Paul Gauguin

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

Paul Gauguin, pittore francese, nasce a Parigi nel 1848.
Figlio di un giornalista, Clovis Gauguin, e di una donna squisita e un po’ sognatrice, Marie Aline Chazal, di origine peruviana.
Gauguin aveva avuto un’infanzia inquieta, trascinata nelle confuse vicende della famiglia costretta a lasciare Parigi in seguito all’avvento della Terza Repubblica, ed un’adolescenza più irrequieta ancora, questa volta per sua volontà.
Trascorse a Lima, nella casa del nonno materno, molti anni; e poi più tardi si imbarcò come allievo-pilota nella Marina Mercantile Francese, con il quale raggiunse l’America del Sud e ne rimase affascinato.
Gauguin si sposò con Sophie Gad, appartenente ad una delle famiglie borghesi di Copenaghen, ed ebbero cinque figli: Emile, il maggiore, Aline, la sua prediletta, Clovis, Jean e Paul.
I suoi esordi, da pittore dilettante, sono legati all’Impressionismo, infatti, amava dipingere all’aria aperta; e particolarmente a Pissarro.
Dopo essere stato assunto come agente di cambio dal banchiere Bertin, Paul attraversò un periodo di benessere e agiatezza finanziaria che gli permise di mantenere decorosamente la famiglia. Ma ben presto egli si sentì attratto dalla pittura, limitandosi in un primo tempo a dipingere soltanto nei giorni di riposo e nei brevi momenti di libertà che il suo lavoro gli concedeva.
Col passare degli anni, si fece irresistibile in Gauguin l’amore per l’arte, che escludeva ogni altro interesse, tanto che egli decise di interrompere definitivamente il suo lavoro in banca. Dopo aver partecipato ad alcune esposizioni del gruppo impressionista, Paul Gauguin si allontanò dal movimento.
Egli rifiutò le immagini luminose degli impressionisti a favore di una pittura capace di evocare e suggestionare.
I suoi quadri non vogliono solo rappresentare figure o paesaggi, ma provocare in chi guarda sensazioni profonde attraverso la combinazione di forme e colori.
La moglie, dopo due anni, ritornò in Danimarca con i figli; disapprovò fin dall’inizio la decisione di Paul, e non si sentì di dividere con lui i disagi e la miseria che un pittore ribelle doveva necessariamente affrontare agli inizi della sua carriera. Per amore di lei e dei figli, Gauguin cercò in un primo tempo di adattarsi a vivere in Danimarca nella casa dei suoceri: ma lontano da Parigi, in un paese nordico assai poco adattò al suo temperamento; egli si sentiva come in esilio, tornò a Parigi dopo pochi mesi, portando con sé il figlio Clovis, perché la presenza del piccolo gli facesse sentire meno acutamente la nostalgia della famiglia lontana.
Una soffitta, non più il lussuoso appartamento di una volta, accolse il suo ritorno; nell’inverno, per freddo, Clovis si ammalò di polmonite e Paul spese tutti i suoi soldi per guarirlo. Poi fu affidato ad un collegio a spese della ricca sorella di Gauguin.
L’amicizia tra Gauguin e Van Gogh fu a volte oscurata da incomprensioni e litigi. Nel 1888 Gauguin si recò a far visita all’amico ad Arles e qui sorse tra i due una discussione; in seguito alla quale Van Gogh minacciò con un rasoio l’amico.
Sempre più forte divenne il desiderio di solitudine e il bisogno di evadere dalle raffinatezze del mondo parigino. A Tahiti, dove egli giunse nel 1891, fra i primitivi abitanti di quella lontana isola, egli si sentì finalmente libero di dedicarsi completamente alla pittura.
Per quanto Gauguin si proclamasse nemico delle raffinatezze e delle comodità, nella primitiva isola in cui si era stabilito a volte sentì la nostalgia del mondo da cui era fuggito. Fu probabilmente per questo che, nel 1895, egli tornò a Parigi. Ma la profonda amarezza che provò nel trovare lo studio saccheggiato lo fece subito decidere di allontanarsi definitivamente dall’Europa.
Il clima di Tahiti e la sua vita disordinata peggiorarono sempre più la malferma salute di Gauguin.
L’8 Maggio 1903, a soli 55 anni, Paul Gauguin morì ad Atuana, nelle Isole Marchesi. Il suo corpo fu rinvenuto dagli indigeni, nella sua capanna, e presso di lui fu trovata una tela su cui era rappresentato un paesaggio bretone, forse una nota di nostalgia e di rimpianto per l’Europa.

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