Arte Etrusca

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L’ARTE ETRUSCA
L’arte etrusca è la produzione artistica e artigianale degli etruschi, stanziati nella penisola italiana dal VII secolo a.C. e progressivamente integrati nello stato romano.
La produzione artistica etrusca manca sostanzialmente di unitarietà: non presenta caratteri costanti né nello spazio, né nel tempo, e neppure nella qualità degli esiti raggiunti. Una possibile spiegazione di tale fenomeno appare rintracciabile nella condizione sociale degli artisti e degli artigiani i quali, asserviti alle classi aristocratiche dominanti, videro ostacolata quella stabilità nella trasmissione di tecniche e stilemi necessaria per istituire scuole locali o di bottega, e quindi per il costituirsi di una solida tradizione artistica. Tuttavia, tale discontinuità si associò a una costante richiesta, da parte della committenza, di prodotti artistici dotati di peculiarità ben determinate, che condusse allo sviluppo di laboratori locali specializzati (architettura funeraria a Cerveteri, pittura tombale a Tarquinia, scultura funeraria a Vulci ecc.): la destinazione principale della produzione artistica fu sempre il culto, caratterizzato da una rigida cerimonialità. Alla luce delle più recenti ricerche storiche e archeologiche, che hanno permesso di tracciare un quadro della società e della cultura etrusche più preciso rispetto a quello diffuso sino a pochi anni or sono, l'arte etrusca appare oggi correttamente comprensibile se inserita nel contesto della cultura figurativa del Mediterraneo antico e – in certa misura – dei fenomeni artistici del mondo greco.
L'età arcaica (VII-VI secolo a.C.)
Sarcofago etrusco, Louvre, Parigi
Questo sarcofago in terracotta (VI secolo a.C.), oggi conservato al Louvre di Parigi, proviene dagli scavi della città di Cerveteri, in provincia di Roma. Gli etruschi erano soliti raffigurare sui sarcofagi le figure a tutto tondo dei defunti. In questo caso si tratta di una coppia di sposi, sorridenti e lieti, nella tipica postura dei partecipanti a un banchetto. Le due sculture, in origine, recavano probabilmente in mano le coppe per le libagioni.
Nel corso del periodo arcaico furono in particolare le ricche città dell'Etruria meridionale – Tarquinia, Cerveteri, Veio – quelle che svilupparono una propria tradizione figurativa, creando scuole locali specializzate in diversi tipi di manufatti. Notevoli esiti in ambito architettonico (tombe monumentali), nella lavorazione dei metalli (oreficerie, argenterie, bronzi smaltati e fusi) e nella produzione ceramica (urne-sarcofago, decorazione architettonica fittile) si registrano soprattutto a Cerveteri. Straordinari esempi di pittura monumentale funeraria, realizzata con la tecnica dell'affresco, si trovano nelle tombe di Tarquinia; da Veio si diffusero le ceramiche dei pittori etrusco-corinzi, oltre a pregevoli candelabri, specchi e statuette in bronzo. A Veio si colloca l'attività della scuola di scultura cui è legato il nome dell'unico artista etrusco a noi noto, quel Vulca che lavorò per il Tempio Capitolino di Roma e al quale sono attribuite le sculture del tempio di Apollo Veiente. Chiusi, infine, registra il fiorire dell'attività di artigiani specializzati nella decorazione dei cosiddetti "canopi" (urne cinerarie a testa umana) e di un tipo di piccole urne, la cui maniera artistica si diffuse in seguito nell'Etruria settentrionale
Lo splendore della produzione artistica in questa fase della storia etrusca costituisce il riflesso della ricchezza e del prestigio internazionale raggiunti dalle locali aristocrazie: la loro adesione ai principi della cultura greca si manifestò, oltre che nella produzione artistica, anche nell'adozione di costumi (il banchetto, la caccia, l'esaltazione delle tradizioni gentilizie) e perfino di consuetudini religiose (culto degli avi, celebrazione di giochi funebri) di matrice ellenica. Il linguaggio figurativo dei diversi centri dell'Etruria venne profondamente segnato dall'attività di artisti e artigiani che dal mondo greco si stabilirono permanentemente nelle ricche città etrusche: dapprima, nel VII secolo a.C., legati alle colonie greche d'Occidente e al mondo orientale siro-fenicio e cipriota, e in seguito, nel corso del VI secolo a.C., portatori di quella cultura ionica che si venne imponendo a livello internazionale come il linguaggio figurativo comune del Mediterraneo arcaico.
L'età classica (V secolo a.C.)
Apollo di Veio, Museo di Villa Giulia, Roma
L'Apollo di Veio (510-490 a.C.), in terracotta, è forse la più celebre fra le numerose opere della statuaria etrusca. La statua si può ammirare al Museo nazionale di Villa Giulia, a Roma.
Agli inizi del V secolo a.C. la società etrusca visse una profonda crisi politica, sottolineata da difficoltà interne e dalla perdita dell'egemonia sul Tirreno e nell'entroterra laziale: tappe cruciali di questa fase di difficoltà furono la sconfitta navale di Cuma contro i siracusani (474 a.C.), la battaglia di Ariccia (504 a.C.) e la calata dei sabelli (metà del V secolo a.C.). La grande tradizione dell'arte arcaica etrusca entrò definitivamente in crisi: la produzione si ridusse sia nella quantità sia nella qualità, limitandosi a una stanca ripetizione di motivi e di moduli; pressoché assenti furono le ricerche e le novità espresse contemporaneamente in Grecia dallo stile severo e dall'arte classica dell'età di Pericle.
Il IV secolo a.C. e l'età ellenistica
Romolo e Remo
Abbandonati sulle sponde del fiume Tevere, Romolo e Remo vennero ritrovati e allevati da una lupa. Essi tornarono in età adulta nel luogo in cui erano stati abbandonati e vi fondarono la città di Roma. I romani festeggiavano la ricorrenza di Parilia, chiamata anche Natalis Romae, il 21 aprile per celebrare la dea Pale e ricordare il giorno della fondazione di Roma.
Agli inizi del IV secolo nelle città-stato dell'Etruria un nuovo tipo di aristocrazia, politicamente organizzata con magistrature di tipo repubblicano, avviò una ripresa politica e culturale che, seppure lentamente, ebbe positive ripercussioni anche nell'ambito della produzione figurativa. Ceramisti, pittori e scultori greci tornarono a stabilirsi in Etruria, contribuendo allo sviluppo di nuovi laboratori locali a Cerveteri, Tarquinia, Vulci, e anche nelle città settentrionali: statue cinerarie e urne in ceramica vennero prodotte a Chiusi, urne in alabastro a Volterra, oggetti in travertino a Perugia, mentre in ogni città fiorì una scuola di ceramografi. I modelli a cui si fece riferimento provenivano da Taranto, da Siracusa e dalla Campania, centri di diffusione delle tecniche, dei moduli figurativi e degli schemi decorativi della grecità d'Occidente. A partire dal III secolo a.C., le gravi sconfitte inferte dal nascente astro di Roma e la progressiva sottomissione ai nuovi padroni del Mediterraneo portarono al declino della potenza etrusca, minacciata inoltre al proprio interno da rivolte di schiavi. Le aristocrazie locali vennero gradatamente integrate all'interno della struttura sociale romana. Quelle che erano state prospere città si ridussero a centri di passiva ricezione di temi e di moduli figurativi ellenistici, in cui marcati fenomeni di conservatorismo si associarono all'isolamento culturale di una committenza ormai marginale, periferica, provocando di fatto la fine di qualsiasi forma autonoma di produzione artistica etrusca.
Suonatore di flauto doppio, Tarquinia
Il Suonatore di flauto doppio, un affresco etrusco risalente al 450 ca. a.C., si trova nella Tomba dei Leopardi, a Tarquinia, in provincia di Viterbo. Presso gli etruschi la musica accompagnava non soltanto la danza ma anche la caccia, le gare sportive, i banchetti e le funzioni religiose.

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