Controriforma

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Testo

Controriforma
Movimento nato in seno alla Chiesa cattolica nel XVI secolo con lo scopo di arginare le posizioni eretiche e le devianze dottrinali dovute alla Riforma protestante, rinvigorendo l'ortodossia. Il movimento caratterizzò un'epoca con il tentativo di concretizzare le istanze e i fermenti di rinnovamento e di rigenerazione provenienti dall'interno del cattolicesimo stesso, che trovarono una controparte nelle discussioni dei concili.

Esigenze di riforma

A partire dal XV secolo erano scaturite da diverse correnti del cattolicesimo esigenze di riforma della Chiesa ed erano state esercitate critiche corrosive indirizzate alle più alte cariche della gerarchia ecclesiastica, soprattutto a motivo dello scandalo rappresentato dal Grande scisma e dagli abusi che costellavano la vita della Chiesa. Così, il frate domenicano Girolamo Savonarola condannò severamente gli atteggiamenti mondani di papa Alessandro VI; il cosiddetto "movimento degli osservanti" (esponente di spicco del movimento fu tra gli altri san Bernardino da Siena), nato in seno agli ordini mendicanti, tentò di richiamare i membri a una maggiore conformità all'austerità della regola francescana; dotti umanisti come Erasmo tentarono di escogitare alternative alle sterili speculazioni della teologia accademica. Tuttavia, questi sforzi rimasero frammentari e privi di una prospettiva unitaria, e non incisero che sensibilmente sulle decisioni e sulle politiche della Chiesa.
Strumenti della controriforma

Solo con l'elezione di papa Paolo III nel 1534 e l'acquisizione della porpora cardinalizia da parte di sinceri riformatori come Gasparo Contarini, la Chiesa ottenne gli strumenti efficaci per dar vita a un reale rinnovamento. Il papa incoraggiò la formazione e l'azione di ordini nuovi, come ad esempio i teatini, i cappuccini, le orsoline e specialmente i gesuiti che, con il loro impulso al rinnovamento dell'educazione e il fervore catechetico dell'opera missionaria, conferirono nuovo vigore alla trasmissione della dottrina cristiana e all'apostolato. Nel 1542 Paolo III, per difendere l'ortodossia e la coesione dottrinale arginando le tendenze eretiche che potevano sorgere all'interno della struttura ecclesiastica, istituì l'Inquisizione romana; nel 1545 convocò il concilio di Trento per ribadire le posizioni della Chiesa in materia di dogma e di dottrina e dirimere le questioni relative alla gerarchia e alla disciplina ecclesiastica sollevate dai protestanti. Il papa collaborò spesso con un alleato scomodo, l'imperatore Carlo V, e non esitò ad adottare provvedimenti diplomatici, ma anche militari, contro i protestanti.
Il suo successore, papa Paolo IV, inaugurò un periodo di repressione ancora più aspra delle devianze dottrinali sostenendo vigorosamente l'Inquisizione, che in Spagna divenne addirittura uno strumento politico della corona; Filippo II in effetti se ne servì per assicurare l'ortodossia nel paese ed eliminare contemporaneamente l'opposizione politica e religiosa.
In Italia settentrionale verso la fine del secolo, in parte per effetto del concilio di Trento, emerse un gruppo di vescovi di valore desiderosi di riformare il clero e di istruire il popolo; il modello invocato da molti fu il cardinale Carlo Borromeo di Milano.
Diffusione della controriforma
In Germania i cattolici non si concessero tregua dopo la pace di Augusta del 1555 (tra l'imperatore Carlo V e i protestanti), che molti considerarono una vittoria dei luterani: sacerdoti tedeschi istruiti a Roma, come san Pietro Canisio, autore di un catechismo che costituì un'utile, benché più modesta, controparte di quello luterano, tornarono in patria più preparati in materia teologica e più agguerriti dei loro predecessori nell'opera di proselitismo. La tensione, alimentata dalle sovvenzioni economiche e dalle ingerenze straniere su entrambi i fronti, esplose nella guerra dei Trent'anni, che devastò la Germania dal 1618 al 1648, privandola del fervore religioso.
In Francia, a causa delle guerre di religione, la controriforma ebbe inizio solo nel XVII secolo, dopo la proclamazione dell'editto di Nantes (1598), e fu caratterizzata dall'esercizio devozionale della carità verso i poveri e da missioni tra i contadini. Contemporaneamente san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, pubblicò la sua Filotea o Introduzione alla vita devota (1608), opera di edificazione morale che ebbe grande diffusione.
La spiritualità della controriforma ebbe un tono particolarmente attivista e si volse all'evangelizzazione dei territori di recente scoperta in estremo Oriente e nelle Americhe. Pari entusiasmo animò la fondazione di confraternite, congregazioni, di associazioni di carità, e, soprattutto da parte dei gesuiti, di scuole confessionali. Oltre al proselitismo, la Spagna della controriforma sperimentò la fioritura della mistica, rappresentata dalle due grandi figure di santa Teresa d'Avila e san Giovanni della Croce.i

Concilio di Trento
XIX concilio ecumenico della Chiesa cattolica, che, in reazione alla Riforma protestante, deliberò una riforma generale del corpo ecclesiastico e ridefinì i dogmi. I decreti conciliari ratificati da papa Pio IV il 26 gennaio del 1564 costituirono il modello della dottrina di fede e della pratica della Chiesa cattolica fino alla metà del XX secolo.
Benché fin dal tardo XV secolo la convocazione di un concilio fosse stata sollecitata da più parti, sia all'interno sia all'esterno della Chiesa, in particolare da Martin Lutero nel 1520, l'idea di un nuovo concilio trovò riluttante papa Clemente VII, che temeva di avallare indirettamente il principio secondo cui al concilio – e non al papato – sarebbe spettata l'autorità suprema della Chiesa (vedi Conciliarismo). Inoltre, le difficoltà politiche che il luteranesimo aveva creato all'imperatore Carlo V fecero sì che gli altri sovrani europei, specialmente Francesco I di Francia, evitassero qualsiasi provvedimento che potesse rafforzare o favorire l'imperatore.
Fu papa Paolo III che nel 1542 convocò il concilio; tuttavia esso si aprì a Trento solo il 13 dicembre 1545, articolandosi in tre sessioni.
Prima sessione
Risolte le questioni procedurali, l'assemblea si rivolse alle fondamentali problematiche dottrinali sollevate dai protestanti. Uno dei primi decreti affermò che la Scrittura doveva essere interpretata secondo la tradizione dei padri della Chiesa: un rifiuto implicito del principio protestante della "sola Bibbia". Il lungo e complesso decreto riguardante la giustificazione condannava il pelagianesimo detestato da Lutero, ma tentava contemporaneamente di conferire un ruolo alla libertà umana nel processo di salvezza. Questa sessione affrontò inoltre questioni disciplinari, come l'obbligo dei vescovi di risiedere nelle loro diocesi.
Seconda sessione
Dopo un'interruzione provocata da una profonda incomprensione di natura politica tra Paolo III e Carlo V, la seconda sessione del concilio, convocato nuovamente dal neoeletto papa Giulio III, rivolse la sua attenzione soprattutto ai sacramenti. La sessione, alla quale parteciparono alcuni luterani, fu boicottata dai rappresentanti francesi.
Terza sessione
La terza sessione del concilio dibatté prevalentemente questioni disciplinari, in particolare il problema irrisolto della residenza episcopale, da molti considerata la chiave di volta della riforma ecclesiastica. Nel 1564 Pio IV proclamò la professione di fede tridentina (da Tridentum, l'antico nome romano di Trento) che sintetizzava le decisioni dell'assemblea in materia dottrinale. Tuttavia il concilio non affrontò mai una discussione riguardante il ruolo del papato nella Chiesa, questione sollevata ripetutamente dai protestanti. Tra i teologi che parteciparono al concilio, si ricordano in particolare Girolamo Seripando, Reginald Pole, Diego Lainez, Melchior Cano e Domingo De Soto.
Significato
Oltre a risolvere questioni dottrinali e disciplinari di grande rilievo per i cattolici, il concilio diede alle autorità ecclesiastiche la percezione di una coesione e di una prospettiva unitaria essenziali per la nuova vitalità della Chiesa durante la Controriforma; alcuni storici moderni gli attribuiscono tuttavia minore importanza per il processo di rinascita cattolica rispetto ad altri fenomeni di rinnovamento più spontanei. Nondimeno, l'utilizzo dell'espressione "età tridentina" per definire l'epoca della storia della Chiesa cattolica dalla metà del XVI secolo fino al concilio Vaticano II riflette l'influenza decisiva delle decisioni tridentine sul cattolicesimo moderno.

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