Carsismo

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Carsismo

Insieme di fenomeni causati dalla dissoluzione chimica di rocce calcaree e gessose ad opera di acque meteoriche che modellano la superficie terrestre in un particolare tipo di rilievo detto carsico. Il carsismo prende il nome dalla regione del Carso, un altopiano che si estende tra Friuli-Venezia Giulia e Slovenia in cui questo genere di fenomeni è particolarmente diffuso.
Le rocce calcaree sono costituite soprattutto da carbonato di calcio (CaCO3); questo composto, di per sé insolubile, reagendo con acqua ricca di anidride carbonica si trasforma in bicarbonato di calcio Ca(HCO3)2, che invece è solubile:

H2CO3 + CaCO3 Ca(HCO3)2
Acqua + anidride carbonica calcite bicarbonato di calcio

Infiltrandosi nel sottosuolo attraverso le discontinuità della roccia(fessurazioni, fratture e faglie), quindi, nelle zone calcaree, l'acqua piovana può sciogliere la roccia scavando ampie cavità sotterranee come grotte, caverne, pozzi e gallerie. La reazione di dissoluzione del calcare è reversibile; questo significa che, così come da carbonato insolubile, acqua e anidride carbonica si può formare bicarbonato di calcio, il bicarbonato di calcio può a sua volta precipitare e depositarsi dando origine a formazioni calcaree caratteristiche come stalattiti e stalagmiti, nelle cavità sotterranee, e travertino all’esterno(forma minerale cristallina di carbonato di calcio,usata nella varietà compatta come pietra di costruzione,mentre nella varietà porosa per rivestire pareti interne).
La topografia superficiale delle zone carsiche è tipica e facilmente riconoscibile. In genere queste zone non presentano corsi d'acqua superficiali: le acque vengono infatti raccolte da depressioni chiamate doline, e convogliate attraverso inghiottitoi nelle cavità sotterranee, dove possono scorrere come veri e propri fiumi. Le doline hanno forma più o meno circolare con punti di assorbimento sul fondo ma possono assumere anche forme a piatto, a ciotola, a imbuto, a pozzo o irregolari. Spesso sul fondo può essere presente della terra rossa come residuo del processo di idrosoluzione.
La topografia sotterranea è invece costituita da tutta una serie di forme più o meno complesse. Si possono distinguere due tipi di cavità: quelle a sviluppo verticale( fessure, pozzi, abissi) e quelle a sviluppo orizzontale( caverne, grotte, gallerie).
Data la cattura delle acque superficiali da parte del sistema sotterraneo di drenaggio, spesso il paesaggio carsico presenta un aspetto arido, ad eccezione di brevi corsi d’acqua prodotti dalle piogge o di valloni allogeni( hanno origine da regioni esterne e riescono a percorrere la regione carsica almeno durante le piene). Questi valloni danno origine a delle valli morte o a delle valli cieche: nelle prime manca un corso d’acqua sul fondo; nelle seconde, invece, vi è corso d’acqua fin quando non si perde in una cavità carsica.
Gli acquiferi carsici, così sviluppati, costituiscono delle risorse idriche d’estrema importanza e ciò dipende dal fatto che nelle aree carsiche l’infiltrazione dell’acqua meteorica è sempre molto elevata, a volte anche il 100% delle acque disponibili. Variano invece le capacità d’immagazzinamento dell’acqua che s’infiltra e i tempi con cui questa viene restituita alle sorgenti.
In Italia, comunque, gli acquiferi carsici costituiscono una risorsa idrica fondamentale per l’approvvigionamento di molte aree urbane,(sono acque molto pregiate poiché povere di sali minerali)soprattutto da quando le risorse idriche degli acquiferi di pianura vanno sempre più degradandosi per fenomeni di inquinamento ed impoverendosi per il sovrasfruttamento.

La formazione di un paesaggio carsico dipende essenzialmente dal tipo di roccia presente e dal clima, sia passato che presente. In zone con abbondante umidità si sviluppano ampi sistemi di caverne sotterranee associate a depressioni e inghiottitoi e ampie estensioni di calcare. Dove il clima è più asciutto, sono tipici i polja (o polje), ampi bacini chiusi di dimensioni Km con versanti ripidi e fondo pressoché pianeggiante, fertile e ricco d’acque. Nelle zone tropicali e subtropicali il paesaggio è in genere caratterizzato da doline circondate da creste rocciose. In Cina, in Vietnam, a Cuba e a Porto Rico, invece, sono presenti paesaggi carsici con i mogotes, tipiche formazioni calcaree abbastanza alte di forma tondeggiante e dalle pareti a strapiombo.
Anche la Sicilia è ricca di paesaggi carsici e zone come Priolo, Melilli ed Erice offrono paesaggi molto suggestivi.
Prima tappa del nostro itinerario escursionistico è stata proprio la zona di Priolo per visitare la Grotta Palombara.
La grotta è una cavità carsica fossile, cioè non più interessata da circolazione d’acqua all’interno. Ha uno sviluppo complessivo di circa 800 metri. L’ingresso è costituito da una voragine profonda una dozzina di metri e larga altrettanto, in fondo alla quale si può giungere solo con l’uso di corde e scalette speleologiche. Superata la voragine si perviene alla grande “Sala dei Vasi”, così detta in seguito al rinvenimento, negli anni ’60, di due vasi a clessidra. Da qui, si arriva alla “Sala del Guano”, un vasto ambiente caratterizzato da una volta a forma di cupola alta una decina di metri, dove vive una numerosa colonia di pipistrelli Vespertilio maggiore (Myotis myotis)comunemente chiamato"Ferro di cavallo"per la cartilagine a forma di U attorno al naso che gli permette di emettere ultrasuoni(specie presente solo in Sardegna e Sicilia). All’interno della “sala” gli escrementi si sono accumulati sul pavimento della cavità formando un grande ammasso di guano che ospita una ricca fauna guanobia. Dalla “Sala del Guano”, si dipartono due ramificazioni denominate l’una “Ramo del Geode” e l’altra “Ramo del Laghetto”.
Di particolare interesse naturalistico è la presenza d’animali che compiono interamente il loro ciclo biologico in grotta e presentano peculiari adattamenti fisio-morfologici all’ambiente sotterraneo, come lo pseudoscorpione Roncus siculus. Animali di altri gruppi si possono rinvenire occasionalmente all’interno della grotta come il Rospo comune (Bufo bufo).
Il paesaggio vegetale è l’espressione della storia di ogni territorio. Il clima che insiste sulla riserva è di tipo prettamente mediterraneo, con un periodo di deficit idrico coincidente con il periodo estivo. Le tipologie vegetali dell’area protetta si possono ricondurre alle seguenti categorie: formazioni di macchia nei tratti più impervi e rocciosi; formazioni steppiche favorite dal recente abbandono dei terreni agricoli e formazioni annuali individuabili nei praticelli effimeri. Sulle culminazioni rocciose si rinviene una vegetazione arbustiva caratterizzata dalla presenza di specie di xeriche come l’ogliastro (Olea europea var. sylvestris), l’alaterno (Rhamnus alaternus), il mirto (Mirtus communis), la calicotome (Calicotome infesta). Nei tratti pianeggianti e poco rocciosi si ritrovano piccoli arbusti mediterranei ben adattati alla siccità dei mesi caldi, tra questi il timo (Thymus capitatus), il camedrio doppio (Teucrium flavum), la canutola (Teucrium polium), l’ononide (Ononis natrix), il salvione giallo (Phlomis fruticosa) e la spinaporci (Sarcopoterium spinosum). Nei tratti pianeggianti e con suolo roccioso e poco profondo, si insedia una vegetazione steppica perenne a graminacee, tra le quali : il barbone (Andropogon distachyus) e il barboncino mediterraneo (Hyparrhenia hirta) che spesso si accompagnano alla ferulago (Ferulago nodosa).
La seconda meta del nostro itinerario è stata la Grotta di Mastro Pietro situata nella zona di Melilli.
La grotta è una cavità carsica che si apre in una paleofalesia e il suo sviluppo complessivo è di 192m, di cui 100m in orizzontale e gli ultimi 92m in salita(probabilmente la galleria segue l’assetto della roccia impermeabile sottostante). Lungo il percorso la grotta aumenta man mano il suo diametro e ciò fu causato, in tempi remoti, da fenomeni di ipercarsismo(fenomeno che genera una miscela d’acqua dolce e salata ancora più corrosiva).
La grotta ospitava, un tempo, colonie di pipistrelli di diverse specie tra cui il Vespertilio maggiore (Myotis myotis), presente anche nella grotta Palombara. A causa però delle numerose attività estrattive di concrezioni di calcare(una di queste è oggi l’altare della Chiesa Madre di Melilli) l’intera colonia fu costretta alla migrazione ed oggi la grotta, ormai abbandonata sia come rifugio che come cava, è meta solo degli appassionati di speleologia.
Ultima tappa della nostra escursione è stata la riserva naturale integrale del Complesso Immacolatelle e Micio Conti nei pressi di S. Gregorio che ospita, a differenza delle altre aree, grotte di origine vulcanica.
L’area protetta che si estende per circa 70ettari ospita diverse grotte vulcaniche costituite da un tunnel lavico(conduttura isolante che permette alla lava di raggiungere notevoli distanze dal punto di emissione). La lava scorrendo sul terreno, per raffreddamento delle parti più esterne, crea dei solidi argini laterali che crescendo verso l’alto si congiungono formando un tetto. La genesi della grotta è legata allo svuotamento del tunnel lavico che può avvenire durante o al termine dell’eruzione.
Il complesso è costituito da un sistema di otto cavità vulcaniche aventi una lunghezza complessiva di circa 1,5 km, situato all’interno di un campo lavico a morfologia hawaiana. Alle grotte si accede attraverso ingressi creatisi per il crollo delle volte. Nelle Immacolatelle, questi crolli hanno diviso un unico tunnel lavico in più parti dando origine ad un complesso di quattro grotte.
All’interno delle cavità sono presenti interessanti fenomeni: nella Micio Conti particolari striature sulle pareti lasciate dal passaggio della lava e piccole stalattiti di rifusione sulla volta(denti di cane); nelle Immacolatelle lave a corde ornano la pavimentazione delle quattro grotte; nella Grotta dei Tedeschi, una cascata di apparati radicali della sovrastante vegetazione pende dalla volta.
Dal punto di vista vegetazionale, il territorio si presenta condizionato dalle attività agricole e pastorali pur conservando ancora dei lembi di vegetazione forestale che costituiscono una vera rarità per l’intero comprensorio etneo.

Veronica Salamone
3° A/LB

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