Economia e società dell'Italia tra fine '800 e inizio '900

Materie:Riassunto
Categoria:Storia
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Testo

LE STRUTTURE DEMOGRAFICHE

Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento la situazione demografica mondiale cominciò a cambiare sensibilmente: mentre in Europa si abbassavano contemporaneamente gli indici di natalità e di mortalità,nei paesi economicamente meno sviluppati si registrava una forte crescita.
La diminuzione della natalità fu dovuta: all’introduzione di tecniche di contraccezione. Anche i più rilevanti regressi della mortalità furono dovuti a varie circostanze: la medicina realizzò consistenti progressi;più attenta osservazione delle norme igieniche grazie all’azione delle autorità pubbliche;il generale miglioramento delle condizioni di vita consentì a gran parte della popolazione europea di superare i tradizionali stati di denutrizione e di cattiva alimentazione. La crescita complessiva della popolazione europea era equilibrata e stabile. Diversa era la situazione nell’Europa orientale e mediterranea dove la natalità restava più alta e la popolazione era mediamente più giovane(portò all’emigrazione).

LE CORRENTI MIGRATORIE.

Tra il 1800 e il 1930 si verificò uno spostamento demografico di notevoli dimensioni. Usa,Canada,Brasile,Argentina,Australia furono i maggiori destinatari. L’acme del movimento prende slancio dalla “grande depressione”. L’emigrazione fu in rapporto con la pressione demografica: a esserne interessate furono le regioni dove si registrava un’eccedenza di popolazione rispetto alle risorse disponibili. Ma sono da valutar altre variabili:a) gli andamenti congiunturali dell’economia;b)la situazione economica generale,e in particolare le opportunità di lavoro,c)i costi dei trasporti,d)il clima simile alle loro abitudini,e)i fattori politici,favorevoli o no all’emigrazione o immigrazione,f)i fattori socio-culturali,g)la presenza di insediamenti di immigrati capaci di instaurare una “catena migratoria”.La migrazione non fu né regolare, né uniforme. Alta fu anche la percentuale di rimpatri. Dato che testimonia: le difficoltà di ambientazione; il fato che l’emigrazione nn era una scelta definitiva, i forti legami con la famiglia e con il paese d’origine erano confermati dall’entità delle rimesse finanziarie(risparmi mandati a casa). Vi furono spostamenti anche all’interno dell’Europa e da una regione all’altra(dalle campagne verso le città). L’immigrazione si diresse verso le città industriali dove si offrivano ampie possibilità di impiego.(carenza alloggi,difficoltà nell’approvvigionamento e nel traffico, problemi psicologici e culturali).

LE NUOVE REALTA’ INDUSTRIALI.

In Inghilterra la natura fondamentale dei cambiamenti successivi al ’70 e meno appariscente che altrove(la riv.industriale aveva cominciato presto e con ritmo costane).Oggetti comuni da noi considerati inseparabili(telefono, microfono,grammofono,lampadina elettrica, trasporti pubblici a motore,pneumatici,bicicletta,macchina da scrivere,seta artificiale,stampa a buon mercato di giornali,...)fecero la loro comparsa tra il 1867 e il 1881.si parla quindi di “seconda riv.industriale”. mentre la prima era stata contrassegnata dal predominio dell’industria tessile e dalla tecnologia del carbone e del ferro e dall’affermazione del libero mercato e della libera concorrenza tra le imprese, la seconda si svolse sotto il segno dell’acciaio, dell’elettricità e della chimica e coincise con l’affermarsi di sistemi economici largamente controllati da grandi concentrazioni industriali e finanziarie. I decenni successivi al 1870 segnarono la nascita della moderna siderurgia(soprattutto in Ger e Usa).grazie ai nuovi procedimenti produttivi l’acciaio veniva prodotto in grandi quantità. Esso fini a poco a poco per sostituire il ferro e la ghisa nella costruzione di materiale rotabile, nell’industria meccanica, bellica ed edilizia. L’elettricità divenne impiegabile a fini industriali solo dopo l’invenzione della dinamo e dei generatori di corrente alternata e dopo la scoperta della possibilità di utilizzare le cascate per produrre energia elettrica.Nelle città fecero la loro comparsa i tramvai elettrici e l’illuminazione a gas fu sostituita con quella elettrica.le industrie poterono essere installate dove era economicamente più conveniente. Un altro capo di applicazione dell’elettricità fu quello delle comunicazioni a distanza: il telegrafo elettrico, il telefono realizzato per la I volta da Bell(1876)e la radio grazie a Marconi(1895). I problemi della produzione e distribuzione dell’elettricità fu risolto grazie alla turbina a vapore per l’azionamento dei generatori e il trasformatore che rese possibile il suo trasporta ad alta tensione. Alla vigilia della I guerra mondiale l’elettricità era diventata un’industria di importanza strategica e la sua produzione consentì il decollo industriale anche nei paesi poveri di risorse carbonifere(Italia).Accanto all’elettricità si cominciò a utilizzare un’altra fonte di energia,il petrolio. L’estrazione del petrolio era iniziata fin dal 1859 negli usa ma fu dopo l’avvento del motore a scoppio che esso acquistò un’importanza senza precedenti.Fu proprio nel settore petrolifero che si verificarono alcuni dei casi più noti di concentrazione industriale: nascita della Standard Oil Company. Il settore che illustra meglio l’ampiezza dei mutamenti provocati dalle innovazioni tecnologiche è quello della chimica. I principali composti di base divennero ora disponibili in quantitativi senza precedenti grazie all’invenzione di nuovi procedimenti produttivi(coloranti artificiali, concimi,esplosivi,farmaci,primi filati artificiali derivati dalla cellulosa,insetticidi). Si ricavò l’alluminio dalla bauxite e trasformarono quello che era stato sino ad allora un metallo prezioso in un conveniente materiale da costruzione. Un’altra caratteristica dell’industria chimica fu lo stretto rapporto tra ricerca scientifica e produzione. Un settore meccanico,grazie all’invenzione del motore a scoppio:negli anni ’80 Daimler e Benz realizzarono i primi veicoli di questo genere; poi Diesel inventò il motore a nafta.

CAPITALISMO.

La dilatazione dei mercati e l’introduzione delle nuove tecnologie resero obsolete e insufficienti le precedenti strutture produttive e sollecitarono l’avvio di processi di concentrazione industriale. Al capitalismo fondato sulla libera concorrenza tra imprese diverse si venne sostituendo un regime caratterizzato dal peso crescente di gruppi monopolistici. Vi fu una concentrazione produttiva.la piccola officina industriale con poche decine di addetti perse d’importanza rispetto ai grandi stabilimenti che occupavano centinaia e migliaia di operai. Di conseguenza anche l’organizzazione del lavoro all’interno degli stabilimenti dovette essere studiata con cura in vista della massima efficienza produttiva. Si avviarono anche processi di concentrazione finanziaria, specialmente nei paesi di più recente industrializzazione e nei settori dove più alto era il livello degli investimenti iniziali(miniere,siderurgia,chimica) si realizzarono rapidamente situazioni di monopolio o di oligopolio. Si aveva una formazione di monopoli che usavano della loro forza economica per imporre prezzi di vendita più bassi ai fornitori delle materie prime e prezzi più alti agli acquirenti del prodotto finito. Inoltre le imprese operanti in un determinato settore spesso costituivano tra loro dei cartelli, ossia si accordavano sui prezzi, sulle quote di mercato, sul congiungimento della produzione. Un’altra novità fu la crescente esportazione di capitali.gli investimenti all’estero era finalizzati alla creazione di stabilimenti indipendenti o di filiali delle società principali e all’acquisto di quote di compartecipazione alle imprese locali. I paesi industrializzati che investivano all’estero avevano la necessità di esercitare un più stretto controllo politico sulle regioni interessate(fattore che distinse il colonialismo del tardo 800 da quello delle età precedenti). L’esportazioni di capitali provocò una profonda trasformazione dei rapporti tra i paesi a capitalismo avanzato e i paesi che costituivano il resto del mondo. Il capitalismo di fine 800 fu anche contrassegnato da una sempre più stretta integrazione tra capitale industriale e capitale finanziario. Per le imprese divenne cruciale il problema del finanziamento: i loro rapporti con le banche divennero più stretti. Questa compenetrazione ebbe due conseguenze di rilievo: agì come stimolo ulteriore alla concentrazione o quanto meno al coordinamento delle imprese; favorì il processo di separazione tra proprietà del capitale e direzione tecnica. Il finanziamento industriale si attuò anche tramite l’emissione di azioni e lo sviluppo del mercato azionario. Lo Stato svolse un ruolo importante in questa fase dell’industrializzazione. Nei paesi late comers l’azione statale si concretizzò nell’adozione di tariffe protezionistiche, nella destinazione della spesa pubblica alla costruzione di infrastrutture, nella promozione dell’istruzione pubblica e della ricerca scientifica,.. nel complesso il campo degli interessi economici dello stato cominciò ad estendersi al di là dei confini segnati dall’ortodossia liberista.

AGRICOLTURA

Qui le trasformazioni furono più lente. Gli incrementi si registrarono nel campo della produzione agricola furono dovuti in parte all’estensione di progressi già avviati nell’età precedente e in parte all’introduzione di nuove risorse produttive. Estensione delle terre coltivabili grazie al dissodamento di aree forestali; l’espansione di nuove colture ; la razionalizzazione delle rotazioni con l’arretramento del maggese; gli incrementi e i miglioramenti qualitativi del patrimonio zootecnico;il miglioramento delle attrezzature tradizionale. Per quanto riguarda l’utilizzazione di risorse industriali e allo sfruttamento di procedimenti scientifici furono introdotti nuovi strumenti meccanici che consentivano un risparmio di manodopera; l’uso dei nuovi fertilizzanti che affiancarono e sostituirono il letame;l’ampliamento delle conoscenze scientifiche e la produzione di antiparassitari chimi consentirono di combattere con successo contro muffe e insetti; la l’agricoltura europea rimaneva poco “industrializzata” a confronto con quella americana. il limite strutturale maggiore era costituito dal credito agrario largamente insufficiente mentre i regimi fiscal incidevano pesantemente sulla terra. Gli aumenti di produzione provocavano una grave crisi di sovrapproduzione. La caduta de prezzi agricolo e la depressione delle campagne si ripercossero su tuta quanta la vita economica e facilitarono l’introduzione da parte dei governi di tariffe doganali protezionistiche.

PROTEZIONISMO

In questo periodo i mezzi di trasporto registrarono un forte sviluppo e il loro costo diminuì. Proseguirono a ritmo sostenuto le costruzioni ferroviarie. Più spettacolari furono i progressi della navigazione a vapore il cui uso era rimasto circoscritto. Le navi divennero più spaziose e veloci e le flotte mercantili raggiunsero notevoli proporzioni. La crescita produttiva e lo sviluppo dei trasporti si riflettono sul movimento dei prezzi. I 100 anni tra la fine delle guerre napoleoniche e la prima guerra mondiale furono contrassegnati nel loro complesso da una stabilità dei prezzi, strettamente collegata alla stabilità monetaria. Su questa tendenza si rifletterono gli incrementi della produzione e l’abbattimento dei costi di trasporto. Alla caduta dei prezzi si accompagnarono una riduzione del saggio di interesse del denaro e una contrazione dei profitti, con conseguente rallentamento dei ritmi di sviluppo economico. Il fenomeno viene detto di “grande depressione”. Esso nn fu un periodo di crisi economica ma di rallentamento e di trasformazioni. Sul piano delle politiche commerciali si ebbero il progressivo abbandono del regime di libero scambio e un ritorno al protezionismo. L’orientamento da parte degli Stati verso strategie di difesa del proprio mercato interno ebbe pesanti ripercussioni sul clima generale delle relazioni internazionali. Una pratica commerciale in atto in questi anni fu quella del dumping, consistente nel vendere le merci sui mercati esteri a prezzi inferiori a quelle praticati all’interno o addirittura sottocosto a scopo di rovinare le imprese concorrenti e assicurarsi una posizione di monopolio.=forti tensioni internazionali

STRUTTURE E MOVIMENTI SOCIALI.

Al di sotto dei ceti borghesi vi era il proletariato industriale. Al suo interno esistevano diversità di salario, di sicurezza del posto di lavoro, del modo di vivere e di pensare. Una valutazione delle condizioni di vita delle masse operaie resta storicamente difficile. Si deve considerare che in moltissime aziende gli operai erano pagati a cottimo, cioè in base alla produzione effettuata. Il problema delle case, dell’alto costo dell’affitto, si impose con forza all’attenzione degli operai e dei vari riformatori. L’intervento pubblico in questo caso fu solo un aspetto del crescente intervento sociale dello stato. Si definì l’età minima per il lavoro, limitarono la durata della giornata lavorativa, sancirono il diritto al riposo settimanale,.. Queste iniziative furono anche dovute alle lotte collettive condotte dal movimento operaio: esempio gli scioperi. Spesso collegati con l’esistenza di organizzazioni operaie: le prime furono le società si mutuo soccorso, altre furono le cooperative, le leghe professionali e le camere del lavoro.
Il mondo rurale europeo appariva come chiuso in una sua immobilità, estraneo ai ritmi della vita politica e culturale. Dominava un’agricoltura tradizionale, tecnicamente povera. Restavano forti gli impedimenti al libero possesso e alla libera compravendita della terra.il maggior sollievo alle dure condizioni di vita i contadini europei lo trovarono nella fuga dalle campagne e nell’emigrazione oltreoceano.

PENSIERO SOCIALISTA DOPO IL 1848 E LA PRIMA INTERNAZIONALE.

Durante la II metà dell’800 si affermò il pensiero marxista. Dopo il 1848 allontanatasi la prospettiva rivoluzionaria che aveva ispirato il Manifesto, Marx rifletté sulla natura del sistema capitalistico per evidenziare quelle contraddizioni che avrebbero portato al superamento del socialismo. Secondo M il modo di produzione capitalistico aveva come sua caratteristica di essere una produzione generalizzata di merci finalizzate alla valorizzazione del capitale, ossia alla ricerca del profitto. Nella società capitalistica i lavoratori nn possiedono i mezzi di produzione e sono costretti a vendere la loro forza-lavoro. Essa è dunque una merce e viene acquistata dal capitalista al suo valore di scambio e il salario ne è prezzo di mercato. Attraverso il lavore essa produce valore. La differenza tra il valore del lavore prodotto della forza lavoro e il valore di scambio della forza lavoro stessa costituisce il plus valore ed è all’orogine del profitto capitalista

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