Il Barocco

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

BAROCCO
La parola “barocco” deriva dallo spagnolo “barrueco”, cioè perla scabra, irregolare → invenzione successiva, il barocco darà fastidio ai neoclassicisti e agli illuministi del ‘700, e per questo il nome è spregiativo e critica il cattivo gusto.
Appena si pensa al barocco ci si pongono due domande: dove nasce e quando.
• a Roma, città barocca per eccellenza, soprattutto grazie alla presenza dei Papi, così come Firenze è città rinascimentale per eccellenza.
• nel periodo della Controriforma (Lutero…), nel 1630, in un tempo in cui la Chiesa rivaluta se stessa per “riprendersi” le persone perdute.
Giorgio Vasari è morto, e a lui come critico/storico/teorico dell’arte si sostituisce Pietro Bellori.
Quasi tutti lavorano al servizio della Chiesa, con i compiti di stupire, commuovere, coinvolgere lo spettatore, fedele o no – per far tornare cattolico chi si era convertito. Essa svolge quindi una funzione importante e coinvolge tutte le forme d’arte.
C’erano tante teorie da fissare nella mente degli artisti, che dovevano rappresentarne il pensiero. A Bologna il Card. Gabriele Caleotti scrive un testo preciso con la teoria su come rappresentare le varie raffigurazioni; a Milano il Card. Federigo Borromeo (quello dei “Promessi Sposi”!) fonda un’accademia in cui accoglie artisti col compito di realizzare opere coi suoi dettami: chi è creativo, diverso, viene cacciato.
Pittura
Nonostante ciò alcuni s’oppongono ai canoni della Chiesa, e quindi, oltre ai barocchi, si distinguono due filoni:
• Classicista = i Carracci (Annibale e Agostino, fratelli, e Ludovico, cugino) che fondano a Bologna l’“Accademia degli incamminati”, e saranno loro discepoli il Guercino, Guido Reni, il Domenichino, Lanfranco, pittori locali. Rifiutano in parte le regole, all’inizio però le accettano per guadagnare qualcosa, poi si abbandonano a rappresentazioni mitologiche.
• Naturalista/verista = Caravaggio, appoggiato dalla Chiesa nonostante la sua originalità.
Invece un artista barocco al 100% è Bernini.
Per i barocchi, però, ci sono le regole del Concilio di Trento per rinvigorire la Chiesa romana. I crocifissi sono chiari, le carni livide, quasi bianche, è messo in risalto il Sangue delle ferite, nelle mani e nelle corone di spine; gli occhi sono languidi, sofferenti, per stupire.
Architettura
È importante la forma e non la funzione. La facciata degli edifici sia religiosi sia civili è caratterizzata dalla linea curva, si muove, “aderisce” a piazze e colline, al contrario del Rinascimento in cui prevale la linea retta. Spesso di fronte alle costruzioni c’è un giardino, con carattere scenografico per catturare occhi, mente, cuore.
Scultura
(vedi il Crocefisso di Donatello) Si usano stucchi oro (ad es. i raggi delle aureole) e bianchi anche nei soffitti con rosette e cassettoni; colonne tortili dorate/nere; vari materiali, marmi rosa/bianchi + bruni associati al bronzo. Il movimento è portato all’eccesso → + drammaticità (chi ama il fasto è colpito).
MICHELANGELO MERISI, detto il CARAVAGGIO
Milano, 1571 – Porto Ercole (GR), 1610
Molto amato, le sue opere più importanti sono in San Luigi dei Francesi a Roma e a S. Maria del Popolo.
Con lui c’è una svolta radicale; il suo carattere era arrogante, prepotente, violento. Muore a soli 39 anni, ma raggiunge presto il successo e viene presto stimato. Conduce un’esistenza scellerata, contro alla convenzione, e i suoi dipinti testimoniano la trasgressività = colto e consapevole, rivendica la libertà d’espressione.
Nasce nel 1571 a Milano, come Michelangelo Merisi da Caravaggio = provenienza famiglia. Il padre muore quando lui aveva 10 anni; a 13 anni viene inviato alla scuola del Peterzano dove è in contatto con i pittori lombardi (particolari, come il Moroni, il Moretto, il Lotto, il Savoldo → pittura realistica, personaggi presi dalla strada), da cui impara l’uso dei chiari e scuri, questi ultimi specie negli sfondi → caratteristica del Caravaggio.
Poi, a 20 anni (1592), va a Roma, città che offre più possibilità di imparare per avere più successo nell’arte, ma dove ha problemi con la giustizia (?, io ho scritto che va a Roma per problemi con la giustizia o per lavoro). I suoi primi mesi sono durissimi, non conosce nessuno, poi viene ospitato dai suoi amici che conosce in piazza di Spagna o in piazza Navona; conosce anche il cavalier D’Arpino, un artista importante 4 o 5 anni più vecchio di lui, già famoso, che aveva committenze dalla Chiesa e da privati.
Egli aveva una bottega tutta sua = fortuna → lo introduce nell’ambiente, con persone che lo appoggiano, spingendolo a svolgere un’attività di pittore di “nature morte” che sarà fondamentale per la sua pittura e aderente alla sua personalità.
829: Canestra di frutta, 1596; olio su tela; Milano, Pinacoteca Ambrosiana
La natura morta diventa, con Caravaggio, protagonista del quadro, soggetto principale; prima era già stata dipinta ma sempre in secondo piano, ad esempio da fiamminghi, dai lombardi. Prima erano tutte idealizzate, con canestra e fiori bellissimi, appena colti, foglie fresche; questa del Caravaggio è estremamente realistica: la mela è bacata (pretesto per rappresentare la realtà così com’è), le foglie sono sia fresche sia secche e sono rosicchiate da un insetto, l’uva è quasi sporca e presenta quella patina opaca tipica dell’uva appena colta.
830: Bacchino malato, 1591; olio su tela; Roma, Galleria Borghese
Questo è uno dei primi autoritratti (ama rappresentarsi, anche in altri quadri). Caravaggio si ammala e si dipinge dopo che esce dall’ospedale; Bacco era il dio del vino, dell’ebbrezza, del piacere… per quello lo sceglie, inoltre lui si identifica in esso poiché era stato malato dopo aver mangiato/bevuto. Se Leonardo fu il primo a mettere i personaggi a ¾, lui pone il Bacco in una posizione assai più strana: è seduto al contrario, il busto è in torsione, alza un ginocchio, mostra il viso e la spalla.
La luce è fondamentale, lo sfondo è scuro = no ambientazione; essa rimbalza fra le foglie in alto, i muscoli, l’uva sporca → realismo. L’autoritratto è fedele.
Incontra poi il Card. Del Monte che lo appoggerà per tutta la vita. Colto, raffinato, appassionato d’arte, musica e scienza, viveva nel lusso a Palazzo Madama; conduceva una vita mondana e collezionava quadri e strumenti musicali. Fu il primo uomo di potere a comprendere il talento e il temperamento ombroso e rissoso del Caravaggio. Come ci dice il Bellori, lo alloggia al suo palazzo dove ha modo di avere contatti sociali e dedicarsi alla cultura e alle ricerche. I quadri del periodo ne testimoniano l’evoluzione.
833: Riposo nella fuga in Egitto, 1594-96; olio su tela; Roma, Galleria Doria Pamphili.
Prima questo tema – anche ne “La Notte” del Correggio – presentava personaggi idealizzati (Madonna, San Giuseppe, il Bimbo), d’ora in poi tutti idealizzeranno tutto. Lui li dipinge mentre riposano: la Madonna sembra proprio una donna, è umana, stanca per il lungo percorso, appoggia la testa contro quella del figlio, ha il braccio destro molle, dorme, cade dal ginocchio; San Giuseppe è vero [Caravaggio usa come modelli gente che incontra per strada, in bettole e osterie, in piazza Navona e piazza di Spagna, amici suoi], stanco, regge un libro di musica che l’angelo, unico idealizzato e ripreso dall’arte classica (anche se non rinuncia alla predisposizione verso la realtà: spettinato, con capelli al vento), legge e suona per conciliare il sonno. Le sue ali sono quelle di Leonardo nell’Annunciazione, i panneggi sono svolazzanti, tipici barocchi. Richiama il naturalismo della canestra.
Il fiasco è un elemento che dà naturalezza, gli occhi del somarello sono umani = per Caravaggio uomini e animali hanno pari dignità, sono sullo stesso piano di fronte a Dio.
Il quadro, pur essendo 1,3x1,6 m, risulta piccolo perché è “pieno”. C’è la max luminosità al centro, Caravaggio aveva la capacità di creare bianchi diversi, incredibili.
Nella seconda fase della sua pittura muta la ricerca sulla luce che definisce l’azione. Abbiamo notizie dal Bellori, più credibile di Vasari. Caravaggio usa molto il nero e racchiude i modelli in una stanza con le pareti dipinte di nero, poi praticava un buco sul soffitto in alto in modo che la luce arrivasse in diagonale (come nella maggior parte dei suoi dipinti) e rimbalza sul soggetto, col resto in ombra.
Rifiuta l’idea del quadro di storia = racconto illustrato. Chi commissiona i quadri voleva il periodo reale per i soggetti sacri, ma la pittura non deve essere retorica bensì intensa e cruda, quindi lui ambientava tutto nel ‘600, periodo di tensioni. “Dio è in terra fra la povera gente”.
La prima commissione pubblica è la Cappella Contarelli, il Card. Del Monte trama per fargli avere l’ambito incarico, per il prestigio dell’edificio e perché il 1600 è l’anno Santo della Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi a Roma. È così sicuro di ricevere l’incarico che prepara i bozzetti prima dell’assegnazione dell’opera, così li ha già pronti!
834: San Matteo e l’angelo, 1597-98; olio su tela; già a Berlino, Kaiser Friederich Museum.
Scompare nel ’45, dopo la guerra. Non accettata dal cardinale di San Luigi dei Francesi, il committente: pensa che non sia decorosa. San Matteo è rappresentato come un umile, ignorante (non sa leggere, cerca di farlo ma l’angelo pare indicargli cosa dicano i vari passi), ha le gambe accavallate e scoperte!, indecente per il tempo. Ne deve dunque fare un’altra ma, per la sua testardaggine, non rinuncia ad inserire gli elementi che caratterizzano quest’opera.
835: San Matteo e l’angelo, 1600-01; olio su tela; Roma, San Luigi dei Francesi
Sembra molto cambiata rispetto alla prima, ma non lo è. San Matteo non è seduto, è in posizione insabile, appoggiato al tavolo, col ginocchio sx sullo sgabello, si vede il piede + parte di gamba nuda. Il volto è vero. L’angelo ha un panneggio svolazzante bianchissimo tipico barocco, con la max luminosità; è un ragazzo amico, è naturale nel viso e nella chioma (le uniche parti non idealizzate).
Non c’è sfondo, ma la max luminosità per la luce proveniente da un solo punto.
836: La vocazione di San Matteo, 1598-1601; olio su tela; Roma, San Luigi dei Francesi
È uno dei capolavori più conosciuti del Caravaggio. I personaggi, in una bettola/osteria, giocano a dadi e non si curano più di tanto di Gesù. La luce proviene da in alto a dx, quasi innaturale (dovrebbe entrare dalla finestra o dalla porta da cui è entrato Cristo, ma il raggio è più in alto), Cristo entra all’ombra e la luce ne risalta il profilo. L’ambientazione è moderna, tutto inserito nel ‘600 (abiti contemporanei, tranne Gesù). La luce illumina il dito e parte del profilo perfetto del Cristo che indica San Matteo, illuminato in fronte, “Tu sei il prescelto” → viso stupito. Gli altri due contano i $, uno addirittura si sposta gli occhiali sul naso per vederci meglio, sono noncuranti. Max realismo e contemporaneità. I personaggi, a parte pochi particolari, sono in ombra; uno è di spalle con la calzamaglia bianca (anche se par grigia). Il ragazzino è il personaggio più illuminato.
I quadri di questa serie risultano piccoli perché sono raccolti nella stessa cappella.
837: Il martirio di San Matteo, 1598-1600; olio su tela; Roma, San Luigi dei Francesi
Non è a dominante gialla, come appare dall’immagine, ma bianca, quasi livida, in contrasto netto con lo sfondo scuro (caratteristica ‘600). C’è anche il suo autoritratto, lui che assiste con la barba incolta. La scena è quella del martirio di San Matteo: il carnefice lo pone al centro → contrasto + gioco linee di forza e diagonali, movimento, drammaticità, max espressività = bambino a dx (terrorizzato, spaventato, impaurito). San Matteo non molla, cerca di alzarsi, guarda il cielo come sperando in un aiuto divino, ma arriva un angioletto dalle nuvole con la palma, simbolo del martirio; il putto come sempre è spettinato, volutamente non curato. Il carnefice risalta, ha un volto aggressivo, un corpo bello ed elegante; tutti hanno drappi, parei e perizomi bianchi. Il personaggio a sx è in posizione strana → dinamismo, come anche quello a dx che dà le spalle, spetta loro conferire max dinamismo alla scena, dato anche dalla luce che arriva in diagonale. I modelli che utilizza sono sempre i soliti 2 o 3 ragazzi.
Mentre sta ancora lavorando in San Luigi dei Francesi, Tiberio Cerasi, un tesoriere, gli commissiona due opere per la sua cappella in Santa Maria del Popolo. Dopo lo scandalo che aveva provocato coi dipinti di cui sopra lo proteggono lo stesso per la crudezza delle sue immagini (corrisponderebbe alla Controriforma in campo religioso), trovano dunque una giustificazione per tenerlo poiché è un valido artista. Comunque la sua pittura originale sale agli altari, per il suo gusto della verosimiglianza e spettacoltarità (gli estimatori lo giustificano) → esigenze messaggio controriforma. La cappella Cerasi è piccola, con le opere una di fronte all’altra che per essere viste bene necessiterebbero di 10 m di spazio, e invece ce ne sono 2!
838: La crocifissione di San Pietro, 1600-01; olio su tela; Roma, Santa Maria del Popolo
Anche qui predomina la luce, come sempre fondamentale in ogni tela. Proviene dall’angolo in alto a sx e rimbalza sulle parti più importanti del dipinto. Il personaggio a sx ha la fronte corrugata, si notano i piedi inchiodati di San Pietro; l’altro più a dx con grande sforzo della schiena solleva; quello in basso solleva la croce con la spalla sx + piedi nudi sporchi di terra e polvere.
San Pietro non rinuncia alla vita, cerca di staccarsi, ha la testa sollevata. Il viso è notevole ed è il solito personaggio preso dalla strada. Risaltano le parti bianche (pareo, camicia), in contrasto col mantello rosso a sx = vivacità. Come sempre manca lo sfondo, l’ambientazione.
È un’opera che fa molto “effetto”, la persona in ginocchio sembra fuoriuscire → scorci prospettici arditi → drammaticità.
839: La conversione di San Paolo, 1600-01; olio su tela; Roma, Santa Maria del Popolo
Il cavallo gigantesco in primo piano occupa gran parte della tela tanto che sembra fuoriuscirne → impatto visivo forte. È visto di scorcio, con una prospettiva incredibile; le chiazze del manto sono bianche, max luminosità. Si ferma, solleva una zampa per non calpestare San Paolo (sulla via di Damasco), caduto accecato dalla visione di Dio, con uno scorcio arditissimo (come il Cristo del Mantegna).
C’è contrasto netto fra la posizione del cavallo e il corpo di San Paolo, la luce proviene dall’alto a dx. Spicca il mantello rosso di San Paolo, mette in risalto il corpo. Sullo sfondo non c’è ambientazione, è scuro. Il personaggio a sx ha la fronte corrugata, assiste alla caduta e ferma il cavallo col morso.
Dal ‘600 intanto la fama del Caravaggio aumentò, insieme con la sua turbolenza: era stato denunciato per duelli e aggressioni anche con notai, gendarmi, scrittori… ma ciò era comprensibile nella prospettiva del tempo = epoca dello spagnolismo, poco controllo.
Era celebre, protetto, orgoglioso, arrogante. Litiga anche con Baglione, che lo accusa di essere gay: nell’ottobre 1603 stette anche alcuni giorni in prigione.
Nel 1606, poi, si fronteggiano due bande per questioni di un fallo subito durante il gioco della pallacorda; in quella avversaria c’è Ranuccio Tommasoni di Terni, ucciso dal Caravaggio che scappa a Napoli. Per alcuni mesi ebbe fama e successo, quindi (non si sa perché) andò a Malta.
A La Valletta gli venne conferito l’ordine di Cavaliere di Malta; è anche imprigionato, non si sa se per la notizia dell’omicidio o per altre offese, e scappa prima in Sicilia poi verso Napoli…
840: La Deposizione nel sepolcro, 1602-04; olio su tela; Roma, Pinacoteca Vaticana
È 3 x 2 m, ma sembra non troppo grande. Impatto visivo ed emotivo notevole per il bianchissimo lenzuolo – i mantelli rossi contrastano – che copre il bel corpo del Cristo (non idealizzato, è il viso vissuto di un uomo vero di 35 anni); si notano le gambe nodose e muscolose, la mano dx cadente → sofferenza anche per il volto. Al personaggio che sostiene Cristo si vedono le vene nei piedi, e anche i nodi.
Il tutto contrasta con la lastra marmorea vista di scorcio, dallo spigolo, che denota due linee di forza diagonali che danno profondità; aprendosi, dà movimento, conferito pure dalla bella Maddalena in ultimo piano + Maria. La luce illumina i protagonisti, fronti e volti + Cristo. Soliti personaggi veri, presi dalla strada.
841: La morte della Vergine, 1605-06; olio su tela; Parigi, Louvre
Si trova in un corridoio del Louvre e non è notata perché in mezzo a tanti altri dipinti, passa inosservata. È però fra le opere più importanti del Caravaggio e che scandalizzerà di più: porta un evento sacro come la morte della Vergine al giorno d’oggi, lo rende un fatto contemporaneo. Per rappresentare Maria sembra usi una prostituta morta annegata (uccisa o suicidatasi?), amica del pittore e dei conoscenti, incinta di un cardinale → ventre gonfio. Ritrovata, utilizza il gonfio e livido corpo… i piedi pure sono scoperti! La Madonna è molto realistica, la mano dx è appoggiata mentre quella sx è molle, noncurante (tanto rinasce quando muore! che culo). Intorno ci sono molti personaggi che piangono.
La composizione è giocata su tonalità di rossi, neri e bruni che suggeriscono morte = pittura suggestiva e drammatica. La luce rimbalza sulle teste calve, il viso e le mani della Vergine, le spalle del personaggio in primo piano seduto sulla seggiola. Il drappeggio rosso è tipico barocco e riprende la Madonna di San Gerolamo del Correggio
843: Decollazione del Battista, 1608; olio su tela; La Valletta, Cattedrale di San Giovanni
Portata a fine ’98 dove c’è la Cappella Brancacci in Firenze per essere ripulita in un laboratorio di restauro importante. Dipinta mentre va a Malta, è l’opera più grande del Caravaggio coi suoi 3,6 x 5 m. È impostata su un’ambientazione scenografica spoglia, ma con un po’ d’ambientazione = due curiosi che assistono attraverso la grata. La composizione è asimmetrica, il peso è spostato tutto a sx. Quasi tutti i personaggi sono rappresentati con scorci arditi, la luce che balza da un corpo all’altro; da notare la fanciulla pronta col vassoio per raccogliere la testa di San Giovanni. Max drammaticità.
Le tele siciliane purtroppo sono rovinatissime, a differenza di quelle romane che sono in ottimo stato.
A Napoli giunge notizia che Paolo V… boh! in questa parte qui non ci capisco molto, mettici tu qualcosa! …e gli viene offerta la grazia per tornare. Si ferma a Porto Ercole dove viene arrestato, ma stavolta per scambio di persona; viene liberato dopo pochi giorni ma ha perso la barca, ormai partito. Disperato – secondo i racconti del Baglione e del Bellori – la insegue lungo l’Argentario, ma prende la malaria e il 18 luglio 1610 muore solo, malamente, come male era vissuto.
Inascoltato profeta di una pittura nuova, non condizionata, fatta fuori dalle accademie, non vera perché bella ma bella perché vera.
GIAN LORENZO BERNINI
Napoli, 1598 – Roma, 1680
Fu una personalità poliedrica (ma è soprattutto scultore e architetto), fra gli esponenti barocchi più importanti del ‘600. A differenza del Caravaggio aveva un ottimo carattere, carisma, savoir faire → lavora tutta la vita presso i Papi. Il padre era uno scultore e gli diede i primi rudimenti.
853: Fontana della Barcaccia, 1629; Roma, Piazza di Spagna
Non si nota né se ne capisce la forma perché ci sono sempre centinaia di turisti, gente che raccoglie l’acqua con le borracce, si bagna i piedi ecc. È in contatto col padre, la realizzano insieme.

854: Capra Amaltèa, 1615-16; marmo; Roma, Galleria Borghese
È la prima opera che il Bernini realizza da solo, adolescente (per Scipione Borghese ne esegue tante). All’inizio non si pensava fosse da attribuire a lui: le forme sono perfette, curate, ricorda l’arte della Grecia, ellenica → bambini e capra tanto curata nel pelo che fu scambiata! Per fortuna se ne accorsero…
Fra l’altro la Galleria Borghese, aperta poco tempo fa, ha sale ricoperte da marmi policromi in cui sono inserite le sculture, in genere bianche, in modo che ricevano tutta la luce e la massima attenzione, oppure colorate con tinte pastellate calde; le stanze coi quadri hanno viceversa le pareti bianche.
855: David, 1623; marmo; Roma, Galleria Borghese
Tutte le opere del Bernini fanno grande effetto, sceglie un marmo bianchissimo di Canova. Il periodo del barocco richiedeva movimento per colpire e Bernini riesce a renderlo con molta abilità tecnica, gli piaceva far vedere di essere tanto bravo. Il corpo del David è in torsione, max concentrazione per tirare il sasso; la fronte è corrugata, si morsica il labbro inferiore, la chioma è scomposta, è sottolineata la psicologia del personaggio. Nel viso è rappresentato l’autore stesso.
Caratteristiche barocche: poco panneggio (però si copre le nudità) nel perizoma, legato male, fascia svolazzante. I piedi sono allungati (come nel Botticelli), ci sono contrasti chiaroscurali.
856: Apollo e Dafne, 1622-24; marmo; Roma, Galleria Borghese
La storia è: Apollo ama Dafne ma non è corrisposto, e quest’ultima chiede a Zeus di essere mutata in alloro nel caso egli riesca a raggiungerla.
Bernini coglie proprio il momento: Apollo ha appena toccato Dafne che si trasforma: sotto il tronco e la corteccia coprono le nudità della fanciulla (quelle del fanciullo lo sono da un drappo), ci sono fronde&foglie; la chioma spettinata sta cambiando in alloro. Apollo, in posizione instabile di corsa, è appena arrivato ed è stupito.
C’è grande drammaticità e la composizione è ricca di virtuosismi tecnici → ottenuta da un unico blocco di marmo, figure unite con compostezza. È alta 2,5 m, unitaria, un gioiello e non ci si rende conto della grandezza. Si può guardare da ogni punto di vista ed è sempre notevole.
La sala ha le colonne liscie di porfido rosso, il marmo più duro; anche le pareti sono giocate su rossi, arancioni, bordeaux.
Per queste due opere si può parlare di pittoricismo: Bernini, infatti, unisce tre forme d’arte. Si possono considerare pittoriche per i passaggi chiaroscurali graduati, morbidi, leggeri, si fondono con eleganza (?).
Bernini era anche un ritrattista e gli commissionavano molti busti che si trovano in moltissime gallerie dappertutto. Ma ritraeva diversamente dagli altri: non fa star fermi, bensì camminare, parlare, bere, mangiare ecc., in modo che risaltessero la naturalezza e l’animo, poiché il movimento dà spontaneità = ritratto di Costanza Bonarelli: ha la camicia slacciata, la bocca che si muove… Ovviamente così è più difficile!
859: Baldacchino, 1624-33; bronzo con dorature, legno, marmo; Roma, Basilica di San Pietro
Molti non sanno di quest’enorme opera d’arte, anche perché non si rendono conto della sua magnificenza tanto è alta: ben 28,5 m, come un condominio di 6 piani.
Il Bernini impiega 9 anni di lavoro per progettarla, un lavoro non facile perché è proprio sotto la cupola di Michelangelo e bisogna tener conto della grandiosità della stessa. Usa i bronzi del Pantheon e li fonde → “ciò che non fecero i barbari, fecero i Barberini” = la famiglia del Papa. È enorme, poggia su 4 basamenti marmorei con 4 colonne tortili (che verrano spesso usate poi, tipiche caratteristiche barocche), spiraliformi, riprese dall’arte orientale, decorate con stucchi oro, le quali sono divise in blocchi poi uniti, siccome era impossibile fare una cosa unica: nel primo ci sono scanalature spiraliformi, nel secondo e nel terzo delle foglie ripercorrono il fusto della colonna. Il capitello è composito, presenta infatti sia i riccioli che le foglie d’acanto; sopria il capitello c’è il pulvino (elemento bizantino) + dado brunelleschiano. Infine una specie di tendaggio con bronzo in cui dà impressione di movimento col panneggio, molto abile; tutto termina con una serie di riccioli e volute.
Le quattro sculture agli angoli sono del Borromini, contemporaneo al Bernini ma molto diverso per indole (chiuso, scontroso, introverso) anche se comunque abile e grande. Si conoscevano poco, il sanguigno Gian Lorenzo non lavorò mai più con lui essendo poi le loro concezioni diverse.
864-5: Estasi di Santa Teresa + famiglia Cornaro, 1644-51; Roma, Santa Maria della Vittoria
Eseguita per la cappella Cornaro, la famiglia committente, in Santa Maria della Vittoria. Tutto è del Bernini, anche la cappella stessa con tutto il gruppo scultoreo principale e gli altri. Essendo Bernini anche architetto, lui ha una visione totale del tutto e si esprime in modo scenografico.
Santa Teresa è sospesa su una nuvola (il suo “attacco” però è pesante), a dx e sx c’è la famiglia Cornaro che assiste: sembrano veri, si affacciano dal balcone, mentre lo sfondo è in stiacciato donatelliano e dà max profondità anche con la volta a botte. L’angelo è ripreso da quello della Madonna di San Gerolamo del Correggio e sta lanciando una freccia, oltre ad avere un abito che ricorda il panneggio bagnato di Fidia; dietro ci sono raggi luminosi tipici barocchi fatti con stucco bianco + lamine sottili d’oro ripresi in seguito pari pari → risalto gruppo scultoreo. La Santa è in estasi, l’abito è pesante, ricco di pieghe, panneggio fluente esagerato con forti chiaroscuri, pieghe profonde; braccio e piede sx nudo sono abbandonati, movimento stupendo (?).
870-2: Colonnato di San Pietro, 1657-65; Roma, Piazza San Pietro
Come tutti sanno, la facciata di San Pietro fu completata dal Maderno, mentre a Bernini fu affidata la piazza. Il colonnato ha forma ellettica con significato simbolico = abbraccio ai fedeli che si avvicinano. L’effetto originale era diverso: l’autore aveva previsto un ingresso da stradine laterali strette e buie per sbalordire alla vista dell’immensa opera = altra visione; però in epoca fascista [arte fascista = sobria, schematica, geometrica] Mussolini fa fare via della Conciliazione nel 1937 nel contesto del suo rifacimento di città e pianure, molto lunga e larga, notevole, che dalla piazza va fino a Castel Sant’Angelo.
Sono notevoli le fontane, sparse per tutto il Lazio. Il 98% è fatto di travertino, una tipica pietra laziale, che è “vivo”: modifica colore con l’acqua e i fenomeni atmosferici; diventa giallo, ambra, miele, verde… apposta! Usa poco marmo, per i giochi di colori contrastanti.
881: Beata Ludovica Albertoni, 1671-74; marmo e alabastro; Roma, San Francesco a Ripa
Il Bernini utilizza qui due materiali: marmo bianco per la donna, il cuscino e il materasso; l’alabastro per la base (colore caldo, trasparente, usato nell’arte paleocristiana e nel medioevo al posto del vetro in finestre a strombo, come nel mausoleo di Galla Placidia a Ravenna) → contrasto colori netto: freddo sopra, caldo sotto. È fra i primi che uniscono materiali diversi, verrà ripreso dal Cubismo = Picasso, Braque. Dietro inoltre è usato l’oro, tutto progettato da Bernini che non lascia niente al caso.
Ha le stesse caratteristiche dell’Estasi di Santa Teresa, criticata perché sembra troppo terrena; esagera il movimento del collo, il panneggio è scomposto con pieghe profonde, notevole! Ci sono le mani che affondano nel petto, si vede il movimento della carne. È illuminata da un faretto già acceso, gratuito.

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