De Dageraad

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

Voto:

1.5 (2)
Download:135
Data:26.03.2000
Numero di pagine:4
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
de-dageraad_1.zip (Dimensione: 8.45 Kb)
trucheck.it_de-dageraad.doc     41 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

L’architettura funzionale:
società edilizia De Dageraad, figlia della scuola di Amsterdam

Dopo la prima guerra mondiale, l’Europa si trova di fronte a nuovi, gravi problemi economici e sociali, che richiedono soluzioni immediate ed efficaci. Da una parte notevoli cambiamenti politici, tra cui la rivoluzione russa, hanno acuito la conflittualità tra le classi sociali e aumentano la forza contrattuale del proletariato; dall’altra, all’ovvio rallentamento dell’attività edilizia ha corrisposto un rapido sviluppo dell’industria, con il conseguente vistoso accrescimento delle masse urbane e l’aggravarsi dell’insoluta questione delle abitazioni popolari.
Si affermò che l’opera architettonica doveva trovare la sua bellezza non negli inutili ornamenti ma nella sua funzione: “ La casa deve essere considerata una macchina per abitare ” (Le Corbusier - architetto francese).
Gli stessi assertori dell’architettura funzionale seguirono assai poco le loro teorie e, molto spesso, arrivarono a conclusioni decisamente opposte ai loro principi così creando strutture e motivi del tutto inutili.
Il funzionalismo fu uno stile in cui prevalevano le grandi superfici lisce, le pure forme geometriche realizzata in una materia che appariva senza peso, semplificata al massimo. Il cemento armato rende infatti le costruzioni più leggere e permette di sostenerle con pochi pilastri.
Le Corbusier fu a lungo il maestro del nuovo stile. Nel Padiglione Svizzero della Città Università di Parigi, da lui creato, se ne possono vedere tutti i motivi fondamentali: un gran blocco squadrato con pareti assolutamente lisce di cemento e vetro, sostenuto da una base apparentemente illogica perché molto più stretta del fabbricato che vi poggia sopra. Ma in questo modo l’autore eliminava il piano terreno, che, negli edifici cittadini, risultava buio e disturbato dal traffico delle strade, e creava sotto l’edificio un largo marciapiede dove i passanti potevano sostare senza ostacolare la viabilità.
L’architettura funzionale si diffuse rapidamente nei paesi nordici, in Svezia, in Danimarca e in Finlandia dove il finlandese Alvar Aalto ne fu uno dei massimi rappresentanti. In Germania furono fatti i tentativi più audaci anche se non sempre felici: qui infatti Walter Gropius, nel 1923, creava un vasto edificio “la Bauhaus” a Dessau, destinato ad ospitare una grande scuola di architettura, e proprio in questa scuola furono usate per la prima volta sedie e suppellettili in tubo d’acciaio. E ancora in Germania il Bohm giungeva a costruire chiese al nuovo stile, anche se non riusciva a dissimulare lo sforzo e a svincolarsi da evidenti reminiscenze gotiche. Negli Stati Uniti il funzionalismo si riallacciava all’architettura dei grattacieli che veniva ad avere una maggiore coerenza e si staccava dai motivi classici che vi apparivano nei primi tempi. Nel 1993 il centro Rockefeller, a New York, ne fu l’espressione più imponente.
La traduzione pratica delle formule razionalistiche si risolve in un’architettura scarna dalle forme cubiche elementari intonacate di bianco, con grandi superfici vetrate e priva di ogni decorazione e modanatura. Cemento armato, acciaio e vetro sono i materiali utilizzati: economici, standardizzabili e facili da montare, costituiscono un’immagine di leggerezza; le tecniche costruttive tradizionali (mattone, pietra), antieconomiche e “pesanti” sono abolite.
Parallelamente al progressivo affermarsi del Movimento Moderno, l’architettura europea degli anni Venti è percorsa da una serie di tendenze differenti: alcune accolgono e rielaborano, all’interno di un proprio linguaggio, aspetti del Movimento Moderno stesso; altre rappresentano realtà regionali autonome, eredi di una consolidata tradizione.
Tra queste vi è la cosiddetta Scuola di Amsterdam, che tra gli anni Dieci e il decennio successivo elabora un originalissimo linguaggio a partire dall’opera di Hendrik Petrus Berlage (1856-1934), il “padre” dell’architettura olandese moderna. La coerente evoluzione dell’architettura di Berlage, dal razionale di fine Ottocento alla piena e consapevole modernità degli anni Venti, si compie sotto il segno vivificante della tradizione: dall’altissima qualità del suo esempio, gli architetti della Scuola di Amsterdam (tra cui Michel de Klerk, 1884-1923 e Peter Kramer, 1881-1961) derivano l’uso plastico ed espressivo del mattone, materiale tradizionale olandese, e l’esigenza di una spazialità complessa.
Questi due architetti, considerati i maggiori esponenti della Scuola di Amsterdam, facevano parte della società edilizia De Dageraad con la quale realizzarono un complesso di abitazioni popolari. I due lavorarono in sintonia, ma per diverse parti sono identificabili i singoli apporti. Come in tutti i quartieri progettati dalla Scuola, le linee spezzate delle strade, la grande varietà espressiva degli edifici e la loro avvolgente plasticità, l’uso esclusivo e sensibile del tradizionale mattone olandese, la calibrata vivacità di dimensioni, forme e colori creano un paesaggio urbano ricco e mutevole, intimamente accogliente come una vecchia città.
Una moderna sensibilità anima i vari quartieri popolari della Scuola di Amsterdam, realizzati con tecniche costruttive tradizionali incentrati su un rapporto di continuità ideale con la città storica: ne risulta un’architettura calda, umanissima, che a volte si accende di un carattere visionario prossimo all’espressionismo.
Ancora in Olanda è attivo Willem Marinus Dudok (1884-1974), che con grande sapienza, assimilata la lezione dell’americano Wright, seppe mediare nelle sue opere l’espressiva della Scuola di Amsterdam con l’astrazione di De Stijl.
Anche le opere realizzate da Mendelshon in varie città tedesche nella seconda metà degli anni Venti instaurarono un convincente colloquio tra diversi linguaggi: il veemente espressionismo degli anni precedenti si condensa ora in dinamiche strutture plastiche, che si pongono in rapporto dialettico con le più temperate forma del Movimento Moderno.

Daniele Petrucci 5^E

Esempio