Il fascismo: giovani e gioventù

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Testo

Storia
“Il Fascismo”
Un esempio di stile di leaderschip caratterizzato dal clima autoritario è possibile riscontrarlo negli anni del fascismo in cui a partire dal 1925 in Italia ad opera di Benito Mussolini iniziò a consolidarsi la dittatura fascista; il progetto politico di Mussolini mirò alla fascistizzazione dello stato e della società civile, cioè alla subordinazione non solo delle istituzioni e dell’amministrazione pubblica, ma anche di tutte le forme della vita associata al potere fascista e alla sua ideologia. Il controllo del regime si estendeva anche alla scuola: occasione privilegiata per educare i giovani al fascismo.
Il 25 marzo 1927 l'allora ministro dell'istruzione Pietro Fedele dichiarava di voler "fascistizzare la scuola", la quale doveva in particolare educare la gioventù a "comprendere il fascismo" e a partecipare attivamente "al clima storico creato dalla rivoluzione fascista”. Per sottolineare questa volontà dello Stato di controllare ogni elemento della vita dei giovani, dopo qualche anno il Ministero della Pubblica Istruzione fu ribattezzato Ministero dell'Educazione nazionale, a cui veniva affidato anche il controllo dell’Organizzazione nazionale Balilla.
Nel febbraio del 1929 veniva imposto ai maestri elementari il giuramento di fedeltà al regime fascista, obbligo esteso poi anche agli insegnanti di scuole medie ed università. Nell'anno scolastico 1930-31 venivano adottati i libri di testo unico per tutte le scuole elementari italiane, scritti da una commissione costituita dal regime.
Il fascismo creò una serie di istituzioni rivolte ai giovani che raccoglievano tutti i ragazzi dai 6 ai 21 anni. Ad ognuno di essi veniva consegnato una tessera che recava scritto: .
I ragazzi indossavano la stessa uniforme e venivano suddivisi in squadre formate in base all'età. I più piccoli facevano parte dei figli della Lupa dai 6 agli 7 anni,l'animale che aveva nutrito Romolo e Remo, i fondatori di Roma per cui il fascismo ebbe un culto particolare. Sopra di loro c'erano i Balilla dagli 8 ai 15 anni, in memoria di un ragazzo che nel 1946 lanciò un sasso a Genova contro gli occupanti austriaci.
Gli altri gradini erano occupati dagli avanguardisti, dai 15 ai 18,dai giovani Fascisti e dai giovani Universitari, dai 18 ai 21. Anche per le fanciulle, piccole italiane e giovani italiane avevano gli stessi gradi, lo stesso inquadramento, lo stesso spirito di disciplina. Ma nell'educare le fanciulle italiane bisognava tener presente che esse erano destinate dal regime,una volta diventate adulte,a essere “madri e mogli esemplari”.
Queste organizzazioni svolgevano attività ricreative, ginniche, assistenziali: nel 1937, esse confluirono in un'unica organizzazione, la Gioventù italiana del Littorio (G.I.L), che contava otto milioni di aderenti.

"Giovinezza" era il titolo dell'inno ufficiale del fascismo. E il mito dei giovani e della giovinezza accompagnava ogni manifestazione del fascismo. I giovani erano il futuro del fascismo che era esso stesso giovinezza e nei giovani il fascismo vedeva l'uomo nuovo da forgiare. Il fascismo attribuiva anche molta importanza alla preparazione fisica, occasione per rafforzare la salute e quindi la razza, per vivere collettivamente, per prepararsi ai sacrifici ed alla sofferenza, per essere sempre pronti ad affrontare la prova più alta: la guerra. Tutta l'organizzazione educativa del fascismo aveva infatti metodi e stili premilitari, inserendo i giovani in associazioni, gruppi, attività che li educassero in senso rigorosamente fascista. Il motto della Gil era una frase di Mussolini quanto significativa:"Credere,obbedire,combattere".
Il 16 giugno del 1935 nasceva il "sabato fascista". Il pomeriggio del sabato, dedicato solitamente al riposo e alle attività personali, doveva essere invece destinato all'addestramento, militare e politico, della nazione e quindi tutti i bambini ed i ragazzi inquadrati nella Gil dovevano partecipare alla ginnastica, agli addestramenti ed alle lezioni, che si tenevano in ogni paese.
“Figli della Lupa in parata”

Fulcro del fascismo italiano era Benito Mussolini, il duce. La sua immagine era in ogni aula.
I libri di scuola ne percorrevano la biografia, soffermandosi in particolare sui temi del duce fanciullo, già coerente, fin dall'infanzia, ai grandi temi del fascismo: forza, generosità, senso del dovere, fedeltà alle scelte, carriera brillante, passaggio dalla povertà iniziale alla posizione di massimo prestigio. I giovani, attraverso la scuola, le lezioni del sabato, i giornali imparavano ad "amarlo" perché, come recitava la propaganda, "Benito Mussolini ama molto i bambini. I bimbi d'Italia amano molto il duce".
La propaganda collegava sapientemente aspetti della biografia o del carattere del duce con altrettanti aspetti della storia o dell'ideologia del fascismo in un continuo rimandare dell'uno all'altro.
A partire dal 1938 anche l'Italia fascista aveva emesso leggi razziste che colpivano gli italiani di religione ebraica. I bambini ebrei furono allontanati dalla scuole pubbliche, agli adulti fu impedito di esercitare libere professioni. Tutti gli ebrei furono censiti e schedati, una schedatura che servì, dopo il 1943, ai fascisti della Repubblica sociale italiana ed ai tedeschi per arrestarli e deportarli nei campi di sterminio. Alcuni, per continuare a vivere, si rifugiarono subito all'estero, altri cercarono temporaneamente tranquillità nei piccoli paesi.
Tesi di diploma Storia

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