Mille anni di arte a Venezia.

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Testo

MILLE ANNI DI ARTE A VENEZIA
LE ORIGINI
LA CITTA
- La città aveva fin dall’inizio affrontato delle difficoltà naturali che mano a mano aveva vinto, il suo sviluppo urbanistico dipendeva dall’ambiente naturale che costituiva la sua difesa e il suo problema di sopravvivenza: il mare:
La laguna comunicava attraverso le bocche di porto con il Mare Adriatico, doveva però difendersi dai numerosi fiumi che provocavano l’insabbiamento e il conseguente interramento dei canali della laguna, rendendoli insalubri: Infine il fenomeno della subsidenza che faceva sprofondare il territorio ed esponeva le zone edificate all’allagamento delle maree. Alla subsidenza va aggiunto l’innalzamento del livello marino dovuto allo scioglimento dei ghiacciai.
- 537: lettera di Cassiodoro ai tribuni marittimi, palude ben protetta una città sicura
- Origine territoriale dei Veneti antichi, dall’Illiria, dalla Paflagonia,
- I veneti si stabilirono nelle lagune in epoche precristiane, trovando nella distesa delle acque una valida difesa contro le scorrerie dei barbari
- 421 furono rase al suolo da Attila Aquileia ed Oderzo, egli giunse fino alle spiagge d'Altino
- Il SALE costituì una delle risorse principali dell’economia veneziana alle origini: era l’elemento fondamentale per l’alimentazione e la conservazione dei viveri
- I primi insediamenti su un arcipelago d'isole collegate fra di loro si appoggiarono su un sistema viario fatto di canali acquei.
- Non esistono documenti iconografici di questa Venezia primitiva
- La disposizione urbanistica della città alle sue origini fu rilevata da una pianta di Fra Paolino conservata alla Biblioteca Marciana del 1323. La topografia da lui disegnata corrisponde ad una forma urbis non posteriore al 1000.
La città si colloca tra il mare e la terraferma e il lido la mette in comunicazione con il mare, mediante le bocche di porto. E' importante notare che la bocca di porto di San Nicolò individua la foce di un fiume che discende dalla terraferma, forse uno dei tanti rami del Sile o del Brenta che in antichità sfociava in laguna. Quel corso d’acqua più profondo scende serpeggiando verso il mare disegnando una grande S che diviene spina portante di un aggregato d'isolotti, Le sponde del fiume sono subito arginate: il futuro Canal Grande. E' la che le grosse navi tonde dei mercanti capaci di supere una stazza di 100-200 tonnellate approderà alle case magazzino: i FONTEGHI.
- La popolazione di Venezia è fatta di marinai, salinai, pescatori, agricoltori, mercanti
- Matrice artistica di Venezia sarà RAVENNA, nei primi secoli la fonte principale alla quale s'ispireranno i primi artisti della laguna.
- Ravenna è il vero focolare dell’arte tardoromana nel Nord dell’Italia. Aperta verso il mare accoglie i primi influssi bizantini specie al tempo di Giustiniano Ma è nel periodo successivo, quell'esarcale, dei governatori bizantini, gli esarchi, che Ravenna sviluppa nelle chiese e nella pittura a mosaico quei modelli che saranno lungamente imitati dai primi veneziani.
- La CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA del 639 non è solo il più antico monumento artistico della laguna: essa s'ispira alle basiliche ravennati per l’ampia e luminosa navata tripla con le alte colonne a sorreggere una sfilata di capitelli in parte romani di recupero, in parte imitati nelle prime officine scultorie veneziane.
- Le chiese più antiche: TORCELLO, San Sergio e Bacco a Castello, San Giacometto di rialto, Sant’Eufemia alla Giudecca, San Moisè, San Martino di Castello, San Zandegolà, San Nicolò dei Mendicoli., le chiesette di Sant’Ilario e Santo Spirito
- 912-59 documento di Costantino Porfirogenito, imperatore di Bisanzio elenca l’intero dominio veneto prima del 1000, disposto entro i limiti della laguna e appena congiunto con i margini orientali con la terraferma. La città si dimostra essere più consistente, si parla di una città ben fortificata, con mura e castelli difensivi e d' un doge che risiedeva nella zona centrale.
- 840 PACTM LOTHARII Firmato fra il doge veneziano Pietro Tradonico e l’imperatore carolingio Lotario conferma lo sviluppo urbanistico di Venezia e della laguna quale lo abbiamo descritto, si definiscono inoltre le norme del commercio lagunare e fluviale
- 810 il doge Angelo Partecipazio decide il trasferimento del governo dell’isola da Malamocco a Rialto, costruzione e rafforzamento del castello in San Marco e la costruzione della basilica la cui fabbrica risale all’828
- Si delinea l’ossatura della primitiva città di Venezia con i suoi centri fondamentali quali San Marco e Rialto, con il Canal Grande, il suo porto, i suoi palazzi e sue case fontego con il ponte levatoio di Rialto, con la formazione della nuova classe politica patrizia depositaria del potere attraverso le magistrature democratico oligarchiche. La città sarà suddivisa in sestieri, le rive dei canali consolidati via via.
REPERTI della Venezia ANTERIORE AL 1000:
1) qualche portale come quello della Corte del Milion
2) qualche profilo d'archi e finestre applicati alle vecchie mura di un palazzetto a Santa Margherita
3) qualche contorno di finestrella come quella di riva del Carbon
4) accanto alle sculture erratiche abbondano le vere da pozzo a cubo o a cilindro
Tutte queste sculture sono accomunate da uno stile d'intaglio che va riferito a fonti barbariche dell’entroterra orientale, per lo più longobardo, ma che risente d'influenze bizantine, talvolta d'origine ravennate
Motivi vegetali o rappresentanti animali sono tipici dell’arte bizantina orientale
Entrambe le fonti quella barbarica e quella bizantina sono in sintonia con il nascente gusto di una cultura artistica, che viene orientandosi verso effetti decorativi di superficie
I PRIMI DOGI
- l’immagine costituzionale del doge si trasforma seguendo l’evoluzione dello stato veneziano
- alcuni dogi si distinsero per i loro meriti, basti ricordarne alcuni:
- 840 Pietro Tradonico firma il Patto Lotario
- Pietro Orseolo II conquista la Dalmazia
- 1204 Enrico Dandolo e la IV Crociata, la presa di Costantinopoli
- Francesco Foscari, il dominio in terraferma
- 1509 Loredan affronta la lega di Cambrai
- Francesco Morosini difende gli ultimi baluardi in Oriente
- In ogni caso la figura del doge fu progressivamente limitata nelle sue funzioni da crescenti controlli imposti dal sistema. Ciò aveva un solo fine: quello di limitare il costituire di dinastie familiari e signorie personali, vedi caso isolato di Marin Falier del 1355.
- 697 PAOLUCCIO ANAFESTO: al primo doge non leggendario della storia di Venezia mancava il titolo di doge, egli era uno degli ultimi TRIBUNI MILITUM, che il sistema romano aveva conservato nelle zone periferiche, il doge fu chiamato YPATOS, console imperiale, per ridursi poi ad una titolatura di poco significato
- 840 con il PATTO LOTARIO, il doge Pietro Tradonico è riconosciuto doge dei veneziani.
- Il doge fu eletto prima da un'assemblea popolare detta CONCIO, che mantiene la sua funzione nei primi secoli della Repubblica, ma fu poi sostituita, con il progressivo affermarsi delle grandi famiglie mercantili se ne limita il potere. Queste famiglie affiancano al doge un CONSIGLIO DEI SAVI, che ne propone l'elezione, lasciando alla concio il compito di convalidarli. Nel 1172 si aggiunge un Minor Consiglio, cui si contrappone il MAGGIOR CONSIGLIO. Nel 1207 si forma la QUARANTIA, specie di consigli giudicanti più specializzati, con giurisdizione finanziaria, civile e penale.1255 si aggiunge il CONSIGLIO dei PREGADI, SENATO. Molte delle deliberazioni di queste magistrature sono prese collegialmente. 1297 fu decretata da Pietro Gradenigo la SERRATA DEL MAGGIOR CONSIGLIO che veniva così a garantire il diritto di governo soltanto all’oligarchia patrizia, mentre al popolo governato restavano le buone leggi e le tutele giurisdizionali. 1310 il CONSIGLIO DEI X che si occupava dell’ordine e della sicurezza. Il doge apparteneva ad una delle grandi famiglie patrizie, sembra che fossero una cinquantina, conservava comunque un certo peso politico nelle assemblee.
- INTERVENTO DEI DOGI NELLO SVILUPPO URBANISTICO DELLA CITTA
810-828 Angelo Partecipazio trasporta la sede del governo a RIVO ALTO, i suoi interessi si spostano nell’area di San Marco, che era ancora un orto coltivato, brolo delle monache di San Zaccaria, tagliato a metà dal Rio Batario oltre il quale sorgeva la chiesa di San Geminiano. Con la sua decisione, il doge stabiliva un principio che doveva durare nell’urbanistica cittadina, la scelta di San Marco come centro direzionale politico, mentre si lasciava a Rialto il centro commerciale e finanziario. Si pensa che la prima residenza dei dogi fosse un CASTELLO, eretto nelle forme tradizionali, ben difeso da chiuse muraglie e quadrate torri difensive angolari. Di questa struttura si pensa sia rimasta la torre posta all’angolo nord ovest, dove è collocato l’attuale Tesoro di San Marco.
828 alla fine del dogado del Partecipazio si diede inizio alla costruzione della Chiesa.
832 Giustiniano Partecipazio inaugurò la consacrazione della prima fabbrica della Chiesa.
639 CHIESA DI TORCELLO pone il problema delle origini dell’architettura di Venezia, fu rimaneggiata nel IX secolo, la navata fu ampliata nel 1008, la chiesa mantiene l’impronta planimetrica basilicale che la colloca nella tradizione esarcale, quella dell’ambito ravennate sull’incontro degli echi tardoromani e degli apporti bizantini. Conserva 3 ampie navate, costruita in mattone com'era in uso a Ravenna: quella di cotto è una superficie morbida ricca di vibrazione cromatica. Si stabilisce una delle regole costanti dell’architettura veneziana: quella dei VALORO COLORISTICI: a Torcello si osserva dunque la comparsa della decorazione pittorica. Del VII secolo il MISTICO AGNELLO che ricalca i modelli ravennati. Con il MOSAICO, l’architettura si trasforma in architettura dipinta. Torcello è la matrice e l’ispiratrice dell’arte veneziana.
San Marco, sorta due secoli dopo, si distacca dalla chiesa di Torcello: si tratta di una fabbrica politica più che religiosa. La stessa scelta di un santo patrono latino al posto di un santo greco ha un sapore di contrapposizione all’ormai decaduto predominio bizantino. La chiesa era sorta intorno alla leggenda di San Marco, narrata dai Vangeli apocrifi. Altra diversità con Torcello e anche questa connaturata dal significato politico della CAPPELLA DUCALE è nello stile architettonico. Cinque cupole a croce greca, inscritte in una cinta quadrata, ricoprono lo spazio interno, disegnandolo secondo lo schema centralizzato, a differenza di quanto accadeva a Torcello dove lo schema era allungato longitudinalmente secondo la pianta tradizionale della basilica tardoromana.
2 tesi discordanti: la prima afferma che la primitiva basilica di San Marco sorse simile a quella di Torcello, successivamente prevalse la seconda tesi che afferma che la primitiva chiesa sorse sin dall’inizio a pianta centralizzata con le sue cupole d'ispirazione bizantina e che la cripta fu aggiunta successivamente nella ricostruzione del 1000. Ciò è confermato da studi d'assaggio che furono eseguiti sui pilastri che sorreggono la cupola centrale.
Esempi di piante accentrate: RELIQUIARIO veneto bizantino del TESORO abbondavano ovunque. Il prototipo della Chiesa di San Marco si può ritrovare in una chiesa di Bisanzio eretta nel VI secolo, rimaneggiata nel 1000: i 12 Apostoli, oggi l’APOSTOLION non esiste più. IN QUESTO MODO SI SALDA IL LEGAME DI Venezia con le sue origini lontane.
- 888 periodo di pace sotto il dogado di Pietro Tribuno, eretta la torre campanaria è colui che per primo da forma e nome definitivo alla città, recingendo con una muraglia difensiva la maggior parte delle isole che si stendevano da Olivolo a Cannaregio.
- 976 Congiura contro Pietro Candiano IV , durante la quale si appiccò fuoco al Palazzo Ducale insieme con oltre 300 case da San Zaccaria a Santa Maria di Zobenigo. Bruciò anche la Basilica, della quale si salvò solo la parte muraria, la zona presbiteriale verso oriente e il muro nord che furono riutilizzate nella ricostruzione.
- 976-78 La SECONDA SAN MARCO porta il nome di Pietro Orseolo I , che è ricordato per aver pacificato gli animi dopo la congiura del doge Candiano. Aveva fondato l’OSPIZIO ORSEOLO che sopravviverà fino al 1500 nell’area occupata dalla Libreria sansoviniana. Fondò un ostello sulla riva degli Schiavoni per i pellegrini che prendevano imbarco a Venezia.1009 compimento della Basilica da Pietro Orseolo II , si dotò la chiesa con un’opera di splendida oreficeria ordinata direttamente da Bisanzio: la PALA D’ORO, più volte rimaneggiata.
- XI secolo la BASILICA CONTARINIANA, XII secolo fu aggiunto il portico
- La dipendenza alla cultura bizantina costituisce una delle caratteristiche tipiche dell’arte veneziana attornio al 1000. Venezia faceva da ponte con l’Oriente per i commerci e il suo crescente dominio dei mari.
- Oggetti erratici a Venezia considerati bizantini.
Il medaglione dell’imperatore Leone VI collocato su una casa in campiello Angaran
La suggestiva icona di SAN MICHELE del Tesoro di San Marco
Il gruppo in porfido dei TETRARCHI opera bizantina giustinianea
VENEZIA DOPO IL MILLE
- 1094 fu consacrata la Basilica dal doge VITALE FALIER
- Accanto ala Basilica, la casa del doge, il Palazzo di Giustizia e il Palazzo del Comune, che saranno uniti in seguito per formare il Palazzo Ducale, vicino alla piazza sorgono ostelli per i pellegrini e l’ospizio fondato dagli Orseolo.
- Quali sono state le motivazioni della collocazione della chiesa nel suo rapporto con il Palazzo: la Basilica viene ora ad occupare uno spazio conchiuso. Aveva una facciata in cotto con 5 arconi, che chiudeva un interno a croce greca sormontato da cupole ribassate cui più tardi si aggiunge il portico. Successivamente si rialzarono le cupole, rivestendole di piombo come appare dal mosaico del portale di Sant’Alipio. La luce proveniva dalle finestrelle solamente, successivamente fu aperto l’ARCO DELL’APOCALISSE sulla facciata e il rosone goticheggiante sul braccio sud del transetto.
- 1071-85 MOSAICI del PRIMO CICLO PITTORICO sotto il dogado di DOMENICO SELVO
sopra la porta principale entro il portico: la Vergine e i 12 Apostoli
nella zona inferiore dell’abside anche se rimaneggiati nel 1106 i Santi Patroni lasciano trasparire il loro carattere originario
- XI –XII secolo si rendono evidenti le due correnti entro le quali si muove la pittura veneta:
1) la tradizione paleocristiana assunta attraverso Ravenna
2) quella greca nelle forme auliche di Bisanzio
- I primi mosaici di San Marco sono opere d'artisti bizantini come prova il frammento di una CROCEFISSIONE originariamente sul pilastro sud del presbiterio.
- 1156 furono rifatte le cupole
- I mosaici facevano parte di un disegno organico derivato forse da quello della chiesa dei 12 Apostoli che era servito di modello per l’architettura.
- 1172-78 SECONDO CICLO MUSIVO sotto il dogado di Sebastiano Ziani
le cupole dell’Emanuele e della Pentecoste
le Storie di Cristo nell’arcone sud della cupola dell’Ascensione e le Storie della Passione nell’arcone centrale della navata. Nelle Storie di Cristo si nota una grande autonomia espressiva, i riferimenti bizantini si mescolano ad un'accentuazione dinamica che svela l’influsso della pittura ottoniana, nelle storie della Passione databili attorno il 1170, si nota la presenza della bottega greco-macedone. La CROCEFISSIONE pone il suo interesse nella iconografia assai rara per l’ambito veneto medievale. Il Cristo allarga le braccia fino a comprendere tutta la scena, cui fanno contrappunto il pianto raccolto delle Marie e l’invettiva violenta dei soldati. Gli angeli compongono il volo di una linea spezzata, mentre i colori bruni e rossi compongono una straordinaria sprezza: elementi e colori segnano l’avvicinamento all’espressionismo romanico, cui non appare estraneo l’influsso della scuola di miniatura di Salisburgo, conosciuta attraverso l’opera di monaci viaggianti. Qui si affaccia il motivo più nuovo della pittura veneziana.
Nel transetto nord le storie di Maria e nella tribuna dell’organo le storie di San Marco mostrano i loro legami con i mosaici più antichi, anche se se ne conserva solo l’iconografia essendo stati restaurati nel 1200
- XI-XII secolo il mosaico di Torcello del GIUDIZIO UNIVERSALE RAPPRESENTA CON UNA ICONOGRAFIA TRADIZIONALE IL Cristo giudice con i simboli dell’Apocalisse, circondato da santi e beati, al di sopra gli eletti del paradiso e i dannati dell’inferno. Per la prima volta si presentano veristicamente delle figure nude, che l’ignoto Maestro di Torcello rivela ad esprimersi soprattutto con una propensione per il COLORE, cercando effetti pittorici nei dannati tra le fiamme e il gelo dell’inferno.
Il lavoro a Torcello fu abbandonato per un certo periodo e ripreso successivamente con la Madonna dell’abside centrale. Forse gli artisti erano spostati anche perché non si poteva parlare in quel periodo di una grossa scuola pittorica. L’abbandono del lavoro a Torcello coincide con la ripressa della decorazione di San Marco.
- 1156 ripresa dei lavori di decorazione a San Marco
- 1109 apertura del monastero benedettino di Sant’Apollonia: il suo chiostro fonde insieme i motivi tardobizantini nei capitelli con le brevi colonnine degli archi a più ghiere
- XI-XII secolo mosaico pavimentale di San Zaccaria
- 1125 la chiesa di Santa MARIA E DONATO
transetto molto rialzato
le absidi contornate all’esterno da una loggia ad arcatelle che si sviluppa in una striscia ricamata entro le fasce portanti in cotto lavorato a losanghe e a diamanti, nello stile della terraferma che si può vedere a Pomposa e a San Zeno
il pavimento sembra essere ripreso da alti modelli quali quello di Concordia e Aquileia, tutto decorato con figure simboliche di bestie, uccelli
- 1171 fu completata la torre in San Marco che fu dotata di cella campanaria che durerà fino al 1513
- 1172-78 RISTRUTTURAZIONE DI SAN MARCO ad opera del più ricco mercante di Venezia, il DOGE SEBASTIANO ZIANI
ampliò la Piazza di fronte alla basilica interrando il rio Batterio che la divideva a metà e riunendola all’area di San Geminiamo
si decise l’erezione delle PROCURATIE sul fianco nord
la creazione della PIAZZETTA, allora compresa fra il Palazzo Ducale e l’Ospizio Orseolo
le due colonne furono collocate vicino alla riva: suggestive sono le due basi in pietra con sculture che rappresentano Mercanti seduti accanto a ceste dio derrate, opere d'ispirazione romanica.
PALAZZO DUCALE : 3 diversi corpi di fabbrica: il Palatium Ducis, il castello dei Partecipazio con funzioni militari, Palatium Commune, destinato ad accogliere le magistrature . Sembra che la Sala del Maggior Consiglio al tempo dello Ziani fosse a piano terra.
Dello stesso periodo di questa fabbrica sono i Palazzi da Ca’ da Mosto a Ca’ Pesaro, i palazzi Loredan Farsetti e Palazzo Barozzi a San Moisè. Attraverso la casa del Barozzi che non esiste più si può ricostruire nella forma più probabile lo stile costruttivo veneto che dette i modelli al palazzo pubblico del doge.
PALAZZO di Giustizia, dove da una parte vi erano le stalle, pare eretta tra il XII e XIII secolo, edificio destinato alle funzioni giudiziarie.
- Sull’esempio di CASA BAROZZI erano sorti altri palazzi a Venezia sempre ispirati al modello tipico del porticato terreno e loggia sul canale, grandi sale passanti dal fronte al retro, sui cui lati si aprivano le stanze
- 1284 era emesso il ducato d’oro
- 1200 la città è divisa in 30 contrade che si distribuiscono nei 6 sestieri
Caratteristica della città la commistione di diverse classi sociali, non vi sono quartieri alti, né squallide periferie. Il patrizio-mercante costruirà il suo palazzo dove meglio riterrà utile per il suo traffico di navi o di mercanzie, talvolta su un piccolo rio accanto alle case dei popolani si trovano palazzi grandiosi
PALAZZI DEL 1200: IL FONTEGO DEI TURCHI: ha un cortile interno, una facciata estesa con un porticato terreno, loggia al primo piano, merlatura che nasconde la falda del tetto. Fu costruito dal mercante pesarese Jacopo Palmieri, nel 1300 passò ai Pesaro e nel 1381 fu donato dalla Repubblica ai Marchesi dio Ferrara, provenne dagli Aldobrandini, del Priuli e nuovamente dei Pesaro, ed infine nel 1600 dei mercanti Turchi, che ne fecero il proprio deposito di mercanzie.
- In genere la pianta dei palazzi si sviluppa longitudinalmente, dal Canal Grande verso l’interno, sicchè la facciata risulta molto più stretta rispetto ai fianchi: questo accadeva anche per l’alto costo del terreno edificabile lungo la sonda del canale.
- PALAZZO CA DA MOSTO con il portico terreno accecato dai restauri, minuta loggetta del primo piano, le pareti di cotto sono rivestite di marmo variegato, uso tipicamente tardoromano: i marmi erano chiamati CRUSTAE
- LOREDAN FARSETTI e i PALAZZI BARZIZZA e DONA
Caratterizzati dalle sottili logge a polifera del primo piano erette sul porticato terreno
IL DUECENTO
I MOSAICI DI SAN MARCO
1172-78 I MOSAICI dell’epoca del doge ZIANI cominciano a rivestire le cupole dell’EMANUELE e dell’ASCENSIONE e della PENTECOSTE per spingersi poi sulle pareti della chiesa:
- essi avevano conservato una spiccata dipendenza dalla forma bizantina, specie quella delle province di DAFNI, CHIOE e SALONICCO.
I mosaici del TRANSETTO: le STORIE DI CRISTO : la Domenica delle Palme offre un quadro di rustica semplicità
Le immagini dell’ARCONE dell’organo nel TRANSETTO SUD , illustrano LA LEGGENDA DI SAN MARCO
Presso il Battistero è stato recentemente scoperto l’affresco della VERGINE che ha un influsso tipicamente macedone.
1200 il momento dell’ORAZIONE NELL’ORTO, raffinatezza di colore Protagonista è Gesù quasi sempre inginocchiato sul Monte degli Olivi, egli si rivolge a Pietro, il solo sveglio tra gli Apostoli dormienti: anche questo mosaico interessante per la sua colorazione a forme plastiche BASATO SULLE TRADIZIONI AULICHE COSTANTINOPOLITANE.
1240-50 ATRIO verso la piazza , storie della GENESI, d'ABRAMO, di GIUSEPPE, mosaici della PASSIONE. Probabilmente essi derivano dallo stile realistico della Bibbia di Cotton, un manoscritto alessandrino del VI secolo.
Effetti di luce e trionfo del colore inteso in senso veneziano
1258-1270 LEGGENDA DI SAN MARCO: il portale di SANT’ALIPIO, la veduta antica della chiesa altrimenti per la descrizione della Piazza bisogna avvalersi della fedele trascrizione di Gentile Bellini nella Processione a San Marco del 1496 . Nella lunetta superstite si nota la precisione vedutistica. Le cupole rialzate della chiesa, e i 4 cavalli da poco posti sulla facciata della chiesa.
Dello stesso periodo sono le ultime storie di GIUSEPPE e di MOSE contemporanei della SCOPERTA DELLE RELIQUIE nel transetto. Nelle STORIE vi è un ritorno alla tradizione costantinopolitana per la composizione stilizzata, quasi un revival neoclassico.
Attraverso i mosaici di San Marco passano più secoli, dalle forme bizantine fino al preludio gotico. Venezia si era tenuta nel margine dell’arte romanica anche per la sua collocazione territoriale isolata, solo nel 1200 comincia a crearsi un proprio linguaggio pittoricamente espressivo, accogliendo dalla tradizione bizantina il gusto del colore e della tensione grafica e plastica settentrionale il segno incisivo e i volumi dinamici che suggeriscono la verità naturalistica.
LA SCULTURA MEDIEVALE A VENEZIA
1000-1200 una parte rilevante è assunta dalla scultura
- le tracce più antiche mostrano lo sviluppo in senso decorativo: come sovrapposizione alle facciate dei palazzi o delle chiese.
1) CRUSTAE: sottili foglie di marmo
2) PATERE: rilievi con immagini simboliche
- molta della decorazione di Venezia non è di produzione locale , ma proviene dal bottino di guerra o da acquisti in paesi lontani, spesso d’oltremare. Lo svolgimento delle crociate ha contribuito alle spoliazioni delle terre orientali a beneficio di Venezia.
- 1172 Sebastiano Ziani aveva alzato in Piazzetta le due colonne provenienti dalla Siria
- 1204 fra innumeri capitelli e colonne, rilievi, plutei e transenne, oreficerie ed icone preziose, come quella NICOPEIA, destinata ad essere venerata come protettrice della città, ecco i 4 famosi CAVALLI in rame dorati opera forse tardoromana, strappati all’ippodromo di Costantinopoli per collocarli in segno di trionfo sulla loggia di San Marco.
- 1209 fu ordinata la PALA D’ORO ad orefici di Costantinopoli
- sul principio del 1200 le STORIE DI SAN MARCO, con le Storie del Nuovo Testamento
- Nel campo plastico Venezia comincia a guardare alla terraferma.
- Sul primitivo fondo ravennate o bizantineggiante i rilievi dei matronei di San Marco o i plutei della basilica di Torcello, si sovrappone la decisiva influenza dell’arte romanica
- 1) Adorazione dei Magi del Seminario di Venezia
- 2) Sogno di San Marco sul portale maggiore della Basilica
- Il capolavoro della scultura dell’arte veneta del 1200 è il PORTALE MAGGIORE di San Marco, decorato nei suoi 3 ARCONI con sei fasce scolpite del 1220-70.
- ARCONE 1: partendo dal basso nel primo arco si vede la figurazione della terra, del mare, nella fascia esterna la Vita umana,
- ARCONE 2: vi stanno i Mesi e lo Zodiaco e nella fascia esterna le Virtù e le Beatitudini
- ARCONE 3: i Mestieri e all’estremo Cristo ed i Profeti forse della scuola di Nicolò Pisano
Alla base dell’arco l’ARCHITETTO IGNOTO
- MAESTRO DEGLI EVANGELISTI: si esprime in una serie di pannelli in origine sopra il portale maggiore, spostati sul lato nord della basilica
- Lo precedono: i pannelli del MAESTRO D'ERCOLE, anche costui sembra mediare la grafica bizantina con il luminismo dinamico di un segno che ricorda lo stile romanico delle cupole e dell’arco della Passione.
- Dello stesso stile: i 4 ANGELI DELL’APOCALISSE all’incrocio del transetto con la navata maggiore
- Alla fine del secolo i veneziani rientrano in una snervata osservanza bizantina come dimostrano le numerose icone:
- MADONNA DELLO SCHIOPPO
- Quella di Santa Maria Materdomini
- 1300 del bronzista Bertuccio i due cancelli laterali della Basilica
- SCULTURE ERRATICHE sparse per la città:
- il CAMMELLO del rilievo che assegna il nome popolare al Palazzo Mastelli alla Madonna dell’Orto
- le statue dei MORI a Cannaregio, una delle quali posta sull’angolo si carica sulle spalle un sacco, rappresenterebbe il popolare Sior Antonio Rioba.
IL TRECENTO
LA CITTA GOTICA
1296 MARCO POLO è prigioniero Genova detta il suo libro della MARAVIGLIE che sarà soprannominato IL MILIONE.
- Venezia si trasforma da DUCATO lagunare a potenza europea
- L’elemento che la caratterizza è la conflitto verso gli stati vicini e lontani
- Problemi interni: le due congiure
1310 la congiura del BAIAMONTE TIEPOLO tenta di strumentalizzare le difficoltà di Venezia nella lotta contro il papa per il dominio di Ferrara
1355 la congiura del doge MARIN FALIERO, ed ebbe una certa base politica, appoggiandosi ad una fazione popolare che reclamava di partecipare alla gestione dello Stato
1310 fu istituito il CONSIGLIO DEI X magistratura di polizia essenzialmente rivolta alla tutela delle istituzioni
1323 si bloccò l’accesso al patriziato creandovi intorno la barriera difensiva del LIBRO D’ORO
1324 si istituì la somma magistratura del SENATO
1322-31 si susseguirono le ribellioni e le sottomissioni delle città dalmate:Sebenico,Traù, Pola,
1363 insurrezione di Creta
vi furono inoltre altri conflitti : contro i Carraresi, signori di Padova, e contro Genova.
- Le difficoltà dello stato di guerra che avevano condotto la Repubblica ad una crisi economica non rallentano lo sviluppo della città sia negli edifici religiosi che civili
- 1340 costruzione del nuovo Palazzo Ducale, sotto il doge BARTOLOMEO GRADENIGO, la decorazione del Battistero, e d'alcune cappelle minori di San Marco ai tempi del doge Andrea Dandolo, colto umanista e amico del Petrarca.
- 1300 l’abilità diplomatica assieme alla sapiente politica d'espansione condotta dai veneziani caratterizzano questo secolo.
- 1378-81 Guerra di CHIOGGIA, la flotta genovese fu distrutta dai veneziani comandati da Vettor Pisani e da Carlo Zen
- 1404 conquista di Padova
- 1404 Venezia aveva cominciato come potenza esclusivamente marittima, si ritrova ora alla testa di un vasto dominio di terraferma
- l’insediamento in terraferma produsse effetti positivi sul piano economico, per l’abolizione dei dazi e lo sveltimento dei commerci, nonché per gli approvvigionamenti di grano.
- Al principio del 1300 si afferma in campo artistico quella nuova civiltà figurativa che va sotto il nome di GOTICO per le sue connessioni oltremontane.
- Pochi sono i documenti iconografici che ci mostrano Venezia agli inizi del 1300.
- San Marco come si presenta nella miniatura del codice di Marco Polo della Bodleian Library di Oxford: il PALAZZO DUCALE ci appare diviso in 3 blocchi con le logge sopra il ,portico terreno,
- Palazzo ARIANI a SAN SEBASTIANO, sei finestrelle archiacute e una transenna di doppi quadrifogli creano uno sviluppo ramificato di sottili tralci marmorei, quasi una filigrana: gotico fiorito
- GOTICO GIORITO sarà chiamato quella speciale interpretazione dello stile archiacuto transalpino, iniziato nel 1300 per trionfare durante i primi 50 anni del 1400. E' importato dai monaci viaggianti, cui erano affidate le prime costruzioni religiose tra cui le grandi cattedrali. Lento e progressivo è il processo di adattamento e di trasformazione degli elementi architettonici dallo stile veneto bizantino a quello gotico.
- Nella decorazione degli ESTERNI si arricchisce la parte scultoria: dai capitelli alle cornici, alle cuspidi delle merlature, alle balaustre e alle transenne sopra le finestre., agli archi che prendono la caratteristica forma acuta al colmo, assumendo la forma ogivale al posto di quella rotonda o semiellittica del periodo bizantineggiante.
- Palazzo DANDOLO
- Palazzo GARZONI
- Palazzo NANI a San Trovaso
- L’architettura religiosa ci offre numerosi esempi, appartengono al 1300:
SAN GIOVANNI E PAOLO
FRARI
- del 1400:
SANT’ALVISE
MADONNA DELL’ORTO
SANT’ELENA
LA CARITA
SAN GREGORIO
SANTO STEFANO
- La più antica delle chiese gotiche a Venezia, è SAN GIOVANNI E PAOLO
1246 fu iniziata dopo che il doge Jacopo Tiepolo ne aveva donato il terreno ai Domenicani, ma si completò durante il 1300. Ricalca lo schema tipico delle grandi basiliche degli ordini conventuali: una larga navata centrale con due laterali di proporzioni minori, fiancheggiate da cappelle, in più numerose altre cappelle absidali. Colpisce lo sviluppo della navata maggiore. Spazio più allentato delle larghe campate fra colonna e colonna, lunghe catene lignee reggono le spinte delle pareti e delle arcate allargate oltre il giusto si da costituire una caratteristica spazialità. La luce proviene dal ROSONE della facciata e dalle finestre delle absidi.
- I veneziani volevano dare a queste basiliche un senso orale popolare, di luogo di incontro, farne dei sacrari per le glorie civiche, e infatti San Zanipolo ospita lungo le sue mura i monumenti funebri dei dogi e dei condottieri.
- FRARI: fu opera dei Minori Francescani e fu eretta al posto della precedente chiesetta nel 1338, nonostante ciò la primitiva chiesetta era ancora esistente nel 1415. Nel 1443 si era giunti alla facciata della nuova basilica. Anche qui l’architetto è ignoto, forse un Fra’ Pacifico, cui è eretto all’interno della chiesa un monumento funerario.
1361 E 1396 come si legge nella lapide murata alla base fu compiuto il campanile
La navata centrale è maggiore rispetto alle laterali, ingombrate dagli altari, dato che mancano le cappelle sui fianchi.
Nel mezzo della navata sorge il CORO ligneo dei frati
Periodo Rinascimentale fu aggiunta la Cappella Corner e la sacrestia
IL PALAZZO DUCALE
1) CASTELLO TURRITO costruito dai PARTECIPAZIO nei primi decenni del IX secolo
2) 1172-78 SEBASTIANO ZIANI disposizione del Palazzo in 3 blocchi
PALAZZO di RESIDENZA
COMUNE: Rivolto sul fronte sud, destinato alle Magistrature e ai vari Consigli in cui si articolava il Governo della Repubblica. L’organismo più importante era il MAGGIOR CONSIGLIO, competente nell’elezione del doge. Formato da cittadini originari sopra i 25 anni, riuniva di fatto la classe aristocratica della città Aveva subito una continua crescita numerica, nel 1276 si superavano i 500 membri, al tempo della serrata del Maggior Consiglio nel 1297 era salito oltre il migliaio. Dove si riuniva durante tutto il 1200 il Maggior Consiglio? Con molte incertezze al piano terra prospiciente la CORTESELA . Due documenti del 1293 e 1317 la confermano sopra il rio di Palazzo, presso la chiesetta di San Nicolò, fondata da Pietro Ziani, 1205-28, al termine dell’ala orientale verso il bacino.
PALAZZO DI GIUSTIZIA
3) 1340 Sotto il dogado di BARTOLOMEO GRADENIGO, con la nomina di una commissione di Savi, fu decisa la costruzione del nuovo Palazzo, capace di ospitare in un'unica sala il Maggior Consiglio.
La nuova Sala partendo dalla TORRESELLA a est si congiungeva con l’angolo del Palazzo di Giustizia, sulla Piazzetta
4) 1404 fu completato il balcone
5) Nel palazzo dei 3 Savi anche se la torresella angolare fu incorporata nella facciata poiché forse aveva diversi livelli di pavimenti si mantenne la curiosa assimetria delle prime due finestre di poco più basse delle altre quattro che corrispondono alla Sala del Maggior Consiglio.
6) 1340-1419 anno della prima riunione nella nuova sede, valendosi a un progetto unitario che ricollegava funzionalmente i 3 corpi precedenti in un solo blocco, disposto intorno ad un cortile.
7) Architetto del Palazzo è ignoto, magistri e protomagistri se ne presero cura, abbiamo il nome di un certo Filippo Calendario come ideatore del Palazzo assieme a un certo Pietro Baseggio, magister protus e un altro proto Enrico.
8) E' sviluppata l’idea del Palazzo Barozzi, il corpo di fabbrica si alza nel parametro marmoreo trapunto da un disegno a rombi e marmi bianchi, agli spigoli un'originalissima cordonatura marmorea., grandi aperture delle finestre
9) SCULTURE: Mose ebbro e l’Adamo ed Eva, notevoli sono i capitelli, quelli dei Vizi e dello Zodiaco, icone e bassorilievi
10) In una città fondamentalmente bizantina si instaura un nuovo modello scultorio autenticamente gotico,che darà l’impulso al rinnovamento plastico in Venezia sul principio del secolo includendovi le opere del nuovo Palazzo Ducale.
Grandi scultori di rilievo saranno i DALLE MASEGNE, di formazione toscana, il capolavoro di Pier Paolo sarà il finestrone sul molo commissionato da Michele Steno.
1394 Jacobello aveva lavorato all’iconostasi di San Marco, contatti con la scultura lombarda.
11) 1366-1415 DECORAZIONE PITTORICA: momento più importante dell’arte figurativa in Venezia durante l’epoca gotica.
I cicli pittorici del Nuovo Maggior Consiglio vengono a riallacciarsi ai precedenti, che erano già stati dipinti in Palazzo, quanto meno per l’iconografia.
Il tema principale della decorazione sarà la leggenda costruita intorno al doge Ziani, Alessandro III, e il Barbarossa, -una leggenda di Stato, per l’importanza che essa era venuta assumendo nella costruzione del mito di Venezia. Dopo il primo mito del Santo latino Marco, chiamato a sostituire il santo bizantino, San Teodoro, e come tale illustrato nella basilica ducale a prova dell’indipendenza della Repubblica, ecco che a Venezia si costruiva un secondo mito nazionale, che avrebbe fornito i temi non solo ai pittori del Maggior Consiglio del 1300, ma che sarebbero stati ripetuti all’infinito in tutte le celebrazioni ufficiali dell’immagine della Repubblica .
Le storie del Papa e del Barbarossa sono di una complessa iconografia, questi temi sono ripresi anche nella chiesetta di San Nicolò, chiesetta ducale.
Una traccia figurativa del leggendario episodio è tracciato in 11 miniature di un codice al Museo Correr, la cui datazione oscilla tra il 1370, le miniature potrebbero offrirci la documentazione di quanto era dipinto negli affreschi del primitivo Maggior Consiglio o nella chiesetta.
Decorazione: si divide in due gruppi di artisti, quelli operosi entro il 1300 e quelli del principio del 1400.
GRUPPO 1.1366 in questo momento era terminata la costruzione muraria del Palazzo, il doge Marco Cornaro chiama il GUARIENTO, il 1382 un documento ci informa della necessità di un grosso restauro alle numerose pitture che decoravano la sala. gli dipinge due affreschi della leggenda: la Guerra di Spoleto e l’Arrivo di Alessandro III. Il Vasari ricorda Antonio Veneziano di cui si conoscono gli affreschi di San Ranieri, avrebbe dipinto un'intera parete della sala. Sempre del Guariento. GLORIA DEI SANTI IN PARADISO con L’ANNUNCIAZIONE e l'INCORONAZIONE DELLA VERGINE.
1577 la sala fu distrutta da un incendio e nel 1903 furono riscoperti anche se in cattivo stato di conservazione i resti di questo affresco a colori tra l’ocra e il verdastro per effetto del calore e del fumo. La composizione del Guariento era di una grandiosità inusitata, centinaia di figure affollavano la parete, santi, angeli musicanti, patriarchi e profeti, rossi cherubini e azzurri serafini collocati entro una complessa architettura di seggi decorati e di edicole di stile gotico. Al centro stava Maria incoronata e Gesù, su un trono fastoso che evocava il riferimento al sottostante trono ducale.
1400 il doge STENO aveva completato il soffitto della sala secondo uno schema della decorazione tipica del gotico e in modo simile a quello unico rimasto delle Gallerie, un cielo compartito a quadretti d’oro, ripieni di stelle.
1404 finestrone sul molo e la decorazione della chiesetta ducale di San Nicolò
1408-15 intervento dei pittori gotico internazionali GENTILE DA FABRIANO E PISANELLO è l’ultima tornata della decorazione del Palazzo ormai andata perduta a causa dell’incendio.
LA PITTURA GOTICA
- All’inizio del 1300 Venezia recupera le forme contemporanee dell’arte bizantina: sia di quella aulica cioè costantinopolitana che provinciale, macedone, serba, dalmatica.
- Venezia non occidentalizza in questo periodo la sua pittura, al contrario resta fedele, pur accettando qualcosa dello stile gotico di importazione padana quando non addirittura francese o germanico , alla sua tradizione coloristica .
- SAN ZANDEGOLA: AFFRESCHI, sono evidenti i riferimenti al bizantinismo provinciale sia nell’annunciazione che nella Sant’Elena nelle quali gli occhi sono spalancati e fissi come in un'icona. E da notare però che il colore sfumato e luminoso è propriamente veneziano.
- Sul volgere del secolo esistevano diverse correnti:
1) quella bizantineggiante
2) quella autoctona sensibile agli influssi della arte romanica e dell’arte gotica
- I primi esempi di personalità indipendenti usciranno da questo tipo di esperienza
- Nascita alla fine del 1300 di importanti complessi in MOSAICO
Questo sviluppo fu favorito all’inizio del 1300 dalla grande personalità umanista quale era il doge ANDREA DANDOLO, amico del Petrarca
Troviamo in SAN MARCO la manifestazione della civiltà pittorica del GOTICO FIORITO
1345 IL Dandolo restaura gli ambienti sul fianco sud della basilica e ne inizia la decorazione a mosaico con .
- LE STORIE DELL’INFANZIA DI GESU dell’antibattistero
- LE STORIE DI SAN GIOVANNI BATTISTA E LA CROCEFISSIONE nel battistero
- In questi mosaici ci troviamo dinanzi a varie sfumature stilistiche, secondo l’influsso delle diverse tendenze sia che siano quelle bizantine auliche o provinciali od occidentali, romaniche o gotiche .
- LA CROCEFISSIONE è la composizione più impegnativa del battistero nella quale appare anche il doge Dandolo
Il senso dello spazio ormai fattosi ambiente si riferisce sempre allo stile aulico bizantino
Per l’iconografia di ,Maria e Giovanni ci si riferisce allo stile provinciale
I ritratti dei donatori, del doge e della dogaressa sono occidentali e si riferiscono alla pittura padana del 1300
- SALOME DANZANTE: influsso della pittura gotica bolognese
Si muove, Salomè vestita di colore rubino, al ritmo delle lunghe code di ermellino che le scendono lungo i polsi e lungo i fianchi, inarcato in un passo di danza ormai libero da ogni limitazione stilizzante.
- Nel primo 1300 la produzione artistica veneziana pur ancorata nella tradizione viene sviluppando i temi che man mano la inseriranno nel più largo discorso delle diverse culture figurative italiane.
Venezia ignorerà a lungo la pittura toscana, di CIMABUE E GIOTTO presente nel 1304 a Padova con gli affreschi nella Cappella degli Scrovegni. L’esempio maggiore dell’arte veneziana primitiva restano sempre i mosaici del XII e XIII secolo a San Marco.
- 1355 Cappella di SANT’ISIDORO l’artista tenne presente alcuni dettagli dell’arte gotica cavalleresca, ma i riferimenti ala vita veneziana sono tipici, le navi che approdano a Chio, il doge Michiel che scende in armi dalla galera con i leoni di San Marco, ricompaiono le onde a matasse bianco azzurre dei mosaici duecenteschi del Diluvio universale o le foglie palmate della Genesi.
- Le miniature dei primi decenni del 1300 ci offrono chiaramente la riprova del conformismo dell’arte veneziana di questo periodo, sia nelle forme più auliche sia in quelle popolari. Antifonario del doge Zorzi del Museo Correr e la Mariegola della Scuola di San Teodoro pure al Correr. Per altre miniature sempre del 1300 con riferimenti gotici si pensa al lavoro di una maestranza gotica emiliana come nel caso della Mariegola dei Pelizzieri sempre al Correr, vicine a quelle già citate del Papa Alessandro III e Barbarossa. Questi sono episodi limitati.
- Per ribadire questa confusione di tendenze e di differenti linguaggi nel 1300 basta pensare alla PALA D’ORO di San Marco, rinnovata x la terza volta dal doge Andrea Dandolo nel 1345, rimontando sul telaio gotico predisposto dall’orifice Paolo Boninsegna tutti i vecchi smalti, fra una miriade di pietre preziose che colorano tutta l’opera di una sorta di trasparenza giocata in mille riflessi
976 La parte più antica risale ai tempi di Pietro Orseolo I e doveva essere principalmente opera di oreficeria, forse ne sopravvivono nella condizione attuale alcuni smalti a medaglione di fattura bizantina
1105 la seconda versione fu ordinata da Ordelaffo Falier, essa ebbe più o meno lo sviluppo nella zona inferiore attuale, con la maggior parte degli smalti dovuti ad artisti costantinopolitani
1209 il doge Pietro Ziani aggiunge alla pala la fascia superiore con gli smalti della festa di Cristo, risultanti dal saccheggio di Costantinopoli dopo la quarta crociata I riquadri del bordo esterno con le storie di San Marco sono veneziani, anche se fatti ad imitazione degli altri. Ultime vengono le figure goticizzanti di Cristo e degli Evangelisti, aggiunti al tempo del doge Dandolo
opera composita, tipica espressione del gusto eclettico del 1300 e della raffinatezza degli artisti gotici
PAOLO VENEZIANO: 1290 1362
- Prima autentica personalità nel campo della pittura che si afferma a Venezia nel 1300
- Le sue opere sono spesso Madonne o Incoronazioni su tavole a fondo oro, delineate con la fine pazienza dei maestri bizantini
- La critica lo ha definito il più grande dei pittori bizantini mediterranei , l’ultimo non greco e il primo dei veneziani
- Si creava così un’alternativa alla tradizione del mosaico marciano durata fino al 1300
- La continuità bizantina si concretava nelle Madonne more dei pittori veneto cretesi
- In un altro senso invece si affermavano delle scuole mosaiciste autonome che si allineavano alle forme gotiche di terraferma
- ICONA DI SAN DONATO 1310
Il santo è scolpito in legno entro una simbolica nicchia
La novità è nelle figurette dei due donatori, il podestà muranese Memmo e sua moglie staccati a nette profilature sul fondo aureo e disegnati con tocco costruttivo che ha poco a che vedere con le icone dei madonneri
- MADONNA E GESU Gallerie
Novità fu rappresentata dalle due figurette di donatori che costituiscono la parte più autentica della tavola di Paolo
La gigantesca figura di Maria, scura in volto, come un'icona di ispirazione copta o cretese
Realtà umana dei donatori definiti nei loro costumi e nelle loro tipologie
- INCORONAZIONE 1324 Washington
Particolare vivacità del colore, trionfo cromatico
- INCORONAZIONE 1350 Gallerie
Inclinazione verso uno stile fiorito e bizantineggiante
- LA MORTE DELLA VERGINE 1333 Museo di Vicenza
Schiere di angeli allineati tra barbagli d’oro
L’INCORONAZIONE sembra muoversi incerta in diverse direzioni, presenta una notevole diversità fra le minute storiette di Cristo e di San Francesco collocate sui lati della composizione, rispetto alle grandi figure che stanno al centro
Nelle prime il gusto di Paolo per la scrittura bizantina trova campo di svilupparsi in raffinatezze grafiche nel colore illuministico con tocco da orefice. E tipico infatti come in certe parti riaffiori la tramatura aurea del disegno, quasi si trattasse di uno smalto intarsiato. Il fondo aureo schiaccia le figure entro le due dimensioni, togliendo la loro profondità. E questo l’aspetto più bizantino della pittura veneziana del 1300
Le figure di Cristo e della Madonna invece sono più legati per il loro colorismo pittorico alla tradizione coloristica e lineare gotica.
LORENZO VENEZIANO Notizie 1356 72
- raffina i colori di Paolo e li fuma in smalti delicati sul fondo dorato
- influssi dell’arte di Tommaso da Modena, che operava a Treviso agli affreschi delle Storie di Sant’Orsola 1358 suo capolavoro
- POLITTICO LION delle Gallerie 1359 col donatore Domenico Lion un tempo nella chiesa di Sant’Antonio di Castello
Siamo ancora vicini alle opere di Paolo nonostante che Lorenzo sia più vicino alo stile gotico: le forme sono accentuate, il disegno è a piani contrapposti, la prospettiva in diagonale accentua i volumi, il colore si fa cangiante e chiaro.
LA figura della Maddalena risulta in un linearismo tipico della fine del 1300
La tavolozza dei colori è del tutto personale, determinando una particolare raffinatezza di costume
- ANNUNCIAZIONE 1371 Gallerie
Inclinazione emiliana dell’artista: ciò determina i nuovi interessi della pittura veneziana
STEFANO VENEZIANO attivo 1369 81
MADONNA al museo Correr
È la voce più nuova del 1300 veneziano
Colui che smuove l’arte verso l’evoluzione internazionale, che altrove era già maturata
NICCOLO DI PIETRO 1389 1430
MADONNA 1394 Gallerie
Firma e data la sua opera ponendo anche il nome del committente ed indica anche il nome del suo studio
Significativa personalità tra emiliana e boema
IL PRIMO 1400
LA PITTURA CORTESE IN PALAZZO DUCALE
- Espansione verso la terraferma: Francesco Foscari 1423 1457, si fa portavoce della linea innovatrice a discapito della linea conservatrice del vecchio doge Tommaso Mocenigo. Prevale a proprosito la corrente interventista
- Intanto i turchi premono ai confini e nel 1453 Costantinopoli fu occupata dai turchi
- Michele Steno regna fino al 1414 continua la decorazione del Palazzo Ducale: All’esterno si completano le sculture dei capitelli del porticato terreno e della loggia superiore, girando dalla fronte del molo fino alla settima arcata della Piazzetta dove un tondo con la Giustizia segna l’interruzione dei lavori decretata dal Senato
All’interno ricomincia la decorazione pittorica della Sala del Maggior Consiglio secondo un programma già predisposto sul tema della mediazione del doge Ziani fra Papato e Impero.
Conchiusa la PRIMA FASE guidata dal Guariento, l’opera riprende con il totale ricambio degli artisti che appartengono ad un indirizzo stilistico diverso: si tratta della corrente internazionale, che si fa strada con il nome del GOTICO CORTESE. Le sue sedi privilegiate saranno le corti europee, è una lingua aristocratica in cui si rinnova la memoria cortese delle leggende dei cavalieri del Medioevo di Re Artù, ma istituisce anche un diretto rapporto con la rappresentazione della natura nel paesaggio e nel ritratto: è così superata ogni precedente preziosità di espressione
La cultura cosmopolita del gotico cortese penetra attraverso il cantiere del Palazzo Ducale, creando una vera e propria scuola di artisti veneziani che durerà fino al sopraggiungere della Rinascenza toscana dopo la metà del secolo
GENTILE D FABRIANO 1370 1427 leader del gotico internazionale, nato nelle Marche , un’altra regione privilegiata da questa cultura aristocratica, con le sue numerose piccole corti di alto livello culturale, era passato in Lombardia venendo a contatto con le numerose opere dei lapicidi e pittori di qualità come Giovannino d gRassi e Michelino da Besozzo, autore dei cartoni delle vetrate del duomo di Milano. Sostò a Verona dove vide forse le Arche Scaligere, e raggiunse Venezia.
Quando giunge a Venezia è già formato a livello internazionale, la sua è una mediazione fra il naturalismo lombardo dai teneri prati fioriti, la ritmata sottigliezza dei modi senesi dal segno fluente e dalle morbide tinte che creano i volumi e una preziosa finitura da orafo nei minuziosi particolari dei costumi e degli elementi decorativi.
BATTAGLIA DI SALVORE x il Palazzo Ducale combattuta fra il figlio di Barbaresca, Ottone e di Veneziani. 1409 11
1415 Gentile si trasferisce a Brescia e non ritorna più a Venezia
Manca ogni riferimento iconografico a proposito di questo affresco andato perduto legata all’armamentario cortese e all’ambiente internazionale delle corti alle quali Gentile era legato.
Dopo la partenza del Gentile da Venezia Pisello che lavora al medesimo ciclo e fa parte della medesima cultura fa il suo ingresso in Palazzo Ducale.
PISANELLO 1395 1455
- entrò nell’orbita di Gentile
- collaboratore di gentile lo seguì a Verona
- fu a Venezia nello stesso periodo di Gentile e lavorò nel Palazzo Ducale allo stesso tema politico di Gentile
- 1419 data del compimento della Sala del Maggior Consiglio che fu allora usata essendo la data della prima riunione dei consiglieri
- FEDERICO BARBAROSSA CHE RICEVE IL FIGLIO OTTONE , liberato dai veneziani per portare le proposte di pace con il papa. La scena mostrava numerosi ritratti svolgendosi in un fastoso ambiente cerimoniale
- Affreschi del Pisello x Sant’Anastasia a Verona con le STORIE DI SAN GIORGIO larga parte avranno gli sfondi, contribuendo a creare il clima magico delle sue figure
- Nel 1422 si nomina una specie di conservatore permanente degli affreschi della sala del Maggior Consiglio con il compito di tenere le pitture in ordine
- 1425 un documento descrive i titoli di tutte le pitture esistenti in Maggior Consiglio riferendo esattamente le 36 iscrizioni sottostanti alle pitture disposte entro 28 capitelli Tutti i temi trattati nella decorazione della sala sono elencati, ma non sono menzionati gli artisti. Il documento si limita a menzionare il Guairanno per il Paradiso e per la Battaglia di Spoleto, la Battaglia di Salvare di Gentile, e il Barbaresca che riceve Ottone di Piastrello seguito forse dall’Assalto dei romani e da Ottone prigioniero che si presenta al papa e al doge sempre di Pisello.
- Sono nominati inoltre Antonio Pisano, pensare all’intervento di Michele da Besozzo è puramente induttivo.
GIAMBONO
- Aveva ben presenti gli affreschi del Palazzo Ducale e ciò si può dedurre dal PARADISO delle Gallerie, dipinto sul modello di Guairanno
IL GOTICO FIORITO IN CITTA
1422 Tommaso Mocenigo pagò la multa x far riprendere i lavori in Palazzo Ducale
il doge Foscari succeduto al Mocenigo decise di continuare la costruzione del Palazzo Ducale sulla facciata della Piazzata nel medesimo stile di quella del Molo
Si riprende dunque il cantiere del Palazzo a partire dalla settima arcata per spingersi con altre 12 fin presso la basilica, la dove era posta la nuova entrata la PORTA DELLA CARTA, forse dai pubblici scrivani che vi si trattenevano accanto
1443 la Porta magnifica di sculture e decorazioni con zone di blu oltremare e stelle d’oro è terminata e il doge dà inizio a quel portico che le fa seguito verso il cortile interno e che prende il nome di ARCO FOSCARI, terminato nel 1485
All’interno erano evidenti i resti della precedente situazione e probabilemente vi si notavano ancora cortili diversi, facenti capo alle antiche fabbriche separate del Palazzo del comune e del Palazzo di Giustizia. Invece verso Nord ovest restava isolato l’appartamento ducale, con la chiesetta di San Nicolò.
DECORAZIONE SCULTOREA
Per i capitelli del portico e della loggia si preferisce imitare quelli del 1300
Le maestranze non erano più quelle che erano passate nel 1421 alla Ca’ d’Oro al seguito di MATTEO RAVERTI, un lapicida milanese
Erano arrivati i Toscani e ciò ce ne dà la prova il coronamento della chiesa di San Marco
1415 NICOLO LAMBERTI giunge a Venezia da Firenze 1370 1415, scultore dell’Opera di Santa Maria del Fiore, con una numerosa maestranza fra cui il figlio Pietro Il Lamberti era stato forse scelto non tanto x la sua originalità, ma forse perché non si distaccava dalla tradizione e meglio si adattava all’ambiente conservatore della scultura veneta, bisogna tenere conto che si andavano già formando le linee rinascimentali del Ghiberti e successivamente quelle di Donatello.
CORONAMENTO DI SAN MARCO con fregi, le figure nei pinnacoli e le edicole, la sua opera va identificata anche in una parte dei capitelli del portico dell’ala foscara compiuta dopo l’allontanamento delle maestranze lombarde. Le sculture sono animate da un discorso plastico tipico dell’arte toscana.
Capolavoro toscano è anche la parte inferiore del capitello angolare verso la chiesa che rappresenta la GIUSTIZIA, era firmato Pietro Lamberti e Martino da Fiesole.
A continuazione delle grandi statue iniziate dal Calendario con Noè, Adamo ed Eva, ecco sopra il capitello il GIUDIZIO DI SALOMONE forse attribuito a JACOPO DELLA QUERCIA o a Bartolomeo Bon, il migliore lapicida veneto di quegli anni fautore anche della Porta della Carta.
FORTEZZA E TEMPERANZA, statue della Porta della Carta, sono attribuite a PIETRO LAMBERTI.
LA PORTA DELLA CARTA costituisce il banco di prova della scuola veneziana: GIOVANNI E BARTOLOMEO BON, quest’ultimo ne firma l’architrave 1443.Gli scultore veneziani si differenziano dai RAVERTIANI E dai TOSCANI per una raffinatezza esteriore, di particolare decoratissimo, impressa alle superfici plastiche con svolazzi lineari. E ancora un effetto dello stile fiorito, tipico della Venezia del 1400 immersa nel preziosismo estremo della maniera gotica quando ormai in TOSCANA e a PADOVA il vocabolario artistico andava rinnovandosi nelle forme rinascimentali.
ANTONIO DA RIGHEGGIO, detto BREGNO 1425 85 fa parte di una scuola mista fra lombarda e toscana
Ha un'importanza notevole nella decorazione scultorea del Palazzo di cui diviene probabilmente proto, realizzando la parte dell’Arco Foscari verso il cortile
VIRTU superiori della PORTA DELLA CARTA
ARCANGELI sugli spigoli del Palazzo all’altezza delle logge
Ritratto del DOGE FOSCARI inginocchiato davanti al fatidico leone conservato nel museo del Palazzo
Suo scolaro e continuatore sarà ANTONIO RIZZO
PALAZZI GOTICI
- CA’ FOSCARI eretta nel 1452 dal doge Foscari, poco dopo che per sua volontà si era terminato Palazzo Ducale
- Alleggerimento dei volumi x mezzo dei trafori fioriti
- Palazzo archiacuto
PALAZZO PISANI MORETTA
PALAZZO BERNARDO a San Polo 1442 due portali terreni nella forma originaria
CA’ GIUSTINIAN cominciato nel 1474
PALAZZETTO COTARINI FASAN
PALAZZO SORANZO VAN AXEL
Conserva il portale decorato nel muro di cinta
Cortile interno con scala scoperta caratteristica di questo momento architettonico,
al centro del cortile una vera da pozzo
CA’ D’ORO 1420 1440 X Marino Contarini un ricco mercante
Fu costruita sotto la direzione di MATTEO RAVERTI
Ispirazione di questo palazzo il Palazzo Ducale
Decorazioni marmoree delle doppie polifere e del portico
Merlatura superiore ricorda la merlatura del palazzo del doge
Due caratteristiche anomalie contraddistinguono la facciata della Ca’ d’Oro: l’asimmetria della facciata, la doratura ora scomparsa, e i molti elementi decorativi sulla facciata, come i profili delle finestre, le riquadrature dei piani, le merlature terminali
Praticità dello schema planimetrico: coerenza della funzione abitativa del palazzo
Il periodo gotico fiorito produce una generale trasformazione del volto della città, sostituendo alle fabbriche bizantine più antiche della città dei palazzi funzionali, ma soprattutto aggiorna le case nell’arredo decorativo, adornandole secondo la sequenza del gotico fiorito.
Si allarga così nelle facciate la zona traforata dei porticati terreni, dei balconi e delle finestre, si moltiplicano le tipiche cornici in pietra a dentello, si profilano gli orli dei tetti con strisce diamantate in pietra o in cotto, si dipingono le facciate con affreschi a riquadrature geometriche.
Questa opera di ristrutturazione urbana coinvolge per la prima volta anche aree di minor interesse rappresentativo, in zone povere della città abitate dal popolo dei marinai, pescatori, operai dell’Arsenale,
Vedi Venezia gotica
Vere da pozzo: quei tipici manufatti veneziani destinati a proteggere le bocche dei pozzi, che erano alimentati dall’acqua piovana raccolta attraverso un ingegnoso sistema di condutture di raccolta e di filtri purificatori a sabbia. I pozzi dovevano trovare la loro collocazione in aree libere da costruzioni dove la raccolta dell’acqua piovana fosse facilitata dalla disponibilità di spazio vuoto intorno al serbatoio contenitore coperto dalla vera. La zona di impluvio risulta quindi generalmente a planimetria quadrata con le bocche di presa d’acqua ai quattro angoli, nasce così il campiello elemento tipico della struttura urbana della Venezia gotica e medievale destinato a conservare una funzione sociale di punto di raccolta, un tempo forse di piccolo arengo.
Al centro del campiello, la vera spesso vale a sintetizzare i caratteri del fiorito: da quelle semplici a corpo cubico o cilindrico svasato in alto, campiello degli Orfeo, a quelle più elaborate come quella in marmo rosso di Verona di Ca’ d’Oro del Bon.
Altre strutture tipiche dei palazzi sono i PORTALI dei palazzi come quello di Palazzo Bernardo a San Polo
I Portali delle chiese: SANTO STEFANO
Lavori di oreficeria: croci astili x le reliquie o suppellettili religiose: reliquiario di San Giovanni Evangelista o quello di San Teodoro alle Gallerie
LA PITTURA DEL GOTICO FIORITO
La prima generazione di artisti del gotico fiorito:
GENTILE DA FABRIANO
PISANELLO
La seconda generazione di artisti del gotico fiorito:
JACOBELLO DEL FIORE
GIAMBONO
JACOPO BELLINI ?
Si veniva così a saldare l’anello mancante alla continuità dello sviluppo della pittura veneziana, prima che l’onda della Rinascenza passando attraverso PADOVA, la raggiungesse dando luogo ad una nuova civiltà figurativa.
JACOBELLO DEL FIORE 1394 1439 periodo di cui si ha notizia
- subito esaltato dalla lezione cortese assunta in giovinezza nelle Marche
- suo capolavoro nelle Marche: STORIE DI SANTA LUCIA del 1410
- disegno ornato e nel colorismo lieve, fatto di velature leggere
- 1420 è a Venezia
- si registrano nei suoi confronti dei pagamenti cospicui per cui si presume che lavorasse in Palazzo Ducale
- la grande tavola con la Giustizia e gli arcangeli, dipinta per la Magistratura del Proprio 1421 Gallerie
le tre figure principali sono campite sul blu oltremare tanto amato dai veneziani di cui era dipinto pure il soffitto del Maggior Consiglio voluto da Michele Stemmo al principio del secolo
in alto la circoscrive una cornice di stucco, rilevato, dorata, che ha la finezza di un cesello di oreficeria
i due arcangeli nello sventolare ritmato delle vesti e dei nastri che riprendono la tecnica dei cartigli medievali, sono una vera antologia di motivi linguistici fioriti
sembrano astratte silhouette più che figure umane
la Giustizia si trova in bilico tra due leoni alla ricerca di un precario equilibrio allargando le braccia con la simbolica bilancia
tutto si muove, dalle zampate dei leoni alle pieghe involute della grande veste cremisi, fino al cartiglio che fa da spalliera
il punto più interessante della composizione lo troviamo nella testa della giustizia incoronata con oro, : Miracolo della Madonna nella chiesa parrocchiale di Malamocco
PIETREO LIBERI Padova 1605 Venezia 1687
- abita nel Palazzo delle 13 finestre a Venezia
- si fregia di titoli cavallereschi e di conte palatino
- soggiorno iniziale a Roma, che lo mette in contatto con l’ambiente carraccesco
- 1643 prende dimora stabile a Venezia
- numerose pitture religiose :
1) 1650 MADDALENA a San Giovanni e Paolo
2) 1659 Il SERPENTE DI BRONZO a San Pietro di Castello
- in queste pitture religiose è presente una roboante retorica barocca nella composizione e nel gestire
- il suo colorismo si avvicina a Veronese e alla sua sontuosità del colore
- 1682 fondò il Collegio dei pittori: prima accademia ufficiale di Venezia di cui diventò presidente
- pitture di tema profano
- vena tizianesca gli derivò dal Padovanino. Nei temi generalmente mitologici con preferenza x i soggetti erotici del tipo Venere dormiente
GIULIO CARPIONI Venezia 1613 Vicenza 1679
- la sua attività è per lo più confinata a Vicenza
- memore della lezione del Saraceni x le tematiche classiche e la sua vivezza cromatica
- TRIONFO di SILENO alle Gallerie
- Tiepolo gli si avvicina x il segno grafico
- Nulla è rimasto del Carpioni a Venezia, perduta una lunetta ai Frari
- Numerose le opere a Vicenza
- Nella villa Pagello a Caldogno
- Le Storie di Santa Savina nel Municipio di Vicenza
- ritratti e autoritratti ne documentano la vena realistica
FRANCESCO MAFFEI 1605 Vicenza, 1660 Padova
- superiore a tutti i suoi coetanei
- cresciuto nella cultura manieristica di provincia
- assimila la grande tradizione del 1500 a Venezia
- 1638 il soffitto col PARADISO agli INCURABILI
- ANGELO CUSTODE ai SS APOSTOLI è una delle opere nelle quali si possono leggere con chiarezza le varie suggestioni del colore di impasto tizianesco
- Luce tipica del Tintoretto
- 1655 57 MIRACOLI DI SAN NICOLA Vicenza già prelude il rococò
- nel soggiorno a Venezia lo aveva colpito il colore frizzante dello Strozzi che forse è la sua guida verso la linguistica barocca delle opere tarde
- ALLEGORIE COVILI di Vicenza e Rotonda di Rovigo 1664 656 sono di straordinaria irruenza compositiva
- Soffitti in due stanze di Ca’ REZZONICO, eseguiti forse per villa NANI 1655 60
- Con lui si tocca l’apice del BAROCCO PITTORICO
Matura dal Maffei in poi una reazione formale che porterà a grandi cambiamenti linguistici ed ideologici.
SEBASTIANO MAZZONI Firenze 1611 Venezia 1678
- 1640 giunge a Venezia
- ispirato dal tardo manierismo toscano dall’Allori
- 1648 49 tele dipinte x SAN BENEDETTO: la Madonna con San Benedetto e San Benedetto con San Giovanni Battista restano isolate per l’estrosa bizzarria che ne deforma le figure fino a dare loro un aspetto quasi spettrale
- l’ANNUNCIAZIONE DI SANTA CATERINA, alle GALLERIE, opera più tarda si esprime in uno stile personale, individuabile nella tensione psicologica e nel colore esaltato dalla luce
- la MORTE DI CLEOPATRA prelude agli sviluppi del ricci
la pittura barocca trova il suo grande critico in MARCO BOSCHINI che ne esalta i valori nella CARTA DEL NAVEGAR PITTORESCO del 1660
- 1653 e 1672 ripetute visite a Venezia di LUCA GIORDANO per le pale della SALUTE
- crudo verismo ribesco che coglie uno degli aspetti superficiali fatti conoscere dal pittore napoletano
- DEPOSIZIONE DELLA CROCE alle Gallerie potrebbe ritenersi responsabile x gli innumerevoli Martiri che saranno dipinti più avanti dal gruppo di pittori ironicamente chiamati TENEBROSI, non si sa se per i temi terrificanti o per il colorismo smorzato e cupo, fra loro LANGETTI, LOTH E ZANCHI
Giambattista Langetti Genova 1635 1676 Venezia
- CROCEFISSIONE DELLE TERESE a Venezia
- Alle atrocità si accompagnano effetti cromatici impreziositi dal ricordi dello Strozzi e del Van Dyck
JOHANN CARL LOTH Monaco 1632 1698
- tardo seguace del Saraceni
- prolifico pittore di mitologie e opere religiose
- stile fosco e brunito sembra affondare in cupi tonalità d’ombra
- 1675 PALA DELL’OSPEDALETTO
- 1681 SACRA FAMIGLIA DI SAN SILVESTRO è forse il suo capolavoro
ANTONIO ZANCHI Este 1631 Venezia 1722
- 1650 si stabilisce a Venezia
- dipinge tele a Palazzo ALBRIZZI
- 1667 MIRACOLI DI MARIA ai CARMINI
- 1667 ABRAMO a SANTA MARIA DEL GIGLIO
- 1666 gli sono commissionate le tele x la scala di San Rocco
- turbinose composizioni che spesso sfiorano i toni macabri ereditati dal Langetti lo Zanchi sembra risentire anche del Tintoretto inevitabile pietra di paragone
- 1667 TELE DI SAN FANTIN
- 1696 tardo intervento a SANTA MARIA DEL GIGLIO
- 1700 PALAZZO CURTIS
- in queste ultime opere schiarisce la sua tavolozza assumendo luminosità proprie del Veronese e di Luca Giordano
Pittori viaggianti:
1) I lucchesi: GIOVANNI COLI e FILIPPO GHERARDI fanno conoscere i modi barocchi romani nelle loro tele che decorano la grandiosa biblioteca di San Giorgio Maggiore sul tema della SAPIENZA DIVINA, il luogo favorisce l’avvicinamento dei due pittori al Verone
2) FRANCESCO RUSCHI Roma 1600 Venezia 1661, pittore forestiero, il suo capolavoro Rimane LA MADONNA E SANTI DI SAN PIETRO DI CASTELLO per la sua composizione barocca
3) GIOVAN ANTONIO FUMIANI Venezia 1650 1710
- aveva fatto nel suo periodo giovanile un'esperienza tipicamente emiliana
- decora con 40 pannelli in tela montati su tavola l’intero soffitto della CHIESA DI SAN PANTALON, rimodernata da Francesco Comino nel 1684 1704, così da costituire un alto monumento della scenografia barocca
- egli si avvale secondo l’uso dell’Italia centrale di elementi architettonici dipinti in prospettiva le QUADRATURE che avranno un notevole seguito nel 1700 fino al Tiepolo.
- L’elemento scenografico entra nel campo decorativo così da costituire una novità a Venezia dove si era finora puntato sull’effetto delle figure scorciate dal basso ed inserite in vistose cornici intagliate e dorate. Il teatro comincia a svolgere un'importante opera di mediazione della nuova cultura figurativa barocca cui darà poi contributo anche la scuola emiliana dei Bibiena.
4) SEBASTIANO BOMBELLI Udine 1635 Venezia 1719
- Il maggior ritrattista che ebbe Venezia nel 1600
- Sua formazione bolognese quando era giovane
- Riprende il Caravaggio e il Guercino
- Adesione ai modelli dello Strozzi
- Verismo delle fisionomie
- Magniloquenza barocca
- PROCURATORE GEROLAMO QUERINI al Museo Stampalia
Nell’ultimo quarto di secolo si assiste ad una svolta della pittura del 1600 che reagisce alla intonazione tenebrosa con un linguaggio nuovo che si usa definire x contrasto CHIARISTA
Essa prepara l’evoluzione verso il ROCOCO che dovrà ispirare tutta la cultura artistica del 1700: CELEASTI LAZZARINI, BELLUCCI e DORIGNY, per concludersi con i, RICCI
- Una delle componenti più attive della rivoluzione CHIARISTA è il rinnovato interesse di alcuni artisti verso le fonti del Barocco romano, dai Carracci a Pietro da Cortona, un orientamento che non poteva suonare per certi aspetti classicistico a Venezia, riportando così di moda i momenti neocinquecentesco che aveva caratterizzato gli inizi del secolo
GREGORIO LAZZARINI Venezia 1665, Villabona 1730
- a lui bisogna guardare come principale iniziatore del movimento chiarista
- la sua bottega artistica che vanterà tra i suoi allievi il Tiepolo
- DECORAZIONE DELLA Chiesa di San Pietro di castello
- 1691 Carità di San Lorenzo Giustiniani
- 1698 ORFEO a Ca’ Rezzonico, ideale per le cornici entro la decorazione a stucco
- 1694 Sala dello Scrutinio Arco Trionfale del Doge Francesco Morosini
- 1697 Armeni
- 1704 a San Pantalon E a CA’ Pisani
- numerose chiese e palazzi
NTONIO BELLUCCI 1654 1726 Venezia
- legato al Barocco romano
- vive in Austria
- pittura di forme eleganti
- SAN SEBASTIANO
- DANAE
GIOVANNI SEGALA 1663 1717 VENEZIA
- successo nei soggetti femminili
- PRIMAVERA collezione Mainardis a Venezia
- MORTE DI SAN LORENZO GIUSTINIANI a San Pietro di Castello
- Soffitti della Scuola di SAN TEODORO e di San Canciano
NICOLO BAMBINI 1651 1739 Venezia
- allievo del Mazzoni
- stile decorativo romano
- 1682 TRIONFO DI VENEZIA A CA’PESARO
- SANTA TERESA agli SCALZI
- NATIVITA DELLA VERGINE A SANTO STEFANO
- SCUOLA GRANDE DEI CARMINI
- SAN MOISE
- Anticipa con la sua pittura il rococò
ANDREA CELESTI 1637 Venezia Toscolano 1712
- il suo capolavoro veneziano è in SAN ZACCARIA, nei due lunettoni che decorano la navata 1684 88
- la sua pittura vuole rievocare le immagini delle vicine sale del Palazzo Ducale
- 1684 TELE X L’OSPEDALETTO sembra ricordarsi di essere stato allievo del Mazzoni, versione di colori più sobri confacenti alla tradizione chiesastica.
- VILLA BARBINI A CASELLA D’ASOLO
Giunti allo scorcio del secolo troviamo all’opera moti artisti la cui produzione si estenderà anche nel 1700: tuttavia la transizione è anche morbida, i primi di questa cultura traggono alimento dalla cultura tardobarocca, prima di accingersi a trasformarla nella più raffinata lingua del ROCOCO
Alcuni di questi pittori si formano in ambienti non veneziani e sarà proprio la loro versatilità e varietà di ispirazione a costituire uno degli elementi di fondo del ROCOCO: UN MOVIMENTO INTERNAZIONALE le cui ramificazioni giungono in ogni paese di Europa.
LODOVICO DORIGNY Parigi 1654 Verona 1742
- è uno degli anticipatori a Venezia di questa tendenza per la usa molteplice attività iniziale
- nipote del VOUET , il grande decoratore barocco dei cartelli e degli hotel parigini
- ne completa i suggerimenti con un lungo soggiorno a Roma partire dal 1672 dove gli scorci carracceschi e la calda sonorità di Pietro da Cortona
- 1678 88 ha un notevole successo forse anche per la singolarità del suo stile che anticipa da molto i tempi
- le tele di CA TRON
- gli affreschi del salone da ballo di CA ZENOBIO, restaurato dal Gaspari alla fine del 1700
- la sua tavolozza chiara, intonata a riflessi argentei e il disegno prestigioso, erede del grand gout francese impressioneranno fortemente il TIEPOLO, che ne conoscerà gli affreschi nella VILLA Manin a Passariano e nel Duomo di Udine
Un rappresentante tipico di questo periodo di transizione sarà Sebastiano Ricci, un pittore di levatura europea, da cui prenderà inizio il ROCOCO La sua fresca ed originale linguistica trasformerà la ridondanza del barocco in concerto: quasi il programma passasse dalla retorica di Monteverdi o al violino solista del Vivaldi.
ILPRIMO 1700
IL ROCOCO A VENEZIA
- L’ultimo secolo a Venezia è ricco di contraddizioni x lo Stato sovrano
- La Serenissima è ancora troppo vicina ai tempi d’oro
- Cerca di far fronte a una situazione economica e politica sempre più pesante
- 1716 vittorie militari del maresciallo Schulenburg a Corfù sembrano rinnovare le glorie di Francesco Morosini
- Venezia deve ormai tener conto e far fronte alle potenze europee quali la Spagna e l’impero asburgico
- Nessuno ha interesse a difenderla, la Repubblica non può che affidarsi a una politica di cauto contenimento alla ricerca di una neutralità che le permetta di sopravvivere.
- Assai dure si fanno le sorti economiche, mentre il mercato marittimo è ormai ridotto allo stremo, con poche navi, il reddito maggiore proviene dalla terraferma, dove e le attività agricole hanno soppiantato i commerci, anzi gli stesi patrizi che un tempo si facevano vanto di essere grandi mercanti ora disprezzavano tale condizione sociale e abbandonavano io traffici nelle mani della emergente classe borghese
- Soltanto una piccola percentuale di patrizi possiede una grande ricchezza, gli altri i patrizi poveri perdono di conseguenza anche il controllo delle loro cariche senatorie e coltivano quindi tendenza di opposizione che minano nel profondo la solidità dello stato.
- In Francia sta maturando la Rivoluzione
- 1762 patrizi liberali: la rivolta dei patrizi liberali: ZEN , RENIER E QUERINI, sconfitti dai MARCELLO e dai -FOSCARINI, conservatori ad oltranza.
- Eppure anche se mancano i capitali e si negano le riforme, Venezia continua a rappresentare un’isola di libero pensiero di fronte a tutta l’Europa
- Casanova
- Gozzi – Goldoni
- Newtonianismo dell’Algarotti
- Baretti e Gaspare Gozzi : giornalismo
- Galuppi, Benedetto Marcello e Vivaldi
- Il 1700 è la stagione più stimolante , la più ricca nell’itinerario artistico della città. Venezia si stende nella laguna come una cortigiana di lusso
- Per quanto riguarda lo sviluppo urbanistico di Venezia poco conta infatti se la Signoria non ha più denaro nelle proprie casse, svuotate dalle lunghe guerre contro i turchi r dall’inevitabile decadenza economica conseguente alla perdita del primato economico nello scacchiere europeo
- Pisani e il palazzo secentesco in campo Santo Stefano
- Rezzonico e i Labia, che affidano al TIEPOLO la decorazione dei loro saloni, entro cui si affolla un arredo di legni intagliati e dorati, di vetri squisiti, dalle forme aggraziate, quasi giocose, che non trova paragone altro che nella grande Parigi della Reggenza e di Luigi XV , lampadario Briati del 1730
- Tuttavia non è facile rintracciare una linea unitaria nelle iniziative che incidono sul volto artistico della città
- Gli interventi architettonici del 1700 sono dispersi in ogni parte della città e non è facile identificare dei nuclei di particolare innovazione urbanistica come nei secoli andati. A questo proposito sarà meglio procedere per raggruppamenti stilistici:
- 1) al principio del secolo gli architetti sono legati alla tradizione PALADIANA o SCAMOZZIANA si veda ad esempio Andrea Tirali che nel 1760 riprende la CHIESA DEI TOLENTINI iniziata dallo Scamozzi, aggiungendovi un visibile pronao romaneggiante a sei colonne su di un'alta scalinata. ’ispisrazione è forse da riferire alla Malcontenta del Palladio, costruita per i Foscari ai margini della laguna. Quella del pronao palladiano farà molta fortuna nel 1700: lo si trova nella Chiesa di San Simeone piccolo eretta dallo Scalfarotto tra il 1718 1738. Con la sua enorme cupola di un pittoresco verde rame
- i costruttori del primo 1700 siano stati più volte chiamati a operare sul rio di CANNAREGIO presso la Chiesa di San Geremia.: la maggiore via acquea verso la terraferma di Mestre, sono concentrati a breve distanza i Palazzi Labia, Savorgnan, Surian e Priuli. I Palazzi Savorgnan e Surian sono stati progettati dal Sardi, sono compiuti proprio all’inizio del 1700 e specie palazzo Surian mostra una felice scelta di superfici appena modellate dalla luce, nell’animazione delle belle finestre serliane. Nel 1700 il Palazzo ospitò l’ambasciata di Francia e vi soggiornò JJ Rousseau. Il Palazzo Priuli Manfrin è opera del Tirali del 1735, prelude al Neoclassico. Palazzo Labia opera del Cominelli, già alla fine del 1600 si affianca alla chiesa di San Geremia.
- A fianco e in successione del gruppo conservatore operano fin dall’inizio del 1700 altri architetti del gusto molto più avanzato, che documentano l’aspetto più vivo del ROCOCO veneziano
ANTONIO GASPARI: Venezia 1670 1730 che indica il superamento del neocinquecentismo portando motivi
Dalle opere romane del Borromini, tramutando le forme barocche in forme rococò
- Sono conservati pochi progetti e poche opere, disegni dell’artista al Correr
- 1705 35 CHIESA DELLA FAVA. Facciata incompiuta e spoglia, l’interno su pianta ellissoidale ha una grazia
minuta e raffinata, spiccano le statue del MARCHIORI e del MORLEITER, i migliori scultori del momento.
DOMENICO ROSSI 1678 1742
- 11715 29 CHIESA DEI GESUITI, decorata all’interno con scenografici tendaggi marmorei imitanti una tappezzeria bianca e verde a motivi ripetuti sul pavimento oltre a un sontuoso soffitto Ricca di decorazioni, le statue appartengono al TORRETTO , accanto ad altre che decorano la facciata costruita dal FATTORETTO
GIORGIO MASSARI 1686 1766
- 1725 36 CHIESA DEI GESUATI con la decorazione interna del Tiepolo, alle pitture del Piazzetta e del Ricci e alle statue del MORLEITER, costituendo un ambiente rococò
- tutti gli elementi concorrono a darci l’interno tipico del 1700 nei colori avorio e grigio argenteo, nelle forme modellate con tenue ma sicuro risalto.
- Ispirazione al modello palladiano della facciata
- 1745 60 LA PIETA
destinata sala della musica delle fanciulle ricoverate nell’attiguo ospizio
aula a pianta ellittica e la volta a vela ribassata sono elementi volti ad ottenere una migliore acustica
intaglio delle cornici dei pannelli laterali, nei pulpiti, nei capitelli, rivela nell’architetto un principio di design rococò
TRIONFO DELLA VERGINE DEL TIEPOLO, entro una complessa orchestra di diversi strumenti
- Ca’REZZONICO
- 1748 72 PALAZZO GRASSI con il quale segue il rococò per annunciare il neoclassicismo
- Dalla metà del secolo i fermenti del Neoclassismo avevano fruttificato in Francia, per trionfare nel movimento dell’Encyclopédie. A Venezia quella moda è ritardata alquanto dal successo del Rococò specialmente nella pittura
- Le vera e proprie architetture neoclassiche appartengono ad un momento più avanzato, ormai verso l’ultimo quarto del secolo
- Personaggi chiave come il console inglese Smith si fece rimodernare dal professore di prospettiva Antonio Visentini il palazetto gotico ai SS Apostoli. Lo ingrandì e poi lo decorò dopo il 1784 il maggiore architetto del neoclassicismo veneziano ANTONIO SELVA
- TOMMASO TEMANZA Venezia 1705 1785
più teorico che architetto
disegna il capolavoro dell’architettura neoclassica LA MADDALENA : l’ispirazione risale al Pantheon anche all’interno dove le cappelle son ricavate dallo spessore della muratura
ANTONIO SELVA Venezia 1751 1819
- ultima realizzazione di rilievo prima della fine della Repubblica: LA FENICE 1792
- Un teatro moderno di quella mole nel tessuto urbano varrà la pena di percorrere tutto intorno le calli e i canali, i ponti che la circondano. La fabbrica infatti è collocata su due assi principali paralleli, uno per facciata, l’atrio monumentale e lo scalone che porta al foyer e l’altro per la vera e propria sala, gli annessi edifici per le prove, le scenografie e gli altri servizi
- La Fenice era risorta a seguito di un incendio del 1836
SCUOLA DEGLI SCULTORI
- è meno rilevante dell’architettura
- emergono le figure del MARCHIORI e del MORLAITER
- essi lasciano una vasta produzione di statue e di rilievi nelle chiese costruite o rimodernate in quel tempo
GIOVANNI MARCHIORI 1696 1778
- Crocefisso in marmo in San Simeone piccolo
- San Pietro o San Gherardo Sagredo sulla facciata della chiesa di SAN ROCCO , completata nel 1765 1771 da Maccaruzzi, dopo un lungo concorso artistico
- Dossali lignei con le storie di SAN ROCCO x la Scuola sono il suo capolavoro 1741: vocazione montanara dell’intaglio
MORLAITER 1699 1781
- la sua formazione rimane alquanto oscura
- era figlio di u tirolese trasferitosi da Villabassa a Murano
- prese contatto con la tradizione settentrionale
- inoltre si rivolse al berninismo che appare dalle sue opere
- il berninismo gli fu trasmesso dal Parodi o dal suo maestro il TORRETTO
- oppure da un giovanile viaggio a Roma
- presente in quasi tutte le chiese del 1700
- 1725 30 GESUITI
- 1730 SAN GIOVANNI E PAOLO
- 1732 SAN GIOVANNI EVANGRELISTA
- 1736 GESUATI
- 1740 53 FAVA
- 1745 60 PIETA
- 1765 71 SAN ROCCO
- alla SALUTE
- a SAN PIETRO DI CASTELL0
- Suo capolavoro restano i due giovanili dossali marmorei per la cappella del Rosario di San Giovanni e Paolo con le STORIE DI GESU in cui le due anime dello scultore, romana e sudtirolese, sembrano trovare un felice incontro.
- RATTO DI PROSERPINA a CA REZZONICO rammenta Gian Antonio Guardi nella sovrapposizione dei tocci incrociati in cui la stecca si muove come un pennello, con effetti stupendamente grafici
GIUSEPPE BERNARDI detto pure Torretto Pagnano 1694, Venezia 1774
1740 53 statue della Fava
ANTONIO CANOVA 1757 Possagno, 1822 Venezia
- 1778 DEDALO E ICARO per Palazzo pisani Moretta sul Canal Grande conserva le vibrazioni pittoriche delle superfici, Correr
- vate del neoclassicismo
- clima artistico romano svilupperà la sua carriera
- ROCOCO ha stretto legame con lo stile ROCAILLE che in Francia tra le sue origini nella decorazione degli ambienti di Versailles, non si può certo dubitare che la sua maggiore fioritura si verifichi a Venezia nel campo della pittura
- Già nello scorcio del 1600 si era sviluppata quella corrente chiarista sorta dal Barco estremo, che aveva riscoperto con S. Ricci e il Celesti i timbri luminosi di un colorismo che valorizzava il libero gioco degli effetti pittoreschi, la fresca invenzione compositiva, l’eleganza raffinata e la tecnica improvvisa
- numerose furono le fonti di un tale revival:
- LUCA GIORDANO, al quale il Ricci si avvicinerà, trasmettendone la lezione al Pellegrini a Rosalba Carrriera, al Guardi G. A.
SEBASTIANO RICCI Belluno 1659, Venezia 1734
- prima esperienza a Bologna e a Parma
- oratorio della MADONNA DEL SERRAGLIO di Parma si conservano i primi saggi 1685 87 di quelli che potrebbero definirsi gli inizi carracceschi e corregeschi
- 1691 94 viaggio a Roma lo mette in contatto con la grande lezione barocca
- 1703 rientra nel Veneto
- 1703 affresca Palazzo Bertoldi a Belluno, colorismo del Giordano
- 1702 era a Vienna al castello dello SCHONBRUNN dove affresca lo scalone azzurro
- sono le gamme luminose del Veronese che lo attirano
- SOFFITTO DI SAN MARZIALE dove schiarisce la sua tavolozza , decorativismo festoso
- 1706 Affreschi di PALAZZO MARUCELLI a Firenze
- sala di Palazzo Pitti: Venere ed Adone
- fluire di linee aperte sullo spazio
- stile decorativo che proviene dalla Francia
- 1708 MADONNA E SANTI di SAN GIORGIO MAGGIORE
- 1712 16 Viaggio in Inghilterra affresco dell’ospedale di CHELSEA
- Pitture x lo scalone di LORD BURLINGTON a Piccadilly
- Vila di CHISWICK
- 1718 la villa vescovile di Belvedere a Belluno, modelli del Veronese
- il suo colorismo si appoggia su una fresca qualità grafica
- 1724 Salomone che adora gli idoli e Agar ripudiata a Torino per la corte sabauda: schema compositivo è quello del Veronese, con gli sfondi teatrali a quinte prospettiche e le grandi terrazze campite contro cieli luminosi.
- 1726 29 lavora in collaborazione con il nipote x il console Smith, nella collezione della corona inglese
- 1720 MOSE dipinto x la chiesa dei Santi Cosma e Damiano ora alla Collezione Cini
- 1732 San Francesco di Paola e Sant’Elena che scopre la croce x San Rocco
- la sua lezione sarà decisiva x il Tiepolo e per Gian Antonio Guardi
GIAN ANTONIO PELLEGRINI 1675 1741 VENEZIA
- viaggiò molto al seguito del suo maestro Pagani
- prese contatto con tutti i grandi artisti della pittura barocca
- SCUOLA DEL CRISTO di SAN MARCUOLA: appare sensibile allo stile pittoresco dell’ultimo Luca Giordano
- I colori assumono liquide trasparenze
- Le forme si sfaldano
- Festosa luminosità
- Meno legato alla tradizione veneta del 1600
- Elabora una linguistica più aperta e scintillante
- Alla testa del nuovo rococò in tutta l’Europa
- 1708 chiamato in Inghilterra da lord Manchester, rafforza la sua vena con lo studio dei grandi maestri fiamminghi del 1600 e compie una serie di decorazioni a CASTLE HOWARD, KIMBOLTON CASTLE, NARFORD HALL.
- I suoi dipinti mitologici arricchiscono anche le case dei lords inglesi, con la caratteristica interpretazione profana di soggetti biblici che non sfuggirà al rocaille francese e specialmente a Boucher
- Visita la Germania, dove dipinge nel castello di Bensberg i pannelli x le nozze dell’elettore di Sassonia, vero capolavoro del Rococò europeo, in una festa di costumi del 1700 e di morbide nudità mitologiche
- Paesi Bassi, Inghilterra
- 1720 Francia, Parigi dove trionfa con il soffitto della Banque Royale distrutto
- ritorna nel Veneto e a Venezia, sarà molto seguito il suo esempio dalla Rosalba Carriera e da Gian Antonio Guardi
JACOPO AMIGONI Napoli 1682 Madrid 1752
- mitologie di arcadica freschezza
- 1711 presente a Venezia
- gamme chiare e festose riprese dal pellegrini
- VENERE E ADONE delle Gallerie dell’Accademia
- 1721 SANTI ANDREA E CATERINA della chiesa di San Stae
- decorazioni a fresco in Germania 1718 1720
- in Inghilterra: involuzione classicistica, raffredda assai il colore
- Visitazione della chiesa della FAVA
- Giudizio di Paride a STRA
ROSALBA CARRIERA ritrattista 1675 1757
- più grande interprete dell’aristocrazia veneziana del 1700
- ritratti a pastello, famosi in tutta Europa costituiscono uno degli elementi fondamentali del Rococò
- supera il motivo occasionale ed illustrativo del soggetto
- colori distesi e sfumati
- figure ricche di preziosità leggiadra di segno
- Ritratto di Faustina Bordoni di CA REZZONICO
- Ritratto di Fanciullo delle Gallerie
- AUTORITRATTO delle Gallerie
- 1716 21 soggiorno a Parigi
- 1730 32 soggiorno a Vienna
GIAN ANTONIO GUARDI Vienna 1699 Venezia 1760
- famiglia dei Guardi è di origine altoatesina
- capostipite Domenico, pittore e decoratore che si era stabilito a Vienna nel 1600
- educazione austriaca del Figlio
- vicino alla tradizione del Ricci e del Pellegrini
- letizia festosa del colore
- poche pitture documentate e disegno firmato
- TRIONFO DELLA VIRTU GUERRIERAS Museo Correr
- GerusalemmeLiberata sono storie che ora sono disperse nelle varie collezioni e nei vari musei Gallerie
- 1735 due lunette nella sacrestia di Vigo d’ Anaunia
- 1746 la Madonna del Belvedere di Grado, capolavoro di tinte sgargianti e di disegno improvvisoù1750 la Pala Pasiano
- 1754 Pala di Cerete Basso, capolavoro della pittura di tocco
- decorazioni con Diana e altre divinità per il Palazzetto Barbarigo
- 1749 Storie di Tobiolo x l’Angelo Raffaele
- con le sue tele il Rococò veneziano tocca il suo limite ultimo nella smaterializzazione cromatica di quella che era stata la forma barocca
ROCOCO PATETICO
- Accanto ai maestri che inventano il Rococò veneziano:
RICCI
PELLEGRINI
ROSALBA CARRIERA
GIAN ANTONIO GUARDI
Altre botteghe sorgono nel corso del secolo per rispondere alla richiesta della chiesa e del patriziato
Due sono le principali correnti:
1) la prima che segue principalmente il PIAZZETTA nella tematica religiosa anche sviluppa quello che è stato chiamato il Rococò patetico. Questa corrente si lega molto facilmente all’ambiente emiliano, che aveva conosciuto una grande stagione secentesca, si tramanda una scuola tipicamente barocca, che forse non era ancora pronta a d aggiornarsi con le nuove idee del 1700 Un’attrazione particolare esercita GIUSEPPE MARIA CRESPI Bologna 1665, 1747, che viene a supplire a Venezia di una vera e propria accademia artistica, fondata solo nel 1756 dal Tiepolo, il maestro bolognese erede del pittoricismo tardobarocco interessa i veneziani per la sua bravura nel disegno accademico, ma anche per la sua vivezza nel colore. Ospiterà nella sua bottega alcuni giovani come il Bencovich e il Piazzetta
un altro motivo di interesse della pittura veneziana per la pittura di Bologna appariva la grande diffusione dell’attività teatrale, appoggiata ai maestri della prospettiva scenografica come Girolamo Mengozzi Colonna e Ferdinando Galli da Bibiena .i Bibiena prendono il monopolio della decorazione teatrale e conseguentemente delle inscenature architettoniche, le QUADRATURE, entro cui i pittori collocavano le loro storie sacre o profane.
2) l’altra corrente più aperta alla vocazione decorativa che ha il suo leader indiscusso nel TIEPOLO
FEDERICO BENCOVICH 1667 1756
- primo mediatore a Venezia dell’arte del Crespi
- 1710 Pala di Bergantino
- 1716 Sacrificio di Ifigenia a Vienna, dove lavorò per un certo periodo
- 1725 30 Beato Gambacorti nella Chiesa di San Sebastiano
- ha una certa influenza sul Piazzetta e sul Tiepolo
- la sua fase maggiore si sviluppa nei paesi tedeschi. Notevole il suo contributo alla nascita del Rococò austriaco
FRANCESCO SOLIMENA
- 1700 Rebecca e Rachele Gallerie
ANTONIO BALESTRA Verona 1666 1740
- 1717 sala Correr del Palazzo Ducale
- Scuole grandi di San Teodoro, San Giovanni Evangelista, Carmini
- Adorazione dei pastori per la chiesa di San Zaccaria, colorismo chiaro
GIANBATTISTA PIAZZETTA 1683 1754
- Si trovò intorno ai 20 anni a Bologna
- Si libererà degli ultimi residui della pittura dei tenebrosi, come il Langetti, il Loth, il Molinari o lo Zanchi
- Con l’aiuto del Crespi sa recuperare le tinte trasparenti
- 1722 23 Martirio di San Jacopo di SAN STAE, pittura di forti contrasti luministici, violentemente scomposta nella composizione delle figure, inserita in una nuova passionalità religiosa che rimarrà alla base della sua arte
- 1727 Gloria di San Domenico a San Giovanni e Paolo le immagini scorciate al margine della quadratura ovale, la spirale vigorosamente ascendente nel cielo bruciato da una luce chiarissima sono certo ispirate agli affreschi crespiani del Palazzo Pepoli a Bologna
- nei successivi decenni la sua arte punta anche sulla tematica popolare: teste di carattere, scene di contadini, ritratti di fantasia
- il suo interesse non va oltre a una generica tipizzazione
- efficace l’inserimento delle immagini in un ambiente di acceso chiaroscuro, che fa vibrare intensamente i colori
- 1735 l’ASSUNTA colorismo solare e luminoso dell’ultimo periodo
- Indovina delle Galleria
- Gli Idilli di Colonia
- Questi ultimi quadri la bellezza del colore si lega alla spiritualità elusiva e leggera del 1700
- Disegni dell’Accademia, fogli d’album x i collezionisti, ma che sono compiute opere d’arte, grandi fogli a gessetto nero rialzati di bianco, rappresentano soggetti di carattere popolare
- Nell’ultimo periodo si circonda di una numerosa bottega e svolge anche attività di maestro in una scuola che si trasformerà presto nell’ACCADEMIA di pittura e scultura
Artisti che seguono il Ricci e il Tiepolo:
1) NICOLA GRASSI 1682 1748
– pittura fresca e scintillante dalle intonazioni cangianti
- Adorazione dei Magi di Udine
GIAMBATTISTA PITTONI Venezia 1687 1767
- Adorazione del Bambino
GASPARE DIZIANI Belluno 1689 Venezia 1767
- grande collezione di disegni nel museo Correr
- lunette con la Fuga in Egitto della Sacrestia di Santo Stefano 1732
- affreschi dei palazzi Rezzonico , Widmann, Contarini
- le tele dei CARMINI
- il soffitto della scuola di San Giovanni Evangelista 1760 62
FRANCESCO FONTEBASSO Venezia 1707 1769
1734 la chiesa dei Gesuiti, per la quale dipinge il soffitto
1750 il palazzo Contarini a San Luca I miracoli di San Pietro d’Alcantara per Murano
FRANCESCO ZUGNO 1709 1787
-1737 altare di San Lazzaro degli Armeni
il soffitto del Salone Giustinian museo di Murano
Palazzi Baglioni e Marcello
La Madonna e i Santi a Ca’ Rezzonico
Daniele Dolfin per la pinacoteca Stampalia
LA GRANDE DECORAZIONE
Nel quadro complesso della pittura veneziana del 1700 prende posto a sé la scuola dei pittori delle grandi decorazioni che trova impiego sia nella committenza religiosa che in quella aristocratica
- prevale fra costoro la trecnica a fresco
- lo stile si ricollega alle fonti maggiori del Rococò
MATTEO BORTOLONI 1695 1750
- fu educato dal Balestra e anche in ambiente emiliano, si mostrò presto sensibile allo stile del Dorigny
- un caso unico per la sua pittura , con la sua pittura corposa
- scalone di Ca’ Farsetti
- Palazzo Sceriman
- Gloria di San Gaetano ai Tolentini
- Villa Cornaro a Piombino Dese è il suo capolavoro: una serie di storie bibliche dal disegno risentito ai larghi strappi del colore 1716 18
GIAMBATTISTA CROSATO 1685 1758
- Guarda al Ricci e all’Amigoni
- 1732 palazzina di Stupinigi
- 1740 il Palazzo Reale di Torino
- 1753 il Tronfo di Apollo x Ca’ Rezzonico
GIOVAN BATTISTA TIEPOLO 1696, Madrid 1770
- nasce da una famiglia di marinai
- caposcuola della pittura settecentesca veneta
- la sua fama si diffonderà nell’Europa del Rococò
- rappresenta infatti la grande pittura decorativa
- ciò diventa un simbolo della sua epoca per gli aspetti più appariscenti che furono il teatro, la vita galante, la cultura arcadica e salottiera e superficiale
- suo primo maestro fu Gregorio Lazzarini
- 1716 Sacrificio di Isacco x l’Ospedaletto, una scarica difforme balenanti e convulse, una plastica violenta e massiccia, un colorismo drammatico e bruciante Ascendenza barocca fa capo alla vena emiliana del Crespi che ripreso a Bologna nel primo 1700 da BENCOVICH e PIAZZETTA, che lo portarono a Venezia
- il vero maestro del primo Tiepolo è dunque il PIAZZETTA al quale si deve il solido impianto plastico e l’articolata forza compositiva
- 1721 23 San Stae SAN BARTOLOMEO decora lo straordinario presbiterio della chiesa: una vera antologia della nuova pittura veneziana rococò Viraggio azzurrino del colore il nuovo linguaggio è legato alla fantasticità del 1700 che si prepara a superare il meraviglioso del Barocco, con la raffinata dialettica del colore
- l’insistenza sul colore più ricercato è evidente anche in certe telette da collezione, che rappresentano quasi una attività minore mitologie DELLE Gallerie, in cui la tematica classica prende un umore di caricatura e di grottesco per virtù del colore leggero, toccato e squillante
- 1725 LA GLORIA DI SANTA TERESA Agli Scalzi e il SOFFITTO DI PALAZZO ANDI
i colori prendono sempre più una intonazione chiara, la composizione si muove con più libertà, ormai il luminismo barocco e il realismo del Piazzetta cedono ad una luce chiara che accende il tessuto cromatico
molto deve ora il Tiepolo a Sebastiano Ricci, che era il maggior rappresentante della corrente decorativa a Venezia
- Storie Romane per i DOLFIN nel loro palazzo a Dorsoduro
- 1724 STORIE BIBLICHE dell’arcivescovado Udinese, conquista della luce che sarà la protagonista della sua opera futura
la luce diviene un medium decorativo e rende la sua qualità sempre più pura, abolendo il limite di una resa naturale
- legami con la pittura del 1500 e sopratutto con Paolo Veronese
APELLE CHE RITRAE CAMPASPE
1731 Palazzo Degani a Milano
1733 Cappella Colleoni
Villa Loschi
Tutte queste opere risentono della svolta veronesiana: le allegorie si liberano di ogni risvolto naturalistico per inquadrarsi tra architetture dipinte da scenografi
- 1738 gli affreschi dei gesuati
- 1740 palazzo Chierici a Milano
- 1738 48 Carmini
- nelle 3 Sante dei Gesuati egli dispone altamente della tecnica decorativa
- Gloria di San Domenico x la stessa chiesa, i santi cristiani e le divinità pagane, gli angeli ed i cherubini ruotano sui cieli spalancati , non si tratta di una luce reale ed esatta, ma di una luce artificiale
- Una tale intensità luminosa è propria anche dei Carmini con la Vergine, gli angeli e le virtù teologali, o delle tele di San Rocco con Agar ed Ismael
- 1743 Santa Casa di Loreto agli Scalzi distrutto nel 1915
- le storie di Scipione e Dario alla Villa Cordellina di Montecchio
- si conservano i bozzetti di queste pitture
- freschezza e vitalità del colore
- 1745 50 la PALETTA DEI SS APOSTOLI
- 1746 47 PALAZZO LABIA: gli incontri ed i banchetti di Antonio e Cleopatra
questo salone fu commissionato al Tiepolo dalla mitica donna Maria, la ricchissima padrona di casa, collezionista di gioielli
è il più strepitoso modello decorativo che illustra la scenografia barocca
ultima evoluzione del colore del Tiepolo che tende a farsi sempre più freddo e cristallino
- 1750 53 residenza di WURZBURG
Aiuto dei figli Domenico e Lorenzo
La sala a stucchi dorati della residenza offrono spazi che la vena architettonica del Tiepolo compone e ricrea
INVESTITURA e NOZZE
TRIONFO DI APOLLO sullo scalone
- 1755 Pietà
- 1758 Palazzo Rezzonico
- 1761 Palazzo Canossa di Verona
- 1762 Villa Pisani
- gioco chiarificatore dei colori
- distinzione tra lo stile ufficiale del Tiepolo al servizio dei committenti e le evasioni sempre più fitte verso i mondi intimi
- 1757 VILLA VALMARANA con le storie di Enea, della Gerusalemme Liberata e dell’Orlando il Furioso, collaborazione del figlio nella Foresteria
- Ritratto di Giovanni Querini
- 1739 57 Scherzi all’acquaforte
- vena naturale del Tiepolo nella Pala di ESTE Padre eterno che scaccia la peste del 1759, malinconico romanticismo
- 1762 va in Spagna per decorare il nuovo palazzo reale di Madrid
- 1764 66 pale di ARANJUEZ ora a Londra
- ormai il Tiepolo incontra le prime ostilità mosse dal Neoclassicismo del MENGS, pittore che domina l’ambiente di corte
- erano finiti i tempi d’oro
- un grandissimo spagnolo recupererà il colore del Tiepolo, GOYA
IL SECONDO 1700
DAL PAESAGGIO ARCADICO ALLA VEDUTA ILLUMINISTICA
- 1740 L’EDITORE VENEZIANO Giambattista Albrizzi pubblica la Gerusalemme Liberata del Tasso con incisioni tratte dai disegni del PIAZZETTA
- I temi arcadici sono di moda nel 1700, a Bassano le stamperie Remondini
- Il filosofo illuminista Jean Jacques Rousseau nel suo Emile
- 1751 Encyclopedie
- la cultura illuminista metterà da parte i miti frivoli, la teatralità e la retorica mitologica del Rococò per sostituirvi una nuova considerazione più oggettiva del modo naturale
- città cosmopolita
- costume di vita e arredo artistico
- gli ambienti dei palazzi si fanno più intimi e rimpiccioliscono di misura, frammentando i saloni barocchi nei salotti e nei ridotti, ridotto Venier in Merceria con minuscole stanze decorate a stucco colorato
- ricevimenti e vita salottiera
- pittura di costume del Longhi
- i salotti dei patrizi preferiscono non ospitare più la grande tela storica o mitologica che vanta gli improbabili antenati romantici della famiglia
- pittura di piccole tele, meno ingombranti quanto poco pretenziose
- la tematica arcadica viene in soccorso dei pittori
- la natura con paesaggi viene dal vero
MARCO RICCI 1676 1730
- Tematica paesistica
- Si trovo a Roma al principio del secolo
- Fu impressionato dalla tematica poetica del Salvatore Rosa
- Collaboratore dello zio
- Si unì a lui in Inghilterra , dove lo aveva preceduto nel 1708 con il Pellegrini
- I soggetti tipici delle sue pitture:
ampie vallate ombrose
querce gigantesche
rapidi torrenti sotto grandi cieli luminosi
parchi e giardini
rovine classiche ricostruite con immaginazione da scenografo in gusto preromantico
PAESAGGI CON VIANDANTI Gallerie
Al Ricci volgono i maggiori paesisti dell’epoca: ZUCCARELLI e ZAIS, insieme ai pittori di vedute come il Canaletto e il Marieschi
FRANCESCO ZUCCARELLI 1702 1778
- di educazione toscana e romana
- giunge a Venezia nel quarto decennio del secolo
- 1752 62 lavora a Bergamo
- è il più internazionale dei paesisti veneziani
- SILENOE LE GRAZIE all’Accademia
ZAIS GIUSEPPE 1709 1784
- nell’epoca tarda si avvicina alla leziosità zuccarelliana
- immagine reale della natura, pur vista nei modi dell’Arcadia
- tele all’Accademia
- acquarelli al Museo Corre di Venezia
Accanto al paesismo arcadico fiorisce nei decenni mediani del 1700 un altro genere molto particolare quello del CAPRICCIO
- Termine inteso a definire un modulo figurativo che vuol sfuggire alle regole fisse di ogni accademia
- Esso rifugge dal finito così come dalla lucida perfezione dell’opera dell’artista, per sostituire l’Improvviso
- Il capriccio ha origini ben lontane nella storia figurativa: protoimpressionismo pompeiano
- Non rifiuta programmaticamente la realtà
- Si vale della linguistica del Rococò e dell’Arcadia pittorica per rendere più spiritose e gradevoli le proprie creazioni
- 1750 una delle prime raccolte pubblicate dal grandissimo Giambattista Piranesi
- la visione delle rovine e delle architetture che la prospettiva allargata rende più suggestive
- l’evocazione quasi negromantica di ambienti sotterranei, popolati da fantomatiche figure
- la ricostruzione di un mondo perduto, ma ritrovato, ricollegano il Piranesi alle matrici veneziane
Michele MARIESCHI 1710 1744
- si dà al paesaggio e al capriccio e alla veduta topografica
- 1741 Prospettive di Venezia, che furono molto ricercate dai forestieri
- le sue vedute di un tocco arguto e spiritoso nelle macchiette con cui anima le prospettive delle piazze e dei canali, che si ricollegano ai modi della linguistica rococò
- CAPRICCIO CON OBELISCO dell’Accademia
Pittura di VEDUTE: si intende con questo termine l’immagine topograficamente esatta delle prospettive monumentali della città
Inserisce un’estetica illuminista più rigorosa secondo l’apparenza scientifica
Molti pittori di vedute usano strumenti ottici, come la camera oscura
I precursori della pittura vedutista sono quegli artisti di estrazione nordica come HEINTZ o il RICHTER
Van WITTEL era interessato alle possibilità scenografiche della laguna di Venezia
LUCA CARLEVARIJS 1664 1730
- il motivo architettonico e la libera interpretazione dell’autore
- precisione descrittiva
- la brillante tavolozza, specie nei gruppi di figure, macchiette, colte dal vero con minuziosi disegni a matita
- mediazione tipicamente veneziana tra realtà ed immaginazione
ANTONIO CANAL DETTO CANALETTO 1697 1768
- i suoi esordi avvengono con il padre e con il fratello, pittori scenografi
- allestimento dei melodrammi di Vivaldi e dia latri musicisti a Venezia e a Roma tra il 1716 e 19
- non si rivolge alla maniera machiettistica dei pittori romani
- inserisce i paesaggi e le vedute che la città direttamente gli offre
- Marco Ricci lo ispira, con i suoi capricci di rovine
- Dopo il 1720 ritornando a Venezia dopo il suo viaggio a Roma, nel primo gruppo di vedute dipinte per il suo protettore SMITH prima del 1730 a descriverci una Venezia suggestiva
- Nella Piazzetta delle collezioni reali di Windsor i monumenti assumono un valore fantastico alzandosi contro il cielo
- Abilità prospettica
- Si avvicina al pittoricismo del Ricci
- 1730 40 passa il suo tempo a lavorare per il console, trentotto vedute per il console, 26 per il duca di Bedford, 20 per il duca di Buckingham, 15 per il conte di Carlysle
- tanti piccoli tocchi in punta di pennello per disegnare le folle di popolani, il brusio delle gondole, il frammentarsi della luce sui tetti
- 1735 Canal Grande a Ca’ Balbi
- 1744 35 incisioni ad acquaforte
- 1746 55 è a Londra
- nell’ampio paesaggio acqueo del Tamigi dipinge spazi distesi e luminosi
- si ritiene spesso che l’esperienza inglese abbia segnato un momento negativo per l’artista, raffreddandone il colore e rendendo più fermo ed incisivo il disegno e se ne è attribuita la responsabilità anche alla frequentazione di pittori neerlandesi
- 1750 Ponte di Walton
- la veduta delle Procuratie Nuove, più lucido e minuzioso
BERNARDO BELLOTTO 1720 1780
- nipote del Canaletto
- visione più reale toccando un autentico naturalismo
- dal Canal Grande a San Stae
- realismo del colore ad intonazione fredda, quasi lunare
- 1744 dipinti x Varese e Torino, Verona
- 1747 Dresda
- pur lavorando su basi canalettiane l’artista si mostra ormai indipendente
- approfondisce i valori reali del paesaggio nordico, cogliendone le luci fredde
- Veduta di Vienna dal Belvedere
- Avvicinamento a modi veristici, talvolta forzati, specie nella rappresentazione dei personaggi
- 1763 80 Varsavia, dove muore, ricerca i i valori cromatici
LA PITTURA DI COSTUME
-L’interesse maggiore del secondo Settecento è rivolto alla realtà umana e naturale
carattere cosmopolita della società veneziana
continui arrivi di viaggiatori in cerca delle antichità
gli inglesi del Grand Tour
salotto della procuratoressa TRON frequentato dall’Algarotti, la casa del console Smith, la libreria illuminista del Pasquali frequentata dal Baretti, da Gaspare Gozzi e dal Goldoni
i palazzi patrizi dei riformatori come Andrea Tron
i circoli giurisdizionali come quelli di Anzolo Querini o di Carlo Contarini e Giorgio Pisani che si propongono di limitare lo strapotere di certe magistrature
Si forma a Venezia una nuova pittorica e una nuova grafica che s'innesta nella vecchia pittura di storia con la forza delle idee innovatrici: la rappresentazione del vero, l’ironia che castiga il costume sociale
Se i pittori vedutisti prendono ad oggetto delle loro tele le città nei loro monumenti e nelle loro entità scenografiche
altri artisti veneziani si volgono direttamente alla società umana attraverso il ritratto o la scenetta di genere
PIETRO LONGHI 1702 1785
- La sua misura ideale è quella del quadretto di costume, sempre animato di molte figure
- Oltre che la fisionomia singola, l’ambiente e l’atmosfera della società
- Contadini
- Sacramenti
- Caccia in Valle
- Le sue pitture assomigliano a quelle di Hogarth
- Espliciti sono i suoi riferimenti alla cultura europea legata alla produzione del quadretto familiare
- Primo tramite a questa cultura poteva essere stata Rosalba Carriera di ritorno da Parigi nel 1722
- Frequentazioni culturali europee il Longhi supera il livello provinciale della ritrattistica europea
- Egli osserva la società del suo tempo sotto la lente della realtà, cogliendone aspetti ed ideali da un angolo visuale largamente ironico
- Miniatura
- I personaggi hanno uno spicco realistico inusitato che supera il gioco e il riso per scavare acutamente nella verità delle cose
- La formazione del Longhi avvenne nella scuola di un accademico quale era Antonio Balestra
- Poche pitture sono rimaste a documentarci questo periodo
- Adorazione dei Magi della Scuola di San Giovanni Evangelista
- La Caduta dei Giganti di Ca’ Sagredo
- Il Longhi lavorò a Bologna con il Crespi
- 1740 la Polenta di Ca’ Rezzonico
- i soggetti della vita veneziana il Longhi diviene il cronista pittorico ricco di sensibilità e d'umorismo
- 1741 i suoi dipinti giovanili all’Accademia Concertino che è forse il più ricco di vitalità
- disegni preparatori al Museo Correr
- il Longhi costruisce le figure su di un telaio ben definito
- il colore luminoso
- Farmacista delle Gallerie
- Mostra del rinoceronte di Ca’ Rezzonico
- Questo linguaggio si mantiene costante per tutto il periodo centrale della sua arte
- 1744 45 Affreschi di San Pantalon ove porta su scala naturale le sue immagini da miniatore
- Famiglia patrizia di Ca’ Rezzonico e quella Sagredo del 1752 alla Querini
- 1764 il Ritratto di Francesco Guardi a Ca’ Rezzonico
- 1750 i Sacramenti
- 1760 Caccia in valle
- quadretti d’occasione
ALESSANDRO LONGHI 1733 1813
- Buoni ritratti di ispirazione psicologica
GIANDOMENICO TIEPOLO 1727 1806
- La sua personalità si svolse su di un duplice piano
- Fedele collaboratore del padre nelle grandi imprese decorative vena personale nei soggetti grotteschi e caricaturali: pulcinellate, mascherate, scenette zingaresche, sia su tela sia a fresco
- 1757 Villa Valmarana : vita dei contadini
- 1771 serie di grandi fogli con soggetti caricaturali
- Concertino del Museo Correr
- 1759 97 Villa Zianigo a Mirano esposti a Ca’ Rezzonico
- i suoi temi satirici sembrano scagliarsi contro i comportamenti più retrivi del suo tempo
- il Minuetto e la Passeggiata della dama vengono infatti a ricalcare i motivi del poema satirico il Giorno del Parini
- Sala del Pulcinella, la popolare maschera della commedia dell’arte Pulcinella viene a rappresentare un contrappasso alle sciocchezze della società del tempo
LORENZO TIEPOLO 1736 1776
- buon incisore delle opere del padre
- ritrattista a pastello
- Madrid e a Ca’ Rezzonico le sue opere principali
ANTON MARIA ZANETTI IL VECCHIO 1680 1767
- Caricature di personaggi veneziani
- Amico del Tiepolo e del Mariette
VERSO IL ROMANTICISMO: FRANCESCO GUARDI
- Francesco Guardi ultimo rappresentante dei pittori vedutisti a Venezia, buon scolaro del Canaletto
Francesco Guardi 1712 1793
- 1744 era scomparso il Marieschi
- il Guardi prese il posto del Marieschi e del Canaletto come ritrattistica di Venezia, un genere che non aveva esaurito la sua fortuna
- le origini dell’artista: famiglia della Valle del Sole trapiantata a Vienna, in cui gli altri componenti il padre Domenico e il fratello Gian Antonio erano pittori di figure cioè di temi tratti dalla poesia, dalla storia o dalla religione, escludendo ogni interesse per le vedute
- i fratelli Guardi avevano una bottega
- 1719 matrimonio di Cecilia Guardi, loro sorella, con GB Tiepolo, dovette riuscire di aiuto
- 1756 è tra i membri fondatori dell’Accademia dei pittori, di cui era presidente il Tiepolo
- poche notizie sugli inizi di Francesco, mentre il fratello si inserisce nel rococò decorativo
- 1730 40 problematica la funzione dell’artista nella bottega
- tele di piccole proporzioni, condotte con una pennellata a corpo
- 8 grandi tele con episodi della Gerusalemme Liberata del tasso, tratte liberamente dalle incisioni che il Piazzetta aveva preparato per la famosa edizione dell’Albrizzi nel 1740 Si tratta di un ciclo festivo destinato al salone di qualche villa della terraferma
- ERMINIA FRA I PASTORI
- All’inizio egli dipendeva completamente dal fratello
- Produzione di pittore di costume, un genere nel quale primeggiava il Longhi
- A motivi longhiani si rifanno due tele:
Ridotto di Ca’ Dandolo a San Moisè
Parlatorio delle monache di San Zaccaria
La accurata descrizione dei due ambienti della Venezia del 1700 trova il suo punto favorevole nella tavolozza coloristica del Guardi, che lascia trasparire il suo interesse per gli ambienti interni resi con fedeltà nelle luci reali come se si trattasse di paesaggi
Vere e proprie vedute probabilmente in coincidenza con l’assenza del Canaletto e la scomparsa del Marieschi
- Canal Grande a San Geremia del Museo di Baltimora
- Prospettiva e macchiette in costume
- Capriccio
- Atmosfera vibrante
- La novità del Guardi nel tema della Veduta sta nell’interpretazione della luce
- Bacino di SAN Marco . la luce assume un valore fantastico
- Paesaggio come impressione sentimentale
- Creazioni sul tema unico di Venezia di cui coglie una immagine che prelude alla decadenza
- 1760 1770 Piazza San Marco
- 1763 778 Feste Ducali commissionate dal doge Alvise Mocenigo
- 1766 erano stati incisi da Brustolon le serie del Canaletto sullo stesso tema
- forza trasfiguratrice e fantastica del Guardi
- Andata del Bucintoro del Museo del Louvre fedele al tema originale Gondole d parata rosso il Bucintoro
- 1786 Visita di Pio Vi
- Visita degli arciduchi di Russia
- Concerto di Dame
- Penetrante interpretazione coloristica
- Ritorno del Bucintoro di collezione privata a Milano
- La festa della Sensa di celebra ancora
- Gran Teatro la Fenice conservato al Correr in cui una folla di patrizi in mantello e parrucca e di dame in andrienne e crinolina si stringeva davanti al campiello della Fenice
- 1797 fine della Repubblica Ludovico Manin
- 1793 il Guardi se ne era andato

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  1. Jack

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  2. Pavel

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