Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia Dell'arte |
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Data: | 12.06.2009 |
Numero di pagine: | 4 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
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Testo
SETTECENTO : Caratteristiche generali
⇒ Pag 582
Nel Settecento il gusto predominante era ancora quello barocco, ma il rapido affermarsi delle idee illuministiche, finisce in breve per scontrarsi con le esigenze di un’arte che, al contrario, tendeva a privilegiare un effetto scenografico. I temi barocchi cominciarono a diventare ripetitivi; l’ultima fase, il Rococò, si manifestava nel decorativismo esasperato degli interni. Il movimento diviene spesso espressione di vuotezza e di falsità della vita di corte, ormai slegata da qualsiasi contatto con il mondo reale. Questo provoca una reazione che sente il bisogno di imporre dei correttivi di tipo classicheggiante, ciò che darà origine intorno alla metà del XVIII secolo al Neoclassicismo, che consisteva nello studio e nella riproposizione delle forme e dei valori dell’arte classica.
⇒ Pag 583 - Filippo Juvara
Fin da giovane apprende il gusto per l’arte della modulazione scultorea. La sua formazione artistica avviene a Roma , dove riesce subito ad affermarsi come scenografo. Il re di Sicilia, Vittorio Amedeo II, ha subito modo di apprezzare le sue qualità artistiche e lo manda con la nomina di primo architetto di corte, a Torino; qui consegue una solida fama a livello europeo che lo porterà a lavorare all’estero. Nel 1735 il re di Spagna, Filino V di Borbone, lo chiama a Madrid per farsi progettare il nuovo Palazzo Reale, ma a causa dell’improvvisa morte dell’artista, sarà costruito da un altro italiano. Torino subisce un totale ridisegno e qui Juvara comprende subito che ogni nuova architettura non può prescindere da quelle preesistenti né dal contesto ambientale e paesaggistico nel quale dovrà andare ad inserirsi.
opera
Palazzina di caccia di Stupinigi
Data di
realizzazione
1729-1733
committenza
Re di Sicilia, Vittorio Amedeo II
Tipo di opera
Complesso di caccia
Esposizione
odierna
Periferia di Torino
⇒ Pag 585 – Palazzina di caccia di Stupinigi
Alla periferia di Torino Juvara progettò il complesso di caccia per Vittorio Amedeo II, dove questi poteva degnamente ricevere i propri ospiti dopo le battute di caccia nelle campagne circostanti. La costruzione ha un enorme impatto urbanistico sia per forma che per dimensioni, configurandosi come un complesso ed articolatissimo organismo. L’idea originale era quella di un grande salone centrale di forma ellittica dal quale si dipartivano quattro bracci più bassi disposti a croce di Sant’Andrea, in cui erano ricavati i vari appartamenti. Nel 1740 furono aggiunte anche due ulteriori ali avanzate con la funzione di scuderie e di rimesse.
Il complesso è inserito all’interno di un vastissimo giardino che si articola in una raffinato gioco geometrico di aiuole e viali, secondo la moda francese dell’epoca (indicatore delle tipica vita di corte settecentesca).
L’interno costituisce un tipico esempio di Rococò italiano, attorno al salone centrale vi sono il salone da gioco, il gabinetto degli specchi, la sala delle architetture, il gabinetto cinese, alcuni salottini separati e molte anticamere; il tutto realizzato con grande sfarzo e raffinatezza.
⇒ Pag 586 - Luigi Vanvitelli
Inizia la propria attività artistica seguendo le orme del padre pittore, ma il successo gli arride come architetto. Formatosi a Roma, entra in contatto con Juvara, del quale potrebbe essere stato anche allievo. Si dimostra estremamente sensibile ai temi della classicità, recuperati direttamente dallo studio delle rovine antiche, per questo egli è da molti considerato il primo architetto neoclassico italiano. Dopo aver partecipato a vari concorsi, viene nominato alla prestigiosa carica di primo architetto della Fabbrica di San Pietro, in questa veste realizza un ingegnoso sistema di rinforzo della cupola michelangiolesca. Da qui comincia a delinearsi la figura dell’architetto-ingegnere.
opera
Reggia di Caserta
Data di
realizzazione
1751-1780
committenza
Re di Napoli, Carlo III
Tipo di opera
Reggia
Esposizione
odierna
Caserta
⇒ Pag 587 – La Reggia di Caserta
Il re Carlo III gli affida la costruzione della nuova Reggia di Caserta, un palazzo che non doveva essere secondo a nessuno in Europa. Vanvitelli non si occupa solo del progetto architettonico del palazzo, ma anche della realizzazione dell’immenso parco e della risistemazione urbanistica dell’intera città circostante. La nuova reggia doveva essere il simbolo dello Stato borbonico, una specie di città-satellite collegata alla capitale. La struttura è iniziata nel 1752 ma Vanvitelli non visse abbastanza per vederne la conclusione, avvenuta a opera del figlio Carlo.
Il palazzo appare come un massiccio parallelepipedo a pianta rettangolare, lo spazio interno è diviso in due bracci ortogonali che intersecano i corpi principali delle facciate nel punto mediano, dando origine a quattro immensi cortili rettangolari. Perno centrale di tutto l’edificio, è il grande atrio ottagonale ove si incontrano i due bracci mediani dando origine a delle prospettive estremamente scenografiche, secondo il gusto Barocco. Da questo atrio si diparte una scala monumentale, sicuramente la più grande d’Italia. L’immenso parco si estende per 120 ettari sul retro della reggia, per la realizzazione si sono dovuti affrontare molti problemi di tipo tecnico (l’adduzione delle acque necessarie al funzionamento delle cascate e delle fontane), infatti Vanvitelli fu costretto a costruire un acquedotto lungo vari chilometri. Il modello del parco è evidentemente ispirato a quello di Versailles; in corrispondenza del centro della facciata tergale si diparte un lunghissimo viale interrotto da fontane, vasche, cascate artificiali in una successione che sembra perdersi prospetticamente all’infinito. Lateralmente, nei boschi, vialetti minori conducono ad altre fontane ornate di statue a soggetto mitologico, un laghetto dei cigni e una peschiera. Il paesaggio è di un teatro dove veniva recitata la farsa della vita di corte frivola e staccata da qualsiasi realtà sociale.