I barbari

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Testo

i barbari

Originariamente, presso gli antichi Greci, il termine "barbari" (dal lat. barbari, gr. barbaroi, barbari) serviva semplicemente ad indicare quanti parlassero il greco con impaccio e senza speditezza, quasi "balbettando" (ed in effetti la parola greca "barbaros" и etimologicamente vicino al latino "balbus", balbuziente, e al sanscrito "barbaras", di uguale significato). Barbari erano soprattutto gli stranieri, ovviamente, ma la parola con cui li si definiva non aveva in sй alcun significato dispregiativo, anzi non esprimeva nessun giudizio di valore. I Romani consideravano barbari tutti i popoli nordoccidentali di stirpe germanica o celtica, almeno nella misura in cui essi non entravano a far parte della comunitа politica romana (perchй barbari non erano, per quanto ancora lontani dalla latinizzazione, i "provinciales", i sudditi liberi delle province). Non usano che raramente il termine "barbarus" quegli autori che vedono nella cultura e nei sistemi di vita di popoli estranei all'ambito romano-ellenistico qualche valore positivo ed autonomo. E non sono pochi coloro che sanno cogliere nel mondo dei barbari delle potenzialitа che mancano nell'ambito della civiltа classica. Questo non и ancora il caso di Cesare, che pure ci ha descritto con competenza di etnografo e non senza una punta d'ammirazione usi e costumi di Galli e Germani, ma giа Tacito, con la sua notissima opera Germania, mette implicitamente a paragone la nobiltа, la fierezza, il senso d'indipendenza e l'energia dei Germani con le doti troppo spesso opposte che il suo acuto pessimismo conservatore gli faceva individuare nell'ambito della Roma imperiale.
Si continuт a parlare di barbari per tutto il Medioevo, sempre per indicare, secondo la tradizione romana, i popoli non appartenenti alla sfera della civiltа comune: il criterio distintivo, in questo periodo, и religioso. Barbari sono i popoli non ancora convertiti al cristianesimo: le popolazioni germaniche, le tribщ slave e centroasiatiche. Il termine (che per altro non era gradito a tutti i teologi, molti dei quali, e per primo lo stesso Tommaso d'Aquino, gli preferiscono l'espressione "gentes" o "gentiles") non fu mai applicato agli Ebrei, nй alle popolazioni dell'Impero Bizantino; lo fu, invece, con i musulmani (a proposito dei quali la parola ha dato origine a derivati come "barbaresco" e simili).
Il significato moderno dell'espressione "barbari", che contiene un forte giudizio di valore in senso negativo, e che definisce una vera e propria mancanza di civiltа, intesa come ripugnanza a tutte le leggi di una civile convivenza, nasce con l'Umanesimo europeo, quando la rivalutazione in senso ideale della classicitа, individuata come il periodo in cui massimo era stato il fiorire di civiltа e di cultura, comportт quasi automaticamente l'identificazione del contrario di questo ideale, la "barbarie", considerata caratteristica fondamentale di quei popoli che, come si credeva, avevano posto fine alla grandezza dell'Impero Romano. In Italia, ed altrove nei paesi neolatini, il termine ebbe valore polemico in campo politico, nelle opere di quanti, opponendosi alla dominazione straniera, trovavano un fondamento nella classicitа romana alle proprie esigenze di gloria e rinascita nazionale. Famosissimi sono gli esempi di F. Petrarca, con la sua canzone all'Italia, e di N. Machiavelli, nella conclusione del Principe, ma il motivo doveva avere lunga (e spesso tutt'altro che gloriosa) vita, diventando uno dei piщ vieti luoghi comuni del nazionalismo italiano.

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