Scienze della terra

Materie:Riassunto
Categoria:Scienze Della Terra
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Testo

SCIENZE DELLA TERRA
La Terra è costituita da materia. La materia ha tre stadi di aggregazione: solido, liquido e gassoso.
Parleremo di: LITOSFERA, IDROSFERA e ATMOSFERA.
LITOSFERA
Il nome litosfera deriva dal greco litos, che vuol dire pietra.
Parlare di pietre o rocce significa parlare di minerali.
Il minerale possiede quattro caratteristiche:
• Formazione mediante processo organico;
• Composizione esprimibile mediante formula chimica;
• Disposizione spaziale ordinata in una struttura cristallina;
• Proprietà fisiche con valore costante e definito.
Un esempio di minerale è il salgemma (NaCl) la cui struttura cristallina, avente la forma di un esaedro, possiede, ai vertici di quest’ultimo, i suoi elementi disposti ordinatamente nello spazio.
I fattori che influenzano una struttura cristallina:
• Dimensione della particella (gli ioni, orinandosi nello spazio, fanno in modo da assumere una distanza reciproca che sia la più breve possibile).
Il cloruro di sodio è un esempio di coordinazione a 8.
• Cariche elettriche; la struttura deve essere elettricamente neutra.
Proprietà fisiche dei minerali
Le proprietà fisiche dei minerali sono:
• Colore;
• Sfaldatura;
• Peso specifico;
• Durezza.
1. Si prenda in considerazione il colore giallo, il quale indica presenza di zolfo nel minerale.
2. Ogni minerale ha il suo piano preferenziale di rottura a seconda della struttura cristallina.
3. Il peso specifico non è altro che il rapporto tra la massa ed il volume del minerale.
4. La durezza, invece, è la capacità di essere scalfito o abraso. Si misura con la scala Mohs che è suddivisa in dieci gradi. Essa è una scala empirica ed ogni grado corrisponde ad un minerale. I gradi più importanti della scala sono il primo, il secondo ed il decimo che corrispondono rispettivamente al talco, al gesso e al diamante.
1. POLIMORFISMO
2. ISOMORFISMO

VICARIANZA
POLIMORFISMO = molte forme.
Due minerali diversi con la stessa composizione chimica ma con diversa disposizione spaziale. Per esempio, il diamante e la graffite, entrambi aventi il 100% di carbonio, differiscono tra loro per la disposizione spaziale del carbonio.
ISOMORFISMO = stessa forma.
Due minerali con diversa composizione chimica ma con analoga struttura cristallina. L’ isomorfismo coesiste con il processo di vicarianza (due atomi sono l’uno vicario dell’altro quando la grandezza del loro raggio atomico è molto simile). Per esempio, il silicio (Si) e l’alluminio (Al) sono due atomi l’uno vicario dell’altro.
CLASSIFICAZIONE DEI MINERALI
I minerali si dividono in silicati e non silicati.
SILICATI
I silicati costituiscono il 75% della crosta terrestre. Essi sono costituiti dallo ione silicato (SiO4 –4).
Lo ione silicato possiede una struttura tetraedrica. I vertici sono costituiti dall’ ossigeno e il suo baricentro dal silicio. Su ogni atomo d’ossigeno abbiamo una carica negativa che può essere compensata in diversi modi da ioni sodio e ioni potassio. Tali cariche, a seconda di come vengono compensate, danno origine alla classificazione dei silicati.
• Nesosilicati (tetraedri isolati);
• Fillosilicati (struttura piana);
• Tettosilicati (struttura spaziale);
• Sorosilicati (tetraedri doppi);
• Ciclosilicati (tetraedri ad anello);
• Inosilicati (tetraedri a catena):
- pirosseni (catena semplice)
- anfiboli (catena doppia).
In un nesosilicato le quattro cariche negative dell’ossigeno vengono compensate da ioni metallici e non da un altro tetraedro. Esiste minerale, l’olivina, (Mg,Fe) SiO4, che è un nesosilicato in cui due cariche vengono compensate dal magnesio e le altre dal ferro.
Nei fillosilicati ogni tetraedro ha tre vertici impegnati ed uno libero. L’argilla, per esempio, è un fillosilicato.
Nei tettosilicati ogni tetraedro ha tutti e quattro i vertici impegnati. A seconda dello ione metallico che compensa le cariche negative dell’ossigeno, si hanno due tipi di tettosilicati: l’ ortoclasio (ione K+) e il plagioclasio (ione Na+ oppure ione Ca++).
I sorosilicati si presentano con due tetraedri legati tra loro tramite il vertice della struttura.
Nei ciclosilicati i tetraedri si uniscono in due vertici.
Gli inosilicati hanno tetraedri uniti a ponte col precedente e col successivo.
La catena semplice di inosilicati , dove ogni tetraedro ha due vertici impegnati, costituisce i pirosseni.
La catena doppia di inosilicati, dove ogni tetraedro ha tre vertici impegnati, costituisce gli anfiboli.
Secondo tali classificazioni il rapporto silicio/ossigeno aumenta passando da ¼ ad ½.
NON SILICATI
I non silicati costituiscono l’ 8% della crosta terrestre.
Tra i non silicati possiamo classificare:
• carbonati;
• solfati;
• aloidi;
• ossidi;
• solfuro.
Tra i carbonati (ione CO3 --) troviamo la calcite (CaCO3) e la dolomite [CaMg(CO3)2].
Tra i solfati (ione SO4 --) distinguiamo il solfato di calcio (CaCO4) la cui forma idratata, l’ anidrite, è esprimibile con la seguente formula: CaSO4*H2O.
Tra gli aloidi possiamo apprezzare il salgemma, già visto in precedenza, che è l’ alogeno più importante, e la silvite (KCl).
Gli ossidi presentano, invece, il magnetito, l’ ossido ferroso (F3O4). Poi c’è l’ ematite (Fe2O3), la limonite (Fe2O3*N H2O) e il silice (SiO2), cioè ossido di silicio.
Il solfuro, caratterizzato dallo ione S--, deriva dall’acido solfidrico (H2S). In tale categoria possiamo trovare la pirite (FeS2).
Infine, possiamo osservare i metalli puri (Au, Ag, Cu, Pl, ecc..).
CLASSIFICAZIONE DELLE ROCCE
• Ignee;
• Sedimentarie;
• Metamorfiche.
Le rocce sono soggette a trasformazioni di una lentezza estrema. Esiste il ciclo fitogenico legato a questa continua, lenta ed inesorabile trasformazione.

ROCCE IGNEE
Il termine ignee deriva dal latino ignis che vuol dire fuoco, dette anche magmatiche perché si formano dalla solidificazione del magma.
Il magma è roccia fusa in cui è presente in soluzione una componente gassosa sciolta in essa.
La lava è magma privo di gas.
La caratteristica prima del magma è la viscosità, dalla quale dipende il tipo delle rocce che da esso si formano, e il tipo di vulcano a cui appartiene. L’ elemento che rende il magma viscoso è il silice (SiO2), in quanto i suoi atomi hanno un raggio atomico abbastanza ampio. Più è viscoso un magma e più è lenta la sua velocità di risalita lungo la struttura vulcanica. Un magma che risale lentamente si raffredda lentamente.
Le rocce ignee vengono classificate in:
• Rocce effusive;
• Rocce intrusive;
Le rocce effusive vengono ottenute da magmi fluidi, che si raffreddano velocemente. Esse sono caratterizzate da un basso grado di cristallizzazione. Il basalto (da cui si ottengono i basoli) è un esempio di roccia effusiva.
Le rocce intrusive si formano all’ interno dei vulcani. Derivano da magmi viscosi. Hanno un elevato grado di cristallizzazione. I cristalli sono visibili ad occhio nudo. Si parla di fenocristalli. Un esempio di roccia intrusiva è il granito.
I magmi fluidi danno vita a pietre come la pietra pomice. Essa non ha un vero stato di cristallizzazione, ha una struttura vetrosa e non è un minerale. Essa è un esempio di caso limite di rocce ignee.

ROCCE SEDIMENTARIE
Le rocce sedimentarie hanno una grande importanza economica.
Il processo che porta alla loro formazione è il processo sedimentario. Esso comprende una serie di fasi:
• L’ erosione che dà origine ai sedimenti;
• Il trasporto che spesso li porta molto lontano dal luogo di produzione;
• Il deposito in ambienti di sedimentazione;
• La diagenesi che trasforma i sedimenti in roccia.
Dal momento che le rocce sedimentarie conservano nel loro interno i fossili degli organismi vissuti nelle passate ere geologiche, il loro studio diventa particolarmente interessante per ricostruire la storia di una regione e le modificazioni del paesaggio.
L’erosione può avere inizio grazie a fattori abiotici e fattori biotici.
I fattori abiotici sono fattori non viventi. Cioè, ci si riferisce a fattori come l’azione del vento, la pioggia, la grandine, variazioni di temperatura, escursioni termiche diurne e notturne, l’alternarsi delle stagioni ecc.. La roccia, quindi, è sottoposta a varie tensioni che provocano la loro rottura. Anche il comportamento anomalo dell’ acqua nei passaggi di stato è uno di questi fattori: ghiacciandosi, a 4°C, non si contrae, ma si dilata per formare quanti più legami idrogeno possibili. Tale comportamento comporta che, al successivo variare di temperatura, l’acqua romperà la roccia dall’interno.
I fattori biotici sono fattori viventi. Essi consistono in eruzioni vulcaniche, che distruggono flora e fauna, azzerando e partendo dalla formazione di rocce ignee. Ci sono agenti, i licheni, che disgregano le rocce. I licheni sono pionieri biologici, sono associazioni tra un fungo e un’ alga azzurra che si scambiano a vicenda alcune proprietà. Il fungo preleva acqua e sali minerali e l’alga azzurra fa la fotosintesi clorofilliana. Vivono in simbiosi mutualistica, dunque. I licheni sono i più importanti indici di inquinamento atmosferico perché sono sensibili agli impianti inquinanti. Essi vivono in zone pulite.
Per quanto riguarda il trasporto, queste rocce possono spostarsi lungo l’intera superficie globale, anche tramite i fiumi, dipende dai sedimenti. Il tipo di roccia lascia intendere da che posto possa essere partita.
La sedimentazione è il terzo stadio di formazione, si manifesta a strati. I sedimenti più profondi si sono formati prima di quelli più in superficie. Tramite gli strati, e i fossili da essi estratti, si può studiare l’evoluzione biologica dei viventi. Più uno strato è spesso e più tempo ci ha messo a plasmarsi.
L’ ultimo stadio di formazione è la diagenesi: all’interno del sedimento ci sono spazi vuoti che vengono colmati da sostanze che rendono i sedimenti solidali.
Tutte e quattro le fasi costituiscono il processo diagenetico.
CLASSIFICAZIONE ROCCE SEDIMENTARIE
Le rocce sedimentarie si classificano in tre grosse famiglie:
• Clastiche;
• Organogene;
• Chimiche.
ROCCE CLASTICHE (SEDIMENTARIE)
Le rocce clastiche (il termine deriva dal vocabolo casto = rottura, al contrario di basto = compone) derivano dalla rottura di altre rocce, detriti che si cementano. Vengono classificate in base alla grandezza del sedimento.

GRANDEZZA SEDIMENTO
0,004 mm
0,063 mm
0,063 mm
2 mm
SEDIMENTO SCIOLTO
ARGILLA
SILT
SABBIA
GHIAIA
ROCCIA
ARGILLITE
SILTITE
ARENARIA
CONGLOMERATO BRECCIA
Un particolare gruppo di clastiche sono le piroclastiche. Il loro processo di formazione è sempre quello diagenetico. Esse vengono classificate come segue:
SEDIMENTO SCIOLTO
CENERE FINE
CENERE GROSSOLANA
LAPILLI
BLOCCHI
ROCCIA
CINERITE
TUFO
TUFO A LAPILLI
BRECCIA VULCANICA
Il tufo è un materiale radioattivo.
ROCCE ORGANOGENE (SEDIMENTARIE)
La loro genesi è organica. I loro detriti sono di natura organica, resti di animali o vegetali. Si parla di rocce particolari come il guano. È una roccia i cui detriti sono deiezioni di pipistrello. Viene utilizzata come fertilizzante in agricoltura. Essa è originaria dell’ Argentina e del Cile.
I combustibili fossili sono altre rocce organogene. La loro origine parte dalla sedimentazione nei millenni di foreste di felci che sono state soggette a varie distruzioni, formandosi, così, varie stratificazioni potendo alla formazione di tali combustibili fossili. Essi sono quattro:
• Torba;
• Lignite;
• Litantrace;
• Antracite.
La torba è appartenente ad un’ epoca più recente, mentre l’ antracite ad un’ epoca più remota.
Passando dalla torba all’ antracite aumenta la concentrazione del carbonio.
I giacimenti petroliferi derivano da animali microscopici accumulati nel tempo.
ROCCE CHIMICHE (SEDIMENTARIE)
La loro formazione è costituita dal processo di deposizione chimica dei sedimenti. Quando uno ione, pesente in un fiume, ne incontra un altro sfociando nel mare, si combinano formando un sale che precipita e si stratifica, e tale roccia è per natura insolubile.
Il salgemma, ad esempio, è di natura chimica. Anche la bauxite lo è, e si estrae dall’ alluminio.
ROCCE METAMORFICHE
Le rocce metamorfiche si ottengono per azione di due fattori: temperatura e pressione.
Questi possono agire singolarmente oppure congiuntamente:
• Temperatura + pressione [termodinametamorfismo, o metamorfismo regionale
(es. ardesia)];
• Temperatura (termometamorfismo, o metamorfismo di contatto);
• Pressione [dinamorfismo, o metamorfismo cataclastico (es. marmo)].
Queste rocce si tramutano da un tipo di roccia all’altra senza passare per lo stato fluido, cioè del magma. Se così non fosse sarebbe una roccia vulcanica.
VULCANOLOGIA
ERUZIONI
Un’ eruzione può essere di tipo:
• CENTRALE: dà vita a strutture dette vulcani;
• FESSURALE: Avviene lungo delle lunghe fratture della crosta terrestre. Da esse si formano i plateaux (superficie piana), cioè degli altopiani. Il più importante, per estensione, è l’altopiano del Decan.
• ESPLOSIVA: eruzione caratterizzata dalla fuoriuscita di magma particolarmente ricco di silice.
• EFFUSIVA: eruzione caratterizzata dalla fuoriuscita di magma particolarmente povero di silice.
Il Vesuvio è considerato un vulcano caldera (un vulcano precedente implode su stesso, nella camera magmatica, e da una nuova eruzione si genera una nuova struttura vulcanica). Il vulcano precedente al Vesuvio era il Monte Somma.
Il Vesuvio e l’Etna sono stratovulcani, cioè prodotti da alternanze di eruzioni esplosive ed effusive.
I vulcani di tipo Hawaiano, invece, hanno una pendenza appena accentuata. Quelli Hawaiani sono anche a scorie (danno vita ai piroclasti).
Le eruzioni più violente sono le pliniane e le peleane. Da un’eruzione peleana eruttò una roccia già preformata.
MANIFESTAZIONI SECONDARIE (GASSOSE)
Sono tutte dovute alla dinamica interna della Terra. In Italia, le più significative, si hanno in Toscana, in Lardarello. Si parla dei soffioni boraciferi. Essi sono emissioni gassose provenienti dal sottosuolo con elevatissima temperatura. L’energia geotermica potrebbe dare un contributo, non decisivo, ma importante per risolvere il problema dell’energia.
Il boro è un elemento importante, da esso si è ricavata energia elettrica.
I geyser si trovano in Islanda e negli Stati Uniti. Poi ci sono le fumarole.
I vulcani attivi sulla terra sono 500-600.
I vulcani non sono disposti casualmente sulla superficie terrestre, ma sono localizzati lungo le faglie.
Dalle maree e dalle correnti marine si produce il 15% circa di energia.
SISMOLOGIA
I terremoti sono detti anche sismi. Vengono classificati per natura:
• Tettonica;
• Vulcanica;
• Esperimenti nucleari.
Esistono solo difese passive, come la prevenzione da parte dell’uomo.
Le onde sismiche hanno consentito di riprodurre la struttura interna della Terra.
La teoria del rimbalzo elastico è la più accreditata per la genesi dei terremoti tettonici. Due blocchi di crosta terrestre sono sottoposti a due forze diverse per le quali essi si muovono in direzioni opposte oscillando, e tra di essi si provoca la rottura. Come l’elastico, si propagano one, dette onde sismiche. Il punto dove avviene la rottura e si generano le onde è detto ipocentro. La sua proiezione sulla superficie della crosta terrestre è l’ epicentro.
I terremoti sono fenomeni ciclici. Il tempo che intercorre tra un sisma e l’altro è detto periodo di ritorno. Questo porta alla previsione dei terremoti.
ONDE SISMICHE
L’energia che nasce dall’ipocentro si trasmette nelle zone circostanti in modo concentrico. Le onde scaturite dal sisma sono di tipo longitudinale ed trasversale e si propagano indipendentemente l’una dall’altra dall’ epicentro.
• Onde longitudinali: si trasmettono per compressioni e dilatazioni. La direzione dell’onda e delle oscillazioni sono nello stesso senso. Sono le onde più veloci, con la velocità media di 14 km/sec. Sono onde di tipo P. Onde prime, essendo le più veloci. Attraversano sia solidi che liquidi.
• Onde trasversali: le particelle della crosta terrestre sottoposte al sisma oscillano in modo trasversale, perpendicolare. L’oscillazione è quindi perpendicolare alla direzione de propagazione dell’onda. Sono dette one S. Viaggiano mediamente a 7 km/sec. Attraversano solo solidi.
• Onde L (lunghe): sono il terzo tipo di onde che si propagano dall’epicentro. La propagazione avviene in modo radiale. La loro velocità media è pari a 3,5 km/sec. Questo tipo di onde è l’unico che provoca danni effettivi poiché provoca l’oscillazione del terreno.
MISURARE UN TERREMOTO
Per misurare l’entità di un terremoto si fa appello alla scala:
• Mercalli: tale scala è anche indicata con l’acronimo M.C.S. (Mercalli, Cancani, Sieperg). E’ una scala empirica. E’ costituita da dodici gradi. Serve a misurare l’intensità del sisma.
• Richter: tale scala è più recente della Mercalli. Serve a misurare l’energia del sisma. E’ una scala logaritmica. In essa non esiste un grado massimo perché esso è rappresentato dal sisma più forte che si è avuto.
STRUTTURA TERRESTRE
La struttura interna della Terra è stata oggetto di varie teorie. Essa è formata da crosta, mantello e nucleo. Grazie allo studio delle onde sismiche riguardo alla loro variazione di velocità all’ interno della Terra, gli scienziati hanno potuto affermare che esistono tre zone di discontinuità (zone in cui le onde sismiche subiscono variazioni di velocità):
• Discontinuità di Mohorovicic (situata fra la crosta ed il mantello);
• Discontinuità di Gutenberg (situata fra il mantello ed il nucleo);
• Discontinuità di Lehmann (situata fra il nucleo esterno e quello interno).
La litosfera è costituita dalla crosta terrestre, la discontinuità di Mohorovicic ed il mantello. Il mantello si divide, partendo dallo strato più superficiale a quello profonodo, in mantello superiore, mantello astenosferico e mantello interno. Gli ultimi due non fanno parte della litosfera. Il mantello astenosferico è uno stato fluido, più elastico, del materiale interno terrestre, nel quale si verificano i moti convettivi (causa dello spostamento orizzontale delle placche della litosfera).
Proseguendo verso il nucleo troviamo la discontinuità di Gutenberg e il nucleo esterno (ne segue quello interno) che è più fluido di quello interno e anche in esso avvengono moti convettivi, i quali sono la causa del magnetismo terrestre. Questa è la teoria più accettata dalla comunità scientifica ed è detta dinamoautoeccitante. I moti convettivi dei materiali ferrosi nel nucleo esterno generano un campo magnetico partendo dalla loro energia elettrica.
La temperatura al di sopra della quale un magnete si smagnetizza, in fisica, è detta punto di Curie. Questa temperatura oscilla dai 500°C ai 700°C (dato che varia a seconda dei libri di testo).
La temperatura interna della Terra è di circa 6000°C, per cui viene accettata la teoria della dinamoautoeccitante.
Come intorno a tutti i magneti, intorno alla Terra ci sono delle linee di forza che costituiscono la magnetosfera. Come in una calamita, sulla Terra esiste un polo Nord e un polo Sud magnetico (esistono anche il polo Nord e il polo Sud geografico, ma questi non corrispondono a quelli magnetici). Rispetto ai poli geografici, i poli magnetici sono spostati, lungo l’asse terrestre, di circa 11°. Il Nord magnetico cade nel Canada.
Con una certa periodicità si verifica un fenomeno che vede l’inversione dei poli magnetici. Le linee di forza della Terra non sono simmetriche come quelle di un normale campo magnetico perché, a causa dell’azione del vento solare, le linee rivolte verso il sole sono compresse e le altre sono allungate.
IL CALORE INTERNO DELLA TERRA
Più si va verso il nucleo e più aumenta la temperatura. Il gradiente geotermico prevede che per ogni 100 metri la temperatura aumenta di circa 2-3°C. La valenza di tale gradiente cale fino a pochi km di profondità. Nelle zone di attività vulcanica il gradiente è più accentuato.
La Terra, quando ha iniziò a consolidarsi, conservava al suo interno una certa energia termica (calore primordiale) che ora sta attraversando i vari strati terrestri verso l’esterno.
Ipotizzando una composizione mineralogica degli strati interni della Terra e misurandone la conducibilità termica, il calore primordiale starebbe arrivando in superficie solo ora. La teoria del decadimento degli isotopi radioattivi è la più accreditata per la conducibilità termica.
Questi isotopi sono urano 238 e 235, torio 232 e potassio 240. Quando emettono radiazioni ad alta energia, parte di tale energia genera calore e quindi questi isotopi, fortemente presenti nella Terra, generano un flusso di calore.
Oggigiorno il calore della Terra viene considerato come fonte d’energia rinnovabile.
LA DERIVA DEI CONTINENTI
Bisogna collocare la deriva dei continenti a vavallo tra il 1800 e il 1900. La attribuiamo ad Alfred Wegener. Sipassa da una visione fissista ad una dinamica., influenzando anche le varie teorie biologiche per quanto riguarda l’evoluzione della specie. Tale teoria è andata affermandosi col passare dei decenni, man mano che le carte geografiche si aggiornavano raggiungendo una maggiore attendibilità.
La teoria sostiene che, all’inizio esisteva un unico supercontinente, la Pangea.
La Pangea comincia a frammentarsi nei primi due grandi blocchi nei quali essa si divide: Laurasia e Gondwana.
L’ orogenesi è la genesi delle montagne.
Si ipotizzava che la formazione dei monti era dovuta al raffreddamento della Terra con un conseguente corrugamento. Se tale teoria fosse stata vera, la distribuzione delle montagne sarebbe stata regolare (non casuale).
Successivamente, scoprendo il calore endogeno della Terra, si scoprì, conseguentemente, che il raffreddamento non poteva essere avvenuto. Quindi questa teoria sull’orogenesi, dovuta al raffreddamento, fu abbandonata.
Successivamente, Wegener ipotizzò a supporto della sua tesi vari discorsi:
• Geofisici (misurazioni dirette nel tempo. La Groenlandia sta andando alla deriva e si sta allontanando dall Europa, osservò Wegener, che notò delle variazioni delle onde radio nel tempo [tra due stazioni] dovute all’allontanamento i all’avvicinamento);
• Geologici (i vari continenti potrebbero essere incastrati tra loro come pezzi di un puzzle in quanto le relative coste hanno anche il loro complementare [vedi coste del Brasile e quelle della Guinea]);
• Paleontologici ([Paleos=Antichissimo], in punti sul globo terrestre molto lontani tra loro, troviamo fossili di uguale natura. Questo è spiegato con la teoria dei ponti continentali [erano istmi di terra che avrebbero unito i continenti], però questa teoria fu abbandonata e la teoria della Pangea si affermava sempre di più.
• Paleoclimatici (i carboni fossili, tutt’oggi, si trovano in zone soggette ad un clima caratterizzato da una temperatura bassa. Essi però si sono formati dalla stratificazione delle felci in condizioni di assenza di ossigeno e ad elevate temperature. Ciò comporta che le terre, nelle quali si trovano questi carboni fossili, si sono spostate.
ESPANSIONE DEI FONDALI OCEANICI
In un fondale si distinguono le dorsali medio-oceaniche (catene montuose), i margini continentali, il bacino oceanico, in cui spesso troviamo le fosse oceaniche, e infine degli archi insulari.
Le dorsali si estendono per 80.000 km e vanno dal polo Nord al polo Sud. L’Islanda è una dorsale emersa dagli oceani ed è la prova d’esistenza delle dorsali oceaniche.
La parte centrale di una dorsale è fessurata, fessure larghe anche 2-3 km. Ci sono anche dei tagli longitudinali da cui fuoriesce del magma, proveniente dall’ astenosfera, il quale esce costantemente formando le pendici delle dorsali. La crosta oceanica si rinnova sempre per questo motivo.
Se ci sono punti in cui si forma la nuova crosta oceanica, la vecchia crosta oceanica si allontana costantemente dalla dorsale. La vecchia crosta oceanica subduce ai margini continentali rientrando a far parte dell’astenosfera, lasciando spazio alla nuova crosta oceanica.
Gli organismi marini, morendo, si depositano sul fondale oceanico formando i sedimenti. Tali sedimenti, più si trovano lontani dalle dorsali e più sono remoti, perché la crosta è in continuo movimento.
PALEOMAGNETISMO
La Terra è un enorme magnete.
Esiste il fenomeno dell’inversione dei poli magnetici. Ogni periodo c’è questa inversione.
Le rocce che si formano sono influenzate dal campo magnetico esistente poiché hanno componenti metalliche. Quindi esse avranno lo stesso orientamento magnetico che la Terra aveva al momento della loro formazione. Le rocce coetanee hanno lo stesso orientamento magnetico per cui possiamo dire che questa è la prova della veridicità dell’espansione dei fondali oceanici.
TETTONICA DELLE PLACCHE
E’ una teoria che dà un modello dell’involucro esterno della Terra. Si basa sul fatto che il guscio esterno della Terra è costituito da diverse placche litosferiche (placche). Tali placche sono in continuo movimento le une rispetto alle altre e l’espressione di tali movimenti è la sismicità.
Le fasce sismiche (zone dove statisticamente sono più frequenti i sismi) individuiamo i margini tra le varie placche.
La geografia di tali placche è in continuo mutamento.
Nel primo schema, riprodotto nel 1968, si individuarono sei placche, ma rimane un numero in continua evoluzione.
I margini continentali possono essere:
1. Passivi, costituenti il bordo di oceani in espansione che si allontanano l’uno dall’altro;
2. Trasformi, quelli che procedono in direzione opposta;
3. Attivi, soggetti a movimenti compressivi (facendo emergere le montagne). Le più famose sono le placche Euroasiatica e Indoaustraliana, le quali determinano i monti più alti del pianeta (altopiano dell’ Hymalaya).
ATMOSFERA
I corpi celesti trattengono attorno a sé un involucro gassoso, e tale capacità dipende da una massa critica.
L’atmosfera della Terra è gassosa ed è composta prevalentemente da azoto (71%). Poi dall’ ossigeno (20-21%), da una piccola percentuale di anidride carbonica (0,3%), il gas maggiormente responsabile dell’effetto serra.
Non si può dire che esista un limite dell’atmosfera terrestre.
L’atmosfera può essere divisa in bassa atmosfera e alta atmosfera.
La bassa atmosfera arriva fino a 100 km d’altitudine. Oltre i 100 km d’altitudine comincia l’ alta atmosfera.
Bassa atmosfera= Azoto 78%, Ossigeno 21%, altri gas 1%.
L’atmosfera è formata da sfere concentriche dove il confine tra l’una e l’altra è detto discontinuità.
Il primo strato è la troposfera (la più importante in quanto in essa si svolgono i fenomeni biologici). Essa si modella sulla forma della Terra (geoide), infatti ha uno spessore di 8-23 km. All’ aumentare dell’altitudine diminuisce la temperatura.
Lo strato successivo è costituito dalla stratosfera, preceduta da una discontinuità detta tropopausa. Nella stratosfera la temperatura aumenta con l’aumentare dell’altitudine, perché è presente un gas detto ozono (O3), o anche ibrido di risonanza, molto instabile. La molecola d’ozono è, dunque, un ossigeno triatomico che presenta un primo atomo d’ossigeno legato ad un secondo tramite un doppio legame e ad un terzo tramite un legame singolo. Questa molecola costituisce uno strato a sé (ozonosfera), nell’atmosfera terrestre, e lo collochiamo nel bel mezzo della stratosfera.
L’ozono si forma con una reazione che potrebbe essere riassunta così:
3O2 ↔ 2O3 (L’ozono viene a formarsi come conseguenza dei fulmini).
L’ozono trattiene i raggi U.V. (ultra violetti).
Lo strato d’ozono è meno spesso ai poli poiché anche l’ozonosfera si modella sulla forma della Terra.
L’ozono, filtrando i raggi U.V., li fa penetrare nel giusto quantitativo.
Cercando le cause di tumori alla pelle, hanno attribuito la causa all’eccessiva quantità di raggi U.V. (in quanto agenti mutageni) all’interno dell’atmosfera. Quest’eccessiva quantità è dovuta al buco nell’ozono, il quale è causato dai CFC (cloro, fluoro, carburi), che sono dei gas refrigeranti. L’atomo di cloro arriva nell’ozonosfera, agisce con la molecola d’ozono e la trasforma in ossigeno biatomica.
Esistono due tipi d’ozono, quello buono e quello cattivo.
Il primo è detto ozono stratosferico, il secondo è detto troposferico (troposfera), che ha influenze negative sulla salute dell’uomo (irritazioni alle mucose).
Proseguendo nella successione delle sfere gassose attorno alla terra, dopo la stratosfera troviamo, la stratopausa, la mesosfera (in essa la temperatura scende all’ aumentare dell’altitudine), la mesopausa, la termosfera (in essa la temperatura aumenta all’ aumentare dell’ altitudine), la termopausa e l’esosfera (in cui la temperatura aumenta all’ aumentare dell’ altitudine).
Ci sono altri due strati che si sovrappongono a questi, ma non fanno parte dell’atmosfera non essendo costituiti da materiale gassoso.
Uno è la magnetosfera, l’altro è la Ionosfera (quindi composta da ioni).
Nella zona più alta della bassa atmosfera, e in tutta l’altra atmosfera, molte particelle gassose si presentano sottoforma di ioni.E’ una conseguenza dell’influenza dei raggi U.V., raggi x e raggi cosmici del sole che fanno perdere la neutralità ai gas tramutandoli in ioni.
Gli ioni hanno proprietà che permettono la trasmissione di onde radio.
Le onde televisive, invece, non vengono riflesse dalla ionosfera, ma vengono deviate da vettori artificiali (satelliti).
La magnetosfera è una sfera in cui i campi magnetici fanno sentire i loro effetti.
Le particelle ionizzate, per effetto del campo magnetico, vengono accelerate verso i poli magnetici creando le aurore boreali.
La fascia di Van Allen è costituita da una zona interna ed una esterna. La prima va dai 700 agli 8000 km di altitudine ed è costituita da protoni. Quella esterna è costituita da elettroni di provenienza solare.
I MOTI DELL’ARIA
Il concetto di pressione atmosferica è da integrare con tale argomento.
I moti dell’aria, nella troposfera, vengono considerati sia in senso verticale che in senso orizzontale.
Si hanno masse d’aria calda che salgono e masse d’aria fredda che scendono. Si vengono a creare, dunque, dei moti convettivi (celle convettive).
La scienza che studia i cambiamenti fisici dell’atmosfera è la meteorologia, la quale utilizza uno strumento detto barometro per poter misurare la pressione atmosferica.
La pressione atmosferica diminuisce all’ aumentare di tre parametri:
1. Altitudine, una colonna d’aria che insiste su un punto della crosta terrestra ad elevata altitudine esercita una pressione minore rispetto ad una colonna d’aria che insiste su un punto di altitudine minore;
2. Temperatura, se un corpo riceve calore le particelle che lo compongono si allontanano tra loro, quindi l’aria più si riscalda e più le particelle che la compongono s’allontanano tra loro diminuendo la pressione atmosferica;
3. Umidità, l’aria umida è più leggera dell’aria secca perché il peso molecolare d’una molecola d’acqua, rispetto ai gas, è minore.
LE CARTE DEL TEMPO
Le carte del tempo sono linee isobare, cioè linee curve chiuse che uniscono punti accomunati dalla stessa pressione atmosferica. Esistono aree di bassa pressione e aree di alta pressione.
Area di bassa pressione (area ciclonica): aree caratterizzate da linee isobare concentriche in cui la pressione atmosferica diminuisce sempre più andando verso la linea isobara più interna.
Area di alta pressione (area anticiclonica): aree caratterizzate da linee isobare concentriche in cui la pressione atmosferica aumenta sempre più andando verso la linea isobara più interna.
Nelle zone a bassa pressione, l’aria è più leggera per cui tende a salire su nella troposfera.
Nelle zone ad alta pressione, l’aria è più pesante per cui tende a scendere.
I VENTI
I venti sono il fenomeno meteorologico più evidente all’occhio umano. Siamo abituati a considerarli come movimenti orizzontali di masse d’aria, ma esse compiono anche movimenti verticali.
I venti si generano perché esistono aree con diversa pressione atmosferica.
Nelle zone di bassa pressione, l’aria è più leggera e tende a salire negli strati più alti della troposfera. In quelle ad alta pressione, l’aria è più pesante per cui tende a scendere verso il basso. Questo fenomeno genera i venti.
La caratteristica più evidente dei venti è la velocità, la quale è direttamente proporzionale alla differenza di pressione tra l’area a bassa pressione e l’area ad alta pressione e inversamente proporzionale alla distanza tra le due aree.
In un’area, più le isobare sono vicine tra loro, maggiore è la velocità del vento che si viene a generare.
La velocità si misura con l’ anemometro.
L’ anemoscopio è uno strumento che individua la direzione del vento.
Ci sono masse d’aria che sovrastano i poli del globo terrestre ed altre che stanno all’equatore. Quelle più leggere sono quelle calde (quindi quelle all’equatore).
C’è un movimento fondamentale dei venti per cui, a bassa quota le masse calde dell’equatore tendono a salire lasciando un vuoto colmato dalle masse fredde che scendono dai poli. Si vengono a creare dei veri e propri moti convettivi (celle convettive).
EFFETTO SERRA
L’effetto serra, insieme al buco nell’ozono e alla eutrofizzazione, sono le problematiche ambientali più conosciute.
Se sul pianeta Terra non ci fosse l’effetto serra, la vita sarebbe impossibile, perché ciò implica che non ci sarebbe un’ atmosfera, per cui la Terra avrebbe violentissime escursioni termiche. L’effetto serra favorisce la vita sulla Terra regolando le escursioni termiche quali consentono la vita.
Il problema non consiste nel fenomeno stesso dell’effetto serra ma nel suo aumento.
I gas maggiormente responsabili dell’effetto serra sono l’anidride carbonica, il metano e il vapore acqueo (i gas serra).
Le cause che determinano l’aumento dei gas serra sono antropiche (legate alle attività umane).
Si potrebbe ovviare all’aumento dell’effetto serra estendendo le foreste su aree più vaste.
Un’ultima frontiera per la diminuzione di anidride carbonica coincide con Craig Wenter che lavora sulla costruzione di un batterio sintetico che si alimenta di anidride carbonica e che produce metano (destinato ad un uso energetico).

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