiang Kai-shek, al quale gli Stati Uniti continuavano a dimostrare fiducia; ma dopo una serie di tregue precarie la guerra civile riprese nel 1946; i nazionalisti persero a poco a poco terreno, soprattutto nella Manciuria, sottratta ai Giapponesi dalle forze sovietiche; i comunisti all'inizio del 1947 si allinearono con l'URSS. Il capo del Kuo-min tang acuм allora la propria intransigenza: sciolse la Lega democratica, di carattere moderato e di origine recente, ma nella quale confluivano sempre piщ numerosi gli scontenti. Mentre nelle regioni controllate dai nazionalisti regnava l'anarchia, aggravata dalla miseria e da una grave inflazione, Mao Tse-tung propose ai propri seguaci un programma di rinnovamento pur adottando drastici sistemi. Dopo lunghi e sanguinosi scontri che sconvolsero il paese, le forze comuniste, occupata la capitale nazionalista Nanchino (aprile 1949), costituirono nell'agosto un governo popolare del Nord-Est e poco dopo quello della Cina del Nord. La partita era ormai perduta per Chiang Kai-shek, che, l'8 dicembre, si rifugiт nell'isola di Formosa (Taiwan), stabilendo a Tai-pei la capitale della Cina nazionalista.

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