La fotografia

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fotografмa
Lessicosf. [sec. XIX; foto-+-grafia]. 1) Procedimento chimico-fisico mediante il quale и possibile
registrare, con un adatto materiale sensibile alla luce, le immagini proiettate su di esso tramite
un opportuno sistema ottico. In partic., in cinematografia, f. di scena, quella eseguita sul set per
documentare l'inquadratura appena girata; f. di lavorazione (in gergo il "si gira"), piщ ampia,
coinvolge oggetti e persone non visibili nell'inquadratura; direttore della f., chi dirige, con la
collaborazione dell'operatore alla macchina e dei relativi assistenti, ogni aspetto tecnico della
ripresa al fine di ottenere una tonalitа unitaria di composizione e di illuminazione, in armonia con
le esigenze espressive del regista. 2) Ciascuna delle immagini ottenute con i procedimenti
fotografici: scattare una f., album di f.; arrivo, vittoria in f., nelle gare di corsa, ordine di arrivo e
vittoria assegnati in base alla f. scattata sul traguardo. 3) Fig., descrizione o rappresentazione
esatta e precisa di qc. o di qcuno. Per estens., persona molto somigliante a un'altra: il tale
sembra la tua fotografia.Cenni storiciLa f. ha origine dalla convergenza dei risultati ottenuti da numerosi sperimentatori sia nel campo
dell'ottica, con lo sviluppo della camera oscura, sia in quello della chimica, con lo studio delle
sostanze fotosensibili. La prima camera oscura fu realizzata molto tempo prima che si
trovassero dei procedimenti per fissare con mezzi chimici l'immagine ottica da essa prodotta; le
sue prime applicazioni per la f. si ebbero con J. N. Niepce, al quale viene abitualmente attribuita
l'invenzione della f.; egli iniziт nel 1813 a studiare i possibili perfezionamenti da apportare alle
tecniche litografiche. Da queste ricerche ebbe origine l'interesse di Niepce per la registrazione
diretta di immagini sulla lastra litografica, senza l'intervento dell'incisore. In collaborazione con il
fratello Claude, Niepce cominciт a studiare la sensibilitа alla luce del cloruro d'argento e nel
1816 ottenne la sua prima immagine fotografica (che ritraeva un angolo della sua stanza di
lavoro) utilizzando un foglio di carta sensibilizzato probabilmente con cloruro d'argento.
L'immagine, tuttavia, non potй essere fissata completamente, per cui Niepce fu indotto a studiare
la sensibilitа alla luce di molte altre sostanze, soffermandosi sul bitume di Giudea che possiede
la proprietа di divenire insolubile in olio di lavanda in seguito a esposizione alla luce. Il primo
successo con la nuova sostanza fotosensibile risale al 1822, con la riproduzione su vetro di
un'incisione che raffigurava papa Pio VII. La riproduzione andт perт distrutta qualche tempo dopo
e la piщ antica immagine oggi esistente и una di quelle che Niиpce ottenne nel 1826, utilizzando
una camera oscura nella quale l'obiettivo era una lente biconvessa dotata di diaframma e di un
rudimentale sistema di messa a fuoco. Alle immagini cosм ottenute Niepce diede il nome di
eliografie. Nel 1829 egli fondт con L. M. Daguerre, giа noto per il suo diorama, una societа
per lo sviluppo delle tecniche fotografiche. Nel 1839 il fisico D. F. Arago descrisse all'Accademia
delle Scienze di Parigi un procedimento messo a punto da Daguerre, che venne chiamato
dagherrotipia; la notizia suscitт l'interesse di W. H. F. Talbot, che dal 1835 sperimentava un
procedimento fotografico denominato calotipia, e di J. F. Herschel, il quale sperimentava un
procedimento su carta sensibilizzata con sali d'argento, utilizzando un fissaggio a base di
tiosolfato sodico. In questo stesso periodo, a Parigi, H. Bayard ideт un procedimento
originale che faceva uso di un negativo su carta sensibilizzata con ioduro d'argento, dal quale si
otteneva successivamente una copia positiva. Bayard fu perт invitato, per evitare una
concorrenza diretta con il procedimento di Daguerre, a desistere dalla continuazione degli
esperimenti. Lo sviluppo della dagherrotipia fu favorito anche dalla costruzione di apparecchi
speciali muniti di un obiettivo a menisco acromatico messo a punto nel 1829 da C. L. Chevalier.
Tra il 1840 e il 1870 ca. si ebbero numerosi perfezionamenti dei processi e dei materiali
fotografici: nel 1841 A. Claudet diede nuovo impulso alla ritrattistica introducendo lastre per
dagherrotipia a base di cloruro e ioduro d'argento, che consentivano pose di pochi secondi; nel
1851 F. Scott Archer ideт il procedimento al collodio che si diffuse al posto della dagherrotipia e
della calotipia. Tra il 1851 e il 1852 vennero introdotte l'ambrotipia e la ferrotipia, procedimenti
con cui si ottenevano dei positivi apparenti incollando un negativo su lastra di vetro sopra un sup
porto di carta o panno neri oppure di metallo brunito; nel 1857 comparve il primo ingranditore a
luce solare a opera di J. J. Woodward; nel 1859 R. Bunsen e H. E. Roscoe realizzarono le prime
istantanee con lampo al magnesio; le prime immagini a colori per sintesi additiva vennero
ottenute nel 1861 da J. C. Maxwell; nel 1868 L. Ducos du Hauron ottenne le prime immagini a
colori mediante sintesi sottrattiva. Nel 1871 R. L. Maddox realizzт le prime lastre con gelatina
animale come legante. Nel 1873 H. Vogel scoperse il principio della sensibilizzazione cromatica
e realizzт le prime lastre ortocromatiche. Affermatesi queste, che possono essere considerate le
basi della f., le ricerche si indirizzarono al perfezionamento dei materiali sensibili, dei
procedimenti di sviluppo e degli strumenti ottici. Tra le innovazioni piщ importanti si ricordano
l'introduzione degli apparecchi fotografici portatili (1880) e delle pellicole in rullo con supporto in
celluloide, realizzate per la prima volta da G. Eastman nel 1888. Nel 1890 F. Hurter e V. C.
Driffield iniziarono lo studio sistematico della sensibilitа alla luce delle emulsioni, dando origine
alla sensitometria. Un considerevole miglioramento delle prestazioni degli obiettivi si ebbe nel
1893, quando H. D. Taylor introdusse un obiettivo anastigmatico (tripletto di Cooke) con sole tre
lenti non collate; tale obiettivo, perfezionato da P. Rudolph nel 1902 con l'introduzione di un
elemento posteriore collato, venne prodotto l'anno dopo dalla Zeiss sotto il nome di Tessar. Altri
progressi si ebbero con l'introduzione del sistema reflex (1928) e degli strati antiriflesso sulle
superfici esterne delle lenti che migliorarono enormemente la trasmissione tra aria e vetro e il
contrasto degli obiettivi.
Nel 1948 E. H. Land introdusse il processo Polaroid in bianco e nero, che permetteva di ottenere
in pochi secondi una copia positiva, utilizzando un apparecchio e una pellicola speciali.
Successivamente il processo venne esteso al colore (v. oltre). Con gli anni Sessanta gli
esposimetri incorporati nelle macchine fotografiche hanno dato l'avvio all'epoca degli
automatismi; alla fine degli anni Ottanta la miniaturizzazione dei circuiti elettronici ha reso
possibile la messa a fuoco e l'esposizione completamente automatiche; micromotori provvedono
al caricamento della pellicola, al suo avanzamento dopo ogni scatto, e al riavvolgimento nel
caricatore al termine dell'uso . Da molti anni si sente dire che la fotografia chimica (basata
sull'azione della luce sui sali d'argento contenuti nell'emulsione stesa sulla pellicola) sta per
essere soppiantata dalla f. elettronica. Al posto della pellicola c'и un CCD (Charged Coupled
Device, cioи lo stesso elemento sensibile delle videocamere) che analizza l'intensitа luminosa e
il colore dei vari punti che costituiscono l'immagine e li trasforma in impulsi elettrici che vengono
registrati su un supporto magnetico (nastro o disco) che puт contenere alcune decine di
immagini. L'immagine registrata puт essere immediatamente rivista su un monitor, stampata da
un'apposita stampante, o spedita, via cavo o via etere, a qualsiasi distanza. Macchine per la f.
elettronica sono in produzione fin dagli ultimi anni Ottanta, ma sono utilizzate, per ora, solo dai
fotoreporter, perchй consentono l'immediata trasmissione delle immagini ai giornali, che non
richiedono immagini ad alta definizione. L'inconveniente principale della f. elettronica и infatti la
scarsa definizione delle immagini, in confronto a quella della fotografia tradizionale. Ha subito
invece una notevole diffusione l'elaborazione elettronica delle immagini fotografiche, che,
digitalizzate da uno scanner ad alta definizione, possono essere corrette ed elaborate a piacere
(eliminazione di dominanti cromatiche, modifica dei colori, cancellazione e aggiunta di parti di
immagine, fino a ottenere fotomontaggi quasi perfetti). L'immagine elaborata viene poi stampata
su pellicola, con la stessa definizione dell'originale.Riproduzione dei coloriGiа nel 1810 J. T. Seebeck e successivamente J. F. Herschel (1840), E. Becquerel (1848), L. L.
Hill (1850) e C. Niepce (1851) erano riusciti a ottenere delle registrazioni instabili di oggetti
colorati, probabilmente per un fenomeno di interferenza all'interno dello strato sensibile. Tale
fenomeno venne utilizzato da G. Lippmann, in un procedimento messo a punto nel 1891,
esponendo attraverso il supporto di vetro una lastra fotografica con l'emulsione a contatto con
mercurio. L'interferenza tra la radiazione incidente e quella riflessa dal mercurio, che fungeva da
specchio, faceva sм che l'emulsione rimanesse impressionata a diversi livelli di profonditа, la cui
distanza era funzione della lunghezza d'onda della radiazione. La lastra, sviluppata e osservata
per riflessione, restituiva un'immagine con i colori naturali. Il procedimento di Lippmann, sfruttato
commercialmente per qualche anno, fu abbandonato per la difficoltа nella preparazione dei
materiali e del loro trattamento. Nel frattempo J. C. Maxwell aveva teorizzato i principi della
sintesi additiva dei colori e nel 1855 aveva ottenuto i primi risultati incoraggianti, che rese
pubblici nel 1861. Nel suo procedimento l'oggetto colorato veniva ripreso su tre diverse lastre
attraverso tre filtri di colore blu, verde e rosso; venivano poi ricavate tre diapositive che,
proiettate a registro su uno schermo mediante tre proiettori muniti degli stessi filtri usati per la
ripresa, riproducevano a colori il soggetto. Un procedimento simile, che utilizzava i colori blu,
giallo e rosso, venne ideato indipendentemente, nel 1862, da L. Ducos du Hauron, al quale si
devono anticipazioni per tutti i procedimenti utilizzati fino a oggi. Nel 1869 egli osservт che un
foglio di carta, ricoperto di sottili linee adiacenti di colore blu, verde e giallo, appariva bianco se
osservato per trasparenza e grigio se osservato per riflessione e brevettт un procedimento di f. a
colori basato su questo fenomeno. Il procedimento venne ripreso in considerazione negli ultimi
anni del sec. XIX quando furono disponibili materiali sensibili pancromatici con i quali era
possibile effettuare la ripresa attraverso un reticolo di linee o di granuli di colore blu, verde e
rosso; in seguito all'inversione dell'immagine in bianco e nero, il complesso immagine-reticolo
osservato per trasparenza restituiva i colori originali. Su questo principio i fratelli Lumiиre
realizzarono le lastre Autochrome, la cui produzione iniziт nel 1907. Materiali simili vennero
prodotti in Germania (Agfacolor) e in Gran Bretagna. Nel 1908 A. K. Dorian propose di sostituire i
reticoli colorati con un insieme di minuscole lenti ottenute per goffratura sul lato del supporto
opposto a quello su cui era stesa l'emulsione. Ponendo davanti all'obiettivo un filtro costituito da
tre bande colorate, ciascuna lente proiettava tre immagini, che venivano sovrapposte utilizzando
un proiettore che montava sull'obiettivo lo stesso filtro usato in ripresa. Su questo principio si
basavano i primi materiali Kodacolor, prodotti fino al 1935. Tutti questi procedimenti non
consentivano la produzione di stampe a colori, se non con mezzi tipografici. L'unico a ottenere
copie fotografiche su carta fu E. Vallot che nel 1895 aveva ripreso un'idea di Ducos du Hauron,
introducendo un procedimento che perт, a causa della bassa sensibilitа e della scarsa stabilitа
dei colori, non ebbe successo commerciale.
L'era della f. a colori moderna inizia nel 1935 con la pellicola per diapositive Kodachrome,
seguita nel 1936 dalla Agfacolor. La prima (che dopo oltre mezzo secolo и ancora in uso) richiede
un trattamento speciale, perchй i colori vengono aggiunti nel corso dello sviluppo. Nella seconda,
invece, che и stata la capostipite delle moderne pellicole per f. a colori su carta, tre strati,
sensibili rispettivamente al blu, al verde e al rosso, contengono anche i coloranti, che danno
origine, durante lo sviluppo, a immagini con i colori complementari (giallo, magenta e ciano).
L'immagine riacquista i colori naturali durante lo sviluppo della copia, stampata su carta il cui
strato sensibile ha una struttura simile. Infine la Ciba, riprendendo il vecchio procedimento di
sbianca dei coloranti contenuti nei vari strati dell'emulsione, ha realizzato il sistema Cibachrome,
per la stampa di diapositive.Procedimento fotografico: caratteristiche fisico-chimicheQuando si sottopone un alogenuro d'argento all'azione della luce, la radiazione assorbita gli
cede l'energia necessaria per scindere il legame tra l'alogeno e il metallo. Il deposito di argento
cosм formato и tanto piщ denso quanto maggio re и l'intensitа dell'illuminazione ed и quindi
possibile ottenere con una camera oscura un'immagine negativa del soggetto inquadrato. Tale
annerimento diretto dell'alogenuro, detto effetto print-out, и stato il primo metodo utilizzato per
ottenere delle immagini agli albori della fotografia; tuttavia, esso ha l'inconveniente di richiedere
tempi di posa lunghissimi. Fin dai primi tempi della f., perт, si scoperse casualmente che non era
necessario attendere la formazione di un'immagine visibile sul materiale sensibile: anche dopo
una breve esposizione era possibile, con un opportuno trattamento chimico, ottenere
un'immagine perfettamente formata. In effetti anche nel corso di una esposizione molto breve si
verifica la fotolisi del bromuro d'argento in misura tale da formare un'immagine debolissima, non
visibile a occhio nudo (immagine latente), ma sufficiente per provocare un'alterazione delle
caratteristiche chimico-fisiche dell'emulsione. Trattando questa con particolari sostanze
(rivelatori) si ottiene la formazione dell'immagine visibile, che risulta costituita da un insieme di
granuli d'argento originati dalla riduzione dei singoli cristalli di alogenuro. Sono questi che
conferiscono all'immagine la caratteristica struttura granulosa (v. grana). Nell'effetto print-out
l'energia necessaria per la riduzione dell'alogenuro ad argento metallico и fornita interamente
dalla radiazione assorbita dall'emulsione, mentre nel secondo caso la radiazione cede solo la
piccola quantitа di energia necessaria alla formazione dell'immagine latente. Il rivelatore fornisce
in un secondo tempo la quantitа di energia necessaria per portare a termine il processo, con un
effetto di amplificazione di ca. un milione di volte. Dopo la formazione dell'immagine occorre
allontanare l'alogenuro d'argento rimasto inutilizzato (fissaggio), oppure renderlo insensibile alla
luce (stabilizzazione). Il trattamento di un moderno materiale fotografico in bianco e nero richiede
quindi un bagno di sviluppo e uno di fissaggio, cui si interpone un lavaggio o un bagno di arresto,
e un lavaggio finale prima dell'asciugatura. Il lavaggio finale, estremamente importante per la
conservazione dell'immagine, asporta ogni traccia dei prodotti chimici impiegati nel corso del
trattamento. Nei materiali a colori (a eccezione della Kodachrome), la formazione dei
coloranti avviene utilizzando uno sviluppo cromogeno che, contemporaneamente alla riduzione
del bromuro impressionato, provoca la formazione del colore all'interno di ognuno dei tre strati
sensibili sovrapposti. Con i procedimenti accennati si ottiene sempre un'immagine negativa
rispetto all'originale usato per la ripresa o la stampa. И possibile ottenere direttamente delle
immagini positive mediante un procedimento di inversione nel corso del quale si distrugge
l'immagine negativa e se ne forma una positiva utilizzando l'alogenuro d'argento non
impressionato nel corso dell'esposizione. La distruzione della negativa avviene per mezzo di un
bagno di sbianca che, nel colore, ha anche la funzione di liberare i coloranti dal deposito opaco
d'argento che li maschera. Il sempre crescente aumento del costo dell'argento ha portato, da un
lato, una notevole diffusione dei procedimenti di ricupero di questo dai bagni di fissaggio, che
possono contenere diversi grammi d'argento per litro, e, dall'altro lato, ha favorito lo sviluppo di
procedimenti nuovi o non tradizionali. Poichй i materiali a sviluppo cromogeno consentono il
ricupero totale dell'argento, sono state introdotte pellicole a sviluppo cromogeno anche in bianco
e nero. § Fin dai primi tempi della f. si tentт di impiegare delle sostanze fotosensibili senza
argento, p. es. la carta al ferroprussiato, ancora usata per la riproduzione di disegni tecnici
(cianografia), ma senza grandi successi. Altri procedimenti di stampa, introdotti nel 1850, furono
quelli alla gomma e al pigmento, che ancora oggi hanno qualche applicazione, specialmente nel
rotocalco. Tra gli altri procedimenti un tempo applicati o di piщ recente applicazione si ricordano
la termografia, che si basa sulla proprietа di svariate sostanze di annerire, fondere o subire altre
trasformazioni se sottoposte a riscaldamento; l'elettrografia, il cui principio fu indicato nel 1935
da P. Selenyi e che oggi (in particolare la xerografia) ha avuto uno sviluppo eccezionale nel
campo della fotoriproduzione di documenti; la fotopolimerizzazione, che sfrutta la proprietа della
luce di provocare la polimerizzazione di molte sostanze; il procedimento Kalvar, usato per la
produzione di microfilm e di positivi cinematografici, nel quale l'esposizione alla luce provoca la
decomposizione di una sostanza fotosensibile incorporata in uno strato plastico con liberazione
di bollicine di gas, che rendono opaco lo strato; la fotocromia, che si basa sulla proprietа di
alcune sostanze di cambiare colore sotto l'azione della luce.
Una delle maggiori difficoltа connesse con l'introduzione di nuovi sistemi fotosensibili и
costituita dalla scarsa efficienza con cui, in generale, viene registrata l'immagine. L'unico
sistema che presenti un fattore di amplificazione paragonabile a quello basato sugli alogenuri
d'argento и la fotopolimerizzazione, mentre gli altri possiedono una capacitа di amplificazione
molte migliaia di volte inferiore. Nei sistemi fotografici tradizionali, gli alogenuri d'argento non
impressionati vengono asportati nel bagno di fissaggio oppure, nel processo di inversione,
vengono utilizzati per formare un'immagine positiva sul medesimo supporto.Procedimento fotografico: la fotografia istantaneaDiversi sono i processi diffusivi nei quali l'alogenuro non impressionato viene trasformato in un
sale solubile che diffonde dal negativo verso un supporto sul quale viene ridotto ad argento
metallico dando luogo alla formazione dell'immagine positiva. Questo procedimento, descritto
per la prima volta nel 1939 e utilizzato inizialmente per materiali da fotoduplicazione, consente la
cosiddetta f. istantanea. Le prime applicazioni pratiche si ebbero nel 1948 con il sistema Polaroid
in bianco e nero che consentiva di ottenere una positiva in soli 15 secondi; in seguito fu messo a
punto un analogo sistema per le positive a colori ottenibili in ca. un minuto. Nel procedimento a
colori il negativo и costituito da tre strati di emulsione sensibili alla luce blu, verde e rossa, ai
quali sono intercalati altrettanti strati contenenti tre diversi rivelatori di colore rispettivamente
giallo, porpora e blu-verde. Dopo l'esposizione il negativo viene portato a contatto con il supporto
destinato a ricevere l'immagine positiva; tra i due si trova un sottile velo di attivatore alcalino. In
presenza dell'attivatore i rivelatori colorati, contenuti nello strato sviluppatore, riducono il
bromuro esposto e rimangono cosм immobilizzati nello strato sensibile. I rivelatori che non hanno
reagito, invece, diffondono attraverso il negativo e lo strato di attivatore fino a raggiungere il
supporto, dove si fissano. Nel 1976 la Kodak lanciт un suo sistema di fotografia istantanea, che,
dopo una lunga serie di controversie legali, fu ritirato dal commercio perchй violava alcuni
brevetti Polaroid. Quest'ultima, nel 1985 presentт una pellicola per diapositive, sia in bianco/nero
che a colori, a sviluppo istantaneo; essa non richiede macchine speciali, ma puт essere esposta
con qualsiasi macchina che utilizza le normali pellicole 135 (formato 24ґ36 mm). La pellicola a
colori и in realtа una pellicola in bianco/nero, filtrata, sia in ripresa che in proiezione, da un fitto
reticolo di linee blu, verde e rosso (secondo il principio giа sfruttato dai fratelli Lumiиre con le
pellicole Autochrome). Lo sviluppo viene effettuato sull'intera pellicola, in un apparecchietto che
stende su di essa i prodotti chimici racchiusi in un contenitore venduto insieme alla pellicola.
Anche la pellicola per stampe a colori immediate и stata notevolmente perfezionata dalla
Polaroid: и stato eliminato il negativo (che doveva essere gettato, insieme ai residui dei prodotti
chimici di sviluppo), e la sensibilitа и stata aumentata a 600 ASA. Lo sviluppo avviene in piena
luce, in circa 90 secondi. Alcune pellicole a sviluppo immediato (in bianco e nero e a colori)
possono essere utilizzate, per mezzo di un apposito accessorio, anche su molti apparecchi
professionali e su apparecchiature scientifiche: esse danno copie formato 8,3ґ10,8 cm, spesso
usate per controllare la distribuzione delle luci e delle ombre prima dello scatto definitivo su
pellicola tradizionale.Fotografia scientifica: generalitаLa f. si и rivelata un elemento di sempre maggiore utilitа nell'indagine scientifica: essa offre
infatti la possibilitа di registrare fenomeni che non possono essere osservati direttamente, come
p. es. quelli che si verificano in tempi brevissimi (f. ultrarapida), quelli che avvengono su scala
microscopica, quelli che interessano regioni molto vaste della Terra o dello spazio (f. aerea,
orbitale, astronomica), quelli legati a radiazioni non visibili, ecc. Tra le piщ importanti applicazioni
della f. in campo scientifico, si ricordano la f. ultrarapida e stroboscopica, la f. stereoscopica, la f.
nell'infrarosso e nell'ultravioletto, la f. aerea e orbitale, la f. astronomica.Fotografia scientifica: la fotografia ultrarapida e stroboscopicaGiа nel 1851 W. H. F. Talbot, utilizzando come fonte di luce la scintilla provocata dalla scarica di
una serie di bottiglie di Leida, riuscм a realizzare delle immagini con un tempo di posa dell'ordine
del milionesimo di secondo. Questa tecnica venne dapprima applicata alla balistica e le prime
immagini di un proiettile in volo risalgono al 1885 a opera di E. Mach; nel 1896 si osservт per la
prima volta l'onda d'urto che si propaga insieme a un proiettile che si muove a elevata velocitа.
Nel 1930 H. Edgerton iniziт uno studio sistematico delle possibilitа della f. ultrarapida,
dedicandosi particolarmente al perfezionamento delle sorgenti di luce e utilizzando in modo
particolare il flash elettronico. In effetti gli otturatori meccanici non consentono tempi di posa
inferiori a qualche frazione di millesimo di secondo, che permettono la ripresa solamente di
oggetti in movimento relativamente lento. Le riprese ultrarapide richiedono quindi l'impiego di
sorgenti che emettono lampi di luce particolarmente brevi e intensi senza l'impiego di otturatori,
oppure utilizzando otturatori speciali. Con questi sistemi si ottengono normalmente tempi di posa
dell'ordine del decimilionesimo di secondo e si possono raggiungere i 5 nanosecondi.
Utilizzando per l'illuminazione una serie di lampi di luce in rapida successione si ottiene sul
negativo una serie di immagini in posizione diversa. И questo il principio su cui si basa la f.
stroboscopica, utilizzata per l'analisi dei movimenti (v. anche stroboscopia).Fotografia scientifica: fotografia stereoscopica La f. riproduce gli oggetti su una superficie piana e l'illusione della profonditа и data
esclusivamente dalla prospettiva e dal chiaroscuro. И perт possibile riprodurre l'effetto della
visione binoculare osservando separatamente con i due occhi due immagini riprese da punti
posti a distanza pupillare. Le prime immagini stereoscopiche sono dei dagherrotipi del 1842.
Oggi la f. stereoscopica viene utilizzata prevalentemente per fini cartografici (v. anche
stereoscopia).Fotografia scientifica: la fotografia nell'infrarosso e ultraviolettoGli alogenuri d'argento possiedono una sensibilitа naturale che si estende nella zona
dell'ultravioletto ed и limitata solo dall'assorbimento dell'obiettivo, della gelatina e dell'aria. I
comuni obiettivi fotografici trasmettono l'ultravioletto fino a ca. 320 nm, limite oltre il quale
occorre usare obiettivi con lenti in quarzo o fluorite, che trasmettono fino a ca. 120 nm. Peraltro,
al di sotto dei 200 nm diviene sensibile l'assorbimento dell'aria, per cui occorre operare in
atmosfera d'azoto o, meglio, nel vuoto. Per evitare la perdita di sensibilitа dovuta
all'assorbimento della gelatina, si usano emulsioni con concentrazione di bromuro d'argento
molto elevata. Oltre che per la ripresa diretta di immagini, la radiazione ultravioletta viene
spesso impiegata per eccitare la fluorescenza degli oggetti da fotografare nel campo del visibile.
In questo caso si antepone all'obiettivo un filtro che blocchi la radiazione ultravioletta riflessa dal
soggetto trasmettendo invece la fluorescenza visibile. La ripresa viene effettuata con un comune
materiale in bianco e nero o, piщ spesso, a colori, a causa della vivacitа dei colori di
fluorescenza. All'altra estremitа dello spettro visibile, la radiazione infrarossa non viene
assorbita dagli alogenuri d'argento e non и quindi in grado di impressionare le emulsioni
fotografiche. Particolari sensibilizzatori cromatici possono perт rendere sensibili i materiali
fotografici anche alla radiazione infrarossa fino a ca. 850 nm. L'impiego di filtri particolari
consente di limitare la trasmissione della radiazione visibile, cui il bromuro d'argento и
sensibile, fino a eliminarla completamente con l'impiego di filtri neri. Da qualche tempo sono in
uso materiali a colori con uno strato sensibile all'infrarosso, registrato con un colore
convenzionale. Le riprese nell'infrarosso e nell'ultravioletto interessano principalmente i campi
dell'astrofisica, spettroscopia, mineralogia, criminologia, storia dell'arte, biologia, medicina,
prospezione aerea del suolo.Fotografia scientifica: la fotografia aerea e orbitaleLa f. aerea и la tecnica di indagine del terreno che si serve di macchine fotografiche installate a
bordo di aeromobili. Trova applicazioni nel campo della ricognizione archeologica, delle ricerche
geologiche, in agricoltura per ricavare informazioni sulla natura dei terreni e sull'estensione delle
colture, in campo militare per ottenere informazioni su obiettivi strategici. La f. orbitale
permette la ripresa di immagini da altezze molto superiori a quelle proprie della f. aerea, della
quale costituisce un'estensione, mediante apparecchi posti su veicoli spaziali in orbita intorno
alla Terra. Tra le sue varie applicazioni si ricordano le indagini meteorologiche, le ricerche
sull'inquinamento dei mari, sulle risorse della Terra, ecc.Fotografia scientifica: fotografia astronomicaConsiste nella registrazione fotografica delle immagini dei corpi celesti. Tale tecnica
presenta diversi vantaggi rispetto all'osservazione diretta perchй l'emulsione fotografica,
esposta per un tempo sufficientemente lungo, viene impressionata anche da radiazioni visibili di
intensitа troppo debole per poter essere percepite dall'occhio umano anche con l'aiuto di potenti
telescopi. Inoltre l'uso di emulsioni particolarmente sensibilizzate permette lo studio di corpi
celesti che emettono radiazioni comprese in zone dello spettro luminoso in corrispondenza delle
quali l'occhio umano non и sensibile.Fotografia come arte: il periodo degli ateliersLa scoperta della f. parve dover segnare la fine della pittura. Molti pittori trasformarono infatti i
loro studi in ateliers fotografici e gli stessi principali inventori della f. nutrivano precisi interessi
per la pittura, a conferma della tesi di Nadar, colui che per le sue immagini vellutate si vide
regalare il titolo di "Tiziano della f.", il quale scrisse che l'industria fotografica costituм il rifugio di
pittori mancati e pigri. Lo stesso chimico J. N. Niиpce era interessato al perfezionamento della
litografia e cercava nella f. un mezzo per supplire alle sue deficienze come incisore. Daguerre
era un pittore e sperava che la f. lo sollevasse dalle fatiche necessarie per la realizzazione dei
quadri per il suo diorama. W. H. F. Talbot era un disegnatore dilettante, conscio dei suoi limiti,
che vedeva nella f. un mezzo per realizzare immagini decorose al posto dei disegni decisamente
sciatti che egli otteneva a mezzo di una camera oscura. In effetti le stesse limitazioni delle prime
tecniche fotografiche suggerivano naturalmente i campi di applicazione propri della pittura.
Solo pochi fotografi, la cui importanza venne riconosciuta molto piщ tardi, compresero le reali
possibilitа della f. come forma di documentazione. Ricordiamo i reportages sulla guerra di
Crimea di J. Robertson e R. Fenton, le immagini del conte P. Primoli sulle battaglie al tempo della
Repubblica Romana, quelle della guerra di Secessione di M. Brady e T. O'Sullivan, intorno agli
anni 1855 e 1870, e quelle di E. Atget, cronista della Parigi quotidiana. Fotografia come arte: la nascita del reportage modernoBisognт aspettare il periodo che sta tra le due guerre mondiali per assistere alla nascita del
grande reportage, portato a livelli di qualitа eccezionale da Robert Capa e poi da H. Cartier-
Bresson e D. Seymour, tutti fondatori (1947) dell'agenzia Magnum Photos, da W. Bischof, L.
Freed, D. Weiner, D. D. Duncan, ecc. In Italia, dove il citato Primoli, F. Negri, il pittore F. P.
Michetti e gli studi Alinari e Brogi avevano giа realizzato nell'Ottocento immagini di particolare
valore documentario, si sono distinti nel secolo attuale, con differenti approcci alla realtа, G.
Puccio e Randazzo, G. Pozzi Bellini, F. Patellani, B. Stefani, i neorealisti P. Portalupi e L.
Crocenzi, quindi - dagli anni Cinquanta - G. Berengo Gardin, P. Branzi, M. De Biasi, M.
Giacomelli, E. Turri, G. Niccolai, E. Rea, F. Roiter, A. Sansone e - dagli anni Sessanta - C. Cascio,
C. Colombo, G. Cozzi, C. Garruba, G. Lotti, U. Lucas, P. Merisio, U. Mulas, T. Nicolini, F. Pinna, E.
Sellerio, M. Jodice, ecc., ai quali si potranno aggiungere documentaristi come L. Pellegrini, F.
Quilici e S. Prato Previde. Fotografia come arte: i rapporti con le altre artiLa f. cominciт ad acquistare autonomia agli inizi del nostro secolo, mentre le polemiche sui
rapporti con l'arte, in seguito indagati con acutezza da W. Benjamin, erano vivacissime. In merito
alla diatriba, sempre attuale, una distinzione si puт fare tra la f. come strumento e la f. come
linguaggio. Nel primo caso si sfruttano in quanto tali le possibilitа di riproduzione meccanica
delle immagini, nel secondo queste stesse possibilitа vengono utilizzate a fini documentaristici
ed espressivi. Quindi da un lato si possono annoverare i processi di fotoriproduzione, utilizzati
nei settori piщ diversi, dalla fotomeccanica alla spettroscopia, dall'altro tutte le utilizzazioni della
f. per una descrizione, a diversi livelli di obiettivitа, di fenomeni scientifici, di avvenimenti, di
realtа sociali o di altri valori umani, figurativi e astratti. In opposizione ai concetti della foto
d'arte, con tutto il corollario dei trucchi di mestiere, operт agli inizi del secolo attuale A. Stieglitz,
capo del gruppo americano Photo-Secession, esaltando le riprese immediate con piccoli
apparecchi portatili alla ri cerca dell'illusione di realtа, cercando il cubismo nella natura (soggetti
disumanizzati, riproduzione del ritmo nella ripetizione di elementi base, sovrapposizioni, ecc.).
Dal canto suo il tedesco A. Renyer Patzsch, in polemica con le tesi della Photo-Secession
sostenne, parafrasando Spinoza, che la bellezza del mondo dipendeva dall'immaginazione
dell'uomo e quindi anche dalla scelta che l'obiettivo faceva del particolare. Una terza tesi veniva
proposta da A. G. Bragaglia, teorizzata nel volume Fotodinamismo futurista (1911), da fotografi
come l'americano A. Coburn, lo svizzero C. Schad, l'ungherese L. Moholy-Nagy (del Bauhaus), lo
statunitense Man Ray, l'italiano L. Veronesi che, proclamando l'importanza essenziale della
"ricerca" riaffermavano o giungevano all'astrattismo. Fu questo il punto di partenza di ogni
avventura e sperimentazione fotografica successiva, testimoniate dall'attivitа di gruppi come
Fotoform (1949), dalle foto di movimento di Gjon Mili, dalla scuola della candid photography e da
tutti gli sperimentatori fluttuanti dalla ricerca del vero alla sensazione, dal documento alla
realizzazione d'arte. Un cenno meritano le f. di moda e di pubblicitа, che adattano alle specifiche
funzioni il patrimonio finora acquisito, trasfondendo nell'immagine, con la suggestione creativa, il
potere o la ricerca della persuasione. DirittoIl diritto d'autore considera f. ai fini della tutela relativa "le immagini di persone o di aspetti,
elementi o fatti della vita naturale e sociale ottenute col procedimento fotografico o con processo
analogo". Spetta al fotografo, salvo deroghe relative ai ritratti fotografici, il diritto esclusivo di
riproduzione, diffusione e vendita. Tuttavia se l'opera и stata ottenuta nel corso e
nell'adempimento di un contratto d'impiego o di lavoro, il diritto esclusivo spetta al datore di
lavoro. La durata del diritto sulla f. и di venti anni.
BibliografiaB. Newhall, L'immagine latente, Bologna, 1969; W. Settimelli, Storia avventurosa della fotografia,
Roma, 1969; H. M. Brandt, Fotografia all'infrarosso e all'ultravioletto, Milano, 1970; G. Turroni,
Guida alla critica fotografica, Milano, 1971; V. Bassetti, Vi insegno a fotografare, Milano, 1990.
Per il cinema: G. Toland, Collaborazione fra regista e operatore, in "Cinema", 2, Milano, 1948;
A. Golovnja, La luce nell'arte dell'operatore, Roma, 1952; M. Bernardo, G. Blumthaler, I trucchi e
gli effetti speciali cinematografici. Manuale di pratica cinematografica, Roma, 1990. Per l'arte:
L. Vitali, La fotografia e i pittori, Firenze, 1960; A. Sharf, Art and Photography, Londra, 1969; U.
Mulas, La fotografia, Torino, 1973; A. Steiner, Fotografia. Ricerca-Progetto, Bari, 1990.

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