L'Europa delle Monarchie Nazionali

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Testo

L’EUROPA DELLE MONARCHIE NAZIONALI
LA FINE DELL’UNIVERALISMO POLITICO
Fino al XIII secolo gli europei avevano pensato a se stessi come parte di una grande società. La cristianità medievale faceva convivere il particolarismo con l’universalismo: da una parte l’unità della cristianità nell’impero e nel papato, dall’altra la frammentazione del potere politico, lo sbriciolamento dei sistemi giuridici nella miriade di consuetudini locali.
Alla fine del 1310 Enrico venne in Italia con l’intenzione di assumere la doppia corona di re e imperatore. Enrico arrivò a Roma in mezzo a mille difficoltà, fu incoronato in una cerimonia priva di magnificenza simbolica e morì nell’estate del 1313 di malaria.
Negli anni 1310-13 anche il papato aveva perduto il suo valore universale; i pontefici risiedevano abitualmente ad Avignone sino al 1377, dando l’impressione di essere sottomessi al re di Francia. Clemente V, il primo papa avignonese, si era fatto coinvolgere nel processo di Filippo il Bello contro i templari che si videro accusati di simonia, pratiche magiche e omosessualità. Fra il 1307 e il 1310 l’ordine dei templari venne smantellato in tutta Europa e nel 1312 fu sciolto dal papa. Il successore di Clemente V, Giovanni XXII condannò cm eretiche le dottrine dall’ala pauperista dei francescani e fece del papato avignonese un centro di raccolta delle decime di tutta la cristianità. La chiesa era ormai lontana in modo irrecuperabile dallo spirito della riforma. Il ritorno del papa a Roma era visto come una condizione preliminare di ogni tentativo di purificazione della chiesa; solo dopo il 1350 i papi cominciarono a prendere in considerazione questa possibilità. Il ritorno del papa a Roma poteva coprire un vuoto politico e ricostruire un vero Stato della Chiesa, ponendo fine all’anarchia delle signorie locali.
Il papa Gregorio XI ristabilì nel 1377 il ruolo di Roma come Santa Sede, ma alla sua morte, nel 1378, il conclave elesse pontefice un vescovo italiano e i cardinali francesi elessero un secondo papa ad Avignone. Questo provocò un grande scandalo, infatti c’erano due papi e due collegi cardinalizi, ma nessuna giustificazione religiosa per questo scisma che durerà sino al 1417.
Gli uomini cominciarono a pensare che la comunità cristiana dovesse essere retta da un organo incorrotto, il concilio. Quindi nel 1409 si riunì un concilio a Pisa che elesse il nuovo papa della riconciliazione, ma nessuno degli altri due accetto le decisioni del concilio e si ebbero tre papi. Ma nel 1414fu convocato un nuovo concilio a Costanza con il quale si arrivo all’elezione di Martino V, che dovette promettere che avrebbe governato insieme al concilio.
Quando il concilio di Costanza si sciolse nel 1418, l’unità e la pace della cristianità non erano state raggiunte. Già prima dell’inizio dello scisma, John Wycliffe aveva detto che la Chiesa non era un elemento essenziale della vita del cristiano e che l’essenza della scelta cristiana era data da Cristo, dal Vangelo e dalla fede. La sostanza del suo pensiero giunse ai rivoltosi inglesi nel 1318, i quali rifiutavano la mediazione della chiesa tra Dio e gli uomini. La rivolta si svolse in Boemia, dove nel 1415 Jan Hus fu invitato al concilio di Costanza dove venne condannato. Questo avvenimento trasformò il movimento religioso in un fatto politico e sociale: i Boemi si ribellarono contro l’imperatore e contro la chiesa; gli Hussiti chiesero la completa abolizione della proprietà ecclesiastica. Però, già dal 1431 la maggioranza dei Boemi accettò un compromesso che assicurava alcuni privilegi alla loro chiesa.
Nel 1431 il papa Eugenio IV aveva convocato un nuovo concilio a Basilea provocando un nuovo scisma. Però nel 1449 l’antipapa si dimise e si ebbe un nuovo papa Niccolò V.
Nel 1430-50 si affermò l’idea che il papa fosse una sorta di presidente di una confederazione di chiese nazionali. La chiesa universale era veramente fallita, e si era creata in Francia la chiesa Gallicana, in Inghilterra quella Anglicana e in Spagna si sviluppò il Cattolicesimo.
LA GUERRA DEI 100 ANNI
La guerra tra Inghilterra e Francia, dichiarata il 1° novembre 1337 da Edoardo III durò fino al 1453. La prima fase fu favorevole a Edoardo III: gli arcieri inglesi massacrarono prima nella battaglia di Crecy, poi in quella di Poitiers la cavalleria feudale francese. A Poitiers venne fatto prigioniero il re francese Giovanni II il Buono e il trattato di pace del 1360 stabilì la sovranità degli inglesi sulla Francia sudoccidentale.
La guerra riprese nel 1369 e questa volta i francesi evitarono lo scontro in campo aperto ripiegando in basi fortificate. La Francia si venne a trovare provvisoriamente in una situazione di vantaggio, nel 1392 il re Carlo VI mostrò segni di pazzia. La tensione fra le varie fazione nobiliari crebbe continuamente, fino allo scoppio di una guerra civile.
Nel 1363 il re Giovanni il Buono aveva creato un grande feudo per il figlio Filippo l’Ardito. Questo gesto andava nella direzione opposta a quella del re Filippo IV, che voleva distruggere ogni traccia di feudalesimo. Attraverso una politica matrimoniale Filippo l’Ardito, Giovanni senza Paura e Filippo il Buono crearono uno Stato senza continuità territoriale.
Giovanni senza Paura era stato il principale responsabile della guerra civile, facendo assassinare nel 1407 il capo delle fazioni avverse. Borgognoni da una parte e Armagnacchi dall’altra condussero la guerra civile. Si arrivò alla pace di Troyes nel1420: Enrico V d’Inghilterra sposò una principessa francese. Il figlio di Enrico V fu nominato re di Francia e tutta la parte settentrionale e occidentale divenne possesso inglese.
Giovanna d’Arco sollevò le folle con motivazioni religiose contro gli inglesi.
L’ORIGINE DELLE DINASTIE MODERNE IN EUROPA OCCIDENTALE
La sconfitta inglese era stata resa possibile anche dalla riconciliazione fra Carlo VII di Francia e Filippo il Buono di Borgogna; a guerra finita il ducato di Borgogna passò a Carlo il Temerario e l’ipotesi di un’espansione apparve molto prossima e concreta. Carlo doveva cercare di distruggere le Friande e conquistare l’Alsazia e la Lorena; entrambi gli obiettivi sembrarono raggiunti nel 1476, ma Carlo volle conquistare anche la Svizzera e fu sconfitto prima a Morat nel 1476, poi nel 1477a Nancy dove morì. Nancy segnò una svolta radicale dopo la quale la fanteria divenne la base degli eserciti.
La fine vittoriosa della guerra dei 100 anni si era prolungata per la Francia sino alla sconfitta del ducato di Borgogna; per l’Inghilterra il dopoguerra fu un periodo di crisi dinastica e guerre civili. Nel 1453 il re Enrico VI cominciò a dare segni di squilibrio e, intorno a questo re folle si sviluppò la guerra delle due rose tra Lancaster e York. Quando la guerra terminò l’aristocrazia feudale era quasi scomparsa. Si era affermata una nuova dinastia, quella dei Tudor. Enrico VII poté così raccogliere i frutti dell’eliminazione dei poteri feudali e procedere alla costruzione di uno stato alla pari di quello francese di Luigi XI.
Rivolte contadine, pestilenze e guerre civili segnarono anche il tramonto del medioevo nella penisola iberica. La penisola iberica aveva nel XIV secolo tre dinastie principali, quella portoghese, quella di Castiglia e quella d’Aragogna. La guerra civile si aprì nel 1350. Nel 1383-85 una vera rivoluzione antifeudale portò al potere la nuova dinastia di Giovanni I d’Avis.
Solo il Portogallo uscì rapidamente dalle lunghe guerre civili iberiche e, dopo il 1470 si può vedere in Castiglia e in Aragona un consolidamento dinastico decisivo e un reale avvio alla creazione delle strutture statali.
L’ITALIA DEGLI STATI REGIONALI
La prima fase dei regimi signorili italiani non si dimostrò particolarmente vitale. Quei regimi non durarono e verso la fine del 200 prese il sopravvento una diversa tendenza, quella della formazione di comuni popolari dominati dalle borghesie mercantili e dalle organizzazioni corporative. La linea di sviluppo più duratura fu piuttosto la terza, inizialmente rappresentata soprattutto da Venezia: la chiusura oligarchica delle repubbliche sulla base di istituzioni che lasciavano l’accesso alle cariche pubbliche a un numero limitato di famiglie che evolvevano verso la tipologia sociale del patriziato urbano.
Nel corso del XIV secolo tornarono le signorie politiche. Gli stati cittadini avevano anticipato di un buon secolo le forme poi assunte dagli stati nazionali, ma la costituzione di stati regionali si dimostrò un’operazione complessa. Le nuove signorie del 300 appaiono come un modo per uscire dal quadro delle istituzioni cittadini, troppo perfette e rigide per dissolversi in un quadro regionale: i nuovi poteri avviarono la creazione di forme che sembravano più adatte a diluire i nuclei del particolarismo comunale.
La spinta più importante al coordinamento regionale partì da Milano: le famiglie che prevalsero mantennero la signoria di Milano dapprima in forme giuridiche compatibili con i vecchi ordinamenti comunali, poi imponendo il proprio potere. Il dominio era tuttavia instabile e si dovette ripartire dal nucleo più solido della Lombardia.
Una novità fu allora rappresentata da Venezia che cominciò a preoccuparsi della conquista della “terra ferma” veneta. A capo della repubblica c’era un ristretto numero di famiglie, quindi Venezia sembrava più adatta rispetto a Milano per costruire una struttura statale regionale.
Alla fine del 200 si stabilì a Firenze un regime antiaristocratico fondato sulla partecipazione al governo di mercanti e artigiani. Però neanche lo stato di Firenze riuscì a creare una vera fusione regionale fra tutte le città assoggettate.
Le altre regioni dell’Italia centrale erano soggette teoricamente alla doppia sovranità del papa e dell’imperatore, ma l’imperatore non aveva più nessun peso in Italia e il papa era troppo occupato per concretizzare le sue pretese di sovranità. Quindi Roma fu, nel 300, preda delle lotte fra le grandi famiglie e, alla fine del secolo, lo Stato della Chiesa era quasi formato.
L’ITALIA DELL’EQUILIBRIO
Accanto ai quattro principali stati regionale esisteva il regno di Sicilia. Contemporaneamente nel regno di Napoli si alternavano periodi di espansionismo e altri di calma. Alla fine fu la dinastia dei sovrani d’Aragona, che già possedeva la Sicilia e la Sardegna a impossessarsi del regno di Napoli nel 1442.
L’Italia del 400 aveva cinque stati maggiori, continuamente impegnati in guerre di espansione gli uni con gli altri, con alleanze instabili, con spese militari sempre crescenti e l’uso di truppe mercenarie.
A partire dal 1454 l’equilibrio fino a quel momento ottenuto attraverso guerre e alleanze fu affidato alla diplomazia.

Esempio



  


  1. Silvia

    Le Monarchie Nazionali e le Nuove Frontiere Dell'Europa