Design

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte
Download:313
Data:28.09.2001
Numero di pagine:11
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
design_1.zip (Dimensione: 11.71 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_design.doc     45 Kb


Testo

* INTRODUZIONE
* DALLA PREISTORIA…
* …ALLA PRODUZIONE ARTIGIANALE…
* …ALLA PRODUZIONE INDUSTRIALE…
* … ALLA PRIMA ESPOSIZIONE UNIVERSALE…
* …ALLA ARTS AND CRAFTS...
* ...ALL’ART NOUVEAU...
* ...AL BAUHAUS...
* ...AL MITO AMERICANO...
* ...AGLI ANNI ’60, IL BOOM ECONOMICO.
* IMMAGINI
* APPENDICE

Design significa progettare oggetti d’uso comune, tenendo conto della loro funzionalità, dell’estetica e della produzione in serie e meccanica.
Gli oggetti rappresentati nelle opere artistiche, nei quadri, hanno un significato iconografico ed uno realistico, in questa relazione non si analizzano le opere, ma dobbiamo scoprire, passo dopo passo, la STORIA DEL DESIGN, in altre parole cercare la nascita e l’evoluzione dell’estetica di un qualsiasi oggetto e considerarlo “in sé”.

DALLA PREISTORIA…
Fin dalla preistoria l’uomo si è costruito, o ha trovato in natura, degli oggetti che gli convenissero nella vita quotidiana. Questi oggetti, ovviamente, erano molto rozzi, per esempio si usavano legni e pietre per fabbricare lance o armi molto semplici, oppure sassi piatti che servivano per appoggiare il cibo…
-vedi immagini in fondo
…ALLA PRODUZIONE ARTIGIANALE…
Col passare del tempo l’omo si è evoluto ed ha cominciato a costruirsi i propri oggetti con materiali che doveva lavorare e modellare da solo, come la ceramica con cui produceva i vasi. Così nacque la PRODUZIONE ARTIGIANALE, che si espanse e si divise in due rami: c’era chi produceva oggetti solo per l’uso proprio e c’era chi faceva l’artigiano di professione, cioè produceva oggetti artigianali e poi li barattava o li vendeva. Gli artigiani di professione erano proprietari di botteghe con l’attrezzatura adeguata; alcune città hanno fatto delle loro tradizioni artigianali delle fonti di guadagno, per esempio Murano è famosa per il vetro.
Tutti gli oggetti prodotti fino al XVIII secolo furono artigianali.
-vedi immagini in fondo
…ALLA PRODUZIONE INDUSTRIALE…
Con la Rivoluzione Industriale, verso il ‘700, nacque il PRODOTTO INDUSTRIALE, ma non sostituì del tutto quello artigianale.
Il PRODOTTO ARTIGIANALE è fatto a mano, ma ha bisogno anche di strumenti appropriati che ne facilitino la produzione. E’ unico in se stesso proprio perché è fatto a mano, ma ci vuole anche molto tempo per produrlo, quindi il prezzo è alto perché ci sono molte ore di lavoro dietro il prodotto finale. Può essere fatto su misura, e la produzione artigianale soddisfa le esigenze del cliente, come la scelta del colore, la forma…
Invece il PRODOTTO INDUSTRIALE non è molto costoso e risolve in modo più rapido i problemi e le richieste della clientela. Così il prodotto industriale prese il sopravvento su quello artigianale, pur senza eliminarlo. Questi prodotti all’inizio erano molto rozzi, non erano ben fatti perché i primi macchinari non erano precisi, per questo il prodotto che ne usciva non era ben rifinito. Inizialmente chi aveva una fabbrica non si curava dell’estetica dell’oggetto che fabbricava, ma della veloce produzione e, ovviamente, del ricavato.
…ALLA PRIMA ESPOSIZIONE UNIVERSALE…
A Londra, in Hide Park, nel 1851 si organizzò la prima Esposizione Universale, era la più grande fiera mondiale dove tutti i produttori presentavano i propri oggetti ed invenzioni. Era un’occasione per farsi conoscere sul mercato, per fare affari…
Il comune di Londra indisse un concorso a cui parteciparono molti architetti che presentarono i progetti di grandi edifici dove si sarebbe tenuta l’esposizione. Alla fine vinse un ingegnere, JOSEPH PAXTON, specializzato nella costruzione di serre, infatti, il Crystal Palace, così fu chiamato l’edificio che ospitò l’Expo, assomigliava ad un’enorme serra, con i pilastri di metallo e le pareti di vetro; tutti i materiali con cui era stato costruito erano prodotti industriali e fu definito un edificio moderno perché alla fine della manifestazione poteva essere smontato pezzo per pezzo e le parti potevano essere riutilizzate, come avvenne.
Durante la mostra si arrivò ad una verifica del livello di qualità dei prodotti, che risultarono scadenti. Allora ci si pose finalmente il quesito di come migliorare la tecnica di produzione, le risposte risultarono chiare: affinare i macchinari, compito che spetta ad ingegneri esperti, e trovare un’estetica migliore. Per ciò che riguardava il primo punto la soluzione arrivò col la seconda e la terza rivoluzione industriale, ma il problema estetico si risolse con WILLIAM MORRIS.
-vedi immagini in fondo
-vedi ricerca in appendice

…ALLA ARTS AND CRAFTS, WILLIAM MORRIS...
A William Morris si può attribuire il merito di avere rinnovato l’arte industriale, infatti, fonda un’associazione, l’ARTS AND CRAFTS, arti e mestieri. Secondo questa associazione un oggetto per essere bello deve avere forme ispirate alla natura, con decorazioni floreali, naturalistiche e figure di animali (piccoli serpenti, pappagallini…). Le linee decorative dovevano apparire morbide e dovevano avere colori vivaci. Queste decorazioni erano usate per tappeti, gioielli, carta da parati, cornici, piastrelle…
L’Arts and Crafts fallisce perché gli oggetti erano fatti di materiali costosi e quindi gran parte della popolazione non può permetterseli ed in più ci si rese conto che molti di questi oggetti non servivano a niente.
-vedi ricerca in appendice
…ALL’ART NOUVEAU, FINE ‘800...
L’esperienza dell’Arts and Crafts venne raccolta a fine ‘800 e si creò una nuova corrente artistica, l’ART NOUVEAU (in francese), si diffuse in tutta Europa e prese nomi diversi a seconda della nazione in cui si sviluppò. Per esempio in Italia si chiamò Arte Floreale, in Inghilterra Liberty ed in Germania Modern Stile.
Questa era un’arte per l’industria e si riuscì a trovare il modo per raggiungere ogni tipo di clientela, finalmente ci si rese conto che non ci si poteva fermare solo ad un pubblico ristretto, come la nobiltà. Lo stesso oggetto veniva prodotto con materiali più o meno pregiati, in base alle possibilità economiche della clientela, per esempio una collana poteva essere d’oro, quindi era preziosa e se la poteva permettere solo la nobiltà, oppure la stessa cosa poteva essere prodotta con un metallo meno pregiato, così anche altre persone di altre classi sociali potevano essere al passo con i tempi; nacque la bigiotteria.
Gli oggetti sono ispirati, come nell’Arts and Crafts, a motivi naturalistici, hanno linee curve, ondulate, con riccioli e spirali, questi dovevano dare un’impressione d’agilità, con l’Art Nouveau tutto diventa più elegante.
Aumentò la produzione e la vendita degli oggetti, di conseguenza anche la pubblicità ebbe un incremento: le vetrine dei negozi assunsero importanza, le insegne di questi erano più studiate, nella pubblicità si utilizzarono manifesti, strilloni e uomini sandwich ed infine le riviste di moda si diffusero.
L’Art Nouveau si occupa di tutti i tipi di cose, da quelle più piccole a quelle più grandi, dalle lampade alle architetture, per esempio i numeri civici sulle targhe erano composti da forme ricciole, oppure le entrate delle metropolitane erano formate da molti “ghirigori”.
Questa corrente artistica si protrasse fino all’inizio della prima Guerra Mondiale (1914), poi l’industria smise di produrre oggetti e cominciò a fabbricare materiale bellico, divenne inutile abbellire una casa se da un momento all’altro avrebbe potuto essere distrutta. Con la fine della prima guerra mondiale, verso gli anni ’20 riprese la produzione industriale legata al design, però con un nuovo stile.
-vedi immagini in fondo
…AL BAUHAUS…
La gente si accorse che molti oggetti dell’Art Nouveau erano inutili, perché si era arrivati all’esagerazione come per l’Arts and Crafts, e pretese oggetti più funzionali, più pratici e più semplici.
La protagonista di questo nuovo movimento, il BAUHAUS, è la Germania, che era appena uscita dalla guerra con moltissimi debiti. La nuova corrente artistica questa volta non nacque dagli industriali, bensì dagli intellettuali, infatti, questi sostenevano che doveva essere la cultura ad indirizzare l’arte.
A Weimar, nel 1919 fu fondata la prima scuola di design, la Bauhaus (Bau= costruire, Haus= casa), dalla scuola derivò il movimento artistico. Prima della guerra, a Weimar esistevano due scuole: una scuola professionale per diventare artigiani ed un’accademia di Belle Arti che preparava gli artisti. Però queste due professioni non erano al passo coi tempi; la prima scuola non funzionava perché si stava sviluppando la produzione industriale e la seconda non dava un futuro assicurato e stabile. Queste due scuole allora, vennero chiuse per crearne una nuova, appunto la Bauhaus, che preparava gli allievi a diventare progettisti, secondo alcuni criteri: dovevano tenere conto che un oggetto doveva essere prodotto in serie, meccanicamente e studiarne l’estetica e la funzione.
Verso il 1925 il comune di Weimar obbligò la scuola a trasferirsi, perché si era accorto che non era una scuola come tutte le altre, infatti, Gropius, il preside e l’ideatore, aveva invitato ad unirsi a lui molti insegnanti-artisti che condividevano le sue stesse idee politiche socialiste, ma sfortunatamente in quel periodo in Germania stavano diffondendosi altre idee completamente diverse dalle loro, quelle naziste, allora la scuola si dovette trasferire a Dessau.
Gropius concepì l’edificio che ospitava la scuola come se non avesse una facciata principale, perché secondo lui tutti gli elementi che componevano l’edificio erano tutti importanti, questa aveva spazi verdi, laboratori, aule specializzate per le lezioni teoriche, alloggi per gli studenti che abitavano lontano, spazi per le mostre, grandi locali per le assemblee ed i convegni... Mise un edificio a cavallo della scuola (come un autogrill) per un motivo simbolico, cercò di far capire che questa scuola era collegata con la società, era una scuola aperta, infatti, secondo lui una scuola doveva avere dei contatti con il mondo esterno. Capitava spesso che molte persone esterne chiedessero dei progetti agli alunni, così questi svolgendo i lavori richiestisi, guadagnavano dei soldi che erano destinati alla scuola che si poteva mantenere da sola.
Il corso di studio iniziava con un periodo propedeutico di sei mesi, durante il quale lo studente capiva se era interessato a quegli studi, seguivano tre anni di corsi con materie teoriche (tedesco, matematica…) e pratiche (laboratorio del legno, della ceramica…).
Questa scuola non aveva solo il fine d’insegnare l’arte, ma insegnava anche a costruirsi uno stile di vita “corretto” attraverso la progettazione.
Gli studenti che si iscrivevano al Bauhaus, avevano età diverse, perché durante la guerra gli studi erano stati interrotti, arrivavano da zone diverse della Germania, erano persone mature e motivate. La scuola presentava un aspetto nuovo: gli alunni, dopo aver scelto una specializzazione, venivano mandati a lavorare per un certo periodo in alcune fabbriche, così imparavano ad usare le macchine specializzate e moderne che la scuola non sempre poteva permettersi di acquistare.
Molti studenti del Bauhaus diventarono insegnanti nella stessa scuola, un esempio è Maercel Breuer, insegnante di laboratorio del legno. Dopo un po’ di anni si accorse che questa materia, sempre e solo con gli stessi materiali, non dava grandi novità, cioè i mobili e altri oggetti di arredamento risultavano sempre uguali, allora lui ebbe una grande idea, fare i mobili in metallo, con il tubolare d’acciaio, questo era molto meno costoso rispetto al legno ed era anche facile da lavorare, infatti, bastava una sola macchina per modellarlo e piegarlo; passò dal laboratorio del legno a quello del metallo. Un suo famosissimo lavoro è la poltrona Wassily, dedicata proprio a Kandisky, che era stato il suo professore di educazione visiva. Breuer progetta questa sedia, che è composta da un tubo continuo e da delle fasce prima in tela, poi i modelli più recenti anche in altri materiali, che stanno tese su queste strutture, con la forma di questa sedia si ottengono delle facce trasparenti che compongono un immaginario cubo; questa sedia, in quei tempi era economica, quindi alla portata di tutti, facile da utilizzare e da pulire ed estetico, perché sta bene in qualsiasi ambiente arredato; è un prodotto di grande economia in tutti i sensi. Con questa sua opera di design vuole applicare l’insegnamento del concetto di Kandisky, contenuto nel libro Punto, Linea e Superficie scritto dal grande artista, questo, in breve, era che “l’unità di misura del disegno è il punto, da un insieme di punti nasce una linea e la linea definisce la superficie”.
Questa scuola venne contestata molto, soprattutto dai politici perché usciva dagli schemi d’insegnamento tradizionali. Secondo il preside, Gropius, in una scuola d’arte si prevedeva un contatto diretto tra insegnanti e studenti. Ma l’educazione che volevano i nazisti era molto autoritaria e tra loro e la scuola nacquero dissidi.
Dopo un po’ di anni Gropius diede le dimissioni, perché pensava di salvare la scuola, ma questo non cambiò la situazione, subentrarono nuovi presidi, ma i nazisti riuscirono lo stesso a trasferire la scuola da Dessau a Berlino e le difficoltà aumentarono, anche perché non si aveva più una struttura adeguata. La scuola non fallì solo per questo, ma anche perché era molto costosa e non riusciva a restare indipendente, com’era stato il desiderio del fondatore e lo Stato non aveva intenzione di finanziarla.
Successivamente l’edificio di Dessau venne utilizzato come scuola di formazione per i dirigenti nazisti. Poi arrivò la seconda guerra mondiale e come tutto in Germania, la scuola venne bombardata.
Gropius, prima della sua grandiosa scuola, progettò un’innovativa fabbrica di scarpe, la Fagus, che fu definita la prima fabbrica moderna, perché Gropius l’aveva fatta costruire in un grande giardino e questo edificio aveva tutte le pareti in vetro, così che l’impiegato stanco dal lavoro si poteva rilassare un po’ guardandosi intorno e vedendo la natura. Un altro famoso progetto fu il Teatro Totale, cioè un teatro che prevedeva delle piattaforme sul palcoscenico che si muovevano, inoltre le luci erano più studiate e proiettate sul pubblico così che la gente venisse stimolata. Gropius si occupò anche delle case degli operai, che erano molto modeste, con i gabinetti sul ballatoio; invece lui progettò i servizi e l’acqua corrente in casa e altri confort. In pratica risolse i problemi nelle strutture abitative, in quelle culturali e lavorative.
Ormai gli oggetti dovevano essere semplici e non più complessi, non come quelli delle precedenti correnti artistiche, l’estetica doveva corrispondere alla funzione. L’estetica del Bauhaus deve essere basata sull’essenzialità, gli oggetti prendono forme geometriche, astratte.Un esempio d’oggetto era il lampadario “saliscendi”, che si basava sul meccanismo di poter variare la distanza del cappello al tavolo, lo si spostava in base al fascio di luce che si voleva ottenere. Aveva una zona a forma di cilindro che serviva per contenere il filo, se abbassavo la lampada il filo si stendeva; il cappello era una semisfera e non aveva decorazioni inutili.
Gli oggetti secondo questa corrente artistica dovevano essere pratici (nell’uso, nella pulizia…), economici (da comprare, da montare…) e belli. Si cercò di trovare una soluzione artistica al problema della povertà.
-vedi immagini in fondo
-vedi ricerca in appendice
…AL MITO AMERICANO…
Negli anni della seconda guerra mondiale la produzione industriale del design si arrestò, perché nessuno era interessato ad abbellire la propria casa con il rischio incessante che venisse distrutta e in più molte fabbriche producevano solo materiale bellico.
Nel 1945 la guerra finì e dopo una grande crisi post-conflitto, riprese lo sviluppo economico, con la riconversione delle fabbriche. Per esempio la ditta italiana Piaggio, durante la guerra produceva gli aerei da combattimento, ma dopo si specializzò nella produzione di moto e motorini, che erano molto di moda e fece molto successo con la famosissima Vespa.
In poco tempo si diffuse in tutta l’Europa il MITO AMERICANO, andava di moda il cinema americano, ma non tutti avevano i soldi per andare al cinema, successivamente arrivò la televisione; così anche le case italiane si modernizzano ed arrivarono anche gli elettrodomestici.
-vedi immagini in fondo
…AGLI ANNI ’60, IL BOOM ECONOMICO…
Il design acquistò grande importanza negli anni Sessanta, ovunque, ed in Italia raggiunse alti livelli qualitativi e artistici.
Con il Boom economico le fabbriche di tutti i settori ricominciarono a produrre senza sosta e con molto successo; un settore molto importante era quello meccanico, infatti, in poco tempo si divulgarono le macchine, le storiche 500 e 600 della Fiat, ma anche molti altri oggetti si diffusero e assunsero linee più semplici e studiate, per esempio il telefono ed il citofono, o oggetti casalinghi che vennero costruiti anche con la plastica, o gli oggetti di arredamento, tipo le lampade , che assunsero design diversi a seconda della funzione che svolgevano.
Fra i designer italiani che ebbero più successo in quegli anni vi fu BRUNO MUNARI, che progettò la lampada calza, formata da sette cerchi di metallo di varie larghezze avvolti in una stoffa semitrasparente ed elastica, veniva appesa al soffitto e tirata fino a terra, così che poteva cambiare forma a secondo della distanza tra soffitto e pavimento. Questo artista si occupò anche del design dei giocattoli, secondo lui non dovevano avere piccoli pezzi, senza spigoli, fatti in materiali naturali e soprattutto dovevano essere giocattoli educativi.

Esempio