Il Futurismo e Boccioni

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Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

Il "Futurismo", movimento artistico letterario italiano, ispirato da F.T. Marinetti, che ne scrisse il primo manifesto sul "Figaro" di Parigi il 20 febbraio 1909, segnò l'inizio di una rivoluzione culturale così profonda che ancora oggi genera frutti nel mondo delle arti. L'esigenza pragmatista che fu implicita nella componente futurista ha comportato nel filone di continuità dell'arte d'oggi alcune correnti particolari: cinetiche, oggettive, materiche e programmate. La grande lezione di Umberto Boccioni, con gli "stati d'animo", ha influito nella cinetica; Giacomo Balla ha anticipato il "Concretismo", cioè la trasformazione dal soggetto all'oggetto; infine Enrico Prampolini penetrò il processo formativo dell'opera d'arte esaminandola dal punto di vista della materia (durezza, plasticità, rugosità, levigatezza, e così via). Altri artisti aderenti al movimento anticiparono e promossero un'elaborazione continua d'idee, tanto da arricchire le possibilità fenomeniche e sperimentali dell'artista. Ciò che però è bene annotare è che i "futuristi", pur essendo aperti ad ogni avventura dell'arte, non rinunciarono mai alla componente interna della loro opera, cioè a quella sensibilità pura e individuale dell'artista, che fu, ed è, qualcosa di ben diverso dei contenuti simbolici della "spiritualità dell'arte", ch'erano stati enunciati da Kandinskij. Quando il "Futurismo" si manifestò e sviluppò nel nostro paese portò con se stesso un'ondata di giovinezza prorompente e salutare. Molti giovani artisti di quegli anni, a questo stimolo, sentirono subito la necessità di evadere dall'atmosfera provinciale e conservatrice che imprigionava la cultura ufficiale. Le idee rivoluzionarie cominciarono a concretizzarsi con la proclamazione dei vari manifesti, come quello di Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini dell'11 febbraio 1910, seguito, nell'aprile dello stesso anno dal "Manifesto tecnico della pittura futurista". Rigettando la visione dell'arte concepita sino ad allora come "immobilità contemplativa" e ogni conservatorismo frenante, i pittori futuristi si distinsero per il loro vitalismo frenetico e, allo scopo di avvalorare le loro intuizioni e ipotesi avveniristiche, assunsero un atteggiamento provocatorio e dissacrante, basato ideologicamente su una nuova concezione dell'universo visto attraverso la presenza e l'influenza della macchina e del dinamismo. Rispondevano cioè a tutti quegli impulsi che venivano dettati dai sensi a contatto con lo spazio e la velocità. E' altresì innegabile che alcune teoriche della pittura trovarono sviluppo e continuità da quei filoni immediatamente precedenti che avevano notoriamente preavvertito l'inizio d'una nuova era agli albori del secolo, attraverso la contaminazione con le tecniche, le scienze, le arti e la vita. E' noto che i Divisionisti prendevano l'avvio dalle ricerche del "complementarismo", applicando all'arte alcuni principi ottici dettati dalle leggi fisiche del colore. Sono anche da sottolineare le "analogie" esistenti tra il linguaggio che scompone le forme dei futuristi, allo scopo di individuarne le linee di forza, e i nuovi mezzi grammaticali dei "Cubisti", quasi contemporanei, che scomponevano lo spazio allo scopo di rappresentare, pittoricamente, dei valori volumetrici senza l'illusione prospettica, ma scomponendo gli oggetti figurativi negli elementi geometrici che li costituiscono strutturalmente. E' perciò fondamentale il riferimento a Cézanne, quando si parla di "cubismo", mentre non ha alcun rapporto con le ricerche dei "futuristi". Il "cubismo" partiva da basi razionali, il "futurismo" invece si rivolgeva all'irrazionale, alla fantasia, e con questa caratteristica denunciava la sua origine vera nel Simbolismo. E' perciò ovvio che l'interesse dei "futuristi" non era rivolto soltanto all'idea dell'oggetto in pittura e alla materia, ma come nella fisica, era soprattutto rivolto alla energia percepita quasi in maniera magica, anche se veniva rappresentata ed esaltata nelle sue forme più terrene. Nell'aprile del 1913 Carlo Carrà scrisse il manifesto de "La pittura dei suoni, rumori e odori". Nello stesso anno, in ottobre, Severini proseguiva il discorso con il manifesto de "Le analogie plastiche del dinamismo". La nota rivista fiorentina "Lacerba", fondata da Papini e Soffici, nel 1913 aderì al "Futurismo" pubblicando scritti di autori futuristi e assumendo un carattere avveniristico e antiborghese. Nel marzo del 1915, Balla con Depero, firmava firmava il "Manifesto della ricostruzione futurista dell'Universo" e nel 1918, ancora Balla pubblicherà il "Manifesto del colore". Da queste cronache è evidente che l'idea futurista trovava un fertile terreno nell'immaginazione degli artisti che lo propugnavano che, con il travolgente esempio di Marinetti, anticipavano un positivo rinnovamento. E' anche vero - come ha avuto modo di annotare lo storico Franco Passoni - che nel sottofondo del futurismo esisteva un carattere anarcoide con un atteggiamento distruttivo che anticipava la ventata "dadaista" che scosse tutta l'Europa. - A Torino il 5 marzo 1923, in casa di Fillia, si fondava un nuovo gruppo al quale aderirono Bracci, Fillia e Ugo Pozzo; ad essi subito dopo si aggiunsero Farfa, Sturani, Calligaris, Curtoni, Zucco, Gaudenzi, Gambetti; seguirono poi nel 1928-29, Diulgheroff, Mino Rosso,Saladin, Oriani, Alimandi, Costa, Dal Bianco, Vottero, Torre, Giuppone. Gli artisti torinesi, tutti insieme, diedero vita al "Secondo Futurismo" e svilupparono autonomamente delle tematiche che vertevano principalmente sulle analogie formali di soggetti meccanici, con immagini schematizzate da piani cromatici e campiture uniformi di colore E' noto che il "Futurismo" trovò i suoi epigoni sia in Russia, sia in America del Nord e del Sud, oltre che in altre parti del mondo. I suoi denigratori trovarono un facile gioco nella sua violenza provocatoria e coraggiosa, denunciandone gli aspetti epidermici e roboanti ch'erano strettamente legati alle preteste e contestazioni del momento in cui venivano formulate. Per esempio è anche vero che alcuni artisti che trovarono nel "Futurismo" motivi di esperienze, come Sironi, Rosai, lo stesso Morandi, ben presto se ne distaccarono dedicandosi a poetiche che in molti casi erano in netto contrasto con le ragioni del "Movimento". Il movimento, in vista della prima guerra mondiale 1915-18, fu anche vivacemente interventista. Nel corso del conflitto perdette le due figure più alte: Boccioni e l'architetto Sant'Elia. Quest'ultimo aveva concepito un'architettura avvenirista con tematiche audaci e originali che coinvolgono oggi la nostra vita urbana. Dopo l'azione del "Secondo Futurismo" che, oltre a Torino, aveva il suo centro attivo a Roma con Balla e Prampolini, nacque
"l'Aeropittura", ispirata al dinamismo del volo (si vedano le opere di Tullio Crali). Infine, dopo aver primeggiato a lungo, negli anni trenta doveva svilupparsi in Italia l'esperienza degli "Astrattisti", stimolati dai "Razionalisti", con la nascita del "Gruppo Milanese presso la Galleria Del Milione" e del "Gruppo Comasco" che iniziarono il più importante sviluppo dell'arte non-figurativa del nostro tempo in Italia. Il "Futurismo" aveva germogliato un nuovo movimento; le sue idee, le sue conquiste, aspirazioni e ipotesi trovarono altri interpreti che più tardi dovevano scoprire un punto di convergenza con il "Futurismo" sul piano della realtà per dar corpo a una visione europea dell'arte moderna. Quando il 4 dicembre 1944, Giovanni Papini annotava sul suo diario questa terribile frase: Giunge notizia che è morto F:T: Marinetti, fondatore del Futurismo. Lo conobbi nel 1913…il suo motto potrebbe essere il titolo della commedia shakespeariana: molto rumore per nulla…fu certamente cattivo profeta. Marinetti e il Futurismo rivivono con luce folgorante e come ha ben detto Franco Passoni, nel febbraio 1969, in occasione di una rievocazione del movimento: Nelle vicende dell'arte d'oggi, dopo sessant'anni dalla nascita, il Futurismo perviene finalmente alla sua definitiva consacrazione che ne conferma la sua validità precorritrice, oltre a quella storica, all'interno delle correnti artistiche del nostro tempo. Lo dimostrano il continuo susseguirsi delle mostre; l'editoria che dedica molti saggi critici, storici e antologici sul movimento e la riscoperta del "Teatro Futurista" in Italia e all'estero. Un celebre regista francese, Nicola Bataille, ch'ebbe il coraggio di mettere in scena "la cantatrice Calva" di Jonesco, quando l'autore drammatico era ancora uno sconosciuto ha affermato di recente: il futurismo italiano è ancora tutto da riscoprire…è un movimento artistico che ha influenzato più di quanto comunemente si creda, il cosiddetto Teatro dell'Assurdo, da Jonesco ad Arrabal. Possiamo dunque affermare - conclude Passoni - che Futurismo e Astrattismo sono le due nuove direttrici dell'arte contemporanea maggiormente ricche di fermenti e di procedimenti linguistici creativi, disponibili a tutti quegli sviluppi che coinvolgono anche gli apstti più diversi della vita quotidiana. Nel 1912 alla "Galleria Bernheim" di parigi, s'ebbe una famosa esposizione di futuristi italiani, poi portata a Londra, Berlino, Bruxelles, Monaco, Amburgo, Vienna, ecc. Firmavano il catalogo di quella prima mostra Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini: i cinque pittori che nella tumultuosa serata dell'8 marzo 1910, al Teatro Chiarella di Torino, a fianco del poeta Marinetti, avevano lanciato il primo manifesto della pittura futurista, seguito, l'11 aprile dello stesso anno, dal Manifesto tecnico della pittura futurista, firmato dai medesimi pittori, nel quale si diceva: "L'8 marzo 1910 dalla ribalta del politeama Chiarella di Torino, esprimemmo le nostre profonde nausee, i nostri fieri disprezzi, le nostre allegre ribellioni contro la volgarità, contro il mediocrismo, contro il culto fanatico e snobistico dell'antico, che soffocano l'Arte del nostro Paese…La nostra brama di libertà non può essere appagata dalla Forma né dal Colore tradizionali! Il gesto per noi, sarà più un momento fermato del dinamismo universale: sarà, decisamente, la sensazione dinamica, eterna come tale…Per dipingere una figura non bisogna farla: bisogna farne l'atmosfera…La costruzione dei quadri è stupidamente tradizionale. I pittori ci hanno sempre mostrato cose e persone poste davanti a noi. Noi ponemmo lo spettatore al centro del quadro. …La nostra nuova coscienza non ci fa più considerare l'uomo come centro della vita universale…non può sussistere pittura senza divisionismo. Il divisionismo, tuttavia, non è nel nostro concetto un mezzo tecnico che si possa metodicamente imparare ed applicare. Il divisionismo, nel pittore moderno, deve essere un COMPLEMENTARISMO CONGENITO, da noi giudicato essenziale e totale.
NOI PROCLAMIAMO.
1. CHE IL COMPLEMENTARISMO CONGENITO E' UNA NECESSITA' ASSOLUTA NELLA PITTURA, COME IL VERSO LIBERO DELLA POESIA E COME LA POLIFONIA NELLA MUSICA;
2. CHE IL DINAMISMO UNIVERSALE DEVE ESSERE RESO COME SENSAZIONE DINAMICA;
3. CHE NELL'INTERPRETAZIONE DELLA NATURA OCCORRONO SINCERITA' E VERGINITA';
4. CHE IL MOTO E LA LUCE DISTRUGGONO LA MATERIALITA' DEI CORPI
NOI COMBATTIAMO
1. CONTRO IL PATINUME E LA VELATURA DA FALSI ANTICHI;
2. CONTRO L'ARCAISMO SUPERFICIALE ED ELEMENTARE A BASE DI TINTE PIATTE CHE RIDUCE LA PITTURA AD UNA IMPOTENTE SINTESI INFANTILE E GROTTESCA;
3. CONTRO IL FALSO AVVENIRISMO DEI SECESSIONISTI E DEGLI INDIPENDENTI, NUOVI ACCADEMICI D'OGNI PAESE;
4. CONTRO IL NUDO IN PITTURA, ALTRETTANTO STUCCHEVOLE ED OPPRIMENTE QUANTO L'ADULTERIO NELLA LETTERATURA.
Voi ci credete pazzi. Noi siamo invece i Primitivi di una nuova sensibilità completamente trasformata".
Altri manifesti - della donna futurista, dei musicisti futuristi, ecc. - si aggiunsero a quello tecnico quasi totalmente innanzi riportato. A chiarire maggiormente le idealità dei pittori futuristi e del loro movimento, fu pubblicato l'11 febbraio 1911 il MANIFESTO DEI PITTORI FUTURISTI, sempre firmato da Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini, dove fra l'altro vi si leggeva: "Il grido di ribellione che noi lanciamo, associando i nostri ideali a quelli dei pittori futuristi, non parte già da una chiesuola estetica, ma esprime il violento desiderio che ribolle oggi nelle vene di ogni artista creatore. Noi vogliamo combattere accanitamente la religione fanatica, incosciente e snobistica del passato, alimentata dall'esistenza nefasta dei musei. Ci ribelliamo alla supina ammirazione delle vecchie tele, delle vecchie statue, degli oggetti vecchi e all'entusiasmo per tutto ciò che è tarlato, delittuoso, l'abituale disdegno per tutto ciò che è giovane, nuovo e palpitante di vita. Compagni! Noi vi dichiariamo che il trionfante progresso delle scienze ha determinato nell'umanità mutamenti tanto profondi, da scavare un abisso fra i docili schiavi del passato e noi liberi, noi sicuri della radiosa magnificenza del futuro. Noi siamo nauseati della pigrizia vile che dal Cinquecento in poi fa vivere i nostri artisti d'un incessante sfruttamento delle glorie antiche…E' vitale soltanto quell'arte che trova i propri elementi nell'ambiente che li circonda. Come i nostri antenati trassero materia d'arte dall'atmosfera religiosa che incombeva sulle anime loro, così noi dobbiamo ispirarci ai tangibili miracoli della vita contemporanea, alla ferrea rete di velocità che avvolge la Terra, ai transatlantici, alle Dread-
nought, ai voli meravigliosi che solcano i cieli, alle audacie tenebrose dei navigatori subacquei, alla lotta spasmodica per la conquista dell'ignoto… Via, dunque archeologi affetti di necrofilia cronica! Via, critici, compiacenti lenoni! Via accademie gottose, professori ubriaconi e ignoranti, via!…Finiamola, coi Ritrattisti, cogl'Internisti, coi Laghettisti, coi Montagnisti!…Ed ecco le nostre conclusioni recise: con questa entusiastica adesione al futurismo noi vogliamo:
1.Distruggere il culto del passato, l'ossessione dell'antico, il pedantismo e il formalismo accademico.
2.Disprezzare profondamente ogni forma d'imitazione.
3.Esaltare ogni forma di originalità, anche se temeraria, anche se violentissima.
4.Trarre coraggio ed orgoglio dalla facile taccia di pazzia con cui si sferzano e s'imbavagliano gli
imitatori.
5.Considerare i critici d'arte come inutili e dannosi.
6.Ribellarci contro la tirannia delle parole: armonia e buon gusto, espressioni troppo elastiche, con
le quali si potrebbe demolire l'opera di Rembrandt e quella di Goya.
7.Spazzar via dal campo ideale dell'arte tutti i motivi, tutti i soggetti già sfruttati.
8.Rendere e magnificare la vita odierna, incessantemente e tumultuosamente trasformata dalla scienza
vittoriosa.
Siano sepolti i morti nelle più profonde viscere della terra! Sia sgombra di mummie la soglia del
Futuro! Largo ai giovani, ai violenti, ai temerari".

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