Michelangelo Buonarroti

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Categoria:Storia Dell'arte
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Michelangelo Buonarroti
• Caratteri artistici generali del Cinquecento
Il Cinquecento è il secolo di Raffaello Sanzio, di Leonardo da Vinci, di Michelangelo e dei grandi maestri veneti: Tiziano, Giorgine, Tintoretto e Veronese.
La prima caratteristica rilevante del Cinquecento è d’ordine politico e geografico. La supremazia fiorentina decade ed è Roma a divenire la capitale delle arti, la Roma dei papi mecenati, umanisti e munifici quali Giulio II, Leone X, Clemente VII. Detto questo, occorre precisare che l’arte di questo periodo è romana soltanto perche’ le commissioni provengono dal papa, il quale convoca a Roma i migliori artisti provenienti da tutt’Italia.
La seconda caratteristica saliente del secolo XIV è l’abisso esistente tra il messaggio ufficiale che gli artisti sono incaricati di esprimere e le loro opinioni personali. Mentre degli artisti del Trecento e del Quattrocento si puo’ affermare che avessero il cuore cristiano e l’immaginazione pagana, per quelli del Cinquecento è vero il contrario: l’immaginario è cristiano, poiché le commissioni papali riguardano Madonne, Giudizi finali, Annunciazione ecc., ma l’anima di Leonardo, Raffaello ed altri (per quello che riguarda Michelangelo il discorso è piu’ complesso) è coscientemente pagana. Mai forse nella storia dell’arte ci fu cosi’ poca sincerita’ estetica che nelle magnifiche opere del Cinquecento italiano.
Arriviamo cosi’ alla terza caratteristica del secolo: la ricerca formale. Gli artisti italiani sono i maestri della scienza della prospettiva, l’anatomia del corpo umano non ha piu’ segreti per loro e le loro conoscenze archeologiche sono le piu’ approfondite che si potessero avere a quei tempi. Le ricerche che erano tanto originali e difficoltose per Paolo Uccello e Mantenga, all’eta’ di Leonardo sono diventate esercizi scolastici. Cosi dunque non è piu’ un segreto per nessuno come ottenere un sorriso o uno scorcio e le ricerche di nuove soluzioni estetiche si orientano verso altre direzioni, l'interesse degli artisti è rivolto soprattutto alle nuove tecniche pittoriche. Si comincia ad usare la pittura ad olio, fino ad allora mal conosciuta.
• La vita
Le due fonti piu’ note ed abbastanza attendibili per ricostruire la vicenda biografica di Michelangelo sono le due “Vite” di Giorgio Vasari (1550) e di Ascanio Condivi.
Michelangelo nacque a Caprese, nella Val Tiberina, il 6 marzo 1475 da Francesca di Neri e Ludovico di Leonardo Buonarroti Simoni, il quale dopo poche settimane dalla nascita del figlio si trasferi’ con la famiglia a Settignano affidando il piccolo ad una balia. Il giovane Michelangelo ebbe la possibilita’ di frequentare scuole prestigiose per essere avviato alla carriera di amministratore ma ben presto, attraverso l’ intercessione del piu’ anziano pittore Francesco Granacci, ottenne, contro la volonta’ familiare che vedeva in questa scelta una diminuzione del proprio rango sociale, di frequentare l’alunnato presso la bottega di Domenico e Davide Ghirlandaio, una delle piu’ attive nella Firenze dell’epoca. Dai Ghirlandaio, Michelangelo acquisi’ un interesse per Masaccio che lo porto’ a risalire nella pittura toscana fino a Giotto, con la coscienza di procedere ad un vero e proprio recupero culturale. I suoi veri maestri furono, in primis, il Masaccio della Cappella Brancacci, ma anche Filippo Lippi, Gentile da Fabriano, Lorenzo Ghiberti, il Verrocchio e il Pollaiolo.
Dopo un solo anno di alunnato presso il Ghirlandaio, pare per accesi contrasti con il capo bottega, Michelangelo si allontano’ per accedere, sempre attraverso l’intervento dell’amico Granacci, al ben piu’ esclusivo Giardino di Casa Medici. Il giovane Michelangelo assorbi’ dal cenacolo mediceo il concetto dell’Idea in contrasto con la Materia, il rifiuto del mondo materiale come fonte d’ispirazione e il concetto di una bellezza idealizzata legata ad un’umanita’ titanica e trascendente, in sintesi tutte quelle idee che componevano il Neoplatonismo di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola.
Morto Lorenzo il Magnifico nel 1492, e caduta la signoria medicea, Michelangelo fu affascinato dalle accese prediche di Savonarola, priore di San Marco a Firenze, in cui era spesso espresso il concetto della rifondazione della Chiesa cattolica e del Cristianesimo attraverso un processo di moralizzazione che rappresento’ per tutta la vita dell’artista l’altro polo di riferimento rispetto alle idee d’impostazione neoplatonica.
Si trasferi’ a Roma nel 1496, ospite dell’illuminata corte del cardinale Riario presso il quale si dedico’ esclusivamente alla scultura. Bisogno’ attendere il 1502, con l’elezione a gonfaloniere della Repubblica fiorentina di Pier Sederini, perche’ Firenze ridiventasse polo d’ attrazione per gli artisti e gli intellettuali italiani: Michelangelo, ormai famoso, rientro appunto in quell’ anno. Il richiamo era fortissimo e prestigioso: la proposta di terminare una colossale statua marmorea, iniziata da Agostino di Duccio circa quarant’anni prima per l’Opera del Duomo e mai terminata, allo scopo di raffigurare Davide quale simbolo della liberta’ fiorentina e da erigersi in Piazza della Signoria. L’impresa, terminata nel 1504, consacro’ definitivamente Michelangelo scultore.
Il primo dipinto su tavola pervenutoci, invece, è la “Sacra famiglia con San Giovannino” detto Tondo Doni. Il lavoro gli venne commissionato per le nozze tra Angelo Doni e Maddalena Strozzi, celebrato tra il 1503 e il 1504, e seguiva modalita’ e tipologie ancora quattrocentesche: la tavola sagomata, cioè il tondo, l’impiego della tempera e il soggetto. Tuttavia l’ iconografia venne totalmente trasformata da Michelangelo che qui’ dimostro’ di aver colto e meditato le idee espresse da Leonardo nel cartone con la Sant’Anna Metterza, specie per quanto riguarda l’impostazione piramidale del gruppo nello spazio.
In quegli stessi anni, la necessita’ di visualizzare i valori etici della Repubblica fiorentina all’interno della sede di Palazzo Vecchio indusse il governo repubblicano a commissionare un ciclo pittorico dedicato alle vittorie della Firenze comunale, emblematicamente rappresentate dalle battaglie di Anghiari, affidata a Leonardo, e di Cascina, affidata a Michelangelo. Quest’opera purtroppo non ci è pervenuta, poiche’ probabilmente solamente una porzione della battaglia di Anghiari fu realizzata, mentre di quella di Cascina fu preparato soltanto il cartone.
Nel 1503 divenne papa Giulio II della Rovere, che nell’ambito del progetto di una Restauratio Urbis, chiamo’ a Roma le personalità’ artistiche e culturali piu’ avanzate del momento. Michelangelo venne convocato in veste di scultore nel 1505, al fine di progettare e realizzare uno straordinario monumento sepolcrale per il papa da collocarsi al centro della futura basilica di San Pietro. Questo compito coinvolse Michelangelo dal 1505 al 1545 con fasi alterne di progettazione e di esecuzione. Da subito cominciarono i contrasti tra la personalità’ umbratile di Michelangelo e quella altrettanto difficile del papa, il quale nel 1505, assorbito nella costruzione della nuova San Pietro, tolse fondi all’impresa della tomba suscitando le ire dello scultore. Michelangelo, infatti, torno’ a Firenze, dove diede sfogo al suo risentimento contro Giulio II e gli intrighi della corte romana.
Alla fine, a malincuore, quasi obbligato dalla Repubblica fiorentina che voleva evitare rovinosi scontri con la potenza del Papa, Michelangelo fece ritorno a Roma per effettuare un rinnovamento della Cappella di Sisto IV eseguendo delle figure di Apostoli sulle vele di sostegno della volta, gia’ decorata con stelle. Fu l’artista stesso pero’ a proporre un piano decorativo piu’ articolato e monumentale, che legasse indissolubilmente il messaggio biblico ai contenuti del Nuovo Testamento attraverso la mediazione della cultura classica rappresentata dalle Sibille e dagli Ignudi.
Il successivo papa Leone X de’ Medici invio’ a sua volta l’artista a Firenze per completare la facciata della chiesa di San Lorenzo e porre mano alla costruzione della Sagrestia Nuova, della Biblioteca e delle Tombe Medicee, sempre nel complesso laurenziano. Nel 1534 il clima sempre piu’ difficile, nella Firenze sottoposta alla restaurazione del potere mediceo, indusse Michelangelo a partire per stabilirsi definitivamente a Roma, accettando l’incarico di dipingere sulla parete di fondo della Cappella Sistina il Giudizio Universale. Mori’ a Roma nel 1564.
• Le principali opere
1. Tondo Doni E’ l’unico dipinto sicuro che si possa attribuire a Michelangelo prima della Sistina. Le novita’ iconografiche sono notevoli, a partire da Maria rappresentata priva del tradizionale velo azzurro e a braccia nude emergenti, nella possente muscolatura, da una veste classica. Il congegno e’ complesso, fatto di snodi, legature e ritmi serpentinati che dominano e non si assimilano allo spazio; la tavolozza cromatica e’ antinaturalistica nella scelta di colori smaltati e lucidissimi. L’ anatomia non e’ dunque una mimesi della realta’, ma una idealizzazione dell’umanita’, senza distinzioni di sesso e di tipologie. L’interpretazione simbolica riconosce in Maria e Giuseppe l’umanità’ biblica cresciuta “sub lege”, la legge di Mose’, in San Giovannino colui il quale, pur appartenendo al mondo ebraico, intuisce l’incarnazione del Cristo e media tra i due mondi spirituali, infine nel Bambino, che domina dall’alto la Madonna e l’intera composizione, l’umanità’ “sub gratia”. Secondo molti studiosi l’ opera fu un preciso tentativo del giovane Michelangelo di conciliare neoplatonicamente la grandezza morale dell’antico con il messaggio della spiritualita’ cristiana in una sintesi armonica e trascendente.

Immagine del Tondo Doni (Firenze, Galleria degli Uffizi)
2. David In quest’opera Michelangelo affronto’ in modo innovativo il tema dell’eroe: allontanandosi dall’iconografia tradizionale, rappresento’ il campione della fede ebraica come un uomo giovane, completamente nudo, in apparenza calmo, ma con il corpo e i muscoli tesi, pronti ad affrontare il nemico. Inoltre pur lavorando su un materiale gia’ malamente intaccato, egli da vita ad un’opera che condensa i principali valori artistici e culturali del rinascimento italiano. Nel realizzare la statua non prevede alcun rapporto, al contrario di quello eseguito dal Bernini, con lo spettatore: la forma della statua e’ chiusa in se stessa ed e’ rappresentato il momento in cui David progetta la sua strategia. Il braccio sollevato sopra la testa indica la correlazione di pensiero e azione in cui e’ il primo a prevalere. Strutturalmente il peso grava maggiormente sulla gamba destra per bilanciare lo spostamento del braccio sinistro; inoltre per accentuare l’attenzione sul legame tra braccio e testa la figura e’ scolpita con lo sguardo rivolto verso la mano.
3. La volta della Cappella Sistina La novita’ michelangiolesca nell’ affrescare la Cappella Sistina sta nell’ abbandonare radicalmente qualsiasi preoccupazione illusionistica rispetto all’architettura e alle figure dipinte che aveva invece caratterizzato la pittura italiana del Quattrocento. I lavori presero avvio nell’agosto del 1508 e procedettero abbastanza speditamente per quattro anni. Le lunette, che tra l’altro non avevano precedenti iconografici, permettono all’artista di produrre, sempre ad altissimo livello qualitativo, un repertorio di figure umane che variano le proprie espressioni su registri che vanno dal grottesco, al tragico, al bizzarro. La struttura iconografica della volta Sistina si articola architettonicamente, trovando la propria giustificazione nelle lunette e nelle vele laterali dove trovano posto gli antenati di Cristo da Abramo a Giuseppe, mentre nei quattro pennacchi angolari sono raffigurate le miracolose salvazioni del popolo ebraico: Giuditta e Olofene, Davide e Golia, Il serpente di bronzo, La punizione di Amon. Nel primo registro della volta, in grandi troni matronei scorciati e delimitati da sculture classiche si articolano le membra possenti delle Sibille e dei Profeti. Infine, nella zona centrale, alternate ad archi, cornici marmoree e medaglioni bronzei, nei quali si muovono figure di Ignudi. Nella volta si succedono nove storie bibliche distribuite in ordine cronologico (La divisione della luce dalle tenebre, La creazione delle stelle, La separazione delle acque dalla terra, La creazione di Adamo, La creazione di Eva, Il peccato originale, il sacrificio di Noe’, Il diluvio universale, L’ebrezza di Noe’ ). Il tema generale e’ quindi quello della rivelazione di Dio, che nel registro delle vele e delle lunette mostra un’umanità’ titanica ancora priva della sua luce; nella volta il rapporto Uomo-Dio diviene diretto, quasi paritario, comunque eroico, di una eroicita’ morale non nuova a Michelangelo se pensiamo al messaggio dei nudi nella Battaglia di Cascina. Ogni parte dell’affresco tende ad isolarsi individualmente, sovvertendo ogni regola compositiva; persino le ombre non sono sottoposte a condizioni ambientali, ma attribuite e create per ogni singola figura. Si tratta dunque di una “visione” e non di una “rappresentazione”, secondo i concetti neoplatonici che qui’ Michelangelo porta alla estreme conseguenze e per i quali tutto procede non secondo natura, ma secondo l’interna legge dell’accostamento dei contrari che permette di collegare nella mente fatti tra loro distanti. La sottrazione degli eventi al lineare scorrere del tempo corrisponde all’impiego dello scorcio contro la tradizionale veduta prospettica, cosi’ lo straordinario cangiantismo dell’intera volta e’ un’ulteriore sottrazione alle condizioni di illuminazione naturale: le sperimentazioni operate nel Tondo Doni si amplificano su una gigantesca superficie in una scelta antinaturalistica e antileonardesca che rappresenta la poetica della contraddizione, immediatamente colta dai manieristi quali Rosso Fiorentino e Pontormo.
Creazione di Adamo (Cappella Sistina, Roma)

Il peccato originale (Cappella Sistina, Roma)
Profeta (Cappella Sistina, Roma)

Zaccaria (Cappella Sistina, Roma)
4. Il giudizio Universale Ventitre’ anni dopo il completamento della volta della Sistina, l’artista ci ritornava per portare a compimento il ciclo decorativo che era iniziato con la Creazione del mondo, dipingendo sulla parete di fondo della cappella il Giudizio Universale. L’ispirazione per l’affresco riconosce le sue fonti nella Bibbia e nella costruzione immaginaria dell’ aldila’ di Dante ma piu’ profondamente trae origine dalla concezione religiosa di Michelangelo che consisteva sostanzialmente in un impulso alla moralizzazione della Chiesa attraverso una riforma di carattere spirituale. L’ iconografia tradizionale del Giudizio e’ stravolta, il linguaggio razionale ed ordinato proprio del Rinascimento e’ abbandonato. La composizione e’ dominata dalla figura possente di Cristo giudice, circondata dalle schiere degli eletti e dei dannati che fluttuano nello spazio obbedendo al gesto divino: i beati ascendono, i dannati precipitano. Nella figura di San Bartolomeo si puo’ riconoscere il ritratto deforme dello stesso Michelangelo.
Giudizio Universale (Cappella Sistina, Roma)

A Cura di Donatella Gallori
Classe V A
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