Ritratto della giornalista Sylvia von Harden

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

Ritratto della giornalista Sylvia von Harden
Otto Dix
Otto Dix si formò a Dresda e arruolatosi volontario in guerra, ne tornò con il disgusto per la vita di trincea e una compassione per i reduci. Divenuto membro della Secessione berlinese nel 1924, ottenne la sua prima esposizione personale nel 1924.
Le protagoniste dei suoi quadri sono donne dai tratti deformati: perché lascive, prostitute, o perché incinte, o perché anziane e disfatte. Spesso il corpo femminile seducente è associato ai simboli della morte, come a incarnare le teorie sull’amore di Arthur Schopenauer: l’amore fisico sarebbe il supremo inganno in quanto tende a procreare e a perpetuare la vita, “moto pendolare tra il dolore e la noia”.
Dix attualizza le amare forme femminili che aveva visto nei grandi autori della storia dell’arte germanica: Cranach, Durer e Grunewald.
In questo ritratto Dix passa dalla critica violenta all’ironia. Tema è la nuova condizione della donna emancipata, maschilizzata, frequentatrice del caffè, sempre entro la mentalità borghese. E’ la donna intellettuale, o falsamente intellettuale, che assume atteggiamenti di libertà, ma solo atteggiamenti esteriori, senza in realtà partecipare alla lotta; non è una Rosa Luxemburg che viene uccisa mentre organizza la classe operaia.
Dix la raffigura intenta ad ascoltare un interlocutore e pronta a rispondergli, seduta in maniera spigliata presso l’angolo di un caffè, davanti a un tavolino rotondo sul cui piano di marmo sono posati, accanto alla bibita, una scatola aperta di sigarette e un pacchetto di fiammiferi ( fumare è tuttora presunto simbolo di emancipazione), la sigaretta tenuta accesa fra l’indice e il medio della destra, il vestito a scacchi neri e arancioni, corto, secondo l’ultima moda, così da lasciare scoperte le ginocchia e da mostrare le calze malamente tirate, la mano sinistra in riposo ma in forma di artiglio, viso e naso adunchi, pallida, con le labbra tinte e gli occhi cerchiati di chi ha intensamente vissuto, il monòcolo, i capelli tagliati alla mascolina.
E’ un ritratto spietato, realistico, tendente a esprimere le reazioni e i giudizi dell’autore.

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