L'era di Napoleone Bonaparte

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Testo

LA FRANCIA E L’EUROPA DAL DIRETTORIO A NAPOLEONE

Dopo termidoro, rovesciata la dittatura di Robespierre, emerse l’esigenza di creare uno Stato forte che rendesse possibile il consolidamento delle vittorie contro il feudalesimo. Uno Stato forte avrebbe realizzato il grande disegno borghese; con la Costituzione dell’anno III si organizzò un sistema politico capace di battersi su due fronti: contro la destra monarchica e contro la democrazia giacobina. La costituzione aveva affidato il governo ai notabili (5 saggi).
Il problema fondamentale del direttorio rimaneva la guerra, le sue battaglie suscitavano tra la popolazione adesioni alla rivoluzione. All’inizio del ’96 il direttorio progettò una grande offensiva contro gli Asburgo.
L’esercito era la roccaforte della tradizione giacobina e la guerra era vista come una missione da compiere per liberare i popoli.
Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio nel 1769 da una famiglia di piccola nobiltà e divenne ufficiale di artiglieria. Accostatosi ai Giacobini ebbe l’incarico di strappare Tolosa ai federalisti e grazie a ciò fu promosso generale; successivamente gli fu affidata la difesa armata del Direttorio e il succeso gli assicurò il comando dell’armata che doveva operare in Italia.
La campagna d’Italia iniziò con la vittoria sulle truppe sabaude e questa costrinse V.Amedeo III a cedere alla Francia Nizza e Savoia ed ad aprire le porte del paese ai francesi. Liberatosi dei Savoia, Bonaparte affrontò gli Austriaci, costringendoli ad abbandonare Milano ed a rifugiarsi a Mantova. Si rivolse poi contro i piccoli Stati dell’Italia settentrionale e centrale che dovettero sottostare alle sue leggi. Il 19 Febbraio 1797 il papa fu costretto ad accettare col trattato di Tolentino, lo stato di neutralità e con questo fatto si chiudeva la prima fase della campagna. La controffensiva austriaca fu soppressa infatti essi fuggirono nella Repubblica veneta dove Bonaparte li inseguì facendo in tal modo cadere la Repubblica di Venezia.
Le vittorie di Bonaparte sugli Austriaci produssero nella struttura dell’Italia un vero terremoto. Scomparvero Stati secolari, antichi confini furono cancellati. Non mancarono segni di consenso, ma le speranze andarono ben presto deluse di fronte alla spietata condotta di guerra dei liberatori. Le prime repubbliche sorsero sotto l’impulso di Bonaparte che, perseguendo un proprio disegno, intendeva crearsi in Italia un potere personale. Sotto il suo patronato sorse l’Amministrazione generale della Lombardia, un organismo indipendente dai Francesi. Si costituì a Reggio un governo provvisorio che armò un proprio esercito ed ospitò un’assemblea rappresentativa che espresse le prime testimonianze nazionali unitarie. Successivamente Napoleone sconfisse la resistenza austriaca e si impadronì del valico di Tarvisio e penetrò in Austria, puntando su Vienna. La diplomazia asburgica lo fermò contrattando la “cessione” del Belgio in cambio della spartizione della Valle padana. Napoleone il 17 ottobre 1797 stipulò il Trattato di Campoformio e rese pubblici i risultati delle sue trattative con l’Austria. Il 27 luglio unificò i territori delle repubbliche Transpadana e Cispadana e diede vita alla Repubblica cisalpina.
Sono stati proposti due modelli dell’espansione rivoluzionaria. Il primo è rappresentato da quegli Stati nei quali i movimenti patriottici avevano possibilità di conseguire il potere (Paesi Bassi, Svizzera e alcune zone italiane); il secondo è quello degli Stati nei quali solo la conquista francese poteva imporre la Rivoluzione (Italia centro-meridionale, Spagna e Germania). Grazie al Trattato di Campoformio i Paesi Bassi divennero la Repubblica batava. Nel 1798 la Svizzera divenne la Repubblica elvetica e fu annessa alla Francia. Successivamente sorgeranno la Repubblica romana e la Repubblica napoletana.
Gli equilibri concordati a Campoformio crollavano e le potenze si unirono nella Seconda coalizione. All’Inghilterra, all’Austria e alla Russia si unirono la Turchia e il regno di Napoli. Nei primi mesi del 1799 il controllo francese della penisola era ormai completo, ma gli Austro-Russi della seconda coalizione riuscirono a battere ripetutamente i Francesi e a stabilire in Italia quello che fu detto il loro “interregno”.
Nella Repubblica cisalpina si manifestò una vivace attività intellettuale e politica che interessò strati anche profondi dell’opinione. Vi fu una agguerrita opposizione nei confronti della Francia e per questo motivo i Francesi chiusero i clubs e censurarono la stampa e in questo modo giunsero ad emarginare dalla politica i protestanti. Anche a Roma la Repubblica fu appoggiata dai Francesi e per questo il papa abbandonò la città. La Costituzione accettata dai Romani fu quella francese dell’anno III.
Un’ esperienza breve ma fulgida fu quella della Repubblica napoletana che fu sostenuta da nomi importanti . Abbandonata dai Francesi essa cercò di resistere da sola all’offensiva della coalizione. Purtroppo i suoi sforzi furono vani e alla notizia che le forze francesi erano state sconfitte nell’Italia settentrionale anche Napoli dovette piegarsi. I patrioti napoletani si erano schierati con la Francia perché vedevano in essa la speranza del futuro, ma la loro azione risultò lenta e inefficace.
La differenza fondamentale tra il Giacobinismo francese e quello italiano risiede nel fatto che in Francia esso aveva trovato un’alleanza tra la borghesia e la popolazione mentre in Italia ciò non avvenne.
L’obbiettivo principale della Francia era il predominio del Mediterraneo, per far ciò bisognava conquistare l’Egitto; questa impresa fu affidata a Napoleone Bonaparte.Nel corso della navigazione conquistò Malta e sconfisse i Mamelucchi, ma pochi giorni dopo la flotta inglese distrusse quella francese vanificando il progetto francese.
Le disfatte militari rivelarono la debolezza del Direttorio e ne provocarono la fine. Per sopperire ad un vuoto politico si ricorse ad un colpo di stato: Napoleone abbandonò il suo esercito e nell’ottobre del ’99 ricomparve a Parigi. Da quel giorno iniziò il dominio personale di Bonaparte; la nuova costituzione dell’anno VIII assegnò il potere esecutivo ad un consolato, mentre il potere legislativo fu ad appannaggio della borghesia. Il potere politico scaturiva dall’alto, dalla volontà dell’esecutivo. Si poneva, inoltre, fine alle autonomie locali e si tornava al sistema autoritario ed accentrato.
Il primo anno del nuovo secolo fu segnato da due grandi vittorie del Primo console e delle armi francesi che sconfissero gli Austriaci. L’assetto europeo venne ratificato nel 1801 con il Trattato di Lunéville. Nel marzo del 1802, vi è poi la Pace di Amiens stipulata con l’Inghilterra che durò solo 13 mesi.
Il 16 luglio 1801 Bonaparte concluse il Concordato con la Santa Sede grazie al quale la Francia riconosceva che il Cattolicesimo era la religione della maggioranza dei cittadini e s’impegnava a rispettarne le manifestazioni del culto. Napoleone ottenne che il clero parrocchiale giurasse fedeltà alla Repubblica. Ma la promulgazione da parte di Napoleone degli Articoli organici, che ribadivano i diritti dello Stato, fece pensare al pontefice di essere stato ingannato e costituirono la premessa di quella rottura con Bonaparte che si manifesterà nel 1809. La pacificazione che Napoleone offriva ai Francesi passava anche attraverso il soffocamento della lotta politica e la riduzione al silenzio delle opposizioni. Napoleone era turbato dalla lontana presenza di Luigi XVIII che continuava a dichiararsi il legittimo re dei Francesi; per questo motivo avviò il processo che terminò con la proclamazione di Bonaparte a imperatore di Francia. La cerimonia dell’incoronazione si tenne il 2 dicembre 1804 a Notre-Dame. La costituzione dell’anno XII (1804) accentuò il potere dell’esecutivo e ridusse a semplice parvenza le funzioni del legislativo. La Costituzione aveva elevato i fratelli di Napoleone al rango di principi.
Napoleone inseguì il suo sogno di grandezza scontrandosi con gli Stati del centro e del nord del continente. Egli entrò a Vienna e stipulò con l’Austria la Pace di Presburgo (1805). Padrone ormai dell’Europa occidentale “cancellò” la struttura politica della Germania e fece nascere la Confederazione del Reno. La Prussia tentò di vendicare il popolo germanico, ma fu sconfitta e i francesi entrarono a Berlino. In Novembre Napoleone emanò decreto che imponeva il blocco economico contro la Gran Bretagna e successivamente procedette verso est occupando Varsavia e sconfiggendo i Prussiani ed i Russi. Bonaparte si incontrò con l’imperatore russo il 7 luglio e le loro decisioni furono seguite da un trattato con il quale si puniva la Prussia e la Polonia. Francia e Russia si impegnavano in una alleanza che prevedeva la possibilità di operazioni militari comuni contro l’Inghilterra.
Tra il 1806 e il 1807 Napoleone maturò due decisioni che avrebbero contribuito in modo decisivo alla fine del suo dominio: l’occupazione della penisola iberica e l’intensificazione del blocco economico contro l’Inghilterra. Dopo aver aiutato il re di Spagna a conquistare il Portogallo lo convocò e lo costrinse a lasciare il regno nelle mani di suo fratello Giuseppe Bonaparte. Gli Spagnoli si sentirono traditi e per questo motivo insorsero contro i Francesi. La seconda decisione di rivelò un errore perché provocò proteste tra gli stati vassalli e malcontento nelle banche.
Nel 1808 i rapporti tra Napoleone e il papa continuarono a peggiorare fino ad arrivare alla scomunica di Napoleone e l’arresto del pontefice che fu condotto prigioniero in Francia. In questo modo vi fu un’insurrezione in tutta l’Europa da parte dei cattolici. Le prime testimonianze di una trasformazione vennero dalla Prussia che nel 1807 cancellò i privilegi feudali, la servitù contadina e le discriminazioni contro gli ebrei; creò dei ceti di piccoli proprietari e riorganizzò l’esercito. Nel 1809 l’Austria attaccò i Francesi, ma venne sconfitta e Napoleone entrò vittorioso a Vienna. Le sue vittorie, però, non erano più così nette e per questo decise di divorziare dall’imperatrice “laica” Giuseppina e di sposare Maria Luisa d’Asburgo, figlia dell’imperatore Francesco, in modo da poter avere un erede.
I temi di un dissenso più o meno esplicito si possono cogliere nel movimento letterario e filosofico del Romanticismo. Contro il razionalismo francese i romantici tedeschi riscoprirono i valori del sentimento e dell’immaginazione; contro il cosmopolitismo dei Lumi rivendicano i caratteri peculiari d’ogni singolo popolo.
Da questo momento la lotta contro i Francesi cambia carattere: in Spagna essi si trovano a dover affrontare non più eserciti mercenari, ma l’ostilità delle popolazioni.
In Spagna la guerra fu condotta senza pietà da entrambe le parti; non tutti gli Spagnoli parteciparono a questa crociata, una frazione della borghesia (afrancesados)
sostennero i Francesi, mentre un’altra piccola élite liberale si schierò con i patrioti.
Questa élite liberale riuscì a strappare al monarca e alla Giunta la convocazione delle Cortes dalle quali uscì la Costituzione (1812) che fu detta di Cadice. Essa, però, fu subito contrastata dall’aristocrazia e dalla popolazione e per questo Ferdinando, appena ricuperato il trono, decise di cancellarla.
Gli accordi tra Francesi e Russi andavano deteriorandosi perché il blocco economico danneggiava il mercato russo, la fondazione del granducato di Varsavia aveva invaso la sfera dello zar e l’intervento Francese in Svezia metteva in pericolo l’egemonia russa sul baltico. Il 24 giugno 1812, 600mila uomini penetrarono nel territorio russo, ma l’esercito zarista si ritirò lasciando ai Francesi solo terra bruciata. Isolata nella pianura russa la Grande Armée perse di giorno in giorno la propria capacità offensiva; a Borodino il generale russo tentò di contrastare la marcia francese senza riuscirvi e in questo modo il 14 Settembre Napoleone entrò a Mosca. Egli si aspettava la resa, ma invece giunse il terribile inverno russo che decimò le truppe e lo costrinse alla resa.
Nel successivo bollettino Napoleone non si dichiarava ancora sconfitto perché contava sulla fedeltà degli alleati che però venne meno. La Germania intera si sollevò contro i Francesi. Inghilterra, Russia e Prussia formarono il nucleo di una nuova coalizione e quando a questa aderì anche l’Austria, un cerchio mortale si chiuse intorno a Napoleone. Nella grande battaglia di Lipsia (ottobre 1813) Napoleone fu sconfitto sul campo e dovette allontanare dal governo i collaboratori sino allora più fidati. Il 31 marzo 1814 lo zar entrò a Parigi e Napoleone fu costretto ad abdicare; egli firmò l’atto che avallava la restaurazione della monarchia nella persona di Luigi XVIII.

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