il castello nel medioevo

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Testo

La cinta muraria e la porta proteggono la città durante un assedio

La cerchia urbana è il primo elemento difensivo di una città, consiste in una muratura fortificata, di varia forma e spessore, che circonda l’abitato e consente eccezionali raggruppamenti di truppe al suo interno.
Rappresenta, inoltre, un elemento ornamentale in tempo di pace ed un valido strumento di salvaguardia in tempo di guerra, ma anche un impaccio per lo svolgimento della vita normale, in quanto se le porte di accesso alla città, distribuite lungo il suo perimetro, restano aperte a nulla giova la protezione offerta dalle sue mura, mentre se sono chiuse rendono l’abitato molto simile ad un carcere.

Origini ed evoluzione storica
Frequente nell’Europa e nell’Italia settentrionale piuttosto che in quella meridionale, la cerchia urbana ha varie origini ed una storia frammentaria che la vede, dopo i validi esempi antichi, decadere dal X al XII secolo, essere nuovamente reintrodotta nel XIII e XIV secolo, grazie allo sviluppo dei Comuni e alla loro progressiva trasformazione in Signorie, e giungere, infine, sino al pieno Rinascimento.
La presenza della cerchia urbana è attestata già nel corso del III e IV secolo, quando, di fronte alle ripetute penetrazioni barbariche, le città dell’Occidente romanizzato ancora efficienti e, soprattutto, ubicate in posizione strategica nel territorio, si dotano di questa prima ed imponente opera di fortificazione, assente, generalmente, solo laddove il ciclo vitale del centro si è ormai esaurito.
In età tardo antica un simile dispositivo di difesa risulta adottato in numerosi centri abitati (solitamente quelli in cui le fonti scritte accertano la presenza di una fortezza urbana anteriore almeno al X secolo) e mostra caratteristiche tecnico-materiche intimamente connesse sia alla tradizione costruttiva locale che, soprattutto, alle potenzialità politico-economiche offerte dal centro da proteggere.
Durante l’invasione longobarda la presenza di una cerchia urbana è ritenuta talmente necessaria da indurre i devastatori delle città che oppongono resistenza a cominciare i lavori di ricostruzione, a conquista avvenuta, proprio a partire da tale manufatto e a sottoporlo a continua ed accorta vigilanza.
All’inizio dell’XI secolo cerchia murate delimitano la maggior parte delle città italiane, rafforzate gradualmente in relazione alle lotte in cui vengono coinvolte, ma nel momento in cui il consolidamento delle prime istituzioni comunali porta alla conquista del contado, tra la fine del secolo e l’inizio del XII, la loro configurazione non appare più idonea a contenere la popolazione che affluisce dalle campagne e sorge la necessità di ampliare gli antichi circuiti per poter includere i sobborghi nati in periferia.Si assiste, dunque, alla trasformazione dei manufatti e dei procedimenti costruttivi molto modesti del primo Medioevo in opere fortificate in grado di garantire la sicurezza all'intero contado, mediante l'integrazione con una serie di torri o di campanili di sorveglianza che, in caso di avvistamento del nemico, vengono illuminati da uno o più falò di segnalazione.
La fine del ricorso alla cerchia urbana comincia nel XVI secolo con la cimatura delle torri tardomedievali o di quelle ancora visibili all'interno della città, troppo esposte al tiro, pericolose in caso di crollo e ormai inutili per dominare cortine murarie che nessuno tenta più di scavalcare senza averle prima sbrecciate con il fuoco, da lontano, o minate da sottoterra.
Caratteristiche costruttive
Dal punto di vista generale dell’architettura militare la cerchia urbana segue la stessa evoluzione tecnica dei castelli: simbolo dell’autonomia e della potenza cittadina appare bella in tempo di pace e necessaria in tempo di guerra e da essa dipende il successo o il declino del centro che ingloba e difende, ma salvo le dimensioni ripete, nei limiti consentiti dalla tipologia edilizia, la disposizione del castrum, dal quale trae ispirazione, e molto spesso si abbina ad un castello o ad una rocca.
Elemento comune di questo tipo di fortificazione, sviluppato prevalentemente in senso orizzontale, è la necessità di tempi lunghi e di grande tenacia per la sua costruzione, in quanto richiede, lungo tutto il perimetro, una larga fascia priva di costruzioni e coltivazioni, nella quale realizzare baluardi, cortine, fossato.htm - sigfossati ed altre opere difensive addizionali. A ciò vanno inoltre aggiunti i dispendiosi investimenti legati alla realizzazione dell’impianto iniziale e la non meno onerosa e necessaria manutenzione ordinaria, oltre al bisogno di garantire costantemente il suo presidio, in caso di pericolo, con un elevato numero di soldati effettivi non sempre facilmente reperibili.
Di conseguenza, ove la situazione lo consente, si preferisce restringere la difesa ad un recinto fortificato vicino all’abitato che, pur richiedendo altri sacrifici, riesce più semplice, pratico ed economico, ma, naturalmente, non altrettanto efficace, anche se si annoverano città importanti che non presentano una cerchia murata vera e propria ed altre che, pur avendola, non sono sempre sufficientemente al sicuro da attacchi nemici.
Ai primi secoli del Medioevo risalgono cerchia urbane realizzate con materiali di recupero o con grossi ciottoli di fiume variamente apparecchiati e non sempre ben legati da ricorsi di mattoni, spesso utilizzati soltanto per rinforzare gli spigoli della cortina muraria con la curiosa connessione a “dente di sega“ verticale incastrata nella massa centrale della muratura.
In età comunale, invece, le nuove mura nascono non solo sulla base di progetti studiati nel dettaglio e secondo criteri edificatori perfettamente rispondenti alle caratteristiche topografiche della città, ma anche in perfetta sintonia con il tessuto urbano esistente e con le aree occupate da edifici istituzionalmente più importanti, protetti da opere fortificatorie che assicurano lo sbarramento immediato delle vie tattiche principali. Durante la costruzione delle nuove mura si prevede persino, nei casi di emergenza, di sospendere i lavori in muratura e di allestire opere provvisorie di difesa in legno, utilizzando scorte accantonate in precedenza.
L’accesso al centro abitato è reso possibile dalle porte, realizzate, come nell’antichità, fra due torri che ne assicurano la difesa oppure ai piedi di alcune di esse (come Torresotto di San Vitale di Porta Piella a Bologna, Porta San Niccolò a Firenze, etc.), chiuse mediante un doppio ordine di cateratte e difese da caditoie soprastanti l’ingresso o dal rivellino, un’opera fortificata staccata che la protegge da urti e tiri frontali.
Il coronamento difensivo di torri e cortine è, a sua volta, assicurato dai merli, da ulteriori caditoie e dalle bertesche, oltre che da un “cammino di ronda” che corrisponde allo spessore del muro sottostante o che risulta, nel caso più semplice, di poco più ampio in quanto allargato con pochi corsi di mattoni a sbalzo verso l’interno o con maggiori sporgenze variamente ottenute.
è solo dopo le invasioni francesi dell’ultimo decennio del ’500 che le città si decidono a cimare le torri, abbassare le cortine, sopprimere merlature e caditoie, fasciare con scarpate la base delle mura, allargare i fossati difensivi ed applicare le prime opere bastionate e le cinte poligonali progettate dagli architetti militari, elementi, questi, in grado di contrastare solo con la loro contemporanea messa in opera l’offensiva indotta dalle nuove armi da fuoco.
Nel secolo successivo si tende, dunque, a spostare in avanti, verso il nemico, la fortificazione, per cui si cominciano a realizzare tracciati murari speciali atti a garantire il possesso di posizioni dominanti la città o strategicamente più importanti o, ancora, a presidiarne altre più lontane dalla cinta poligonale.
Origini ed evoluzione storica dell’utilizzo della porta
L'origine della porta (sempre nell'ambito difensivo) è antichissimo, tanto da poter essere considerato insito alla nascita stessa di una qualsiasi fortificazione di tipo "chiuso".
Dopo gli imponenti ed accurati prototipi messi a punto nelle difese di epoca pre-classica, in area sia mediorientale che mediterranea, si giunge, con l'Alto Medioevo, ad un utilizzo più specifico della porta come elemento di per sé munito grazie ad una serie di accorgimenti tecnici di supporto alla difesa passiva offerta dalla massa muraria. Tuttavia il livello raggiunto non è lo stesso degli esempi antichi, in quanto nelle case forti, nei castelli minori e nelle torri baronali il presidio è spesso scarso, la sorpresa facile e gli effetti disperati. Di conseguenza ci si limita, solitamente, a realizzare a notevole altezza una piccola apertura da utilizzare per introdurre rifornimenti con carrucole e alla quale accedere soltanto con scale a pioli lasciate poi cadere o portate all'interno in caso di pericolo.
Per sopperire alla limitatezza di tale soluzione difensiva, nella maggior parte dei castelli feudali dal XII al XIV secolo si entra, subito dopo la soglia, in un atrio spazioso con doppia chiusura a comparto stagno che, per mezzo di una seconda porta situata di fronte alla prima o spesso ad angolo con essa, immette nel vero e proprio cortile interno. Due o più caditoie praticate nella volta dell'atrio d'ingresso o su una sua parete laterale danno poi modo ai difensori di attaccare chi, eventualmente forzato l'accesso, comincia a svellere o a scardinare la seconda saracinesca.
La chiusura delle porte viene assicurata, come in età romana, da un doppio ordine di cateratte manovrabili da un locale protetto ricavato sopra l'ingresso e di norma staccato ed inaccessibile alle guardie che, così divise dal grosso delle forze, non possono accordarsi tra loro per tradire gli ordini. Molto spesso, infine, le due porte risultano notevolmente distanziate l'una dall'altra, consentendo così l'organizzazione migliore dell'uscita dei diversi gruppi di soldati, mentre particolari meccanismi combinati nell'atrio rendono le stesse porte apribili in due momenti separati, ma con un'unica manovra alternata, per garantire manualmente almeno una possibilità su due di sicurezza.
Caratteristiche costruttive
Parte delicata e molto curata delle mura di cinta, la porta è difesa da alte cortine e da anditi, è protetta, oltre al fossato, da opere esterne come i rivellini ed è munita di ponte levatoio.
La storia antica insegna che le porte di una qualsiasi fortificazione ne costituiscono il punto più debole e che per questo vanno protette o munendole con più valide difese piombanti (cioè dall'alto) e con adeguate torri laterali oppure, più semplicemente, collocandole in recessi delle mura opportunamente angolati tra loro, quando l'accesso non risulta condizionato da speciali passaggi obbligati sotto tiro.
Nel Medioevo si assiste ad un utilizzo diffuso delle porte, per ragioni legate ad un'arte bellica ancora abbastanza semplice e basata sull'assalto diretto.
La situazione più frequente è, tuttavia, la trasposizione pedissequa delle soluzioni utilizzate in edifici muniti di piccola dimensione in altri organismi di maggiore importanza, con conseguenti inevitabili pericoli, perché in questi l'esigenza principale da soddisfare è resistere a pressioni maggiori, continue, più articolate e meglio organizzate.
In questi casi si ricorre, quindi, ad angusti corridoi e porticine alte poco più di un metro, espedienti ottimi per rallentare ed arrestare l'avanzata degli attaccanti, costretti a muoversi incolonnati, ma altrettanto d'intralcio per gli stessi difensori, ostacolati nella corsa necessaria per rispondere ad inaspettati tentativi di breccia, nella possibilità di concentrare il fuoco dove maggiormente necessario e nell'accumulo dei materiali e proiettili necessari al combattimento.

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