Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia Dell'arte |
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Data: | 15.10.2001 |
Numero di pagine: | 8 |
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Testo
Gli ambienti della casa romana
Anche in epoca romana, come in quella attuale, la casa era piu` o meno ampia e ricca a seconda delle condizioni economiche dei proprietari. Esistevano, quindi, diverse tipologie costruttive che variavano da semplici abitazioni in legno e materiali deperibili ad appartamenti inseriti in palazzi a piu` piani, a case unifamiliari, le domus, riservate ai ceti piu` abbienti.
A Pompei ed Ercolano, le citta` romane sepolte nel 79 d.C. in occasione dell'eruzione del vulcano Vesuvio sono conservate, intatte, molte case, all'interno delle quali gli scavi archeologici hanno riportato alla luce mobili e suppellettili. e` stato cosi`possibile ricostruire nei minimi dettagli la funzione dei diversi ambienti.
I diversi vani erano disposti secondo un asse longitudinale e si aprivano all'interno, generalmente senza finestre sulla strada. Le stanze, di non grandi dimensioni, erano arredate sobriamente, con nicchie e bancali in muratura e pochi mobili che, a seconda delle necessita`, potevano essere trasportati da un ambiente all'altro. Le pareti erano affrescate e, nelle case piu` ricche, i pavimenti erano rivestiti da mosaici multicolori. Entriamo ora in una domus tipica, in uso nel I sec. d.C., esaminando una per una tutte le stanze, in modo da ricostruire la vita quotidiana che vi si svolgeva.
LA CASA ROMANA
Il serrato tessuto vario medievale che si frappone tra la Casa romana e la vicina piazza del Foro, non consente di cogliere il rapporto altimetrico esistente tra i due capisaldi della città romana. Per averne un'idea basterà considerare che il piano di calpestio del Foro si trova, probabilmente intatto, ad oltre due metri sotto il livello attuale della piazza; per arrivare a posare il piede sui mosaici del pavimento, l'antico inquilino della casa doveva risalire per non meno di otto metri. Il Foro, quindi, lastricato con massi di calcare bianco, occupava lo spazio ricavato da due terrazzamenti a valle e a monte; su quest'ultimo, come su un palco, bene in vista, la casa di una matrona, Vespasia Polla, che poteva vantare la non trascurabile prerogativa di essere la madre dell'Imperatore Vespasiano.
Il grande terrazzamento era il centro della vita cittadina. Chi lo avesse percorso da ovest, lasciato sulla destra un tempio romano del primo secolo d.C. (sul luogo dell'attuale chiesa di S. Ansano) attraversato l'Arco di Druso e Germanico, splendente di marmi, sarebbe entrato in questo luogo pulsante di gente e di traffici. Tutta l'area ha restituito e continua a restituire mosaici, capitelli, giganteschi rocchi di colonne, frammenti di statue.
L'unico scavo sistematico effettuato in questa area è quello della ricca dimora di Vespasia Polla, condotto per opera dell'archeologo spoletino Giuseppe Sordini che vi si dedicò dal 1885 al 1912, anche grazie al provvido aiuto finanziario di sir Saville Lumbley, ambasciatore d'Inghilterra in Italia. L'edificio, della cui richezza ed eleganza possiamo renderci conto dalla bellezza dei mosaici e dai reperti emersi dallo scavo, ha un impianto tipico a Roma nel primo secolo d.C. Entrando ci troviamo subito nel vasto atrio, l'ambiente più grande della casa, al centro del quale c'è la vasca dell'impluvium e la vera del pozzo (puteale) con la sottostante cisterna dove si convogliano le acque piovane.
Sul lato destro, c'è un piano di sostegno (cartibulum) sorretto da due piedestalli marmorei (trapezofori) ornati di rilievi vegetali e animali; sostiene oggi una bacheca contenente reperti emersi dallo scavo: iscrizioni, (tra le quali quella che menziona Vespasia Polla), un resto di affresco con una figura femminile, fibule, fuseruole, stili d'osso e d'avorio, ecc...
L'ambiente successivo è il tablinum che serviva a svincolare l'atrio, riservato anche agli ospiti, dalle stanze interne di pertinenza della famiglia. Sulla destra, in successione, abbiamo, su un piano leggermente rialzato, la sala da pranzo (triclinium); poi, in fondo ad un piccolo corridoio, una stanzetta di servizio, probabilmente un gabinetto.
Proseguendo verso l'interno c'era una camera da letto (cubiculum) collegata ad una di servizio (ala). La parte sinistra è quasi speculare. Solo il triclinium è più vasto (mancando di gabinetto) e la camera da letto comunicava direttamente col peristilio, un cortile con portici e colonne di cui è rimasto soltanto qualche basamento di calcare modanato e tronconi di colonne di cotto originariamente stuccate ad imitazione della pietra; sul pavimento è visibile l'originaria tubatu ra di piombo.
La posizione del peristilio è anomala, in quanto solitamente si trovava dietro l'atrio, quindi sulla parte posteriore dell'edificio. Qui, evidentemente, per l'esigenza di avere la facciata della casa verso il Foro, il peristilio si sarebbe venuto a trovare verso il colle; fu quindi gioco forza ricavare questo spazio sulla sinistra della casa dove esisteva un vasto terrazzamento (ai margini del quale, si trova oggi una costruzione di età sillana) che affacciava verso la valle e che consentiva l'esistenza di un ampio giardino.
La casa romana sarà oggetto di un radicale intervento di restauro.
Domus romana
Nell'architettura romana sono presenti due tipi fondamentali di abitazione: la "domus patrizia", posta su un unico piano con ambienti disposti attorno ad uno spazio centrale libero e chiusi verso l'esterno, ospitava una sola famiglia; la "domus ad insula", di carattere cittadino, urbano e commerciale, destinato alla coabitazione di più famiglie, era formato da più piani con botteghe al pian terreno ed aperto verso l'esterno; al suo interno racchiudeva un piccolo giardino.
La domus patrizia si sviluppava attorno ad un atrio centrale coperto ai lati da tetti inclinati che convogliavano l'acqua piovana in una vasca centrale chiamata "impluvium". L'atrio era di forma rettangolare e su di esso si aprivano vari ambienti, il più importante era il tablinum, posto davanti all'ingresso. Questo ambiente non era destinato solamente alla consumazione dei pasti, che si potevano svolgere anche nell'atrio o nel triclinium, ma ospitava anche il letto nuziale, detto "lectus adversus". Originariamente il tablinum era il nucleo della domus, che andò poi sviluppandosi in altri ambienti. Intorno al tablinum erano disposte stanze da letto dette "cubicola"; una stanza centrale per la vita romana era il triclinium nel quale si mangiava stesi su divani.
Dietro questi ambienti vi era l'hortus, che venne poi sostituito dal "peristilio", giardino ornamentale cinto da colonnati e spesso ornato da fontanelle o piscine.
Molte abitazioni presentavano decorazioni pittoriche; le più antiche pitture murali erano caratterizzate dallo stile a incrostazione, cioè dipinti che riproducevano il marmo o materiali pregiati usati per ricoprire le pareti. Più avanti nel tempo furono usati altri stili pittorici, più figurativi.
Non va dimenticato che nelle domus romane non erano presenti mobili, ma solamente piccoli armadi a muro e bauli usati per riporvi i vestiti; le decorazioni parietali miravano pertanto ad arricchire spoglio l'ambiente.
Non si conosce con certezza l'origine delle caratteristiche architettoniche della domus romana: forse trassero origine dalle primitive capanne villanoviane o più in generale dalle abitazioni italiche; trova più consensi però la teoria che le vede derivare dalle abitazioni etrusche. I pavimenti erano spesso rivestiti da mosaici in opus tessellatum o in opus vermiculatum. Le decorazioni pavimentali più utilizzate erano quelle in stile geometrico bianco e nero, spesso arricchite da emblemata centrali; questi piccoli quadretti, inseriti in una cornice in stile geometrico, impreziosivano il cosiddetto "tappeto musivo" ed erano pertanto inseriti nelle stanze più' rappresentative (cfr. anche i pavimenti musivi di via D'Azeglio a Ravenna).
La domus
Spaccato di "domus pompeiana" (Roma, Museo della civiltà Romana)
La domus era propriamente la casa cittadina di maggior prestigio e ricchezza. Questo tipo di edificio presentava una pianta a forma rettangolare. L’ingresso della domus romana, che dall’esterno conduceva all’atrium, nella maggior parte dei casi non immetteva direttamente sulla strada, ma era leggermente arretrato nel corridoio. L’atrium era il luogo più importante della casa, a forma quadrangolare o rettangolare, situato al centro dell’ edificio. Il corridoio si presentava diviso in due parti: il vestibulum e le fauces. Le domus più ricche presentavano nell’atrio una vasca rettangolare, l’impluvium, che aveva la funzione di raccogliere l’acqua piovana attraverso un’apertura centrale sovrastante detta compluvium. Le acque dei tetti fluivano entro il compluvium per mezzo di un sapiente sistema di canali di scolo detto displuviatum. L’acqua raccolta veniva poi utilizzata per l’irrigazione dell'hortus), o per scopi domestici (riscaldamento/cucina) . Sull’atrio si affacciavano alcune stanze molto importanti: i cubicula e il tablinum. Oltre l’atrio era possibile trovare come variante all’hortus il cosiddetto peristylium. Al centro del peristylium era ubicata una seconda vasca, la piscina, che aveva, a differenza dell’impluvium solo funzioni decorative (veniva usata come fontana o come vasca per allevare pesci di piccole dimensioni). Sul peristilio si affacciavano gli ambienti più intimi della casa, come il tablinum e il triclinium, e vi si apriva il posticum. Tanto nella sua forma primitiva (etrusco-romana), quanto in quella posteriore, nella quale l’impiego del laterizio nelle murature fu sostituito dall’impiego della pietra, lo schema planimetrico della domus romana si presenta sempre uguale nella sequenza: ostium, vestibolo-fauces, atrio con impluvium e tablinum, tabernae e celle o ali, triclinium, cubicola e hortus. In epoca successiva a Pompei (79 d.C.) si diede maggior sviluppo alla casa di tipo arcaico, imprimendo alla primitiva pianta rettangolare una forma più allungata e più complessa con portici con giardino.
Nel complesso la pianta di una ricca domus romana si presentava nel seguente modo:
Per quanto riguarda i materiali utilizzati per la costruzione della domus romana, i muri esterni perimetrali erano costituiti da una giustapposizione regolare di pietre e mattoni, accostati tra di loro sfruttando l’invenzione della malta da presa (o cemento). Questo impasto, scriveva lo scrittore ed ingegnere M. Pollione Vitruvio, contemporaneo di Augusto, poteva essere ottenuto o con una parte di calce e due di sabbia oppure con una di calce e due di pozzolana. Le mura perimetrali risultavano così sicure e solide. Esistevano vari metodi di accostamento delle pietre e dei mattoni; le modalità maggiormente conosciute erano:
• L’opus quadratum
• L’opus caementicium
• L’opus incertum e quello reticulatum
• L’opus mixtum
• L’opus latericium
Nelle domus romane era molto sfruttato l’arco a tutto sesto perché permetteva di scaricare la forza peso della struttura equamente sui due lati.
In una prima parte della storia romana le porte, le finestre e generalmente tutti i tipi di infissi, dovevano essere molto scarsi. In seguito si iniziò ad adoperare il legno che veniva ricavato da piante robuste quali il pioppo e l’abete.
L'INSULA
La crescita della popolazione portò a tipi di abitazione che si sviluppavano in altezza, le insulae, chiamate anche caseggiati, che erano le case dei poveri.
Il caseggiato, a pianta quadrangolare, conteneva un giardino o un cortile. Gli appartamenti si affacciavano sull'esterno con finestre senza vetri e balconi. Nella facciata si aprivano varie botteghe.
Il piano terra era occupato da inquilini benestanti e talvolta dal proprietario dell'insula.
Le condizioni di vita degli inquilini non erano buone; infatti lo spazio era limitato e i mobili erano pochi: un tavolo, qualche panca, qualche sgabello; in genere si dormiva sul pavimento o su letti coperti da pagliericci.
I gabinetti privati erano un lusso; chi non ne disponeva usava un vaso da notte.
Negli appartamenti non esistevano camini, quindi per riscaldarsi o cucinare si faceva il fuoco con il braciere.
In inverno il costo dell'olio per le lucerne era molto alto, perciò si doveva scegliere se stare al freddo o al buio.
I MOSAICI
Nelle domus, per costruire il pavimento, spesso erano utilizzati mosaici, che duravano a lungo e rappresentavano scene di caccia, pesca, oppure motivi geometrici.
La maggior parte dei mosaici erano in bianco e nero ed avevano una decorazione geometrica.
anche a Brescia, come in altre città dell'Italia settentrionale, sono trovati ritrovati molti mosaici. Un esempio di pavimento con decorazione geometrica, che appartiene ad una domus del 1° secolo d.C,.è in via Veronica Gambara, sotto l'edificio dell'Istituto Veronica Gambara.
COME SI COSTRUISCE UN MOSAICO.
Si prepara una base e sopra si mettono vari materiali, in modo da formare alcuni strati: assi di legno, paglia, sassi e argilla.
Si segnano nell'intonaco i contorni e le linee principali del disegno da riprodurre a mosaico e si inseriscono le tessere al loro posto, nello strato ancora molle.