Il doping e la sua storia

Materie:Tesina
Categoria:Scienze

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Il Doping e la sua storia

L'origine del doping, termine della lingua inglese che si riferisce all'assunzione di sostanze non consentite, farmacologiche o fisiologiche in quantità anomala, per incrementare le prestazioni dell'organismo, va ricercata nell'usanza di popolazioni dell'Africa come i Cafri, i quali nel loro idioma definivano "Dop" un estratto liquoroso eccitante che veniva bevuto durante le cerimonie religiose. Nel secolo scorso veniva utilizzato attraverso una miscela di oppio, narcotici e tabacco destinata ai cavalli da corsa americani.
La storia del doping, ovvero il tentativo di modificare le prestazioni atletiche con mezzi non fisiologici o comunque illeciti nel corso di competizioni sportive, inizia molto tempo fa, quando non esisteva la chimica e venivano impiegate sostanze di origine naturale per migliorare la propria condizione fisica. Abbiamo, infatti, notizie di episodi di doping fin dalle prime edizioni delle olimpiadi, allorquando gli atleti ingerivano sostanze stimolanti mescolate agli alimenti carnei e alle bevande. D'altra parte l'assunzione di sostanze che aiutassero a sopportare la fatica e gli sforzi era, ed in qualche caso lo è ancora oggi, consuetudine presso le popolazioni vichinghe, cinesi e andine.
Tracce storiche, risalenti al terzo secolo a.C., testimoniano l'utilizzo di alcuni infusi di funghi applicati localmente come impacchi, a scopo più stimolante che curativo o lenitivo.
Per lunghi secoli non si trova menzione storica della pratica del doping, probabilmente anche in relazione al fatto che le competizioni olimpiche, al pari di altre attività agonistiche, vennero interrotte o persero d'importanza, dopo la caduta dell'Impero Romano, finché non vennero reintrodotte le moderne olimpiadi nel 1896 per merito del barone De Coubertin.
Contemporaneamente alla ripresa significativa delle competizioni sportive, si assistette alla ripresa della pratica del doping: gli atleti assumevano sostanze zuccherine, caffè, alcool ma anche stricnina e nitroglicerina, che potevano sortire effetti collaterali talora gravemente invalidanti se non addirittura mortali. Le statistiche mediche sportive non fecero tuttavia registrare fino alla metà del novecento un utilizzo diffuso delle sostanze dopanti, dato che un vero e proprio incremento numerico significativo di atleti che usavano tali sostanze venne registrato nel secondo dopoguerra, intorno al 1950, quando la consuetudine di assumere anfetamine si trasferì dai militari impegnati sui fronti di guerra agli sportivi.
Fu proprio a partire dagli anni '50 che l'aneddotica si arricchì di storie di ciclisti che improvvisamente non vedevano più le curve della strada o che dopo alcune gare non dormivano per diverse notti. Tuttavia fu solamente a seguito del decesso del ciclista Tommy Simpson avvenuta negli anni '60 sul Mont Ventoux, ascritto allora all'effetto additivo di anfetamina e grande caldo, che emerse alla ribalta delle cronache e all'attenzione del grande pubblico il problema connesso con l'uso di sostanze potenzialmente mortali da parte degli sportivi.
In quegli stessi anni, giungevano dai paesi dell'Est Europa, notizie sull'impiego di sostanze che in poco tempo erano in grado di aumentare a dismisura la resa muscolare: la voce era alimentata anche dalla constatazione che nelle competizioni più importanti, come le Olimpiadi, gli atleti dei paesi dell'Est dominavano, portando nell'Atletica leggera, soprattutto nelle gare di lancio (peso, giavellotto, ecc.) le misure dei record mondiali a valori stupefacenti per quei tempi.
Il culmine della diffusione del doping tra gli atleti di livello superiore e di fama internazionale, che la memoria ricordi dal tempo delle Olimpiadi e dei giochi romani, lo si raggiunse alla fine degli anni '70. Il fenomeno divenne eclatante e si manifestò in molti sportivi, soprattutto nelle donne che assumevano forti dosi di anabolizzanti, i tratti somatici delle quali si trasformavano diventando decisamente mascolini.
Con la caduta del muro di Berlino, l'occidente poté venire a conoscenza di ciò che realmente era accaduto per decenni agli atleti dei paesi del blocco sovietico come la Germania Est e la Russia. I governanti di quelle nazioni avevano sostanzialmente imposto, per scopi di propaganda politica e per rinforzare il sentimento popolare nazionalistico e antioccidentale attraverso le vittorie sportive, il doping di stato: giovani ragazzi e ragazze di tutte le età dovevano assumere ormoni anabolizzanti, farmaci e tutto ciò che potesse servire allo scopo di vincere le competizioni internazionali, senza badare agli effetti collaterali a breve e a lungo termine.
Mentre gli anabolizzanti venivano utilizzati per aumentare la massa muscolare, negli sport di resistenza ci si rivolse a sostanze e a metodiche capaci di influenzare la durata dello sforzo, intervenendo soprattutto sulla massa sanguigna. Accadde così che tra i fondisti dello sci e dell'atletica e tra i ciclisti si diffuse la pratica delle autoemotrasfusioni con sacche di sangue prelevato durante i periodi di riposo le quali venivano tenute in frigorifero e trasfuse durante i periodi di attività agonistica: comparvero così un po' ovunque le centrifughe e altri macchinari adatti sia per lavorare il sangue che per controllare i valori dell'ematocrito.
Con la commercializzazione dell'ormone della crescita, il GH, che presto venne considerato dagli inesperti la panacea adatta ad ogni bisogno e scopo, definendolo, tra l'altro, principio "antinvecchiamento" perfetto, lo sport amatoriale fu travolto in una spirale consumistica di doping, anche per le formidabili abilità di convincimento degli "spacciatori" che spingevano al consumo al motto "tanto non fa male". Il fenomeno si spinse a livelli estremi, al punto che moltissimi sportivi improvvisati, come i ciclisti della domenica, volendo strabiliare amici e parenti, facevano consumo regolare di ormoni e di altre sostanze dopanti, finendo con l'essere trovati positivi ai controlli a sorpresa: negli anni ‘90 furono talmente tanti i casi positivi tra gli sportivi di basso livello che neppure i giornali se ne occuparono più.
Attualmente il mercato del doping è di tale vastità che si può solo formulare una stima approssimativa delle sue dimensioni, ma ciò che preoccupa di più le autorità è il livello di sofisticatezza raggiunto dai preparati, livello in grado di mettere in difficoltà i sistemi più moderni di controllo, i quali, invero, hanno mostrato negli ultimi anni molti limiti, in parte dovuti anche a legislazioni non omogenee tra gli stati e a discordanze di applicazione tra le diverse federazioni sportive. Intanto però lo sport piange i suoi morti: pochi sono i nomi famosi come quello di Pantani ma molti, moltissimi, sono gli sconosciuti che perdono la salute e anche la vita per colpa di abusi che ancora troppo spesso vengono considerati privi di reale pericolosità.
Cos'è il Doping

La prima definizione ufficiale di doping adottata dal Comitato Internazionale Olimpico (C.I.O.) nel corso del Congresso di Strasburgo del 1963 recitava testualmente: "Il doping è la somministrazione ad un soggetto sano o l'utilizzazione fatta dal soggetto stesso, con qualsiasi altro mezzo, di una sostanza estranea al suo organismo. E questo con il solo scopo di aumentare artificialmente ed in maniera sleale la prestazione del soggetto in occasione della sua partecipazione ad una competizione.
Possiamo considerare quegli anni '60 come un'epoca pionieristica nel campo di indagine degli illeciti sportivi, anche in virtù del fatto che non si sapeva molto su quanto stava succedendo nei paesi dell'Europa dell'est, dove il numero di atleti era elevato e i movimenti sportivi in grandissimo sviluppo. Lo sport ricopre da sempre ruoli che vanno oltre la semplice prassi agonistica, assumendo persino il significato di strumento per fornire ed incrementare la credibilità di regimi dittatoriali: fu così, come abbiamo già menzionato, che governanti privi di scrupoli sono potuti arrivare ad imporre il doping di Stato pur di sfruttare a scopi extrasportivi le medaglie conquistate dai propri atleti nei Campionati Mondiali e alle Olimpiadi, diffondendo in tal maniera la falsa credenza che le nazioni da loro governate fossero il regno della cultura sportiva, luoghi in cui tutti potevano praticare sport e vivere liberi e sani. Più tardi si seppe della triste realtà, delle tante vittime fatte da quelle ossessioni di vittoria, da quegli abusi indotti a scopo propagandistico.
In verità, la questione del doping non è avulsa dal contesto culturale generale e dal significato sociale rivestito dallo sport; la trasformazione del nostro modo di vivere e di intendere usi e costumi ha coinvolto anche il mondo dello sport e dei suoi valori originali.
La prospettiva con la quale molti giovani avviano la loro attività sportiva, anteponendo la correttezza morale e l'impegno fisico e mentale alla facilità di vittorie, tende a modificarsi nel corso degli anni di frequentazione di palestre e di stadi. I sani principi etici che sostengono il sacrificio di lunghi e faticosi allenamenti e gli obiettivi di competere in maniera leale e senza scorrettezze, puntando più alla ricerca di un continuo miglioramento delle proprie prestazioni personali che alla vittoria ad ogni costo, cedono gradualmente il passo a logiche di supremazia, di fama, di interessi economici, cosicché il doping travalica il fatto sportivo per assumere significato edonistico, economico, psico-sociale laddove "vincere anche con mezzi illegali ma vincere" comporta soddisfazione narcisistica e notorietà che prelude a guadagni che possono cambiare il destino personale.
Il doping non è più da tempo associato solamente allo sport: è una piaga dal risvolto sociale eppure è allo sport che esso causa il danno maggiore attraverso le immagini e i giudizi gravemente negativi che la pubblica opinione inevitabilmente finisce per costruirsi su di esso.
Il doping causa danni immensi anche agli operatori sportivi seri, agli allenatori scrupolosi e ai preparatori atletici competenti, molti dei quali laureati in scienze motorie o comunque impegnati in lunghi anni di studio e di ricerche: pochi irresponsabili atti di incompetenti praticoni, i quali sfruttando qualche nozione mandata a memoria spingono gli atleti all'assunzione di principi dopanti, vanificano il lungo lavoro di specialisti incentrato su programmi di preparazione di alta qualità e basati sulla cultura dell'allenamento, una cultura scientifica e ricercata che sa e che mette in guardia dall'illusione pericolosa costituita dal voler arrivare a portentose prestazioni in poco tempo senza curarsi di problemi biomeccanici o di supercompensazione.

Gravi danni del doping
Le sostanze o le classi di sostanze dopanti sono fra loro nettamente diverse ma alla fine gli esiti, immediati o ritardati, sono quasi sempre devastanti: dai danni gravi all'ipofisi da parte degli anabolizzanti, agli insulti esercitati sulle cellule nervose da parte degli stimolanti come le anfetamine o la caffeina somministrata in grandi dosi.
La pompa cardiaca è quella che viene stressata maggiormente: il cuore deve far fronte a richieste di prestazioni che progressivamente lo affaticano, esso deve provvedere a masse muscolari molto più estese del normale, con incremento enorme dei carichi di lavoro, anche a motivo di un sangue che risulta molto più denso e viscoso a causa del doping ematico. Certamente, un cuore giovane può sopportare meglio la sovrastimolazione, almeno immediatamente, ma col tempo i danni non potranno che manifestarsi anche nei giovani sotto forma di gravi patologie come l'ischemia miocardica e l'infarto.
Lo stesso problema dei danni sia immediati che ritardati riguarda il fegato, il quale metabolizza la maggior parte delle sostanze, nella sua funzione di depuratore ematico e viene pertanto progressivamente intossicato, con gravi conseguenze per la sua integrità.
Le patologie epatiche di più frequente riscontro nel doping, così frequenti da aver talora interessato perfino intere squadre nazionali, a causa delle emotrasfusioni, sono state le epatiti, ma vi sono da segnalare anche le epatopatie provocate da depositi in eccesso di ferro, e le forme tumorali associate all'abuso di anabolizzanti, di somatotropina e di ACTH.
Anche lo stomaco può essere coinvolto con una certa frequenza, per cui gastriti e ulcere gastriche e duodenali sono non rare patologie osservate nei soggetti dopati.
L'assunzione di amfetamine, soprattutto per quello che viene definito il "doping" estetico del dimagrimento, può comportare gravi irregolarità nei processi metabolici.
Frequenti e numerose sono anche le disfunzioni renali gravi indotte dal doping e le statistiche dicono che sono molti fra gli ex campioni o gli ex atleti professionisti quelli a dover ricorrere precocemente alla dialisi. Inevitabilmente, anche l'apparato scheletrico, il quale viene sottoposto oltre misura a sollecitazioni anomale, viene aggredito da processi degenerativi e di invecchiamento precoce. I tendini vengono sollecitati da muscoli abnormi e le rotture tendinee nonché le infiammazioni croniche delle strutture legamentose sono spesso imputabili agli abusi di anabolizzanti o di sostanze come il cortisone che mascherano i sintomi della fatica e dell'infiammazione. Vi è anche da sottolineare, riguardo l'apparato muscoloscheletrico, il ruolo patogeno della somatotropina la quale facilita la decalcificazione ossea, con conseguente osteoporosi . Anche i testicoli pagano un grave tributo al doping; infatti, gli anabolizzanti svolgono una azione inibente sul trofismo testicolare che può spingersi fino all'atrofia dei tessuti. Nelle donne l'assunzione di anabolizzanti induce irregolarità mestruali e induce una accentuazione delle caratteristiche somatiche maschili. Evidente cambio dei caratteri somatici si osserva anche con la somministrazione dei vari tipi di ormone della crescita (GH) il quale, da principio terapeutico impiegato per alcune forme di nanismo, è diventato uno dei più utilizzati prodotti dopanti, al pari dell'EPO. Oltre all'incremento delle masse muscolari, si riscontra l'ispessimento delle ossa mandibolari e un anomalo accrescimento delle ossa delle mani e dei piedi.
Sostanze proibite
Si distinguono cinque gruppi di sostanze proibite:
1. stimolatori psicomotori (anfetamina, cocaina);
2. ammine simpatomimetiche (efedrina);
3. stimolatori del sistema nervoso centrale (aminofenazolo, stricnina);
4. narcotici e analgesici (eroina, morfina);
5. steroidi anabolizzanti (anabolica).
In alcuni tipi di sport sono proibiti anche alcol e sedativi.
Dal 1984 anche la caffeina rientra nella lista delle sostanze doping assieme ad alcuni diuretici che possono essere utilizzati per aumentare il rendimento sportivo.
Un caso particolare è costituito dall'emodoping, o autoemotrasfusione, di cui viene fatto uso in sport come il ciclismo. Ad esempio gli atleti si trasferiscono per un certo periodo di tempo ad allenarsi in luoghi la cui altitudine supera i 2500 m; qui, la minore concentrazione di ossigeno stimola la produzione nel sangue dei globuli rossi che sono responsabili dell'ossigenazione dell'organismo. A questo punto si effettuano prelievi di sangue che, conservato, sarà trasfuso all'atleta prima dell'evento agonistico con effetti stimolanti.
L'emodoping è assai pericoloso in quanto può comportare la formazione di trombi e generare problemi vascolari.
odi e classi di sostanze:
Stimolanti

Amifenarolo, amfetamine, amineptina, cocaina, cropropamide, crotetamide, efedrina, etamivan, etilefrina, fencamfamina, fenfluramina, mdea, mesocarb, metilfenidato, norfenfluramina, pentilentetrazolo, pipradolo, stricnina, e sostanze affini.
Caffeina

La concentrazione nelle urine non può superare i 12 microgrammi per millilitro.
Salbutamolo, terbutalina e salmeterolo

Permessi solo se assunti per inalazione; l'atleta deve dichiararlo prima della gara.
Narcotici

Destropropossifene, diamorfina, etilmorfina, idrocodone, metadone, morfina, pentazocina, petidina, propossifene e sostanze affini; (sono permesse codeina, destrometorfano, diidrocodeina, defenossilato e folcodina).
Anabolizzanti

Steroidi androgeni: boldenone, clostebolo, danazolo, deidroclormetiltestosterone, diidrotestosterone, drostenolone, fluossimesterone, formebolone, mesterolone, metandienone, metenolone, nandrolone, ossandrolone, ossimesterone, ossimetolone, stanozololo, trenbolone e sostanze affini.
Testosterone: costituisce violazione un rapporto testosterone/epitestosterone superiore a sei, a meno non sia provato che il fatto è dovuto a una condizione fisiologica o patologica (esempi: bassa escrezione di epitestosterone; deficit enzimatici; tumori che producono androgeni).
Beta-2 agonisti: clenbuterolo, salbutamolo, terbutalina, salmetelolo, fenoterolo.
Diuretici

Acetazolamide, bumetamide, clortalidone, acido etacrinico, furosemide, idroclorotiazide, mannitolo, mersalil, spironolattone, triamterene e sostanze affini.
Ormoni peptidici, glicoproteici e analoghi

Gonadotropina corionica, ACTH, GH e rispettivi fattori di rilascio; eritropoietina (EPO).
Betabloccanti

Solo per alcuni sport: acebutololo, alprenololo, atenololo, bisoprololo, bunololo, metoprololo, oxprenololo, propranololo, sotalolo.
Agenti mascheranti

Epitestosterone, probenecid.
Doping del sangue

Somministrazione di sangue, globuli rossi o emoderivati

Le sostanze più usate
GLI STEROIDI ANABOLIZZANTI
Sono sostanze, derivate dagli ormoni sessuali maschili, che favoriscono la sintesi proteica e quindi la costruzione di tessuti dell'organismo. Spesso chi li adopera a fini illeciti assume quantità enormi di farmaco, fino a più di 10 volte i dosaggi normali. I presunti vantaggi dell'uso di queste sostanze sono l'aumento della massa muscolare e della forza, ma le ricerche effettuate dimostrano che gli effetti ottenuti sono modesti, specie nel maschio, mentre molto rilevanti sono gli effetti collaterali. Questi sono diversi a seconda del sesso e dell'età di chi li usa: negli adolescenti, sono forse realmente efficaci, ma provocano una riduzione dell'altezza definitiva; nelle donne provocano la comparsa di caratteri sessuali maschili (peluria sul volto e sul corpo, abbassamento del timbro della voce, irregolarità mestruali ecc.); nell'uomo, infine, compromettono la fertilità e provocano l'atrofia dei testicoli e la calvizie. In tutti, infine, c'è una elevata incidenza di tumori, aumentano le cardiopatie e le patologie a carico dei tendini (specie lacerazioni), compaiono alterazioni della personalità.
GLI STIMOLANTI PSICOATTIVI
Quesi farmaci sono stati studiati e sviluppati per scopi ben lontani da quelli per cui se ne fa improprio uso in campo sportivo, influenzano simultaneamente svariati processi del sistema nervoso centrale e, a dosi diverse, determinano effetti diversificati sul comportamento dell’uomo. In base ai loro effetti si distinguono in:
analettici, capaci di stimolare il sistema nervoso centrale con specifico riferimento ai centri respiratori e circolatori, analgesici stupefacenti capaci di sopprimere la sensibilità dolorifica, ansiolitici, antidepressivi,antiepilettici,antipsicoti, psichedelici e allucinogeni, psicostimolanti, stabilizzatori dell’umore. I più comuni farmaci stimolanti sono le anfetamine, caffeina, efedrina, cocaina e molte altre i cui effetti collaterali sono tuttaltro che da sottovalutare . I farmaci antidepressivi con effetto stimolante sul sistema nervoso centrale invece provocano già effetti collaterali alle dosi terapeutiche normali,provocando effetti collaterali come allucinazioni, alterazioni della pressione sanguigna, convulsioni, eccessiva sudorazione, vertigini, alterazioni del ritmo cardiaco, cefalea, nausea, spasmo dei bronchi, tosse, vomito.
I NARCOTICI E ANESTETICI LOCALI
Gli effetti collaterali , dannosi e tossici dei narcotici sono i seguenti: deterioramento dell’adattamento dell’ occhio nel mettere a fuoco legato al mal funzionamento del cristallino,alterazione della pressione arteriosa, analgesia,astenia, blocco della libido,bradicardia,cefalea, dismorrea, diminuzione del riflesso tussigeno, edema polmonare, oligomenorrea,ecc., ricordiamo tra detti prodotti la morfina e il metadone usati solitamente in medicina a scopo antidolorifico.
Gli effetti collaterali dei prodotti anestetici invece si hanno soprattutto sul sistema nervoso in quanto inducono una riduzione e perdita della sensibilità dolorifica, termica, di contatto e di pressione, senza compromettere lo stato di coscienza e le funzioni vitali generali.Gli anestetici locali non escludono effetti collaterali e tossici specie se, l’ anestetico passa nel circolo sanguigno
L'illiceità dell'uso dei diuretici (farmaci che causano l'eliminazione dei liquidi dai tessuti) in ambito sportivo è motivata dal fatto che questi farmaci inducono un rapido calo ponderale (utile negli sport che prevedono categorie di peso) e che essi possono mascherare l'assunzione di sostanze dopanti in virtù del loro effetto di ridurne la concentrazione urinaria.
L'impiego della creatina in ambito sportivo è stato recentemente oggetto di particolare interesse e le opinioni al riguardo sono contrastanti. Non si tratta di una sostanza dopante nel senso tradizionale del termine. La creatina è una molecola fisiologica fondamentale per il metabolismo energetico. Si trova per il 95% nel muscolo dove serve per la conversione dell'energia chimica di origine alimentare in energia meccanica indispensabile per la contrazione dei muscoli. In condizioni normali, la sintesi epatica endogena sopperisce ai due terzi del fabbisogno quotidiano di creatina (2 g/die), mentre la quota restante è ottenibile con il consumo di circa 150 g di pesce o di carne. Tale fabbisogno aumenta nel caso di intensi allenamenti sportivi. Si ipotizza che i supplementi di creatina possano determinare un aumento dei livelli totali di creatina muscolare (inclusa la fosfocreatina) e che possano esaltare le capacità agonistiche nell'ambito di esercizi intensi di breve durata (dipendenti principalmente dalla fosfocreatina) anche se non vi sono evidenze conclusive in proposito. Non vi sarebbero effetti in caso di sforzo prolungato nè sulla captazione massimale di ossigeno. Alcuni dati suggeriscono che la sostanza aumenti le masse muscolari, ma anche in questo caso mancano prove scientifiche inconfutabili. Sebbene l'assunzione di creatina per 8 settimane non sia stata associata a particolari rischi per la salute, a tutt'oggi non sono noti gli effetti della sua somministrazione per periodi prolungati.
CONCLUSIONI
La pratica del doping ha quindi pochi vantaggi e tantissimi rischi. E' questa la ragione per cui tutti in tutto il mondo si cerca di debellarla. Inoltre, il fatto stesso di cercare di superare gli altri atleti con mezzi fraudolenti è da considerare moralmente condannabile. Purtroppo però non tutti gli atleti riescono a resistere alla tentazione. Per questo, dopo molte competizioni sportive vengono effettuate analisi per accertarsi che gli atleti non abbiano utilizzato sostanze proibite. Queste analisi vengono svolte su campioni di urina prelevati subito dopo la gara alla presenza dei commissari di gara e del medico incaricato anti-doping. I campioni vengono poi inviati ad un centro attrezzato per riconoscere anche piccole tracce delle sostanze proibite. In caso di positività, ovviamente, scatta la squalifica per l'atleta colpevole. Recentemente è stato stabilito che può essere effettuato anche un prelievo di sangue per effettuare il test.
E' importante sapere che, talvolta, si può risultare positivi anti-doping pur senza aver utilizzato consapevolmente sostanze per aumentare il proprio rendimento. Questo succede perché, come abbiamo detto prima, alcune delle sostanze proibite dal Comitato Olimpico Internazionale sono normali componenti di certi farmaci in commercio, e quindi un atleta che utilizza questi farmaci avrà nelle proprie urine tracce rilevabili di sostanza proibita. I farmaci che più frequentemente contengono queste sostanze sono i preparati utilizzati contro il raffreddore e l'influenza (anche spray nasali), farmaci contro la tosse, alcuni colliri, farmaci che riducono l'appetito, antiasmatici (anche spray) ecc. Per questo motivo è meglio consultare il medico prima di utilizzare qualsiasi farmaco in un periodo vicino a competizioni agonistiche, ed avvertire comunque il medico addetto all'anti-doping del tipo di farmaco che si è utilizzato nei giorni precedenti, per non incorrere in brutte sorprese. Infine, è opportuno che ciascun atleta di buon senso cerchi di educare i propri amici che tendono ad utilizzare sostanze proibite spiegando loro i rischi che corrono a fronte di ben pochi vantaggi se ce ne sono), ed insegnando che fare sport non deve significare voler vincere ad ogni costo, ma solo migliorarsi con l'allenamento e lo spirito di sacrificio che caratterizzano i veri Campioni, dando il meglio di se stessi, indipendentemente dal risultato delle gare.

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