Genio e creatività

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Categoria:Scienze Sociali

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Testo

Il genio è colui che si distingue dagli altri esseri umani grazie alle sue doti creative, che lo portano ad inventare oggetti e a scoprire chiavi di lettura della realtà inedite.
Il talento creativo, inteso come capacità di creare e risolvere i problemi derivati da stimoli esterni, risulta essere l’elemento distintivo dell’individuo geniale; possiamo attribuire l’appellativo di genio solo a coloro che apportano novità che consentono di notare aspetti e caratteristiche fino ad allora sconosciuti.
Oltre alla creatività, il genio è dotato di altre particolari caratteristiche, quali:
- la motivazione e il grande impegno nelle proprie opere;
- la costanza;
- un altro sviluppo nei processi mentali superiori e un pensiero ricco;
- una personalità il più delle volte disorganizzata.
La sua produzione creativa, è spesso soggetta a oscillazioni periodiche, senza seguire un andamento uniforme e costante; egli predilige la mattina e la notte come momenti maggiormente produttivi e generalmente la sua produzione aumenta in modo considerevole all’approssimarsi della primavera.
Il genio subnormale
In casi eccezionali ci si può trovare di fronte a un soggetto con un invidiabile sviluppo della creatività, spesso applicato alla matematica, e accostato a un livello intellettivo del deficit mentale leggero. Questo caso è passato alla storia come l’idiota saggio, termine coniato da Langdon Down nel 1897. Il genio subnormale possiede una memoria formidabile, unita a doti creative portentose.
Il genio, il superdotato intellettivo e il saggio
• Il genio è l’individuo che si spinge al di la delle barriere della conoscenza, sperimentando e
creando qualcosa di nuovo e innovativo grazie alla sua creatività. (produce);
• Il superdotato è colui che è in grado di comprendere a pieno e analizzare le nozioni che ha a
disposizione;
• Il saggio è il soggetto che percepisce ed elabora informazioni, grazie alla sua predisposizione all’apprendimento e alla conoscenza. Nasce dalla capacità di riflettere sul vissuto.
Esperienza ≠ Vissuto ≠ Parto dal vissuto che può non diventare esperienza Il vissuto mi trasforma
Genio contro superdotato (intellettuale)
Il genio è dotato di formidabili doti creative, ma a livello intellettivo può arrivare a oltrepassare il superdotato o addirittura a precipitare verso il deficit mentale leggero. Il quoziente intellettivo non è una qualità imprescindibile per il genio e può essere considerato un suo tratto distintivo.

È dotato di una intelligenza cristallizzata (fissata a lungo), aperta allo sviluppo della creatività e soggetta a cambiamento grazie al vissuto personale e alle esperienze con cui l’individuo entra in contatto. L’intelligenza cristallizzata si sviluppa in modo progressivo, raggiungendo livelli sempre più elevati con l’avanzare dell’età. Si rafforza con il bagaglio d’esperienze e con il pensiero misto.
Il superdotato non è dotato di talento creativo, ma gode di elevatissime abilità cognitive.

In esso prevale un’intelligenza fluida (analogico/intuitiva), specializzata nella registrazione di informazioni e nel processo di apprendimento e soprattutto in grado di individuare nel minor tempo possibile la soluzione a questioni e problemi. Tale intelligenza risulta essere legata alle condizioni genetiche e biologiche; ha una evoluzione molto rigida e raggiunge il suo apice intorno ai 18 anni.

Il superdotato intellettivo si muove nella società in modo trionfale, viene acclamato da tutti e si trova a suo agio nelle prove accademiche e nella gestione imprenditoriale.
Genio contro saggio
La manifestazione della genialità subisce grande dispersione:
- Nei musicisti può rendersi evidente fin dall’età infantile, nei poeti verso i 40 anni.. Il corso
della creazione, inoltre, non segue un andamento regolare, ma sono riscontrabili periodi di
maggiore produzione e minor creatività.

- Il genio appare ribelle, autonomo, superiore alla massa.
- E’ dotato di un pensiero misto ed è in grado di collegare il pensiero logico-razionale
con creatività e originalità.
- E’ il maestro dell’invenzione e della creazione.
La saggezza non si manifesta mai precocemente:
- Essa appare sulla soglia dei 40 anni e aumenta con l’invecchiamento.
- Il saggio appare altruista, cortese, serio..
- Possiede un pensiero governato esclusivamente dalla logica, dalla razionalità, dalle leggi morali e sociali.
- Sfoggi le sue vaste conoscenze derivanti da un brillante apprendimento, da osservazione e precisione, da un’abilità comunicativa e da una sviluppata abilità nella progettazione.
Il genio della scienza
- è uno scopritore di nuovi metodi e nuovi dati;
- è dotato di una creatività di tipo secondario
- possiede un pensiero logico, razionale e realistico
Questo tipo di creatività si sviluppa in età adulta.
Il genio nell’arte
- possiede una creatività di tipo primario che si manifesta saltuariamente;
- può sviluppare tale creatività spesso durante l’infanzia;
- è dotato di fantasia
Il genio scrittore
Percepisce alcune caratteristiche del genio artistico e scientifico; il poeta presenta analogie con il genio artista, mentre lo scrittore è più vicino allo scienziato.
- La creatività secondaria caratterizzerà la produzione dello scrittore di narrativa;
- La creatività primaria sarà la fonte della produzione del poeta.
I poeti raggiungono l’apice della creatività intorno i 25/30 anni, mentre per i narratori bisogna attendere i 40.
Il genio filosofo
Cattura alcune caratteristiche geniali dell’artista e dello scienziato. I filosofi che si occupano di metafisica, saranno più portato ad avvicinarsi alla creatività secondaria dello scienziato, mentre i saggisti sono più affini agli scrittori.
Possiamo definire un filosofo geniale se riesce a ottenere risultati originali e innovativi nell’ambito delle nozioni astratte.
Il genio della politica
Quando il potere era detenuto nelle mani di pochi sicuramente era più semplice individuare un brillante politico.
Il genio politico è da sempre il più discusso; spesso si temeva che sotto la sua apparente creatività si nascondesse avidità di potere e ricchezza.
Carl Rogers (858): è stato il primo a introdurre la creatività.
Filosofia transazionale: il continuo riandare a rievocare il passato non ci aiuta a
vivere. Bisogna trovare un benessere. Diventando adulto posso accettare o no la
carezza e posso dividere di darla.
Nella società complessa la creatività è un fattore propulsivo da un lato e un fattore preventivo dall’altro. Si collega infatti ad aspetti come:
- L’attenzione preoccupata che la sicurtà complessa manifesta verso il mantenimento dei ritmi di ricerca e produzione scientifica:
- Le preoccupazioni degli studiosi di problemi sociali e politici per il crescente numero di persone conformiste e troppo dipendenti rispetto al gruppo di appartenenza;
- Le preoccupazioni per i rischi di passività dell’uomo nell’era tecnologica.
Guilford recupera il pensiero della noia; quelli che erano problemi di relazione umana sono
problemi socio-culturali; giustifica il ritorno sul pensiero creativo. Ha individuato altri
motivi di interesse verso la creatività:
- La lotta mortale per la sopravvivenza del nostro sistema di vita nel mondo;
- Il diffondersi della noia nella vita lavorativa e nel tempo libero;
- L’approssimarsi dell’era spaziale che impone ritmi più accelerati;
- I problemi della relazione umana, dell’aumento della popolazione, della comprensione internazionale ed i problemi risultanti dal progresso tecnologico impongono che lo sviluppo della creatività assuma una importanza decisiva dell’ambito dei sistemi educativi.
Non esiste una definizione assoluta della creatività poiché ogni studioso ne da orientamenti personali. C’è chi le riconosce una caratteristica dell’intelletto, chi dell’inconscio, chi dell’intuizione, che nella forma del pensiero divergente.
Torrance agli inizi degli anni ’70 descriveva le dimensioni della creatività:
- Originalità;
- Fluenza;
- Astrazione;
- Elaborazione;
- Apertura.
Gli studiosi definiscono un individuo creativo quando riesce a personalizzare la propria vita, quando è capace di capire il mondo e di modificarlo. Quindi la creatività è l’instaurare un attento e dinamico rapporto con la realtà; è il partecipare alle esperienze con un atteggiamento che vada alla ricerca del nuovo.
I requisiti fondamentali della creatività si ritrovano nell’atteggiamento del bambino che guarda tutto con particolare curiosità in quanto tutto il mondo per lui è nuovo, ed anche l’adulto dovrebbe essere capace di guardare il in questo modo, cioè meno consueto e rigido.
Il Calvi (Professore di psicologia-evolutiva negli anni ’60, che studia il grafismo), ritiene che l’oggetto delle ricerche sulla creatività possa essere identificato in tre coordinate:
- Agenti Creativi (persone, gruppi, aggregati sociali);
- Correlatori denotativi (caratteristiche strutturali, funzionali ed istituzionali degli agenti o
dell’ambiente in cui operano);
- Momenti osservativi (sulla creatività in atto e sugli aspetti processuali del comportamento
creativo sperimentale).
La creatività in sintesi è definita in diversi modi:
- Capacità di produrre qualcosa;
- Operare con modalità flessibile;
- Abilità di associazioni;
- Intelligenza;
- Particolare struttura della personalità.
L’educazione alla creatività
Ravaglioli notava che era “significativo” il significato che viene dato alla creatività e alla sua funzione.
Si dice di non ridurla alla espressività ma di valutarne il potere produttivo nell’ambito delle conoscenze in via di elaborazione nei processi di ricerca. La consapevolezza è il risultato educativo che ci si aspetta.
I programmi intendono l’esperienza artistica nel suo valore psicologico e sociale. Il linguaggio dell’arte serve per la “comunicazione”, vale cioè in quanto serve.
Il gioco
Il gioco è fattore di creatività in quanto è una attività libera e disinteressata, suscitata dal piacere che il bambino prova nel dispiegarlo come attività vitale stessa. Attraverso il gioco il bambino è al continuo inseguimento di se stesso, della propria immagine. Il gioco permette di fare i primi incontri con gli altri bambini, con il mondo adulto e con la realtà sotto la veste delle prime scoperte.
Oggi l’educazione esalta le espressioni infantili, identificando in esse momenti formativi: è doveroso valorizzare il bambino “ludico” nei confronti di quello “cognitivo”. Di fatto sembra che gli adulti che conducono una vita più interessante, siano quelli che mantengono un senso ludico nelle attività che svolgono: affermare se stessi e le proprie capacità, relazionarsi con l’ambiente e con gli altri. Il gioco si converte in serietà, la serietà in gioco.
Possiamo sintetizzare alcune posizioni in ambito psicologico:
- La creatività esiste in maggior o in minor grado in ogni persona, non fosse altro che come potenzialità soppressa (Maslow);
- Tutti gli individui possiedono in maggior o minor misura la capacità per essere creativi (Torrance);
- Tutti gli uomini nascono con un ben definito potenziale di attività creativa: le differenze sono dovute alla mancata realizzazione del potenziale medesimo (Arnold).
Nella visione del Ferriere, il pedagogista che contribuì a fondare l’attivismo pedagogico, alla base dell’educazione troviamo la volontà di vivere, volontà che l’autore interpreta in due modi:
- Volontà dell’uomo di superare le forse avverse dell’ambiente facendo uso dell’intelligenza;
- Sforzo creativo per migliorarla vita. Lo sforzo deve essere stimolato dall’educazione affinché il soggetto rielabori i dati dell’esperienza ed arrivi ad un suo personale orientamento nei confronti della realtà.

Freinet: Attivismo pedagogico. Milani lo ha applicato e Lodi o ha fatto conoscere in Italia
Il Torrance nel 1961 svolse uno studio su dei bambini di scuola elementare. L’obiettivo era quello di verificare se quelli delle prime classi potevano imparare a produrre idee con l’uso di metodi appropriati di insegnamento. I risultati evidenziarono che nella seconda e nella terza, bambini addestrati superavano in tutti i tipi di prova di creatività quelli non addestrati.
In uno studio successivo egli sosteneva che molta importanza deve essere attribuita alla creatività dell’insegnate. Tale assunto scaturisce da uno studio condotto dallo stesso Torrance sullo stile educativo degli insegnanti.
La ricerca venne condotta sugli alunni di 20 classi elementari sottoposti a un pre-test a gennaio e un post-test a maggio dopo essere stati divisi in 2 gruppi, che comprendevano da una parte, quei ragazzi i cui insegnanti avevano un alto indice di “motivazione alla creatività”, dall’altra parte, quelli i cui insegnanti erano “motivati all’autorità”.
Anche il Cropley sostiene che la creatività possa essere sviluppata attraverso appropriate tecniche. Egli parte da alcune critiche mosse al sistema educativo tradizionale in cui di solito uno solo è il modo “giusto” di fare le cose; egli confida in una scuola in cui ogni attività sia apprezzata e legittimata, in un sistema educativo volto a produrre idee e a inventare risposte.
L’autore ritiene che l’alunno dovrebbe essere messo nella condizione di capire che l’insegnante e l’intera classe accettano ch si cerchino soluzioni per proprio conto.
Rifacendosi alla ricerche di Torrance, il Cropley, chiude le sue riflessioni suggerendo alcune indicazioni agli insegnati per stimolare e migliorare l’apprendimento creativo:
- Apprezzare il pensiero creativo;
- Incoraggiare la manipolazione degli oggetti e delle cose;
- Sviluppare l’accoglienza per le nuove idee;
- Insegnare a bambino a stimare il suo pensiero creativo;
- Sviluppare la capacità critica costruttiva;
- Gli insegnanti siano creativi.
È possibile anche individuare le condizioni sfavorevoli per uno sviluppo della creatività:
- Atteggiamento autoritario e repressivo dell’ambiente familiare e scolastico;
- Pensare che il gioco non sia educativo mentre il lavoro si;
- La troppa importanza data alle risposte esatte ed al voto
Mario Mencarelli: è un psico-pedagogista e formula il programma per la scuola secondaria, e dice
che colui che educa deve tenere conto della crisi del mondo contemporaneo.
Teorie psicologiche sulla creatività
Nell’evoluzione della psicologia scientifica per il problema della creatività di possono distinguere due fasi:
- Una di carattere speculativo, storicamente espressa nei decenni che precedono la seconda guerra mondiale; in questa solo un ristretto numero di psicologi si è occupato del problema.
- Una seconda iniziatasi tra il 1945 ed il 1950, di carattere sperimentale.
Della creatività si interessano studiosi di diverso stampo teorico: associazionisti, comportamentisti, gestaltisti.. ognuno dei quali focalizza l’attenzione su di un aspetto particolare del processo e del pensiero che è alla base della creatività, sui tratti dei personalità che caratterizzano il soggetto creativo.
Teorie neo-associazionistiche
Mednick ha proposto una teoria della creatività di tipo associazionistico, nel senso che l’associazione tra uno stimolo ed una risposta è creativa quando soggiace alle regole del caso.
I neo-associazionisti considerano creativa ogni combinazione di idee che sia rara e che si mostri di qualche utilità. Il pensiero creativo è ridotto all’associazione insolita di idee vecchie mediante un processo per prove ed errori.
Teorie gestaltiste
Gestal: Buona forma, ristrutturando gli elementi dati. In questo processo è indifferente che ci sia
una sola o più soluzioni possibili per una domanda, perché la risposta sia considerata
creativa. Ciò che conta è la qualità del processo. Intelligenza e creatività per i gestaltisti
sono inscindibili, anzi sono la stessa cosa ed è questione di come si apprende.
Husserl H Devo decentrarmi momentaneamente, posizioni filosofiche
t
Stein S Fenomenologia Vicenda religiosa

Empatia, decentramento intellettuale a dimensione psicopedagogica.
Patos: Sentimento, procedimento di fare epoque di comportamento che sono dell’altro. Noi non
comprendiamo le cause.
Secondo Wertheimer, il pensiero creativo deve essere visto nella sia struttura d’insieme, secondo il principio per cui tutto è più della somma delle singole parti.
- Raggruppamento, Riorganizzazione, Strutturazione: operazioni che implicano la divisione in sotto-unità e nello stesso tempo la capacità di conservare una visione di insieme di queste sotto-unità con il chiaro riferimento alla figura e nella prospettiva del problema specifico preso in esame;
- Il processo ha inizio con il desiderio di affermare l’intima relazione tra forma e grandezza;
- Ruolo fondamentale hanno le relazioni derivanti dall’osservare e studiare quegli effetti provoca un mutamento;
- L’aspetto del significato funzionale delle parti;
- Il processo ha luogo con una coerente direzione di pensiero, non si tratta di un aggregato sommativo di operazioni frammentarie unite assieme, ma ogni passaggio viene effettuato tenendo presente l’intera situazione.
Altra importanza attribuita alla rapidità della soluzione, rapidità intesa in senso spaziale, più diretta è la risposta più l’individuo dimostra di comprendere l’essenza del problema.
Analisi fattoriale dei processi creativi
Fattorialismo: il quadro della personalità è composta da diversi fattori che modificano le prestazioni
di un soggetto.
Al suo interno c’è:
- idea di intelletto;
- teoria comportamentistica: l’uomo risponde al comportamento con modi diversi.
I precursori di tale teoria sono:
- Spearman, che orientò gli psicologi verso una concezione dell’intelletto come capacità unitaria e
di natura logica;
- Thurstone, che suddivide l’intelligenza in molte dimensioni, studiate attraverso l’analisi fattoriali,
dando via alla messa a punto di molti test (Molteplicità di intelligenze).
1950 Guilford basa l’attenzione sulle qualità dell’uomo per osservare che si sta perdendo di vista qualcosa. Il mondo animale è più facilmente testabile, in quanto gli animali sono provi di elementi qualitativi che fa l’umano.
Ribadisce la necessità di rivolgere l’attenzione allo studio di tali fenomeni psichici anche se ciò pone difficili problemi di valutazione, misurazione e di metodo.
Ci sono tre dimensioni fondamentali:
• Dimensione delle Operazioni: indica i diversi tipi di processi psicologici individuabili
nell’ambito dell’attività cognitiva, i principali tipi di attività o
processo intellettuale, cose che l’organismo fa con materiali
di informazioni grezzi dove l’informazione s definisce come
ciò che l’organismo discrimina. Vengono annoverati:
cognizione, memoria, pensiero convergente, pensiero
divergente, valutazione.
• La seconda dimensione indica i contenuti: definiti come “ampie classi o tipi d’informazione
discriminabili dall’organismo”. Vengono distinti contenuti
visivi (posso vederli anche nella mente), simbolici, semantici
(significato che diamo alle parole) e comportamentali (che
hanno un significato per loro stesso)
Immediatezza è diverso dal senso in quanto si intende
di interpretare vedere il significato dentro al valore.
ha una molteplicità di fattori.
• La terza dimensione riguarda i prodotti definiti come “forme che l’informazione assume nel
processo di elaborazione da parte dell’organismo”. I
prodotti sono unità, classi, relazioni, sistemi.

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