La Metafisica

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La Metafisica

Metafisica deriva dal greco Tà Metà Ta physikà e significa “le cose che stanno al di là del mondo fisico e naturale” , “al di la delle apparenze”. Metafisica nella filosofia antica e moderna è appunto la disciplina che studia quando non cade sotto l’osservazione, né è accessibile ai sensi. Nell’uso dei metafisici il termine ha come unico punto di contatto con quello filosofico l’allusione a una realtà diversa, che va oltre ciò che vediamo allorché gli oggetti,usati fuori del loro contesto solito,sembrano rivelare un nuovo significato che sorprende. Caratterizzata da estensioni di colore ampie e contrastanti, dal particolare rilievo tridimensionale con cui corpi sono costruiti nello spazio,tale pittura è metafisica perché capace di gettare sulle cose una luce e un significato ultraterreni,di spogliare delle apparenze dall’ovvio,del banale e di mostrare in forma di prodigio quasi le vedessimo avvolte da un’aurea di mistero.
Uno degli esponenti più noti della metafisica fu Alberto Savinio. Egli controbattendo ad una affermazione del fratello Giorgio de Chirico secondo cui, non avrebbero dovuto mescolarsi ai surrealisti ,rispose che essi stessi erano iniziatori del Surrealismo. Tale corrente artistica non fu mai l’approdo di Savino la cui pittura,partendo da premesse metafisiche, sfiora le tematiche surrealiste collocandosi in una zona intermedia tra metafisica e surrealismo. Savinio affermava che il suo unico scopo era quello di dare parole ,forma e colori a un mondo poetico. Egli cercava di dipingere sempre meglio non per una maggior somiglianza con la realtà ma anzi per staccare sempre di più la cosa dipinta dalla cos reale. Volontà dell’artista oltre a quella di dipingere sempre meglio, fu anche “dipingere forte”. Con tale espressione Savinio intende il portare con ogni mezzo la cosa dipinta al suo massimo d’intensità; richiedere ad ogni segno,ogni pennellata il massimo risultato. La sua è essenzialmente pittura della memoria, ciò anche in relazione alle incertezze del presente. In molti dipinti Saviniani ritroviamo il binomio uomo-animale e questo si ritroverà anche nella sua prosa, essendo l’artista scrittore e musicista d’avanguardia. Inseguendo un gioco di metamorfosi e di umanizzazione degli animali, egli, raggiunta con la memoria l’origine dell’uomo dagli animali stessi ne propone una sorridente visione. E’ quel che capita in “I genitori”. In una stanza ,dalla grande finestra oltre la quale appare una torre in fiamme a causa dei fulmini che vi si accaniscono contro,su una poltrona ,una donna dalla testa di pellicano siede dignitosamente raccolta,stringendo fra le mani un mazzolino di fiori. Di fianco a lei si trova un possente nudo virile dalla testa di cervo che ostenta gesti imperiosi.Il pellicano è dal medioevo simbolo della bontà e dell’amore materno,si riteneva infatti che esso, in caso di necessità, fosse capace di svenarsi col becco e nutrire i figli col proprio sangue. Il cervo è invece simbolo di astuzia. La scena con la parziale metamorfosi pare proposta dall’artista con un misto di ironia e serietà,in realtà Savinio nel ritrarre uomini con teste bestiali, non è alla ricerca di riferimenti fabulistici o ironici; la sua è una ricerca metafisica e perché no una cristiana intenzione di umanizzare il mostro,e pure l’aspirazione a uno stato perfetto,perché a suo avviso nella composizione della creatura perfetta entrano anche cavalli, leoni,aquile,cani..

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