"Baciami piccina - I Piccoli maestri - Il federale"

Materie:Altro
Categoria:Storia
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Testo

LDC Elena Cantaluppi 3°A

I tre film da noi analizzati nel corso del secondo quadrimestre sono “Baciami piccina” di Campanelli del 2006, “Piccoli maestri” di Lucchetti del 1998, tratto dall’omonimo romanzo di Luigi Meneghello e “Il federale” di Salce del 1961.
“Baciami piccina” è ambientato nel 1943, alla vigilia dell’annuncio dell’Armistizio con gli Alleati, l’8 settembre; il truffatore Raoul Nuvolini (Vincenzo Salemme), deve essere scortato presso la Magistratura di Venezia. I carabinieri della scorta rimangono feriti in un incidente ferroviario e così viene incaricato, per la consegna del reo, il brigadiere Umberto Petroni (Neri Marcorè). A costui si affianca la fidanzata Luisa , da tempo in attesa di un permesso speciale per sposare il fidanzato e di un viaggio di nozze a Venezia. E il viaggio sarà alternato tra la filosofia del suggeritore teatrale Raoul, gli alterchi amorosi di Petroni e Luisa (Elena Russo), gli incontri con prostitute, contadini, carcerati, la moglie e i figli di Raoul e il Male assoluto incarnato dai nazisti.
“Piccoli maestri” è ambientato nell’autunno del 1943; Gigi (Stefano Accorsi) e Lelio, studenti di lettere, Enrico (Giorgio Pasotti) e Simonetta di ingegneria, Bene di medicina decidono di reagire all'invasione nazista dell'Italia e partono per l'altopiano di Asiago, per unirsi ad altri gruppi di partigiani. Sono tutti studenti, a cui si aggiungono via via un operaio, un marinaio, il loro professore antifascista Toni Giurolo, e il giovane sottufficiale alpino Dante. Al primo rastrellamento serio però il gruppo si divide e l’inverno contribuisce a creare una drastica situazione, fatta di stenti e di morte. E così i ragazzi ci ripensano, tornano a Padova, continuano le loro azioni dimostrative in città fino al giorno della liberazione da parte degli alleati.
“Il federale” è ambientato nel 1944 durante l'occupazione tedesca di Roma. Al graduato delle brigate nere Arcovazzi (Ugo Tognazzi), molto ambizioso, viene affidato il compito di catturare il professor Bonafé (Georges Wilson), un eminente filosofo antifascista, per farne un forzato propagandista della pericolante repubblica sociale. L'arresto del professore avviene facilmente, mentre il viaggio di ritorno a Roma dal natale paesino abruzzese dov'egli s'era rifugiato presenta molte difficoltà. Impegnati tra mille peripezie i due si ritrovano più vicini che mai. Il 4 giugno del 1944 i due giungono nella periferia di Roma., che intanto era stata occupata dagli alleati. Arcovazzi, indossa una divisa da federale, trovata per caso alle porte della città, e avanza tranquillo per la strada; è subito brancato dalla folla. Il professor Bonafé lo salva, offrendogli la propria giacca da borghese.
“Il federale” e “Baciami piccina” presentano molti elementi in comune. Entrambi sono una sorta di “road movie”, un viaggio, anche se verso mete diverse, ma con lo stesso scopo: due ufficiali fascisti, Petrone e Arcovazzi, alle soglia della liberazione da parte degli alleati delle loro rispettive città, si trovano a dover scortare un prigioniero, l’uno fino a Venezia, l’altro fino a Roma.
I due prigionieri fungono da catalizzatori della vicenda: fanno ragionare Petroni e Arcovazzi, li conducono alla consapevolezza del fallimento dei loro ideali. Sono entrambi uomini colti: Raoul Nuvolari è portatore di una cultura più volte ostentata, infatti era suggeritore di teatro in una compagnia di basso livello, costretto dalla fame e dalla guerra a fare la parte del truffatore ; Bonafè è un professore che legge Leopardi, un eminente filosofo antifascista ma apprezzato anche dai fascisti che volevano farne un forzato rappresentante della repubblica sociale italiana.
Allo stesso modo anche le due figure femminili, la ragazza che traffica con il mercato nero (Stefania Sandrelli) e Luisa, fungono da catalizzatori della vicenda e richiamano al principio di vita.
I due ufficiali appaiono incoscienti di ciò che gli sta accadendo. Petrone non si accorge del fallimento dello stato e Arcovazzi, da ottuso fascista, non si accorge del fallimento del fascismo . Ad un certo punto però i due prendono coscienza: Petrone getta la divisa e Arcovazzi si trova circondato da una folla di antifascisti in delirio. Petrone, caratterizzato da un ossessivo senso del dovere inculcatogli fin da piccolo dal padre ma alla fin fine mai digerito, capisce che per essere un

uomo d’onore non ha bisogno delle stellette; Arcovazzi, uomo di grande bontà e generosità, è tuttavia caratterizzato da un così ottuso fascismo che nel finale, nonostante la consapevolezza del fallimento di tutti i suoi ideali, rifiuta di togliersi la divisa da federale e non accetta il pacchetto di sigarette lanciatogli da una camionetta americana.
La divisa nei due film ha un ruolo importante. L'uomo in divisa non si pone altro problema che portare a compimento il proprio dovere, perseverando a portare una divisa che equivaleva ad una condanna a morte, nonostante tutti consigliassero di disfarsene. Ma alla fine Petrone la brucia, mentre Arcovazzi la venera. Petrone la rende simbolo di critica; nel giorno della dissoluzione dell’esercito italiano, egli toglie la divisa per servire un’idea di giustizia più alta e urgente, poiché in uno stato allo sbando, dove tutto è in preda ai tedeschi, ai repubblichini e al vuoto di potere, non restava che ubbidire alla propria coscienza. Arcovazzi invece la venera quella divisa, la ricerca per tutto il corso del film e nel momento in cui la trova, essa diventa il simbolo della sua condanna. Ma Arcovazzi, come ho detto prima, non la lascerà, manterrà la fede in ciò che crede nonostante tutto e tutti, seppur eccedendo in una sorta di fanatismo politico, evidentemente criticato dal regista del film.
Sia nella coppia Petrone-Nuvolari sia in quella Arcovazzi-Bonafè nasce, dalle vicissitudini sopportate insieme, un’amicizia inconsueta e rara fra uomini tanto diversi per convinzioni, temperamento ed educazione. Questo lascia intravedere il messaggio che amore ed amicizia sono le uniche soluzioni di fronte all’efferatezza degli invasori stranieri e all’inutilità di un’insulsa guerra.
Da entrambi i film emerge anche una visione negativa dei tedeschi, visti come crudeli ed impietosi, tanto che in “Baciami piccina” alcuni soldati inneggiano al “dovere di sparare” e alla “necessità della mancanza di pietà”. L’immagine degli italiani così, a fianco di quella dei tedeschi, appare lievemente riscattata.
“Piccoli maestri” ci mostra invece una vicenda un po’ diversa, ambientata anch’essa nel periodo dell’armistizio di Cassibile e della liberazione italiana da parte dei Tedeschi. Guerrieri incompetenti ma coraggiosi, quali sono dei giovani studenti, soffrono di fronte alla morte, disprezzano la retorica (come tipico all'epoca degli appartenenti al Partito d'Azione) e sono caratterizzati da incertezze, da pene d'amore e di gelosia della giovinezza, dalla consapevolezza precoce d'aver vissuto in quel periodo, non soltanto una maturazione ("non più apprendisti ma maestri in proprio", piccoli maestri), ma anche il tempo migliore della loro vita. Nel finale si evince l’idea di una guerra negativa e che influenza la vita degli uomini per sempre; questo avviene ancor più per quei giovani che hanno fatto una scelta impegnativa, quella di combattere per la resistenza, sacrificando la loro giovinezza in nome dei propri ideali e destinandosi così ad un futuro nel ricordo di essa e degli orrori della guerra. In “Baciami piccina” emerge una visione della gioventù come quella di “Piccoli maestri”: è il periodo della formazione, in cui si formano i ricordi, in cui si fanno le esperienze fondanti della vita, in cui ci si fa da sé, con le proprie scelte e i propri valori. Luisa, personaggio ma anche narratrice della vicenda, alla fine del film sostiene che “La vita, la vita vera, è una storia che si conclude da giovani, poi diventa un lungo ricordo”. “Baciami piccina” è la storia di un viaggio di iniziazione, è la riflessione su uno di quei momenti che cambiano per sempre la vita delle persone e che vivono nella memoria negli anni a venire. E il ricordo deve essere buono, “un ricordo buono, giusto, uno di quei ricordi che fanno piangere, ma fanno anche un po’ ridere, il ricordo di quei giorni trascorsi insieme tra sorrisi ed amarezza. E questo ricordò accomunerà Petrone e Nuvolari, Arcovazzi e Bonafé, tutti gli studenti.
La guerra nei tre film viene presentata come negativa perché divide. L’Italia dopo l’8 settembre è divisa tra la resistenza, il fascismo, i tedeschi, gli Alleati. Gli uomini, quelli normali, si trovano costretti a scegliere se portare avanti le loro idee, se optare per una scelta di comodo, se arrendersi per la paura…è difficile scegliere in quei momenti…ma i protagonisti dei nostri tre film lo fanno. Petrone decide di seguire la sua coscienza, Arcovazzi di rispettare i suoi ideali e gli studenti di combattere per i propri ideali e per la salvezza della propria coscienza.

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