Intervista a Erasmo da Rotterdam

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Categoria:Storia

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Testo

INTERVISTA AD ERASMO DA ROTTERDAM

Nome?
Il mio vero nome è Geert Geertsz, che ho successivamente cambiato in Desiderius Erasmus. Voi mi conoscete però come Erasmo da Rotterdam.
Dove e quando è nato?
Sono nato nel 1466 a Rotterdam anche se qualcuno sostiene che questa data non sia quella esatta.
Cosa può dirci riguardo la sua famiglia?
Sfortunatamente sono rimasto orfano in tenera età di entrambi i genitori, probabilmente ero il figlio illegittimo di un sacerdote.
Furono quindi i suoi tutori ad occuparsi della sua educazione?
Sì, inizialmente ho studiato a Deventer in seguito, all’età di 12 anni, sono entrato nel convento agostiniano di Emmaus, forse più noto come convento di Steyn. Qui ho potuto acquisire un’erudizione classica e i primi rudimenti critici grazie alla lettura delle opere dell’umanista italiano Lorenzo Valla.
Quando venne ordinato sacerdote?
Sono stato ordinato sacerdote nel 1492, ma non ho saputo adattarmi alla vita del chiostro dal quale sono uscito per diventare segretario del vescovo di Cambrai, Enrico di Bergen.
La sua era stata una vocazione obbligata in qualche modo dai suoi tutori, si sentiva adatto alla vita religiosa?
Assolutamente no, infatti, ho chiesto e ottenuto la dispensa papale dai voti monastici, rimango in ogni caso fedele al ministero sacerdotale. Papa Paolo III mi ha dato la possibilità di vestire la porpora cardinalizia, ma ho rifiutato.
A causa del suo incarico presso il vescovo di Cambrai, dovette viaggiare molto. Quali furono le mete dei suoi viaggi?
Dal 1494 al 1499 sono rimasto in Francia, soprattutto a Parigi e Orleans, poi mi sono trasferito in Inghilterra, dove ho vissuto per un anno. Durante il mio soggiorno britannico sono stato ospite di lord Mountjoy e ho intrecciato rapporti con l’ambiente umanistico, in particolar modo con John Colet e Tommaso Moro. Ritornato nel continente ho ripreso a viaggiare e nel 1502 mi sono recato a Lovanio, una città del Belgio situata nella provincia del Brabante, dove ho stretto amicizia con il teologo Jan Vitrier. Nel 1505 ho passato un breve soggiorno nuovamente in Inghilterra e poi sono partito alla volta dell’Italia per rimanervi 3 anni. Mi sono recato a Cambridge, sempre in Inghilterra, dove ho insegnato teologia e greco all’università. Nel 1514, sollecitato da Froben, il mio editore, mi sono ristabilito a Basilea. In questi ultimi anni ho fatto la spola fra Basilea e altre città dei Paesi Bassi.
Il suo viaggio in Italia ha aumentato la sua fama?
Quando ho lasciato l’Italia la mia fama era grandissima, grazie anche alla mia laurea in teologia conseguita a Torino, alla pubblicazione a Venezia della mai opera “Adagia”, una raccolta di sentenze, proverbi, motti dedotti dalla tradizione classica soprattutto latina. Il viaggio in Italia mi ispirò per scrivere, al mio ritorno in Inghilterra, la mia opera più nota: “Elogio della follia”.
Ci parli di quest’opera.
“Elogio della follia” era una satira sferzante della presunzione teologica e scolastica, della scandalosa immortalità del clero, dell’indegnità della curia. La scrissi nel 1509 in Inghilterra e la dedicai a Tommaso Moro.
Quali sono le sue opere maggiori e di che cosa trattano?
Nel 1502 ho pubblicato “Enchiridion militis christiani”, in quest’opera, con vena polemica, affermo che per un vero cristiano la fede deve avere un valore interiore, non formale. A Cambridge, oltre a comporre “Elogio della follia”, ho prodotto “Iulius exclusus e coelis”, una satira contro papa Giulio II. Fra le mie opere strettamente umanistiche vanno ricordate sicuramente “De recta latini graecique sermonis pronuntiatione” e “Ciceronianus”, che vennero pubblicati assieme nel 1528 e nei quali denuncio la povertà, stilistica e spirituale, del ciceronianismo. Ho lavorato a lungo al Nuovo Testamento pubblicando un’opera intitolata “Novum instrumentum” nel 1516; in quest’opera svelo la funzione delle humanae litterae nella lotta all’immortalità, agli abusi ecclesiastici, alle astruserie dogmatiche, all’ignoranza, all’intolleranza e alle imposture.
La funzione delle humanae litterae viene svelata anche in altre sue opere?
Sì, ne parlo in altre mi 2 opere: “Stultitiae laus” (1509) e “Colloquia familiaria” (1522).
Cosa pensa della Riforma Luterana?
Inizialmente ero favorevole alla Riforma Luterana, anch’io condannavo la corruzione e l’immortalità degli ecclesiastici, accusavo i teologi di perdersi in sottigliezze dottrinali che solo pochi potevano comprendere, ma ero contrario a una frattura della cristianità, che Lutero ha provocato con le sue idee riformatrici.
Lutero le ha mai chiesto di pronunciarsi a proposito della sua Riforma? E se sì, come rispose?
Sì, me lo chiese nel 1519, ma mi astenni.
Gli anni tra il 1519 e il 1522 furono tragici per lei e l’Umanesimo?
In quegli anni la Riforma denunciò alcune antitesi che sostenevano noi umanisti tentassimo di conciliare. Il cristianesimo protestante e il cristianesimo cattolico ci costrinsero a una scelta decisiva. Purtroppo commisi l’errore di esitare a scegliere, a causa della simpatia per alcuni aspetti dell’una e dell’altra parte e molti portano questa mia indecisione come segno di una crisi culturale.
Alla fine con chi scelse di stare?
Decisi di aderire al cristianesimo cattolico. La mia non è però stata una scelta teologica bensì di ripudio ad una rivolta che minacciava di travolgere i valori universali di concordia, di civiltà e di humanitas sui quali è basato l’umanesimo.
Ci fu un periodo in cui lei risultò polemico con Lutero?
Cinque anni dopo essermi astenuto dal pronunciarmi riguardo la Riforma, nel 1524, pubblicai “De libero arbitrio diatribe sive collatio” indirizzandolo a Lutero, il quale mi rispose con il “De servo arbitrio” e al quale io replicai con “Hyperaspistes” nel 1525.
Lei viene spesso considerato un precursore della Riforma, cosa ne pensa?
Io non sono sicuramente un riformatore religioso come lo sono Lutero o Calvino, sono semplicemente un uomo di lettere, un umanista che però condivide alcune idee sviluppate nella Riforma.
Non teme che i suoi scritti possano venire inseriti fra i libri proibiti in futuro?
(Nel concilio di Trento gli scritti di Erasmo verranno inclusi nell’indice dei libri proibiti)
Può succedere tranquillamente, ma credo che quando succederà io sarò già passato a miglior vita.
Un’ultima domanda, cosa pone a coronamento del suo ideale umanistico?
A coronamento del mio ideale umanistico pongo la tolleranza.
Ringraziamo Erasmo da Rotterdam per il tempo che ci ha dedicato e lo salutiamo.
Grazie a voi per aver voluto approfondire con me alcuni punti fondamentali dell’Umanesimo e conoscere il mio punto di vista riguardo la Riforma Luterana.

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