Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia Dell'arte |
Download: | 172 |
Data: | 29.10.2001 |
Numero di pagine: | 5 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
Download
Anteprima
impressionismo_11.zip (Dimensione: 6.76 Kb)
readme.txt 59 Bytes
trucheck.it_l-impressionismo.doc 33.5 Kb
Testo
Attorno al 1870 prende forma in Francia un movimento artistico deciso ad opporsi all'istituzione accademica, immediatamente impostosi come "scandalosa" novità agli occhi dei contemporanei.
L'Impressionismo. preparato dagli avvenimenti precedenti, è certamente legato ad un altro linguaggio deciso anch'esso a rompere gli schemi imposti dalla tradizione: il romanticismo. Alcuni degli elementi caratterizzanti ne sono, certamente, fonte di ispirazione: la negazione del valore intrinseco di un soggetto, che toglie alla pittura storica o a quella religiosa il primato; l'importanza data al paesaggio con la natura protagonista e in primo piano nel pensiero romantico; il mito che si viene a creare attorno alla figura dell'artista, ribelle alle convenzioni sociali; l'interesse per il colore più che per il disegno; la scoperta della soggettività, vera eccezionale novità della nuova visione romantica.
Tra il 1830 e il 1860 si afferma in Francia il positivismo: l'arte si svolse al dato reale, al fenomeno osservabile, privilegiando l'ambiente contemporaneo e gli sfondi familiari. Pensiamo, ad esempio, alla scuola di Barbizon o alla scuola di Fontenbleau. Nel le dejeuneur sur l’herbe la cura riservata agli alberi rievoca proprio i quadri della scuola di Barbizon e l'artista, che già in quegli anni si è imposto di dipingere en plein air, è un ammiratore di Millet mentre Renoir avrebbe affermato in seguito che l'esempio di Diaz de la Pena lo aveva portato a schiarire la tavolozza.
Il realismo della scuola di Barbizon viene spinto verso una sempre maggiore obbiettività diretta a debellare gli ultimi residui di romanticismo fino a comprendere ogni realtà, anche la più umile. Gli esponenti di questo "spiccato" realismo rivolto alle classi popolari sono Millet, Daumier e
Soprattutto Courbet, la cui influenza nei confronti degli impressionisti è determinante per la sua tecnica estremamente libera caratterizzata dall'uso della spatola, per la densità del colore, per la resa dell'erba con decise pennellate, per l'alternanza di tocchi regolari e discontinui.
Gli impressionisti sono inoltre influenzati da artisti come Boudin, il pittore olandese Jongking con le loro luminose marine e Corot, un pittore difficilmente inquadrabile in una precisa scuola, interprete in modo estremamente personale del realismo.
Sugli impressionisti agiscono anche suggestioni esotiche, dopo il primo grande incontro con la cultura orientale all'Esposizione Universale di Parigi nel 1867 dove vennero accolte opere grafiche di artisti giapponesi. Lo stesso Monet ne è fortemente impressionato testimoniando di aver comprato le sue prime stampe nel 1856.
Tra i molti influssi che agirono sulla pittura impressionista non può non essere ricordato quello dei grandi maestri universalmente riconosciuti. Tappa obbligata dell'educazione di un pittore è lo studio e la copia dei maestri al Louvre. Monet ama copiare Tiziano, Rembrandt, Tintoretto e nutre una particolare predilezione per Velazquez e l'arte spagnola.
L'osservazione, l'analisi dei fenomeni naturali raggiungono poi una nuova intensità quando Eugéne Chevrel pubblica La legge del contrasto simultaneo dei colori e dell'accostamento di oggetti colorati, un trattato successivamente dato alle stampe, che esprime principi che saranno alla base della teoria cromatica degli impressionisti.
L'avvento della fotografia, nella prima metà del secolo, contribuisce anch'essa a formare una nuova consapevolezza visiva e gli impressionisti si mostrano prontamente interessati alla fotografia, in molti casi cimentandosi in prima persona con questo nuovo mezzo. La nuova tecnica, infatti, è destinata a sconvolgere più di ogni altra cosa il mondo della pittura per la rapidità e la fedeltà con cui è in grado di riprodurre immagini, creando nei pittori che non riescono ad assimilarne gli stimoli a nuovi tagli "fotografici" e a nuovi temi, una vera e propria crisi.
Anche la lezione del realismo trasmette agli impressionisti il gusto dell'ambientazione contemporanea e dell'osservazione diretta con la differenza che l'iconografia realista, dominata da soggetti proletari viene aggiornata dall'ingresso di una nuova categoria sociale "la borghesia": le dejeuner sur l’herbe e l’Olympia di Manet, per il clamore che suscitano nel 1863, annunciano le nuove tendenze. In generale, la critica non si mostra ostile alla tecnica pittorica, quanto al realismo della scena e, soprattutto, al nudo, molto diverso dal nudo classicamente raffigurato.
Agli scandalosi nudi di Manet, che aprono in un certo senso la parabola impressionista, potrebbero essere accostati i dieci pastelli che Degas espone all'ultima mostra impressionista (1886), nudi che esprimono un realismo radicale che supera anche quello impressionista.
Un altro dei generi rivisitati dagli impressionisti è il ritratto. Tutti i membri del gruppo, infatti, si cimentano con questo tema che stimola soprattutto Degas autore di numerosi autoritratti e ritratti familiari: la famiglia Belelli, il ritratto dello scrittore fiorentino Diego Martelli, portavoce dei macchiaioli.
Ma il tema nuovo e onnipresente nella pittura impressionista è la realtà contemporanea in tutti i suoi aspetti, Parigi e i suoi boulevard, i caffé, la campagna, il giardino della propria casa, i corsi d'acqua, il teatro, tipico luogo di intrattenimento della borghesia che è per loro una grande attrazione.
Per quanto riguarda l'elaborazione della loro tecnica, gli impressionisti rifiutano le idee preconcette affermando che l'opera è essenzialmente una superficie piatta, coperta di colori disposti in un certo modo. Se l'approccio diretto al soggetto e la sua scelta è, dunque, influenzata dalla scuola realista, la tecnica degli impressionisti, almeno della parte centrale della loro storia (ovvero dalla prima mostra del 1874 all'ultima nel 1886) chiude il realismo ponendo le basi per l'arte moderna con il superamento del dato reale e la piena espressione della soggettività.
Gli impressionisti cercano di restituire sulla tela, intuitivamente, ciò che l'occhio effettivamente coglie: solo delle macchie luminose dai colori diversi, a seconda della lunghezza d'onda che colpisce il nervo ottico. Le loro tele non imitano più la natura, ma sono composte di vibrazioni luminose con una nuova pennellata e una nuova tavolozza. Quello che interessa loro è quanto avviene nella retina, la cosa importante è il processo percettivo, i quadri sono espressione di atmosfera, il soggetto perde ogni valore intrinseco e le sfaccettature della luce e del colore sono catturate da piccole pennellate rapide e vibranti.
Indispensabile la pittura en plein air ovvero l'esecuzione all'aria aperta, con il soggetto illuminato dalla luce del giorno. Uno dei più convinti assertori del en plein air è Monet che si fa addirittura costruire un battello-studio dove fu ritratto da Manet. Uno dei periodi più fecondi in questo senso è per Monet quello di Argenteuil in cui, accanto a Renoir, riesce a dare concretezza a quel bisogno di dare forma pittorica a un'esperienza visiva.
Se Monet, Renoir, Pissarro, Sisley rappresentano la via maestra dell'impressionismo con il loro interesse per la luce e per l'atmosfera, con il loro modo di accostare i colori in modo che si fondano nell'occhio, con la loro fiducia nella pittura all'aria aperta, l'arte impressionista comporta, tuttavia, una straordinaria varietà di soluzioni moltiplicatesi sulla importante scoperta della luce come elemento portante della composizione. Ognuno dei suoi componenti interpreta il "tema" con le proprie convinzioni e con il velo della propria tecnica, delle proprie tematiche preferite, della propria individualità.
Verso la fine degli anni ottanta, la spinta ideale che ha portato il gruppo nello studio di Nadar sembra esaurita, complicata da dissensi personali, da dubbi soprattutto sulla discussione se la pittura che gli impressionisti si sono sforzati di raggiungere mancasse o meno di forma, se si dovesse privilegiare il colore o la linea.
Ma l'Impressionismo non passò invano. Alla fine del secolo è diventato lo stile di quella che allora cominciava a esser considerata come l'avanguardia e pochi sono gli artisti che non cominciano la loro carriera all'insegna dell'Impressionismo.