la jugoslavia dopo Tito

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Categoria:Storia

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Testo

Il maresciallo Tito grazie al prestigio che riuscì ad acquisire con la guerra di liberazione, assicurò al kossovo l'autonomia dall'Urss e nonostante le pressioni di Stalin riuscì a mantenerla e ad affermarla con la costituzione del 1974. Tale autonomia è stata abolita dal governo di Milosevic il 23 Marzo 1989 con un emendamento, che attribuiva alla Serbia il totale potere di controllo della polizia e della magistratura operanti in Kossovo. Il problema Kossovo è sorto perché la maggior parte della popolazione è di origine albanese e il governo di Belgrado ha
ripetutamente violato i diritti umani dei Kossovari che chiedevano maggiore autonomia e soprattutto maggiore libertà. Nel 1994 iniziarono le persecuzioni con irruzioni, maltrattamenti, torture e prigionie; la situazione è notevolmente peggiorata nel 1998 con gli scontri tra UCK e truppe serbe. Il fallimento dell'accordo di Rambouillet tra serbi e albanesi ha segnato l'inizio della guerra civile nel Marzo 1999, la cui tregua si è verificata pochi giorni fa. Coloro che si opponevano alla repressione degli albanesi erano di due tipi: i non violenti, seguaci del leader
Ibraim Rigova, che erano favorevoli all'autonomia e i guerriglieri dell'organizzazione clandestina dell'UCK, che combatteva per l'indipendenza. La Nato è praticamente intervenuta con una azione militare che risulta illegale dal punto di vista del diritto internazionale generale che ha fondamento nella Carta della nazioni Unite: La Nato è infatti un alleanza difensiva il cui trattato costitutivo prevede solidarietà tra i suoi membri l'intervento è consentito soltanto quando uno di essi viene aggredito. A questo punto viene da chiedersi il motivo per cui la Nato si è impegnata in un attacco non previsto dai suoi principi costitutivi: alcuni ritengono adirittura che gli americani abbiano voluto verificare l'utilità della Nato, fino a
che punto essa possa servire e se gli europei sono disposti a seguirli. L'azione della Nato è definita azione di polizia mentre una guerra ha come obbiettivo la vittoria, un'azione di polizia ha come obbiettivo quello di mantenere la sicurezza della popolazione; in questo caso si punta più su azioni di difesa, di disarmo degli aggressori e di interposizione, mirando ad usare la forza per diminuire la violenza complessiva. La guerra aumenta la violenza, l'azione di polizia tende a diminuirla. L'attacco Nato annunciato per tutelare i civili del Kossovo e proteggerli da nuovi massacri, in un primo momento ebbe l'effetto opposto: le truppe serbe continuarono la loro pulizia etnica contro i civili inermi, causando la prosecuzione dei bombardamenti da parte della
Nato, che dopo esser riuscita a distruggere l'economia serba, ha costretto Milosevic alla resa: adesso i serbi sono costretti a lasciare il Kossovo e tutti i profughi Kossovari possono rientrare. La Serbia con questa guerra intestina, ha dimostrato quelle aspirazioni nazionalistiche che furono una delle cause internazionali della Prima guerra Mondiale nella quale oltre al conflitto economico e coloniale tra i paesi che si volevano conquistare un posto sul mediterraneo, c'era anche il fatto che la Serbia si voleva conquistare un egemonia sulla Penisola Balcanica: dopo le due guerre balcaniche l'impero ottomano aveva perso tutti i possedimenti in quella regione; la serbia, che si dimostrò vincente in entrambe le guerre divenne la maggior potenza ma insoddisfatta perché l'Austria era riuscita a espandersi nella Bosnia-Erzegovina e a imporre la creazione di uno stato autonomo, l'Albania, che impediva alla Serbia qualsiasi accesso al mare Adriatico. L'uccisione a Sarajevo dell'Arciduca Francesco Ferdinando fu la causa immediata che provocò, nel 1914, lo scoppio di un conflitto mondiale. Il regime totalitario di milosevic ha fatto scattare la politica di imperialismo che portato a questo ulteriore genocidio che andrà ad aggiungersi all'olocausto.

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