Giotto

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

GIOTTO, BIOGRAFIA E STILE
La figura di Giotto si sviluppa nella Firenze trecentesca in un clima di forte benessere finanziario.
Le notizie biografiche sui primi anni dell’artista sono assai frammentarie o poco accettabili (Antonio Pucci riconduce la sua nascita al 1266 presso Vespignano del Mugello, nei dintorni di Firenze, da una famiglia di origini contadine).
Fin dal primo apparire nella scena artistica, i suoi contemporanei lo indicarono come il creatore di uno stil novo della pittura.
Di lui troviamo testimonianze e considerazioni nelle opere dei più grandi ed illustri scrittori italiani: Dante, nel canto XI del Purgatorio, lo contrappone al Cimabue; Petrarca dichiara la bellezza intellettuale della sua pittura; e Boccaccio delinea la figura di Giotto esaltandone le doti artistiche (nella quinta novella della sesta giornata del suo Decameron).
I vincoli stilistici che lo legano al suo maestro, il Cimabue, sono evidenti, anche se, in tempi recenti, si è avanzata una tesi sull’influenza del Cavallini, dopo aver rivisto alcuni lavori, sulle opere di Giotto.
Dal Cimabue riprende l’intensità drammatica, il senso monumentale e la grandiosità dell’arte, interpretandoli con accezzione nuova, più terrena e legata alla realtà. Lo stile di Cimabue è di derivazione Bizantina, Giotto da subito inizia il processo di distaccamento da tali canoni orientali, pur mantenendo alcuni tratti tipici del maestro, quali il lumeggiare forte e distaccato, i panneggi stirati, e i volti seri (negli affreschi di Assisi, soprattutto nel ciclo del Nuovo Testamento).

Dei suoi lavori a Roma si è incerti, sicuramente eseguì l’affresco di San Giovanni In Laterano e il mosaico della Navicella.
Qui di certo ebbe contatti con i maestri romani, e soprattutto con il Cavallini.
Una svolta decisiva avvenne quando conobbe Arnolfo di Cambio. I due, lavorando spesso a contatto diretto finirono per influenzarsi a vicenda.
Fece molti lavori per i francescani, e molti altri a Firenze, ma il rinnovamento artistico da egli adottato nella Cappella degli Scrovegni, a Padova, è molto evidente. I personaggi, i colori, le architetture usate come sfondo sono nettamente discostanti dai canoni tradizionali.
Qui Giotto adotta la prospettiva pura, per dare l’impressione dello spazio al di là del piano d’immagine, ed esperimenta un colore cobalto puro per il cielo, che esalta il volume delle rappresentazioni.
Nelle attività di Giotto, si ripropone più volte il problema dell’attribuzione, poiché spesso il Maestro curava solo il disegno delle opere lasciando il resto ai collaboratori.
Ebbe un enorme successo tra i suoi contemporanei, fu chiamato più volte al servizio delle varie corti italiane del tempo; ebbe molti incarichi tra i più illustri, e morì a settant’anni l’8 gennaio 1337 a Firenze, dove ebbe solenne sepoltura.

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