Giuseppe Garibaldi

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Testo

GIUSEPPE GARIBALDI
Nacque a Nizza il 4 luglio 1807, quando questa città sul Mar Ligure era ancora italiana. Suo padre fu il suo primo maestro. Una delle doti che Garibaldi mostro fin da bambino fu il coraggio.
La grande passione del piccolo Garibaldi era divenire marinaio. Nel 1825, ormai diciottenne, ottiene il permesso dal padre di imbarcarsi su una grande nave. Da allora fu un susseguirsi di viaggi: ottenne il grado di ufficiale marittimo nel 1832, all’età di 25 anni.
Il viaggio che Garibaldi fece in Russia, nel 1833, decise tutto il suo avvenire: lì si incontrò con alcuni iscritti alla Giovane Italia, e giurò che si sarebbe impegnato al massimo per la liberazione d’Italia. Di ritorno dal viaggio, si diresse a Marsiglia per chiedere allo stesso Mazzini l’iscrizione alla Giovane Italia.
Nel 1848, nella I guerra d’indipendenza, non appena seppe che il re Carlo Alberto aveva dichiarato guerra all’Austria, partì dall’America alla volta dell’Italia, pronto a combattere per la sua patria: il 23 toccò il porto di Nizza, da dove ripartì per la Lombardia. Giunse a Milano nei primi di luglio, dove venne accolto con entusiasmo.
Nella notte tra il 30 ed il 31 luglio, i volontari garibaldini si misero in marcia verso Bergamo, con il proposito di ostacolare gli austriaci. Mentre Garibaldi otteneva qualche vittoria, Carlo Alberto aveva chiesto l’armistizio: questo fu per Garibaldi un atto di viltà e decise di continuare a combattere. Fece fronte agli attacchi austriaci per venti giorni. Poi sciolse il corpo dei volontari, perché considerata una resistenza inutile.
Nel 1854, Garibaldi si stabilì nell’isoletta di Caprera e quando nel 1859 scoppio la II guerra d’indipendenza, egli la potè raggiungere in tempo. Così ottenne il comando di un numeroso corpo di volontari, i “Cacciatori delle Alpi”. In poche settimane, Garibaldi e i suoi occuparono Como, Varese, Bergamo e Brescia. Ma proprio mentre stavano entrando nel Trentino, giunse l’ordine di sospendere le operazioni militari: Napoleone III aveva firmato l’armistizio con l’imperatore d’Austria.
Il 4 aprile 1860, i mazziniani fecero scoppiare una violenta insurrezione, ma venne repressa dai Borboni. Gli insorti non cedettero e chiesero l’aiuto di Garibaldi: che immediatamente raccolse mille volontari e con essi salpò da Quarto alla volta della Sicilia.
L’impresa dei Mille ha veramente del leggendario: in solo quattro mesi essi riuscirono a liberare dai Borboni tutta l’Italia Meridionale.
Dopo questa strepitosa impresa, Garibaldi non volle accettare nessuna onorificenza e si ritirò nella sua prediletta a Caprera.
Nell’estate del 1870 scoppiò una guerra tra due delle maggiori potenze europee d’allora: la Prussica e la Francia. Garibaldi decise di correre in aiuto di quest’ultima, impegnata a difendere la sua libertà. E anche contro il potente esercito prussiano riuscì a far valere la sua abilità di condottiero: il 23 gennaio 1871, presso Digione, Garibaldi sconfisse il nemico, conquistando l’unica vittoria dell’esercito francese durante il conflitto.
Alla fine della guerra, i francesi, in segno di riconoscenza, elessero Garibaldi deputato all’Assemblea Nazionale.
Le gesta in territorio francese furono le ultime del condottiero Nizzardo. Ormai vecchio e malfermo in salute, egli si ritirò a Caprera con la famiglia: trascorse gli ultimi anni scrivendo le sue Memorie e altre opere di carattere storico. Nel 1882 si recò in Sicilia per rivedere i luoghi dove si erano svolte le gesta, ormai diventate leggendarie, della spedizione dei Mille.
Questo fu il suo ultimo viaggio: il 2 giugno del 1882, Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi,si spense a Caprera.

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