La modernizzazione

Materie:Appunti
Categoria:Scienze Sociali

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Testo

La modernizzazione ha portato con se trasformazioni nel campo dell’economia e del lavoro.
Le attività produttive vengono distinte in tre settori: il settore primario basato sulla raccolta e sull’estrazione di risorse naturali; il settore secondario comprende l’artigianato e l’industria, che trasformano le materie prime in prodotti finiti; infine il terziario è il settore dei servizi, si offrono attività utili, i servizi sono divisi in intermedi, legati ad attività primarie e secondarie, o finali, indipendenti dagli altri settori. Nelle economie tradizionali, il primario era prevalente e dominato dall’agricoltura. C’è stato poi un passaggio dalle economie tradizionali a quelle modernizzate, un progressivo declino del settore primario. Il passaggio avvenne con un primo crollo dell’agricoltura, un successivo sviluppo del settore secondario con la fase industriale e l’espansione per la crescita dell’industria. Questo poi ha lasciato lo spazio al terziario, che è diventato il settore dominante, chiamata fase post-industriale.
La modernizzazione del lavoro ha portato anche l’evoluzione dei settori produttivi. La divisione del lavoro è molto importante. Cresce il numero delle occupazioni. I cicli produttivi vengono smembrati e ognuno si specializza in un compito specifico, ogni attività viene incorporata in un sistema più ampio di cui realizza una piccola parte. Il lavoro si terzializza.
La divisione del lavoro ha due conseguenze importanti produce interdipendenza tra le varie fasi del ciclo produttivo, nessuno più è autosufficiente perché tutti dipendono dalle attività degli altri. C’è un’interdipendenza operativa, perché è molto difficile realizzare un ciclo produttivo completo, e un’interdipendenza economica, il lavoro degli altri è necessario per il benessere e la sussistenza altrui. L’interdipendenza è vista come un aspetto positivo.
L’aspetto negativo della divisione del lavoro è la ridotta autonomia che il lavoratore nei confronti delle fasi produttive, cioè è costretto a fare solo ciò che gli è stato affidato, il suo compito, e non partecipa al resto.
Nel XX secolo assistiamo ad una maggiore perdita di controllo dei lavoratori con l’introduzione di forme di organizzazione del lavoro studiate razionalmente per accrescere la produttività, i sistemi a basso margine d’autonomia.
Un esempio fondamentale è il Taylorismo che prevede l’organizzazione scientifica del lavoro o scientific management, pensata dall’ingegnere statunitense Taylor, agli inizi del ‘900. Questo sistema prevede all’interno dell’azienda un ufficio di pianificazione, che con il quadro sottomano programma nel dettaglio ogni momento di lavoro. Il lavoratore così è completamente fuori dal controllo del processo lavorativo. Di ogni mansione si fa un’analisi delle operazioni da compiere e si arriva a stabilire la procedure migliore, il percorso ideale che i migliori risultati. Di conseguenza, si ricerca anche il personale migliore.
Quasi contemporaneamente a Taylor altra figura fondamentale è Ford, industriale del settore automobilistico che cominciò a sperimentare il sistema della catena di montaggio, per il quale il ciclo produttivo viene scomposto in una sequenza di operazioni. Questo sistema era realizzabile perché la produzione era di merci standardizzate ma estremamente alienante perché il lavoratore si trovava a lavorare in solitudine con azioni ripetitive e poteva prendersi una pausa solo se era efficiente e veloce altrimenti faceva rallentare tutto il nastro. Perde il controllo ed è estraniato completamente dal suo lavoro. Dal punto di vista produttivo questo sistema è efficace.
Questi sistemi sono vantaggiosi per le aziende che spendono poco per formare i loro operai facilmente. Allo stesso tempo i lavoratori perdono il potere contrattuale.
Alla lunga questi sistemi non beneficiano più le aziende. Il taylorismo non sempre migliora la produttività. Il fordismo è applicabile solo alle produzioni standardizzate. Ma soprattutto ci sono ostacoli di ordine psicologico e sociale. Un’azienda non può contare sui suoi lavoratori quando questi sono insoddisfatti. Quindi questi sistemi accentuano i conflitti e le tensioni.

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