Antonio Canova (Possagno, Treviso, 1757 - Venezia 1822)

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Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

Antonio Canova

Scultore (Possagno, Treviso, 1757-Venezia 1822).
Impersona gli ideali neoclassici propugnati dal Winckelmann, tra la fine del Settecento e il principio dell'Ottocento.
Le sue prime opere, eseguite per il suo protettore, il senatore veneto Giovanni Falier, nella villa Falier ad Asolo (Orfeo ed Euridice, 1776), si ispirano ancora alla plastica settecentesca.
Ma passato a Roma pochi anni dopo, il Canova si orientò sempre più decisamente verso un ideale classicheggiante, in accordo con le tendenze dominanti nell'ambiente romano.
Protetto dai papi e da Napoleone, operoso in prevalenza a Roma, ma presente a Parigi, Venezia, Vienna, egli divenne ben presto una figura di rilievo e di fama europea.
Vastissima è la sua produzione, ispirata agli ideali classici, accademici e retorici aderenti a una concezione della bellezza astratta, idealizzata nelle opere del Winckelmann e del Foscolo.
Fra le opere s'annoverano ritratti, monumenti funebri, gruppi allegorici e mitologici, statue celebrative.
Del primo periodo veneziano sono le due statue sopraccitate di Orfeo ed Euridice, l'Esculapio del Museo civico di Padova e il gruppo di Dedalo e Icaro del Museo Correr di Venezia.
L'esordio romano è dato dal Teseo e il Minotauro, evidente omaggio al Batoni; l'opera che iniziò la sua celebrità è il monumento funerario a Clemente XIV ai Ss. Apostoli (1787), a cui seguì quello a Papa Rezzonico (Clemente XIII) in S. Pietro, inaugurato nel 1792.
Sebbene i due monumenti si informino, nella struttura, ai monumenti funebri barocchi, la "nobile" dignità e semplicità della modellazione indicano il nuovo stile.
Più originali, nelle novità della concezione stessa, la serie di sculture in cui Canova tenta una trasposizione moderna di precise suggestioni dall'antico: fra le più felici, il gruppo d'Amore e Psiche, più volte replicato (la prima redazione in marmo, al Louvre, 1792).
Da allora è un susseguirsi di ordinazioni e di opere, che talvolta dovevano venir ripetute due o tre volte per soddisfare le richieste degli amatori: la Venere che esce dal bagno (a palazzo Pitti, Firenze); Adone inghirlandato da Venere; Le Grazie; Ebe (ripetuta in parecchie varianti).
Le suggestioni di precisi motivi classici operano ora anche su monumenti funerari: monumento ad Angelo Emo, Museo di Padova; monumento a Maria Cristina, chiesa degli Agostiniani a Vienna; e sulla serie successiva dei ritratti-monumenti napoleonidi: il ritratto di Napoleone a busto, il ritratto di Letizia Bonaparte, in figura di Agrippina; la celeberrima Paolina Borghese raffigurata come Venere vincitrice, alla Galleria Borghese, Roma; la statua celebrativa di Napoleone in aspetto di Augusto divinizzato, di cui una copia ridotta decora il cortile di palazzo Brera a Milano.
E ancora: la tomba dell'Alfieri in S. Croce a Firenze; il gruppo di Ercole e Lica, ora nella Galleria d'arte moderna a Roma; il gruppo di Teseo e il Centauro nel Museo di Vienna, ecc.
Il Canova fu anche pittore (Autoritratto, 1790).
Egli ebbe una parte notevole nelle negoziazioni che si svolsero a Parigi dopo la caduta di Napoleone per ottenere la restituzione delle opere d'arte asportate dagli stati pontifici dieci anni prima.
Importante il corpus dei disegni, conservati a Bassano.

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