Utopia moderna

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Testo

UTOPIA MODERNA
Introduzione
Una delle peculiarità della storia è che certe epoche conoscono la realizzazione di alcune ambizioni – spesso utopistiche - concepite in epoche precedenti. Ad esempio, da sempre gli uomini hanno desiderato poter volare, e soltanto da non molti decenni il loro desiderio si è realizzato con gli aeroplani; un altro esempio è la “Città del sole” di Campanella e la “New Atlantis” di Bacone, che sembrano un preludio delle odierne Tecnopoli. I progetti di Leonardo Da Vinci, come ad esempio il paracadute o la “macchina tormentaria” sono una realtà concreta. E l’elenco potrebbe continuare fino a riempire volumi interi. Cosa succederà nel Duemila? L’unione dei paesi del mondo tramite reti telematiche (internet) realizzerà, dal punto di vista comunicatico e commerciale se non politico, il sogno di molti sovrani: Alessandro Magno, gli imperatori di Roma, Napoleone…Sempre riguardo ad Internet e commercio, la diffusione di una lingua (inglese) a livello planetario sembra una rivincita sull’umiliazione narrata dalla leggenda della Torre di Babele. La conquista umana di Marte, dopo quella della Luna, contribuirà ad avvicinare gli uomini a Dio (ricordiamo come nell’antichità i pianeti del Sole fossero identificati con gli dei, e come nel Medioevo fossero considerati alla pari delle altre stelle, creazioni divine irraggiungibili per l’Uomo). Le chimere del passato, ma anche le fantasie dei primi romanzi di fantascienza, possono e potranno prendere vita grazie ai “miracoli” dell’ingegneria genetica. Fino a ieri molti sognavano tutto questo, mentre oggi c’è chi teme le imprevedibili conseguenze: il tempo dirà, purtroppo a qualcun altro, chi aveva ragione e perché. Noi ora possiamo solo chiederci quando e se troverà realizzazione la più antica utopia umana, cioè la risposta alle due domande che hanno fatto nascere tutte le religioni della storia: perché l’umanità ed il mondo stesso esistono? E che cosa ci aspetta dopo?
H.G. Well
H.G.Wells nacque a Kent e sino a 17 anni fu apprendista in una ditta di tessuti, ma poi decise di perseguire i suoi interessi culturali e le sue ambizioni letterarie. Nel 1934 Wells, angosciato dalla convinzione che fosse incombente la distruzione della civiltà , si recò negli Stati Uniti e nell’Unione Sovietica, ed ebbe lunghi colloqui con Roosevelt e Stalin sull’argomento che gli stava piu a cuore: la sorte degli esseri umani. Wells è considerato insieme a Verne, il padre della fantascienza. I romanzi The Time Machine e L’isola del dottor Moreau furono considerati i suoi maggiori successi. Egli usò le sue conoscenze scientifiche per costruire storie ambientate in un futuro prossimo o remoto in cui si ipotizzavano le conseguenze – per lo più negative – dell’incontrollato sviluppo tecnico e scientifico e delle tensioni sociali. Se queste storie hanno una netta impronta fantastica e apocalittica, nelle utopie scritte all’inizio di questo secolo come Anticipazioni, La formazione dell’umanità e Un’ utopia moderna, lo scrittore profetizza invece di uno stato mondiale sotto la direzione di una élite di intellettuali e di scienziati: vi si avverte la traccia dei dibattiti socialisti , ma anche il punto d’arrivo di un lungo dibattito sulla funzione dello stato e sul ruolo dell’intellettuale.Wells si cimento anche con successo nei romanzi (La sotia del signor Polli, Kipps..), nei quali in tono ironico e disinvolto egli racconta il fallimento delle aspirazioni dei protagonisti. La mente all’estremo delle sue risorse (1945) é l’ultimo messaggio di un uomo e di un profeta che vedeva crollare le sue illusioni di fronte allo scoppio della bomba atomica.

La macchina del tempo
Pur avendo più di cento anni, La macchina del tempo di H.G. Wells è tuttora un romanzo straordinario. Racconta la storia d uno scienziato/avventuriero senza nome dell'età vittoriana che costruisce una macchina del tempo, di forma vagamente simile a una bicicletta, per mezzo della quale potrà esplorare il futuro remoto e scoprire che l'umanità si è ormai degradata nelle due razze degli Eloi e dei Morlock. Il viaggiatore nel tempo torna nella sua epoca, sul finire del XIX secolo, per lasciare una prova della sua esperienza; quindi il romanzo si conclude con il protagonista che risale sulla sua macchina per un nuovo viaggio... dal quale non farà ritorno.
L’ISOLA DEI PINGUINI di Anatole France
L’ile des pingouins è un racconto fantastico scritto dal parigino Anatole France (1844-1924) e pubblicato nel 1908.
L’opera è suddivisa in vari libri:
- nel primo libro “Le origini”; (rifacimento di antiche leggende bretoni) France narra la straordinaria avventura di San Mael il quale, trasportato miracolosamente nelle regioni iperboree, scambia una massa di pinguini per uomini e li battezza. Nel Tribunale del Paradiso si decide, per esigenze telologiche, di trasformare tutti quei palmipedi in uomini. Ilsanto trasferisce poi l’isola dei pinguini nei pressi dell’antica Armonica e cerca di civilizzarli, senza però poter evitare la penetrazione ed il dominio di Satana . Nasce così la nazione pinguina, che simboleggia la Francia.
- Nel libro secondo “I tempi antichi” giocano Dragoni ed Oberose intorno all’eroe Draken, fondatore della dinastia Draconida (quella Borbonica); inizia l’epoca feudale.
- Nel libro terzo si susseguono le vicende della Pinguinia nel Medioevo e Rinascimento.
- Nel libro quarto i tempi della Rivoluzione.
- Nei libri quinto, sesto e settimo le vicende della storia contemporanea, in particolar modo del regime liberale della Francia democratica, raccontate attraverso una generalizzazione di tristi e clamorosi episodi di storia e cronaca poco “pulite” (episodio di Madame Ceres, che illustra gli intrighi delle cricche dei politicanti, dell’alta banca
che sboccano in una guerra, rappresentante la futura conflagrazione europea del 1914, prevista da France).
- Nel libro ottavo “I tempi futuri: La storia senza fine” l’ autore accenna agli estremi sviluppi della società capitalista, alle
rivoluzioni collettiviste,al ritorno alle barbarie, come la prima guerra mondiale ed infine tende a consolidare il principio della ripetizione degli errori dell’uomo alla quale esso sembra essere condannato eternamente.
France in quest’opera ha tentato di fare la satira dell’intera civiltà occidentale, prendendo spunto da alcune opere satirico-utopistiche (quelle di Swift e Rabelais ). Purtroppo ciò che emerge principalmente è il consueto scetticismo franciano sulla vera natura della nostra civiltà e il giudizio pessimistico sull’eterno carattere dell’uomo, esasperati fino al grottesco in quest’utopia del sarcasmo. Più che un’utopia vuole essere espressione della necessità di France di miserie, scandali, falsi e colpe che diverrà poi il doloroso preludio dell’adesione del romanziere francese alla rivoluzione russa del 1917-1919.
PETER PAN
(nei giardini di Kensington)
Peter Pan in Kensington gardens è un racconto per fanciulli dello scrittore inglese James Matthew Barrie (1860-1937), pubblicato per la prima volta in un romanzo di Barrie, L’uccellino bianco, e in una commedia sempre dello stesso autore, rappresentata nel 1904 col titolo “Peter Pan o il ragazzo che non voleva crescere”. Nel racconto di Barrie, Peter Pan, fanciullo meraviglioso, fugge dalla casa paterna una settimana dopo la nascita per tornare nel paese delle fate dove resterà eternamente bambino, felice, libero da ogni affetto umano. Egli ora vive nel mondo notturno dei giardini di Kensington, o a “Never-Never-Never land” (il “Paese che non c’è), capo di un gruppetto di bambini caduti dalle loro carrozzine, che Peter salvò dalla morte che nessuno venne mai a ricercare. Peter di notte vola tra le case, ascolta dietro i vetri le favole che le mamme raccontano ai bambini prima di addormentarli. Una sera, trovando la finestra aperta, entra nella camera dove dormono i figli dei Darling: John, Michael e Wendy. Veglia su loro la cagna Nana, la quale aggredisce Peter e lo fa fuggire tanto precipitosamente che egli lascia la sua ombra tra i battenti della finestra. Ma alcuni giorni dopo, Peter torna a cercare la sua ombra, e trovata sveglia Wendy, la persuade a seguirlo a Never-Never-Never land, dove ella farà da mammina a tutti i ragazzi senza mamma. Con Wendy anche John e Michael imparano a volare e seguono Peter Pan nell’isola incantata, dove combatteranno contro pirati, belve, pellirosse e sirene. Il loro più temibile nemico è il capitano Hook, così chiamato perché, avendo avuto una mano mozzata da Peter in combattimento, l’ha sostituita con un uncino di ferro (“hook”) che è divenuto una terribile arma contro i suoi nemici; il peggiore dei quali è un coccodrillo, che ingolosito dalla mano mozzata vorrebbe ora divorare l’intero capitano; se nonché il mostro ha inghiottito anche un orologio il cui ticchettio dentro lo stomaco denuncia sempre la sua presenza e gli rende così impossibile le imboscate. Il soggiorno di Wendy nell’isola compie la felicità dei ragazzi che avevano bisogno soltanto delle sue cure, finchè un giorno, Wendy sente il desiderio della sua mamma, e vuole ritornare a casa. Con lei se ne vanno anche gli altri fanciulli, dopo aver sgominato il malvagio capitano Hook, con l’aiuto di Peter che, per trarlo in inganno, imita il ticchettio del fatale orologio. Così Wendy, John e Michael tornano alla loro casa con Peter che, dopo averli accompagnati, vola di nuovo a Never- Never-Never Land insieme alla fata Tinker Bell. A continuazione del racconto aggiunse Peter e Wendy, pubblicato nel 1910. L’eterno fanciullo viene ogni anno a trovare i suoi amici e porta con sé Wendy, per qualche giorno, perché faccia la pulizia di primavera nella casetta dell’isola incantata. Ma i suoi amici perdono poco a poco il divino privilegio della fanciullezza e quando Peter torna, dopo molte primavere, che per lui passano come ore, trova che Wendy ha marito e una bambina e perciò non può più volare a Never-Never-Never Land; al posto suo parte ora la figlia Jane.
Nella figura di Peter Pan l’autore non solo ha creato il mito dell’infanzia, ma ne ha fatto il simbolo del sogno eternamente libero, della felicità avventurosa a cui ciascuno in segreto ritorna anche negli anni più affaticati e delusi.
FAHRENHEIT 451 di Ray Bradbury

L’AUTORE: LA VITA E LE OPERE
Ray Bradbury (scrittore statunitense), nato dell’Illinois a Waukegan, nel 1920 è vissuto soprattutto a Los Angeles. A quest’autore viene comunemente ascritto il merito di aver dato alla fantascienza quella che si chiama dignità letteraria. Fin dai suio esordi – il primo racconto è del 1940 – Bradbury si segnala come autore atipico, in quanto esce dai binari della fantascienza tradizionale alla quale “mescola” elementi che sono stati definiti “metafisici”. Molti dei suoi racconti brevi vennero pubblicati su note e diffuse riviste di prestigio a partire dal 1944. Per questa sua attività ottenne anche dei premi letterari (l’ambito O.Henry Prize nel 1948 e poi il premio Benjamin Franklin nel 1954) oltre che un riconoscimento dell’Institute of Arts and Letters. Fanno parte della mai interrotta attività i produzione di racconti brevi, la stesura di commedie in un atto (pubblicate nel 1964 con il titolo “Il mondo di Ray Bradbury” – in edizione originale “The world of Ray Bradbury) e la produzione di versi – pubblicati nel 1969. E’ del 1977 la curiosissima raccolta di poese dal titolo “Where Robot Mice and Robot Men run Round in Robot Towns” cioè “Come fu che i topi-robot e gli uomioni-robot percorsero in lungo e in largo le città-robot”. Tra i racconti del nostro autore si segnalano quelli riuniti in “the Autumn People” – “il popolo dell’autunno” – (1965), “Tomorrow night” – “Domani a mezzanotte” (1966) e “Long after Midnight” – “Molto dopo mezzanotte” (1976), raccolte nelle quali è compendiato il meglio della produzione di racconti brevi di Bradbury. I suoi racconti e romanzi, “The Martian Chronicles (“Cronache marziane”,1950), “The golden Apples of the Sun (“Le aureole del sole”, 1953), “Fahrenheit 451” (1953), “The Machineries of Joy” (“I macchinari della gioia”, 1964), “I sing the Body electric (“Io canto il corpo elettrico”, 1969), “The Halloween Tree” (“L’albero d’ognissanti”, 1979), hanno introdotto nel genere fantascientifico, qui all’apice della sua dignità formale, una vena di criticà umanitaria della società americana, delle sue tendenze inteolleranti e materialiste e dell’uso oppressivo della tecnologia.

FAHRENHEIT 451
Sullo sfondo di uno scenario fantascientifico, l’autore in questo romanzo proietta e racconta le paure, le ansie, le pessimistiche previsioni dell’uomo del suo tempo, che è anche il nostro tempo: l’incubo di un’insensata guerra atomica, l’impressione di un appiattimento e impoverimento generali indotti dalla cultura e dalla civiltà di massa, la certezza di un diffondersi di un lavoro sempre più ripetitivo e meccanico; e poi la violenza gratuita e il vandalismo come naturale corollario di certi modi del vivere, l’angoscia dell’alienazione, della incomunicabilità, la coscienza di essere sommersi dalle informazioni della realtà, il senso oscuro di disagio e di oppressione dell’individuo che si sente schiacciato da chi esercita il potere e dalla società stessa…
La Facoltà e gli studi umanistici e letterari sono stati eliminati : letteratura, filosofia e sociologia generano pensieri malinconici, mentre i cittadini di questo stato, i membri di questa società “devono” essere felici. Leggere o possedere un libro è reato, perché chi legge è un diverso, mentre in questa società “ogni essere umano” è “a immagine e somiglianza di un altro”. Il lettore è un deviante, un elemento potenzialmente pericoloso da eliminare, come il pedone che cammina per poter osservare da vicino ciò che agli automobilisti sfugge, come la ragazza che ama la natura, che ama discutere, che ama chiedersi perché di ogni cosa. Il protagonista, Montaag, è un personaggio che si “costruisce” nel corso della narrazione; il Montag dell’epilogo sarà un Montag opposto al Montag dell’esordio, un uomo dalla sensibilità e dalla personalità più completa e sfaccettata. In una trama che può essere definita “di maturazione”, i personaggi che interagiscono con “l’eroe”, sono aiutanti o persecutori/oppositori.

TRAMA
Una città fredda e anonima; le strade percorse da bolidi sfreccianti; il boato minaccioso degli aerei da guerra che si alterna all’urlo delle sirene delle Salamandre. Questi veicoli sono gli automezzi dei Vigili del fuoco che, in uno scenario di fantascienza, si recano in una abitazione per darle fuoco. Qui sono stati rinvenuti, su denuncia anonima, dei libri. E in questa società repressiva, priva di valori, possedere libri e leggere è un reato. Tra i Vigili del fuoco c’è Montag, già scosso nelle sue certezze di obbediente e fedele esecutore. Fahrenheit 451 è la storia della progressiva presa di coscienza che porterà Montag alla ribellione nei confronti della società in cui vive. Pur inseguito dal mostroso segugio meccanico, egli riuscirà a fuggire e ad unirsi agli uomini libro, un ridotto gruppo di uomini che, mandato a memoria ognuno un capolavoro della letteratura, intendi così’ preservare la cultura dalla distruzione. Poi, la guerra finale, guerra totale, devastatrice: il cataclisma generatore che, distruggendo il mondo e la società preesistenti, eliminando i “cattivi” ed i “pericolosi” e laciando sopravvivere i “buoni”, apre uno spiraglio alla speranza
L’ISOLA DEL GIORNO PRIMA
di Umberto Eco
Il riassunto
Roberto de la Grive, tra il luglio e l’ agosto del 1643, a seguito di un naufragio, vaga per giorni su una zattera finché trae salvezza arrampicandosi su una nave, al Daphne che si trova in una baia a circa un miglio da un’ isola. La nave è apparentemente deserta. Man mano che procede nell’ ispezione, osservando l’ ambiente circostante, riprende le sue forze e scrive lettere ad una signora, narrando le vicende presenti e ricordando episodi passati. È sofferente agli occhi, quindi si muove ed agisce solo dopo il crepuscolo. Non sa nuotare sicché si trova nella situazione di "aver fatto naufragio su una nave deserta". A dire il vero la Daphne sembra abbandonata da poco: è ricca di viveri e ha una buona scorta d’ acqua. La Daphne si trasforma in un Teatro della Memoria … ogni tratto gli ricorda un episodio antico o recente della sua storia. Il nuovo mondo è in contrapposizione con il mondo conosciuto; in una sospensione del tempo si avvicendano i ricordi dell’ assedio e della battaglia di Casale. Questa è ambientata nella vicenda della successione al ducato di Mantova (1630 circa) che portò molti guai al Monferrato con una contrapposizione di forze francesi e spagnole.
La conquista di nuove terre, che è nello spirito dell’ epoca, viene paragonata alla conquista della signora. Ne scaturisce il quesito "è amore quello che aspira alla conquista?"; questo alimenta ulteriori riflessioni. Nei ricordi di Roberto emerge la realtà della vita parigina relativa al periodo tra Richelieu e Mazarino, e nelle discussioni di salotto trapelano cognizioni, filosofia, usanze, costumi e letteratura dell’ epoca. Roberto scopre un’ uccelliera con una notevole varietà di pennuti, tra cui provvidenziali galline che depongono uova. Sulla Daphne c’ è anche un orto. Gradualmente riesce a sostenere la luce del giorno e ad osservare il mondo circostante.Si rende conto anche che la nave non è deserta perché qualcuno, a sua insaputa, bagna le piante, trafuga le uova … In un ripostiglio trova numerosi orologi. Poiché è consapevole della strenua lotta fra stati per la ricerca del punto fijo, ovvero dell’ antimeridiano di Greenwich, Roberto si fa cauto.
La Daphne, come la nave su cui egli viaggiava, potrebbe essere stata inviata allo scopo di risolvere un problema tanto importante per gli stati colonizzatori, ovvero il problema delle longitudini.
Seguendo i suoi ricordi, Roberto ricostruisce il viaggio fatto sulla nave Amarilli. Tali reminiscenze sono ricche di informazioni riguardo alle tecniche, ai metodi e ai problemi della navigazione. In particolare ricorda di aver trovato un cane ferito, nascosto alla vista dei passeggeri, oggetto di grave tortura nel tentativo di misurare la longitudine. "… il cane era stato ferito in Inghilterra e Byrd poneva cura a che esso rimanesse sempre piagato. Qualcuno a Londra, ogni giorno e a un’ ora fissa e convenuta, faceva qualcosa all’ arma colpevole, o ad un panno imbevuto del sangue della bestia, provocandone la reazione – forse di sollievo, forse di pena anche maggiore, poiché il dottor Byrd aveva pur detto che con il Weapon Salve si poteva anche nuocere".Finalmente Roberto incontra l’ uomo che condivide la sua esistenza sulla Daphne: è un vecchio gesuita, padre Caspar.Riceve la conferma che la nave era partita dal Mediterraneo, circumnavigando l’ Africa, per raggiungere le Isole Salomone. Nel suo tragitto aveva raggiunto l’ Australia; infine era approdata alla baia. Poiché padre Caspar aveva subito la puntura di un insetto, riportandone una pustola e una gran febbre, l’ equipaggio era fuggito sull’ isola per timore di un contagio e aveva lasciato il vecchio solo sulla nave. I selvaggi dell’ isola avevano successivamente sterminato i marinai ed il capitano. Padre Caspar è dunque rimasto solo. Il suo obiettivo è raggiungere la Specola Melitense che è stata in precedenza montata sull’ isola.Buon discepolo di tale maestro, Roberto scopre il mondo nuovo, con i suoi animali, la sua vegetazione, le sue caratteristiche.Nei vari discorsi emergono ricche informazioni sulle scoperte di Galileo, sulla teoria copernicana e su quella tolemaica. Seguono vari tentativi di raggiungere l’ Isola, per i due naufraghi che non sanno nuotare e che inutilmente si avvalgono di oggetti e stratagemmi. L’ ultimo è la Campana Acquatica: il vecchio si immerge all’ interno della campana.
Roberto cerca invano di vederlo riemergere; formula ansioso varie ipotesi poi si trova a pensare.

" Ma certo, padre Caspar glielo aveva ben detto, l’ Isola che egli vedeva davanti a sé non era l’ Isola di oggi, bensì quella di ieri. Al di là del meridiano c’ era ancora il giorno prima! Poteva ora attendersi di vedere ora su quella spiaggia, che era ancora ieri, una persona che era scesa in acqua oggi? Certamente no. Il vecchio si era immerso nel primo mattino di quel lunedì, ma se sulla nave era lunedì su quell’ Isola era ancora domenica, e quindi egli avrebbe potuto vedere il vecchio che vi approdava solo verso il mattino del suo domani, quando sull’ Isola fosse, appena allora, lunedì …"
Roberto solo e scoraggiato capisce che "l’ unico modo di uscire dalla sua reclusione deve cercarlo non nello Spazio invalicabile, ma nel Tempo". Deve raggiungere l’ Isola per "arrestare l’ orrido incedere del proprio domani". Ormai conscio della sua imminente morte, Roberto libera gli uccelli della Daphne, getta a mare gli orologi per cancellare il tempo, dà fuoco alla nave e si getta in mare. L’ ultimo capitolo è una duplice ipotesi di U. Eco sulla reale fine di una storia che ha lasciato solo le carte di Roberto come unica traccia di sé:
a. Tasman, lo scopritore della terra detta poi Tasmania, punta su una serie di isolette, registrandole a 17,19 gradi di latitudine sud e 201,35 gradi di longitudine. Trova le carte di Roberto e le consegna alla Compagnia delle Indie Olandesi perché è presente il problema delle longitudini. Solo dopo la scoperta del cronometro marino di Harrison le carte sono rese pubbliche.
b. Nel 1789 il capitano, che gli ammutinati del Bounty hanno calato in una scialuppa, giunge sul luogo. Scopre le carte e ne è interessato perché riguardano le Isole Salomone.
Tutto il libro riporta situazioni psicologiche, teorie filosofiche, concezioni del mondo in contrasto dialettico e la conclusione di U. Eco, esaminate le ipotesi a) e b) è che la sua narrazione non abbia una fine degna d’ essere narrata.
Conclusione:
Spesso grandi scrittori e filosofi hanno dato vita a mondi fantastici a volte positivi, a volte negativi. La ou-topos o eu-topos, il non luogo o il buon luogo, è una possibile risposta agli interrogativi dell'uomo, o forse più semplicemente uno spunto di riflessione sul nostro futuro. Quel che è certo è che leggendo questi racconti la nostra mente incontra isole lontane nelle quali rifugiarsi o scappare. Utopia è tutto quello che noi vorremmo essere, è tutto quello che non vorremmo mai diventare.

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