architettura etrusca

Materie:Tesina
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

STORIA:
Nell'Etruria interna, situata nell’attuale Toscana, Umbria, alto Lazio, sorsero le dodici città che, secondo la tradizione, costituirono la potente dodecapoli etrusca. I centri storicamente più importanti furono, da sud a nord: Tarquinia, Populonia, Volterra, Perugia, Arezzo, Fiesole. Il popolo etrusco era costituito da un insieme culturalmente omogeneo di città-stato indipendenti che, nei vari periodi storici, si alternarono alla guida del processo d’espansione commerciale e territoriale. Spesso le varie città-stato stringevano patti di tipo militare o economico, ma non mancavano i contrasti e le gelosie. Fu un popolo che però non arrivò mai a formare un’unità politica compatta, non agendo quindi mai come una nazione. In questa scarsa capacità di coordinamento vanno ricercate le cause delle sconfitte militari degli Etruschi contro i popoli vicini. Sconfitte che causarono, prima la decadenza economica e poi la scomparsa come entità politica.
Nella fase iniziale dell'età del Ferro si assiste nel territorio della futura Etruria alla comparsa di abitati più estesi, più popolosi e meglio organizzati, la cui nascita è legata al fenomeno del sinecismo, cioè alla scomparsa dei villaggi minori, la cui popolazione affluisce negli abitati più importanti: è in questa fase, collocabile tra il X e IIX secolo a.C., che possiamo notare degli importanti cambiamenti nella società etrusca.
Gli abitati interessati dal fenomeno sinecistico saranno poi il nucleo delle future città stato etrusche: tra di esse Tarquinia, Vulci, Bisenzio, Sutri. E' grazie allo sviluppo del commercio, e dai rapporti con navigatori provenienti dall'Egeo, dalla Sardegna, dalle coste del Mediterraneo meridionale, interessati alle risorse metallifere dell'Etruria, che il contatto con esse genera nella classe dominante nuovi modi di pensiero. Lo scambio di doni tra i navigatori ed i personaggi eminenti delle città porta a rapporti più frequenti tra gli Etruschi e gli altri popoli; anche essi divengono ben presto abili naviganti, riuscendo a controllare con le veloci navi il mar Tirreno: e questo mare prende il nome proprio dagli Etruschi, chiamati Tirreni dai Greci, che spesso li accusano di praticare la pirateria. Gli Etruschi mostrano una certa unità etnica, con una comune politica estera nei confronti degli altri popoli: ciò impedirà l'impianto di colonie greche in terra etrusca, limitando la presenza di stranieri alle aree appositamente dedicate alle attività commerciali, gli empori. In queste aree in prossimità delle coste avvengono gli scambi tra mercanti e naviganti; la lungimiranza e la tolleranza degli Etruschi consentiranno la creazione di santuari e templi per la pratica di culti stranieri: ne sono esempio quello greco dedicato ad Apollo e quello punico dedicato ad Astarte presso uno dei porti ceretani. Secondo la tradizione, i Romani appresero dagli Etruschi la costruzione di strade e fognature, l'uso della volta, l'architettura del tempio a tre celle, la forma dell'atrio detto tuscanico e di altri ambienti della casa patrizia, lo stesso impianto urbano e la divisione dei terreni (agrimensura). Ma le conoscenze delle città etrusche e dei loro monumenti sono piuttosto scarse.
ARCHITETTURA CIVILE
È soprattutto dal contatto con il mondo greco che gli Etruschi cominciano ad avvicinarsi alla "società urbana", in cui lo spazio abitativo degli insediamenti si allontana definitivamente alla concezione "preistorica" dello stesso, caratterizzato da agglomerati irregolari di capanne inframmezzati da aree di lavorazione dei prodotti agricoli, orti e recinti per gli animali domestici. Ora si assiste invece ad una relativa pianificazione dello spazio, con la ricerca razionale delle aree destinate alle abitazioni, alle aree sacre, al mercato o alle necropoli. Esempio di questo è offerto da alcune città come Spina e Misa sono di tipo lagunare, cioè impostate su palafitte e da Tarquinia, in cui il pianoro (spiazzo) della città appare circondato dalle numerose aree funerarie. E' proprio in questo abitato che troviamo una testimonianza dell'avvenuto processo di urbanizzazione delle città etrusche: la monumentalizzazione dell'area della Civita, dell'area cioè dell'abitato, avvenuta attorno alla metà del VII secolo a.C. La forma più tipica delle abitazioni del ceto dominante (costituita da un ceto aristocratico, originatosi in epoche remote dall’amalgamarsi di ricche famiglie di origine italica ed extra-italica, che deteneva le leve più importanti del potere, e da un ceto in crescita di mercanti e proprietari terrieri che aspirava ad entrare nell’oligarchia dominante) era caratterizzata da un ampio cortile centrale da cui si accedeva ai vari ambienti, un'altra tipologia di abitazione era composta da stanze adiacenti che davano su un vestibolo di ingresso. Gli edifici non si sviluppavano in altezza ed erano realizzati con uno zoccolo in blocchi squadrati di pietra o ciottoli, su di esso i muri erano costruiti con filari in pani d'argilla o mattoni crudi oppure da pietrisco tra intelaiature di legno e intonacatura d'argilla. La forma tipica del tetto era a spiovente ricoperto da tegole, ma erano presenti anche tetti a terrazza. L'esterno delle case era decorato da terrecotte policrome, all'interno le pareti delle stanze erano affrescate a motivi geometrici o con scene figurate. I quartieri popolari erano abitati dalla classe dei servi: uomini e donne liberi, che godevano dei diritti civili come la proprietà, ma che non avevano parte nella guida politica della città.
I materiali con cui erano costruite le case del ceto popolare non differivano molto da quelli che erano utilizzati per le dimore delle classi gentilizie: quindi uno zoccolo in pietra su cui venivano alzati muri in argilla o mattoni crudi, sorretti da intelaiature in legno. Le case erano affiancate e raggruppate in isolati, gli ambienti erano piccoli e con uno scarso sviluppo in altezza. Secondo i precetti religiosi, le strade dovevano incrociarsi ad angolo retto. Nella realtà, siccome spesso le città venivano edificate su alture, ciò era impossibile, e gli abitati si formavano adeguandosi alle caratteristiche del luogo, dando vita ad un tortuoso dipanarsi di stretti vicoli.
I TEMPLI
Il tempio, che per il popolo greco costituisce il vertice più alto dell’architettura, non rappresenta per gli Etruschi un polo di rilevante interesse. Il tempio etrusco si sviluppa soprattutto nel V secolo e non esiste un solo tipo di edificio templare: esistevano sia del tipi descritto da Vitruvio a tre celle e a largo impianto sia a una sola cella. Il tempio etrusco a tre celle, come più in generale il tempio italico, era caratterizzato da una pianta quasi quadrata; la metà anteriore era costituita da un portico colonnato (la colonna, detta solitamente tuscanica, è un elaborato di antefatti comuni alla circolazione mediterranea e non deriva dalla colonna dorica, del cui significato razionale e geometrico nulla conserva), la metà posteriore era occupata da tre celle, ospitanti le statue di tre divinità, oppure da una cella singola fiancheggiata da due ali aperte. A parte per il basamento e per le fondamenta, venivano utilizzati materiali leggeri e deperibili: mattoni crudi per i muri, e legno per la struttura. Il tetto era a doppio spiovente, molto ampio e basso, di notevole sporgenza laterale, e sulla facciata dominava un frontone triangolare aperto o chiuso. Il tetto era completato da un complesso sistema di elementi decorativi e di protezione in terracotta dipinta a colori vivaci, a rilievo e a tutto tondo. Tra questi elementi vi erano gli acroteri, che venivano posti sulla sommità del tempio e agli angoli degli spioventi, e le antefisse, che venivano sistemate a chiusura delle tegole di copertura. Caratteristico del tempio etrusco era una colorazione di terracotta policroma, soprattutto in facciata, destinata anche a proteggere le parti in legno.
L’ARCHITETTURA FUNERARIA
Numerose sono le testimonianze superstiti dell’architettura funeraria, caratterizzata da una grande varietà tipologica. Nel periodo Orientalizzante (VII secolo a.C.), denominato tale perché le opere si arricchiscono di un repertorio tipico della regione Siriana e da Cipro, compare un’architettura monumentale, che ci è nota solo nell’ambito funerario; in questa epoca infatti sono erette le tombe a tumulo, diffuse sull’intera area etrusca. All’esterno la tomba è un grandioso tumulo di forma conica, innalzato su un basamento circolare rivestito di pietra o scavato nel tufo. L’interno, se si elude il tipo “a corridoio” della più antica tomba a noi nota, di Cerveteri, è costituito da una camera quadrata o circolare, coperta da pseudocupole o pseudovolte. Le tombe a tumulo (Cerveteri, Tarquinia), specie del VI e del III secolo a.C., si organizzano in una vera e propria urbanistica funeraria e i tumuli comprendono ormai più di una tomba a camere multiple, sono grandi sepolcreti circolari a tumulo con camere interne che riproducono, nell'architettura e nella decorazione, l'aspetto delle case e che hanno dato ricchissime suppellettili. Queste però, più che dal punto di vista architettonico, secondo cui è riscontrabile un principio di assialità, interessano la storia dell’arte per la decorazione dipinta delle pareti, molto importante per la conoscenza della vita e dei costumi etruschi. Altre tombe, generalmente più tarde (dal IV al I secolo a.C.), sono completamente scavate nella roccia. La caratteristica comune a tutti i tipi di sepoltura è l’essere costituita all’interno da una grande camera, talvolta divisa in più ambienti a cui si accede da un corridoio (dròmos) e da una scala. La copertura è spesso realizzata con il sistema a falsa cupola o a falsa volta.
ARCHITETTURA MILITARE
Le prime cittadine etrusche confidavano per la difesa nell'inaccessibilità dei luoghi, per edificare erano spesso scelte alture dominanti su speroni rocciosi, e nel fitto dedalo di vicoli degli abitati. Tra il VI ed il IV secolo a.C. le cinta murarie con cui venivano circondate le città più importanti erano molto semplici nella concezione. Grossi massi squadrati erano sovrapposti secondo un tracciato che si limitava a seguire il perimetro cittadino. I punti più deboli come le porte di accesso venivano rafforzate dalla presenza di torri. Gli Etruschi rimasero sempre fedeli a questa antiquata concezione e non seguirono gli sviluppi, databili dal IV secolo a.C., dell'architettura militare, secondo i quali il tracciato veniva disegnato secondo le esigenze difensive. La conseguenza fu che le loro città divennero vulnerabili agli attacchi delle popolazioni culturalmente progredite residenti nel centro e nel meridione della penisola italiana. Di età ellenistica sono le porte delle città, aperte ad arco come a Volterra, più volte riprodotte, insieme alle mura merlate, nelle urnee funerarie.
Mura etrusche, 300a.C. Fiesole
Necropoli etrusca della Banditaccia, IV; III secolo a.C. Cerveteri
Porta dell’Arco, Volterra
Ponte della Badia, VI-III secolo a. C., Vulci
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