Oskar Kokoschka

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

Oskar Kokoschka
Oskar Kokoschka nacque a Pöchlarn, cittadina della Bassa Austria, il 1° marzo 1886.
Studiò dapprima chimica, poi dal 1903 al 1909 frequentò l’Accademia di Belle Arti a Vienna, dove fu attratto dalle opere barocche di Franz Anton Maulbertsch, dal nuovo stile di Gustav Klimt e dalla pittura incisiva di Lovis Corinth.
Frequentò i circoli culturali radicali e d’avanguardia, nutrendo particolare ammirazione per Munch.
Nel 1914 divenne un membro della Secessione di Berlino, un gruppo di artisti che facevano uso di colori puri stesi a larghe macchie.
Nei suoi lavori di questo periodo sono presenti un violento cromatismo e un’attenta analisi psicologica che intende indagare l’intimo del personaggio, influenzato in questo delle nuove teorie psicanalitiche di Sigmund Freud.
Durante la prima guerra mondiale fu ferito sul fronte russo; dopo un ricovero all’ospedale militare, fu congedato per instabilità mentale.
A partire dal 1924 viaggiò in Europa e in Africa, dipingendo i paesaggi che incontrava attraverso disegni vibranti con colori accesi
Nel 1953 si trasferì a Villeneuve, in Svizzera.
In questi anni la sua pittura si allontana progressivamente dalle tematiche dell’analisi psicologica e del subconscio per trattare i grandi spazi, i paesaggi e le vedute di città secondi schemi post-impressionisti.
La ricerca dell’unione tra sentimento e forma lo spinge a cercare una partecipazione totale, senza vuoti formalismi, nei più diversi soggetti, dagli scenari di montagna ai panorami delle città.
Morì a Villeneuve il 22 febbraio 1980.
Il quadro, che è noto anche con il titolo «La tempesta», è sicuramente l’opera pittorica più famosa di Oskar Kokoschka. La tela fu realizzata a Vienna nel 1914 alla vigilia della prima guerra mondiale. Su uno sfondo plumbeo due amanti tratteggiati con nervose pennellate di tinte fredde sono circonfusi da un alone vorticoso. I loro stessi corpi sono diventati atmosfera. Nel quadro, realizzato nel cruciale anno dell’inizio della prima guerra mondiale, si riflette il tono spesso angosciato che l’espressionismo dà alle scene erotiche ma anche, sul piano personale, la conclusione dell’appassionata relazione che Kokoscha aveva avuto con Alma Mahler. Questa opera simboleggia la tragedia dell’Europa travolta della violenza paragonandola a due amanti che vengono trasportati tra le nubi alla deriva.
Il quadro fa parte di quella serie di ritratti eseguiti fra il 1907 e il 1910, nei quali l’artista caratterizza i suoi personaggi con un’aggressività brutale, dominati da una forza interiore da tragedia nevrotica, della quale sono segno visibile le mani delle figure. Mani orribilmente rattrappite, innaturalmente contratte. Alle mani corrispondono gli occhi: il corpo e l’anima. Occhi fissi immobili, esaltati, bruciati dalla febbre. La personalità del modello è approfondita con inesorabile realismo psicologico. Il conte italiano, con i suoi occhi appannati e il mento sfuggente, appare comunque rappresentativo più di un certo gusto per il pittoresco che di una condizione psicologica. Il pittoresco deriva dalla bruttezza del modello, dall’incongruità della sua condizione fisica: la testa, decadente e vuota come un teschio, contrasta con le grasse e inanellate mani di uomo ricco. I suoi capelli sono accuratamente pettinati, ma la cravatta è scomposta.

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