Uranio

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Uranio. Europarlamento: appello per una moratoria sulle armi
Strasburgo, 17 gennaio
L'Europarlamento ha lanciato un appello oggi a Strasburgo per una moratoria dell'uso delle armi all'uranio impoverito. La risoluzione è stata approvata con 394 voti a favore, 60 contrari e 106 astensioni.
Gli eurodeputati hanno anche chiesto all'Ue "la creazione di un gruppo di lavoro medico europeo indipendente, incaricato di esaminare le questioni risultanti dalla possibile relazione fra l'impiego di munizioni all'uranio impoverito e alcuni casi di decesso e malattia fra i soldati" impegnati nei Balcani.
Solana: "Studi non confermano nesso con malattie"
Sempre questa mattina l'ex-segretario Nato Javier Solana aveva riferito davanti all'europarlamento che i primi studi dei paesi Ue non confermano un nesso con le malattie che hanno colpito diversi giovani dei contingenti europei.
Solana, oggi alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza, ha citato in particolare due rapporti elaborati dal Belgio e dal Portogallo. Stando allo studio dell'agenzia federale belga di controllo nucleare, citata dall'ex-segretario Nato, "nessuno dei sintomi clinici presentati corrisponde ad un avvelenamento da uranio".
Uranio. Kosovo,Ciampi ai soldati: "Elimineremo presto dubbi"
Roma, 17 gennaio
Carlo Azeglio Ciampi, in visita a Pristina, ha detto ai soldati italiani che, in merito alle patologie riscontrate e "in particolar modo alle eventuali relazioni con l'uso di munizioni all'uranio impoverito", "i dubbi debbono essere eliminati senza riserve e al più presto". Il testo del breve discorso del capo dello Stato è stato diffuso a Roma dal Quirinale.
"Condivido le vostre preoccupazioni e quelle dei vostri famigliari in relazione alle patologie riscontrate", ha aggiunto Ciampi, rivolgendosi ai soldati italiani che operano in Kosovo. "I rischi di militari e civili, e non dimentico la popolazione locale, debbono essere - ha proseguito - chiaramente definiti ed affrontati con tutte le precauzioni consigliate dalla scienza medica".
Parlando a Pec, nel Kosovo orientale, davanti al contingente militare italiano della KFOR (Kosovo Force, forza di pace a guida Nato), il presidente della Repubblica ha aggiunto: "Sulla pacificazione dei Balcani e sul loro ritorno in Europa, l'Unione Europea, in unità di intenti con l'Alleanza Atlantica, non può fallire: l'insuccesso metterebbe a repentaglio la nostra stessa sicurezza. Siamo sulla buona strada".
Bruxelles, 16 Gennaio
Il Comitato medico della Nato (COMEDS), sulla base di tutti i dati disponibili scambiati nella riunione di ieri a Bruxelles, non è in grado di stabilire "alcun nesso causale" fra l'uso di proiettili all'uranio impoverito e patologie di vario tipo.
E'la posizione ufficiale dell'Alleanza Atlantica, ribadita oggi dal generale belga Roger Van Hoof, presidente del Comitato medico della Nato, che ha sottolineato che nei soldati che hanno prestato servizio nei Balcani non è stato rilevato alcun aumento di casi di leucemia e nei tassi di mortalità rispetto alla restante popolazione militare.
Analisi sui reduci
Van Hoof ha anche annunciato uno screeaning sulle truppe NATO inviate nei Balcani per analizzare il tasso di mortalità per fascia d'età, le patologie ed ogni sintomo atipico. Certo, per Van Hoof non esiste alcuna 'sindrome dei Balcani'. La maggior parte della conferenza stampa, anzi, è stata impiegata per respingere un parallelo tra la sindrome del Golfo e la sindrome dei Balcani, ricordando che nel Golfo non c'era la NATO in quanto tale, e per spiegare che "le patologie ed i sintomi atipici riscontrati tra i reduci dai Balcani sono diversi da quelli dei soldati inviati in altre regioni. E questo - ha assicurato Van Hoof - verrà fuori dallo studio". Ma ogni Paese dell'Alleanza farà il proprio lavoro sulle truppe inviate in missione. Ad un sottocomitato del COMEDS sarà affidato il compito di mettere tirare le fila degli studi nazionali per "dare una risposta alle preoccupazioni della gente sulla salute dei soltati". Al momento, però, Van Hoff assicura che che l'uranio impoverito presenta solo "dei rischi minimi, per far fronte ai quali sono stati previsti dei mezzi di protezione".
Dall'Italia
Soddisfazione per i risultati della riunione di ieri, nei quali si vede l'avvio di una politica sanitaria della NATO, e via libera per il monitoraggio delle truppe italiane. Questa la posizione del governo italiano, citato da Van Hoof, oggi, come origine delle richieste di chiarezza presentate dalla NATO.
Uranio. Minniti ai militari: garantiremo la vostra sicurezza
Sarajevo, 12 gennaio
"Siamo qui per trasmettervi un messaggio di tranquillità, per assicurarvi il nostro impegno a a non tralasciare il minimo dubbio per garantire la vostra sicurezza". Lo ha detto il sottosegretario alla Difesa Marco Minniti rivolto agli alpini del 14mo reggimento Julia della Forza di stabilizzazione della Nato (Sfor) dispiegata in Bosnia.
"In questi ultimi giorni voi e le vostre famiglie siete stati sottoposti ad un indicibile pressione - ha aggiunto Minniti, accompagnato dal sottosegretario alla Difesa americano Rudy De Leon, riferendosi alle notizie sui proiettili ad uranio impoverito - sono qui per dirvi che insieme agli alleati americani seguiamo con particolare attenzione la vostra vita e la vostra salute e ci impegneremo in ogni modo affiché non ci sia alcun pericolo che possa mettere a repentaglio la vostra sicurezza".
Anche a nome del "presidente americano Bill Clinton" De Leon ha ringraziato i soldati italiani per il loro contributo a "mantenere la pace e ad aiutare la ricostruzione economica tanto importante per il futuro". "Per me, come per Minniti, - ha aggiunto - la vostra salute è la cosa più importante". Minniti e De Leon hanno anticipato ad oggi la visita a Sarajevo perché l'aereo non ha potuto atterrare a Pristina dove era prevista un'analoga visita ai contingenti italiano e americano.
Uranio. Esperta USA: è impossibile che causi leucemia
Bruxelles, 12 gennaio
I rischi da esposizione all'uranio impoverito? "Da minimi a inesistenti", e comunque "è fisicamente impossibile" che i resti dei proiettili NATO siano "causa di leucemia". A sostenerlo è una delle massime esperte americane, la dottoressa Naomi Harley, docente di medicina ambientale alla New York University e autrice di diverse ricerche sugli effetti dell'uranio.
Altri i rischi, ma non la leucemia
In una videoconferenza con l'ambasciata Usa a Roma, la Harley ha osservato che "le radiazioni dell'uranio non sono in grado di raggiungere le cellule più in profondità del midollo osseo", quelle che producono la leucemia. Un'esposizione prolungata a grandissime quantità di uranio arricchito, quello più radioattivo usato nell'industria nucleare, può tutt'al più portare "altri tipi di tumori ossei", ma non la leucemia.
Spini: subito mappe dettagliate per la Bosnia
Le polemiche sugli effetti dell'impiego dei proiettili di uranio impoverito, però, continuano, accentuate anzi dai dossier pubblicati da settimanali in cui è evidente che sui rischi di contaminazione per il contingente militare impegnato in Bosnia la NATO aveva informato per tempo il governo italiano.
Sul fatto che le nostre truppe nelle loro missioni in Jugoslavia non venissero avvertite della possibile presenza di uranio impoverito, il presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, Valdo Spini, ha detto che "in sede Nato gli è stato consegnato un documento in cui si legge che già nel primo luglio 1999 tutti venivano avvisati sul fatto che c'erano dei residui di uranio impoverito e che quindi era bene prendere una seria precauzione. Il problema è - ha aggiunto Spini - che ciò ha riguardato il Kosovo. Quando si è andati in Bosnia non si è avuta la consapevolezza di questo tipo di pericoli. Ecco perché ho insistito per avere anche la mappa dei siti in Bosnia. Si potrà così ricostruire anche quanto è avvenuto lì e naturalmente prendere, seppure in ritardo, tutte le necessarie precauzioni".
Cremlino critico
Da Mosca, intanto, rimbalza la richiesta di una conferenza internazionale sugli effetti delle armi all'uranio impoverito. La chiede il ministro della Difesa Igor Sergeyev, convinto che l'iniziativa consentirebbe di mettere a confronto gli esperti di armi e quelli di sanità per capire gli effetti collaterali dei proiettili una volta esplosi. Ma per Mosca polemiche e divisioni in seno alla NATO sono l'occasione per rinnovare forti perplessità sugli interventi armati dell'Alleanza Atlantica nei Balcani.
"Anche dopo la fine del conflitto militare in Bosnia nei Balcani la gente sta morendo: la discussione sulle armi è solo nella fase iniziale" ha detto Sergeyev. Per il momento non è stato trovato alcun caso di contaminazione fra i 3.600 soldati russi impiegati in operazioni di peacekeeping in Kosovo, ma Sergeyev ha sottolineato che ben prima dell'inizio della campagna aerea della Nato, nel '99, la Russia aveva denunciato il pesantissimo impatto ecologico del conflitto.
Timori ellenici: un terzo dei militari torna a casa
Se in Germania le analisi mediche sembrano confermare l'assenza di tracce di uranio nei soldati tedeschi inviati nei Blacani, in Grecia il governo ha informato i suoi militari impegnati in missioni di pace nei Balcani che, se li preoccupa la contaminazione da uranio, possono rinunciare all'incarico. E quasi un terzo dei soldati ha già presentato domanda di rimpatrio.
Nato. Escluso l'uso di proiettili all'uranio impoverito
Bruxelles, 11 Gennaio
Tra i paesi membri della Nato si è preso atto che le munizioni all'uranio impoverito 'non sono da tempo impiegate' nè lo saranno prevedibilmente in futuro: lo ha detto il vicesegretario genrale dell'Alleanza Sergio Balanzino rispondendo a una domanda sulla mancata adozione della proposta italiana per una moratoria. 'Di fatto, ha osservato, l'uso di questi proiettili è totalmente escluso e inesistente'.
Priorità alle indagini
La priorità è stata dunque data in seno alla Nato alle 'indagini e valutazioni' di tipo medico-scientifico sulla eventuale pericolosità di queste armi, 'che viene peraltro respinta non solo dagli Stati Uniti ma anche da altri paesi'.
Uranio impoverito. Nato, Usa e Gb bloccano moratoria
Bruxelles, 10 gennaio
La Nato dice no alla proposta italiana di una moratoria sui proiettili all'uranio impoverito. La decisione dell'Alleanza Atlantica è dovuta all'opposizione espressa ieri, nel corso del Comitato politico a Bruxelles, da Stati Uniti e Regno Unito.
La questione oggi sarà trattata dagli ambasciatori dell'Alleanza nella riunione del Consiglio Atlantico. I diplomatici stanno lavorando per mettere a punto il testo di una dichiarazione comune.
Nel documento è probabile che la Nato solleciterà ulteriori accertamenti sui rischi rappresentati per la salute dall'uranio impoverito.
Albright: problema scientifico non emotivo
Sulla vicenda dell'uranio impoverito è intervenuta ieri anche il segretario di Stato americano Madeleine Albright secondo la quale si tratterebbe di "un problema scientifico, non emotivo". Per questo la Albright ha invitato ad evitare "ogni isteria", ribadendo che non vi sono prove di una pericolosità di quei proiettili per i militari della Nato che operano nella regione e per le popolazioni civili.
Uranio. Mattarella in Senato: accertamenti anche sui civili
Roma, 10 gennaio
Non bisogna creare inutili allarmismi, e i casi segnalati di gravi malattie in qualche modo collegabili al contatto con l'uranio impoverito presente sul terreno bosniaco sono solo una trentina. Ma per il ministro della Difesa, intervenuto questa mattina in Senato, non si può escludere un rischio contaminazione anche per il personale civile impegnato nei mesi scorsi in Bosnia e Kosovo e sono perciò necessari accertamenti medici.
"L'attenzione non va rivolta soltanto verso i militari che sono stati in missione in Bosnia o in Kosovo, ma va anche indirizzata verso il personale civile, a vario titolo impiegato in quella regione" ha dichiarato in aula a Palazzo Madama il ministro della Difesa, Sergio Mattarella, aggiungendo che "si sta procedendo pertanto alla definizione delle modalità per estendere gli accertamenti anche al personale civile".
I casi di patologie, però, ha precisato il ministro, sono stati finora segnalati soltanto tra militari. In particolare, si sono registrati 30 casi di militari che si sono ammalati. Di questi, 21 sono relativi a soldati che hanno prestato servizio in Bosnia o in Kosovo. Sette riguardano persone decedute. Tra questi 21 casi si registra una netta prevalenza numerica di personale che ha operato in Bosnia.
Per Mattarella in questa fase bisogna "evitare notizie prive di seri riscontri" sulla vicenda dell'uranio impoverito. "L'opinione pubblica, italiana ed internazionale - ha detto il ministro - si sta interrogando con legittima preoccupazione e con giusto desiderio di verità e di chiarezza sulle patologie emerse tra i militari che hanno prestato servizio in Bosnia o in Kosovo. Proprio per questo - ha proseguito Mattarella - occorre evitare che si moltiplichino notizie o ipotesi prive di seri riscontri".
Il ministro ha poi fornito una una serie di spiegazioni in risposta a richieste di chiarimento:
1) "Sulla base del diritto internazionale l'uso del munizionamento all'uranio impoverito è considerato legittimo anche perché non vi sono convenzioni internazionali che lo proibiscano".
2) L'uso dell'uranio impoverito in Kosovo era noto perché "la Nato nel maggio 1999 ha fatto sapere di avere utilizzato munizionamento all'uranio impoverito (...) leggo oggi come se si trattasse di una rilevazione che nel '99 gli Usa hanno avvertito gli alleati dell'uso di uranio impoverito in Kosovo e dei relativi possibili rischi: si tratta di una notizia di pubblico dominio da allora".
Mattarella ha negato anche la novità e la presentazione "come uno scoop" lo scambio di lettere tra il segretario generale dell'Onu Kofi Annan e il segretario generale della Nato Lord Robertson del febbraio 2000. "Quella corrispondenza - ha detto Mattarella - è nota ai mezzi di informazione di tutto il mondo da quando si è svolta".
Bruxelles, 10 gennaio
La Nato darà tutte le informazioni sull'uso delle armi all'uranio impoverito in Bosnia, "come specificamente richiesto dal governo italiano" ha detto il segretario generale della Nato George Robertson al termine della riunione del Consiglio Atlantico a Bruxelles.
Robertson ha sottolineato che l'Alleanza ha deciso un "robusto piano d'azione" per rassicurare le opinioni pubbliche sul tema delle munizioni Du (Depleted Uranium).
Allo stesso tempo tempo, Robertson ha ribadito che "non esistono prove sul piano scientifico" di un legame fra queste armi e l'insorgenza di casi di leucemia.
Rpbertson ha anche annunciato che sarà costituito un comitato speciale istituito dalla Nato a studiare le eventuali conseguenze sulla salute dei soldati dell'uranio impoverito utilizzato nei proiettili sparati nelle guerre in Bosnia ed in Kosovo.
"Non ci sono operazioni in corso nei Balcani che comportino l'uso di proiettili all'uranio impoverito" ha poi risposto il segretario generale della Nato George Robertson a chi gli domandava perché la proposta italiana per una moratoria non fosse stata accettata dagli alleati.
Il Senato ribadisce richiesta moratoria
Nonostante la puntualizzazione di Robertson, il Senato ha approvato una risoluzione della maggioranza in cui si impegna il Governo ad "operare nelle opportune sedi internazionali perché, in attesa dell'esito delle verifiche scientifiche per l'eventuale messa al bando delle armi all'uranio impoverito, nel frattempo ne sia comunque sospeso l'uso".
Nel documento - dopo aver sottolineato che "questo tipo di armi può creare seri pericoli per la salute delle persone che si trovano nelle aree colpite e gravi danni all'ambiente" - il Senato impegna il Governo anche "a provvedere, insieme alle istituzioni internazionali, al finanziamento di un piano straordinario di informazione, monitoraggio e bonifica ambientale nell'intera ex Jugoslavia".
Washington, 9 gennaio
Dopo la 'guerra del Kosovo', gli Stati Uniti sollecitarono gli alleati della Nato a prendere precauzioni nel trattare quel che restava sul terreno delle munizioni e altro materiale contaminato che poteva porre problemi alla salute delle truppe.
Un documento, di cui dà oggi notizia il New York Times , metteva in guardia soldati e civili dal toccare le munizioni sul terreno. La notizia dell'esistenza del testo sembra destinata ad alimentare timori e polemiche, dopo le morti sospette di alcuni militari impegnati in Bosnia e nel Kosovo.
Il documento fu pubblicato il 1 luglio 1999
Pubblicato dai capi di Stato Maggiore delle Forze armate degli Stati Uniti e datato primo luglio 1999, il documento di cui il 'NYT' dà notizia suggeriva che il personale che dovesse maneggiare le testate di proiettili anti-carro o entrare nelle carcasse di veicoli colpiti indossasse maschere protettive e avesse tutta la superficie del corpo coperta. Gli uomini cui toccavano i compiti di bonifica più pericolosi dovevano essere sottoposti a controlli clinici.
Secondo il quotidiano, il documento venne distribuito ai militari dei Paesi coinvolti nella campagna del Kosovo e "Germania, Francia e altri Paesi -viene esplicitamente citata anche l'Olanda, ndr- trasmisero l'avvertimento ai soldati", in qualche caso con specifiche raccomandazioni.
Sale a 4 il numero dei soldati morti di cancro in Spagna
Il numero dei soldati spagnoli morti di cancro dopo aver prestato servizio in Bosnia è salito a quattro dopo l'individuazione del caso di Raul Hernandez, vittima di un cancro al rene.
In ogni caso, il ministero della Difesa ha negato che ci sia un legame con l'esposizione all'uranio impoverito. Il ministero ha comunque cominciato a fare esami medici ai 32.000 militari spagnoli che hanno prestato -o prestano tuttora- servizio in Bosnia.
A febbraio il parere dell'Euratom
Il gruppo di esperti per la protezione da radioattività previsto dal Trattato Euratom, composto da scienziati rappresentativi dei Quindici Stati membri, è stato incaricato dalla Commissione Ue di giungere a un "parere scientifico" sulle conseguenze dell'utilizzo dell'uranio impoverito. La conclusione del lavoro - che consisterà nell'analizzare tutti i dati e i documenti già esistenti sulla materia - è prevista entro un mese, all'inizio di febbraio. La decisione è stata presa oggi dalla riunione dei capi gabinetto dei commissari Ue all'ambiente, alle relazioni esterne, all'energia e ai consumatori.
Roma, 9 gennaio
Non esistono prove che le munizioni all'uranio impoverito usate nei Balcani abbiano causato la leucemia in alcuni militari delle forze di pace. A dirlo, dopo gli esperti dell'Oms, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, è stato ieri il segretario di stato Usa Madeleine Albright.
"Non c'è assolutamente prova di una connessione. Anche noi abbiamo forze nella regione, e ci saremmo preoccupati", ha affermato ieri la Albright dopo un incontro con il segretario generale dell'Onu Kofi Annan al Palazzo di vetro dell'Onu. "La Nato sta studiando la questione, comunque, per essere cauta. Ma queste sono le munizioni standard che vengono usate", ha aggiunto Albright, ribadendo così la posizione del Pentagono, che ha negato più volte che le munizioni all'uranio impoverito siano una minaccia alla salute di militari o civili.
La posizione italiana
"Chiediamo - ha anticipato ieri sera il ministro della Difesa Sergio Mattarella a Bruno Vespa - che ci sia condivisione piena dentro l'Alleanza per l'utilizzo di queste armi e di evitare di adoperarle finché non si è certi dell'assenza di pericolosità da inquinamento".
"Sono convinto che per lo stesso motivo per cui l'Italia non ha questo tipo di munizionamento, sarebbe bene che non lo avesse nessuno", ha aggiunto Mattarella, spiegando perché il governo italiano chiederà oggi al Consiglio politico dell'Alleanza Atlantica una moratoria sull'uso dei proiettili ad uranio impoverito.
E se la Nato non dovesse accogliere la proposta italiana?
"Inutile fare scenari prima che questi si presentino -ha detto Mattarella - non ragioniamo su ipotesi. Se dicessimo ora quello che faremmo nel caso di risposta negativa finiremmo solo per indebolire la posizione da noi assunta".
Nato al lavoro
Sui proiettili all'uranio impoverito, l'Italia spera di avere domani, se non già oggi, le prime risposte alle richieste presentate all'Alleanza Atlantica il 21 dicembre scorso ed negli ultimi giorni trasformate in proposte più dettagliate.
Alla riunione del Comitato politico della Nato l'Italia presenta oggi un documento con una serie di richieste in vista dell'incontro formale degli ambasciatori dell'Alleanza in programma domani. Secondo quanto si è appreso, il documento - che orienterà la discussione fra i diplomatici dei 19 paesi membri - è strutturato, oltre che sulla richiesta di moratoria per i proiettili all'uranio, su due filoni fondamentali:
Roma, 9 gennaio
La commissione Difesa della Camera ha dato il via libera ad una indagine conoscitiva sulla vicenda dell' uranio impoverito.
L'ufficio di presidenza della commissione - accogliendo la proposta del presidente, Valdo Spini - ha deciso oggi all' unanimità di chiedere, a norma di regolamento, il varo dell'indagine al presidente della Camera, Luciano Violante.
"Quando Violante darà il suo parere favorevole - ha detto Spini - partiremo con l' indagine che si dovrà concludere entro il 15 febbraio
Roma, 8 gennaio
"Sulla base dei nostri studi e delle prove che abbiamo raccolto, è improbabile che i soldati in Kosovo e Bosnia abbiano corso un alto rischio di contrarre la leucemia dall'esposizione alle radiazioni dell'uranio impoverito". Queste il passo più significativo della conferenza stampa di oggi dello specialista dell'Oms Michael Repacholi.
Rapporto scettico
Illustrando le conclusioni preliminari di un rapporto che sarà presentato il mese prossimo, il medico australiano ha rilevato che recenti studi mostrano che nella peggiore delle ipotesi le esposizioni dei militari nei Balcani sono la metà di quelle che avvengono nell'industria dell'uranio. Anche dopo l'incidente nucleare di Cernobil, in cui un milione di persone fu esposto alle radiazioni, ha sottolineato Repacholi, coordinatore Oms per la sicurezza dell'ambiente e del lavoro, non si ravvisarono aumenti dei casi di leucemia. E il disastro ucraino rappresenta ad oggi il test più probante perché la malattia non si manifesta di norma prima di 10-15 anni dall'inalazione delle particelle radioattive.
Neppure negli ospedali civili del Kosovo si registra un aumento dei casi di leucemia, spiegano gli esperti dell'Oms, anche se ci sarà bisogno di altre ricerche per fornire una conclusione certa sui rischi di tumore. "Servono studi dettagliati per determinare il numero di soldati esposti alle radiazioni, la quantità di uranio impoverito usata, quanto se ne trova in superficie e quanto sottoterra... Respirare particelle finissime potrebbe comportare un teorico rischio di cancro", ha sottolineato un altro esperto Oms, Daniel Tarantola.
Chi è in pericolo
L'allarme uranio, comunque, resta. L'Oms lo ribadisce per i rischi corsi dai bambini che giocano in aree colpite da bombardamenti all'uranio e invita i soldati che si siano portati a casa frammenti di proiettili per souvenir a disfarsene in modo rapido e sicuro.
L'iniziativa parlamentare dei Verdi
Proprio il timore di conseguenze nocive sulla salute della popolazione jugoslava esposta ai rischi di contaminazione nei prossimi anni ha spinto i Verdi a chiedere al governo italiano di adoperarsi per "un intervento internazionale per aiutare le popolazioni civili dell'ex Jugoslavia, le maggiori vittime della guerra di fronte ai gravi problemi causati dai proiettili all'uranio impoverito". Tra le altre richieste avanzate, anche il finanziamento di un piano di monitoraggio e bonifica delle zone contaminate, la messa al bando di questo tipo di munizioni e un'indagine sugli effetti dei bombardamenti sugli impianti chimici effettuati durante la guerra nei Balcani. I deputati Verdi chiedono anche una "informativa puntuale, dettagliata e in tempo reale sui sistemi d'arma usati durante le operazioni militari Nato". Gainni Mattioli sottolinea il "danno gravissimo che si è prodotto sui territori interessati da questi bombardamenti per popolazioni per le quali si dichiarò l'intento dell'ingerenza umanitaria".
Indeboliti dai vaccini?
Sul caso 'uranio impoverito' è da registrare anche una tesi nuova quanto allarmante, sostenuta dai senatori di Alleanza nazionale Ettore Bucciero e Luigi Caruso. Per questi ultimi sono i vaccini, e non la contaminazione con proiettili di urnaio, l'origine di numerosi casi di leucemia tra i soldati e i bambini nei Balcani.
"Mentre tutti si affannano ad imputare alla Nato, agli Usa, e al ministero della Difesa responsabilità ed omissioni sulla cosiddetta 'sindrome dei Balcani' - sottolineano i due senatori di An - sta invece emergendo una realtà più drammatica e vergognosa: il ministero e l'Istituto superiore di sanità omettono di rendere noto che la vera causa sono i vaccini. Perché l'istituto e il ministero sanno da tempo dei migliaia di casi clinici in osservazione e dei 600 casi che hanno dimostrato la stretta relazione tra l'impiego dei vaccini e l'insorgenza di gravi danni alla salute".
In particolare, sostengono Bucciero e Caruso, "nessuno ha detto che i militari sono stati sottoposti ad una micidiale raffica di vaccini che, tra obbligatori e facoltativi (ma consigliati), ammontano a 35 e a 40, senza peraltro che tra l' una e l'altra inoculazione, in molti casi, sia stato rispettato l'intervallo prescritto".
Londra, 6 Gennaio
Le munizioni all'uranio impoverito possono costituire un grave pericolo per la salute dell'uomo. Di fronte a questo allarme, pronunciato da un funzionario del Programma per l'ambiente delle Nazioni Unite (Unep), il Parlamento britannico si prepara a chiedere un'inchiesta urgente in materia al Governo di Tony Blair.
Eppure, non solo l'Unep ha scoperto tracce di sostanze radioattive in 8 degli 11 siti-campione in Kosovo sui quali ha compiuto test dopo i bombardamenti del '99 con armi all'uranio impoverito, ma ha espresso chiaramente i suoi timori.
Il capo del gruppo Unep che ha realizzato le analisi, Pekka Haavisto, ha espresso le sue preoccupazioni durante un'intervista alla Bbc.
A rischio la popolazione civile
Il funzionario ha anzitutto invitato alla cautela tutte le persone coinvolte nelle operazioni di bonifica di guerra. Haavisto, inoltre, non ha nascosto la sua sorpresa nel trovare per terra, in alcuni villaggi del Kosovo, parti di armi all'uranio impoverito un anno e mezzo dopo la fine del conflitto. La popolazione civile, ha quindi detto, corre rischi concreti. "Può succedere che, giocando in quelle zone, i bambini raccolgano i resti" delle armi; "anche gli adulti stavano raccogliendo alcuni ricordi della guerra per esibirli nelle loro case - ha proseguito Haavisto - Così si crea una fonte di radioattività".
L'inchiesta britannica
In questo quadro, il parlamentare laburista Bruce George - presidente della Commissione Difesa alla Camera dei Comuni - ha esortato il ministero della Difesa ad avviare un'inchiesta urgente sull'impatto di queste armi sulla salute delle truppe.
Il Governo, ha intanto rivelato oggi il quotidiano Daily Telegraph, conosceva da 10 anni i rischi potenziali dell'uranio impoverito sulla salute dei propri soldati.
Sono 14 i militari italiani colpiti
Sei sono morti, ma sui numeri bisogna fare attenzione, mentre sono in corso accertamenti. La messa in guardia viene dal maresciallo Domenico Leggiero, dell'Osservatorio per la tutela del personale militare. L'ultimo caso è un sottufficiale ammalato di cancro ai polmoni. Intanto fonti militari hanno segnalato che 3 degli 8 siti in Kosovo in cui l'Onu ha rilevato tracce di radioattività sono nella zona sotto il controllo dei soldati italiani. Tuttavia, è stato precisato, il livello di radioattività è molto basso.
Soldati Usa in Kosovo lo usano ancora
I soldati del contingente americano presenti in Kosovo continuano a disporre di armamenti all'uranio impoverito. Lo si afferma in un comunicato del comando americano della Kfor (la forza di pace a guida Nato) diffuso a Pristina. Nel comunicato si afferma che l'uranio impoverito è presente nelle munizioni anticarro - simili a quello impiegato nel corso dei bombardamenti del 1999 -, e anche sui carri armati M1A1 Abrams.
Fonti ufficiali della Nato hanno ribadito più volte che l'uranio impoverito costituisce per le truppe un materiale "a basso rischio". Munizioni dello stesso tipo sono in dotazione anche agli eserciti francesi e russi, ma non si sa se rientrino nella dotazione dei loro contingenti attualmente impiegati nella forza di pace in Kosovo.
Londra, 7 gennaio
Munizioni con uranio impoverito come quelle sospettate di avere provocato la leucemia nei soldati inviati nel Balcani sono state impiegate nei campi di tiro durante esercitazioni militari in Gran Bretagna. Lo ha rivelato il ministero della Difesa britannico.
Il governo britannico minimizza i rischi
Secondo un portavoce del ministero, il governo di Londra non ha alcuna ragione di pensare che queste munizioni mettano in pericolo la salute dei soldati e quella dei civili che abitano nelle zone bombardate. I campi di tiro, dove sono state usate le munzioni all'uranio impoverito, si trovano nelle contee di Cunbria e Solwey Firth. Le manovre - è stato precisato - sono state controllate dalla Agenzia per la sicurezza sanitaria.
Per l'OMS in Kosovo nessun aumento leucemia E intanto, in relazione alla cosiddetta "Sindrome dei Balcani", funzionari dell'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) hanno avuto assicurazione dai medici locali che non vi è stato alcun aumento di casi di leucemia in Kosovo. L'OMS tuttavia sottolinea che questo dato non è il risultato di un'indagine scientifica, ma emerge dalle informazioni raccolte dai medici locali sui casi di leucemia dal 1997 al 2000.
Preso d'assalto numero verde Esercito
Dall'inizio della vicenda dell'uranio il numero verde, messo a disposizione dallo Stato maggiore dell' Esercito per informare le famiglie dei militari impegnati nelle missioni all'estero, è stato preso d'assalto.
Sono migliaia le chiamate che arrivano ogni giorno al numero 800228877, attivo dalle 8 alle 16,30. Fuori di questo orario è in funzione una segreteria telefonica sulla quale è possibile registrare messaggi e richieste di informazioni.
Mosca, 7 gennaio
Non facendo alcun cenno alla devastante guerra condotta dall'esercito russo il Cecenia, Vladimir Putin ha attaccato con forza gli attacchi condotti dalla Nato contro la Jugoslavia durante la guerra del Kosovo.
"Che si tratti di armi all'uranio impoverito o meno, è assolutamente inammissibile l'uso della forza in Jugoslavia e in Europa in generale" ha detto il presidente russo all'aeorporto moscovita di Vnoukovo accompagnando il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder.
"Per quanto riguarda la polemica delle armi all'uranio, Putin ha detto che "abbiamo ancora troppo poche informazioni per arrivare a delle conslusioni ma il fatto stesso che si siano comunuqe usate delle armi è negativo"
Roma, 6 gennaio
Il Ministero della Difesa ha deciso di far effettuare ai militari italiani impiegati nei Balcani accertamenti di tipo radio-tossicologico. Per i militari italiani "saranno effettuati accertamenti di tipo radiotossicologico in relazione al verificarsi di casi particolari che diano motivo di ipotizzare esposizione di personale ad uranio impoverito".
La misura è contenuta nel protocollo con il quale la Sanità militare ha definito, "in modo univoco", gli accertamenti ai quali deve sottoporsi - prima della partenza ed al rientro - il personale destinato ad impieghi operativi all'estero. Agli accertamenti potranno sottoporsi, a loro richiesta, gli ex militari che hanno prestato servizio nei Balcani.
"Per quanto riguarda in modo specifico le missioni in territorio balcanico - precisa un comunicato - le misure stabilite dal protocollo, applicate al personale inviato in teatro, saranno estese anche a tutti i militari che hanno prestato servizio nei Balcani in passato, ivi compresi, a loro richiesta, quelli che hanno lasciato il servizio".
Il protocollo indica gli esami di laboratorio cui si dovranno sottoporre i militari, qualunque possa essere il teatro del loro impiego.
Continua emergenza in Europa
Sarebbero almeno otto i casi di cancro sviluppatisi negli ultimi mesi tra soldati e volontari spagnoli che hanno operato in Kosovo o in Bosnia. Uno di questi malati, un soldato che era di stanza in Macedonia, ma che effettuava frequenti missioni in Kosovo, è morto.
Per quanto riguarda gli altri sette, sei sono militari ed uno un volontario di organizzazioni umanitarie. E' quanto scrive oggi con rilievo il quotidiano spagnolo 'El Mundo'. Il giornale cita tra le fonti di tale notizia l' 'Ufficio di difesa del soldato', un'associazione che si batte per il miglioramento delle condizioni di vita dei militari.
Tale associazione, dal canto suo, parla di 20 casi sospetti tra i veterani del Kosovo e della Bosnia: non solo cancro, ma anche gravi problemi dermatologici ed intestinali.
La Bundeswehr, l'Esercito tedesco, indaga sul soldato che - secondo la Bild di oggi - avrebbe contratto la leucemia durante una missione in Bosnia nel 1997.
Come ha detto un portavoce del ministero della Difesa a Berlino, i militari tedeschi impegnati finora nei Balcani sono stati circa 50 mila, e statisticamente è possibile che in una tale grande quantità di soldati si siano verificati casi di leucemia. Il portavoce ha aggiunto che nella regione di Mostar - dove il militare in questione ha prestato servizio fra l'agosto e il novembre 1997 - non sono stati impiegati dagli americani proiettili a uranio impoverito, e non ha per questo escluso che il soldato abbia stazionato in altri luoghi della Bosnia.
E ora rispunta la guerra del Golfo
E' convinto che la sua situazione "sia da collegare alla permanenza in Iraq": il calvario di un ex paracadutista di leva della Folgore, che nel giugno '91 fu impegnato per sette mesi in una missione nell'Iraq settentrionale, è stato portato all'attualità dalle vicende dell’uranio impoverito.
Al ritorno in patria, al giovane parà fu diagnosticato un tumore al sistema linfatico che lo ha portato, in quasi nove anni, a quattro interventi chirurgici per la rimozione di 18 linfonodi, ad un autotrapianto di midollo e a tre cicli di chemioterapia.
Il giovane, che oggi ha 29 anni e vive in Valassina, nei pressi di Erba (Como), in un'intervista al quotidiano 'La Provincia' di Como, ha collegato i suoi mali alla sua permanenza in Iraq, al confine con la Turchia, tanto che ora ha presentato istanza al Ministero della Difesa per il riconoscimento della malattia per causa di servizio.
"Mi sono convinto - ha detto l'ex paracadutista al quale è stata riconosciuta l'invalidità totale al lavoro - che la mia situazione sia da collegare alla permanenza in Iraq quando, in coincidenza con l'insorgere della malattia, si comincio' a parlare di numerosi morti di tumore tra i militari americani". E ha ricordato che "loro, a differenza di noi italiani, in terra irachena erano in migliaia".
"Ricordo - ha spiegato l'ex militare - che all'inizio della malattia si disse che forse era l'effetto dei gas che gli iracheni avevano usato contro i kurdi. Ma ora mi sembra che la verità cominci a venire a galla".
Roma, 5 gennaio
Scatta l'allarme in Europa per la vicenda dell'uranio impoverito. Dopo le 4 morti sospette in Francia, un soldato spagnolo ha un cancro al sangue, un militare greco colpito da leucemia. Test a tappeto in Portogallo
Il debutto della Spagna
Un soldato spagnolo che faceva parte della forza di pace inviata nell'ex Jugoslavia si trova attualmente ricoverato nell'Ospedale Universitario di Salamanca (ovest del paese) sofferente di un cancro al sangue (non una leucemia).
Le autorità dell'ospedale non hanno voluto diffondere l'identità del soldato, ma fonti militari citate dall'agenzia Efe sostengono che apparteneva all'unità numero 11 dei genieri dell'esercito, che ha effettuato sei missioni in differenti zone della Bosnia Erzegovina.
Finora esiste solo un caso confermato di soldato spagnolo morto a causa di una leucemia dopo aver fatto parte della missione militare di pace nell'ex Jugoslavia: si tratta di Antonio Gonzalez Perez, di 22 anni, morto a Saragozza nello scorso ottobre, tre mesi dopo il suo rientro dai Balcani.
Il ministro di Difesa spagnolo, Fedrico Trillo, ha ribadito oggi che non esiste alcuna prova che dimostri l'esistenza di un nesso fra queste malattie e l'esposizione alle radiazioni prodotto dalle munizioni con uranio impoverito usate nei bombardamenti Nato sull'ex Jugoslavia
Primo caso anche in GB?
Un ex soldato inglese rientrato nel 1996 dalla Bosnia potrebbe essere la prima vittima della 'sindrome dei Balcani' fra le truppe di sua maesta' britannica.
Kevin Rudland, 41 anni, in un'intervista alla BBC, ha raccontato che sei mesi dopo il ritorno in patria ha cominciato a sentirsi male: soffre di stanchezza cronica e osteoartrite, ha perso denti e capelli e ha gravi problemi intestinali. Finora i medici non sono riusciti a trovare la causa del deterioramento fisico e lo stanno sottoponendo a sedute di psicoterapia.
"Soltanto nell'ultimo anno ho scoperto che la mia malattia potrebbe essere stata causata da esposizione ad uranio impoverito", ha detto Rudland, sollecitando il governo a fare uno screening fra i soldati che hanno partecipato alle missioni in Bosnia e Kosovo.
Un portavoce del ministero della Difesa, commentando l'intervista, ha ribadito la posizione già espressa nei giorni scorsi: "Non siamo a conoscenza di nessun elemento che mostri che l'uranio impoverito abbia causato problemi di salute o la morte di persone che hanno servito in Kosovo o Bosnia".
Anche la Grecia coinvolta
Un soldato greco che era stato dislocato in Bosnia viene curato per una leucemia in un ospedale militare di Salonicco: lo ha confermato oggi il ministero della Difesa.
Il soldato, del quale non sono state fornite le generalità, è un sottufficiale che era stato in Bosnia nel 1997-98 e ha manifestato i primi sintomi di leucemia dall'agosto scorso.
Ieri il governo greco ha disposto il monitoraggio medico di tutti i 2.754 militari greci che si sono alternati nel Kosovo dal giugno '99 a oggi (attualmente sono 1.481) e di altri 799 che hanno prestato servizio in Bosnia dopo il '95 (oggi sono 120).
Portogallo: test a tappeto
Il governo portoghese ha lanciato oggi una vasta operazione di controllo sui circa 10 mila soldati che dal 1995 al 2000 hanno partecipato a missioni di pace nell'ex Jugoslavia, mentre tre esperti dell'Istituto di Ricerca Nucleare sono partiti verso il Kosovo e la Bosnia per un monitoraggio in loco del possibile effetto radioattivo delle munizioni all'uranio impoverito usate dalla Nato.
Finora si è scoperto un solo caso di soldato portoghese morto nello scorso marzo a causa di una leucemia manifestatasi al suo ritorno dall'ex Jugoslavia: si tratta di Hugo Paulino, il cui padre Luis ha denunciato il caso alla stampa locale. Le truppe portoghesi inviate in Kosovo si trovano sotto il comando dei militari italiani nella regione di Klina.
Anche la Russia in allarme
Tutti gli uomini del contingente russo che fa parte della forza di pace schierata in Kosovo saranno sottoposti a esami medici per verificare se esistano casi di leucemia.
Lo ha detto oggi il generale Nikolai Staskov, vice comandante dei paracadustisti russi, spiegando che la preoccupazione nasce dall'uso fatto dalla Nato di proiettili con uranio impoverito sospettati di aver provocato la leucemia ad alcuni militari occidentali, riferisce l'agenzia Itar-Tass.
Staskov ha aggiunto che sono in corso verifiche per appurare se questi particolari proiettili siano stati usati nella zona di Pristina, dove sono schierati piu' di tremila militari russi.
Bruxelles, 5 gennaio
Risponderemo con la "massima trasparenza e tempestività" alla richiesta italiana di ottenere la mappa dei bersagli colpiti in Bosnia con proiettili all'uranio. In una lettera inviata al ministro della Difesa, Sergio Mattarella, il segretario generale della Nato George Robertson risponde alle sollecitazioni italiane.
Nella stessa lettera il segretario generale della Nato, George Robertson, comunica la "disponibilità a discutere, iniziando dal comitato politico Nato del 9 gennaio, su misure più efficaci e trasparenti per lo scambio di informazioni relative ai rischi per la salute di natura ambientale nei teatri di operazione".
Robertson afferma di aver chiesto alle autorità militari dell' Alleanza di fornire l'indicazione dei bersagli attaccati con munizioni all'uranio impoverito in Bosnia. E sottolinea che, tuttavia, il "lavoro di raccolta dei dati potrà richiedere qualche tempo".
La risposta di Robertson segue la lettera inviata da Mattarella il 22 dicembre scorso in cui il ministro chiedeva proprio la mappa dettagliata dei siti in cui sono stati utilizzati questi proiettili.
Mattarella aveva chiesto di "riflettere all'interno dell'Alleanza su forme e procedure più adeguate e trasparenti di condivisione delle informazioni su aspetti così delicati".
Parigi, 5 Gennaio
Dopo l'uranio impoverito, anche il piombo. In Francia è oggi affiorato un nuovo campanello d'allarme per i contingenti militari spediti in missione nei Balcani.
L'incidente nella periferia nord di Mitrovica
Una sgangherata fabbrica in periferia nord di Mitrovica in Kosovo ha emesso fino ad agosto nefasti miasmi di piombo.
La fabbrica si trova nel settore controllato dal contingente francese. E' in uno stato di "indescrivibile sfacelo", secondo un reportage del quotidiano 'Figaro'. Quando, a fine agosto, il ministro della Difesa Alain Richard l'ha vista ha fatto un commento significativo: "E' più disgustosa e inquietante di quanto immaginassi".
Le precauzioni
Su forti pressioni francesi la micidiale fabbrica è stata chiusa il 14 agosto scorso. Ma il rischio di contaminazione tramite la polvere di piombo rimane.
Messa in guardia dai medici militari alcune soldatesse francesi pronte a missioni in ex-Jugoslavia. "Se andate in Kosovo, aspettate almeno due anni dopo la fine della missione per mettere al mondo bambini".
Per i maschi è stato invece consigliato di impegnarsi in progetti di paternità soltanto sei mesi dopo il rientro dal Kosovo.
Lo stabilimento è fonte di grosse preoccupazioni da un anno e mezzo. Ne sono consapevoli anche le organizzazioni umanitarie attive nella regione. Un medico di "France Humanitaire" ha messo in risalto che molti giovani di Mitrovica hanno denti "spaventosamente limati e neri": un tipico sintomo di avvelamento dovuto a quel metallo bianco-bluastro.
Roma, 5 gennaio
Sono 18 i casi segnalati su cui sta lavorando la commissione sull'uranio impoverito presieduta dal professor Franco Mandelli.
La commissione nominata dal ministro della Difesa, Sergio Mattarella, ha anche deciso l'esecuzione di indagini e test clinici specialistici per verificare l'esistenza di eventuali contaminazioni da radioisotopi su un campione di militari attualmente presenti nei Balcani e su un altro campione di militari che hanno già operato nella stessa area.
E' stata inoltre avviata l'analisi epidemiologica dell'incidenza dei casi segnalati tra i militari in paragone alle stesse patologie riscontrabili nella popolazione italiana della stessa età sulla base dei dati dei Registri Tumori.
La commissione, infine, ha deciso la costituzione di un Gruppo Operativo per l'assistenza sanitaria del personale militare impiegato in operazione di pace.
Il gruppo è in via di costituzione presso la Direzione Generale della Sanità Militare e disporrà di un numero verde a disposizione dei militari e dei loro familiari. Il numero sarà anche collegato con quello già in funzione presso la Cattedra di Ematologia dell'Università di Roma. Il Professor Mandelli è a disposizione per consulenze specialistiche per i militari.
Washington, 4 gennaio
Il Pentagono non ritiene che i militari americani che hanno usato munizioni all'uranio impoverito (o carri armati la cui corazza contiene lo stesso materiale) abbiano subito "conseguenze negative per la loro salute".
Lo ha detto il portavoce del dipartimento alla Difesa Usa, Ken Bacon, il quale aggiunto che non esistono prove scientifiche di collegamenti tra casi di leucemia ed uso di armamenti di questo genere. "Le leucemie causate in generale da radiazioni sono, nella casistica medica, casi molto rari", ha detto il portavoce.
Bacon ha ricordato che gli Usa hanno studiato possibili effetti dell'uranio impoverito sui reduci della Guerra del Golfo (dove sono stati usati mezzi corazzati anche con uranio impoverito) e "non hanno trovato alcuna connessone tra le varie malattie e sintomi noti come sindrome del Golfo e l'uranio impoverito".
"Sappiamo delle preoccupazioni in Europa - ha detto il portavoce -. Stiamo lavorando in stretto contatto con i nostri alleati e diamo tutte le informazioni disponibili. Da tempo lavoriamo con la Kfor, distribuendo pacchetti informativi su come comportarsi se ci si trova in presenza di residui di uranio impoverito. Sappiamo che la questione è stata sollevata in sede Nato, dove verrà discussa la prossima settimana, e anche all'Onu.
Nato: "Presto informazioni all'Italia
E la Nato conferma. Dopo la richiesta da parte di molte nazione europee -con Prodi in testa-, di chiarezza sull'argomento, si è impegnata a fornire al governo italiano al più presto possibile tutti gli elementi disponibili sull'uso di munizioni all'uranio impoverito in Bosnia Erzegovina.
Lo ha assicurato il segretario generale dell'Alleanza Atlantica Lord George Robertson al rappresentante permamente dell'Italia presso la Nato, ambasciatore Amedeo De Franchis.
L'argomento è stato effettivamente inserito nell'ordine del giorno della prossima riunione del Comitato politico e del Consiglio Atlantico che si terrà il 9 gennaio prossimo.
Roma, 4 gennaio
Il portavoce dell'Alleanza, l'inglese Mark Leaty, ha definito una "massima priorità" riuscire a dare all'Italia le coordinate geografiche dei luoghi dove sono stati esplosi i proiettili impoveriti in Bosnia. "Stiamo facendo del nostro meglio per dare una risposta alla richiesta italiana. Siamo pronti a dare tutta la nostra collaborazione. Prendiamo molto seriamente le preoccupazioni del governo di Roma, e i nostri tecnici stanno già lavorando per fornire il massimo di informazioni reperibili". "Anche se non sarà semplice - si difende Leaty - nè sappiamo quanto tempo prenderà. Bisogna tener presente che si tratta di eventi di cinque anni fa".
Il caso sarà affrontato martedì
Il portavoce della Nato assicura che il caso verrà affrontato come richiesto dal governo italiano martedì prossimo in sede Nato, anche se, sottolinea, finora "l'unico rischio conosciuto è quello da avvelenamento da metallo pesante". Il rapporto del Dipartimento della Difesa Usa, ribadisce "l'uranio impoverito ha una radioattività del 40% inferiore a quella dell'uranio naturale, che si trova dappertutto. E nessun tumore è mai stato osservato come effetto dell'esposizione all'uranio naturale o impoverito".
Roma, 4 gennaio
La Commissione europea dovrà accertare la verità sulle conseguenze dell'uso di proiettili all'uranio impoverito nei Balcani. Lo ha detto il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, intervenendo questa mattina alla trasmissione "Radio anch'io". Per Romano Prodi "se vi è solo un minimo rischio" di contaminazione nell'uso di proiettili all'uranio impoverito, "queste armi vanno abolite". Il presidente della commissione europea si è detto contrariato dall'idea di "usare armi così speciali, così offensive: capisco che la guerra è guerra", ha osservato, "ma ci deve essere un limite".
La proposta di Prodi
Da parte sua Prodi ha annunciato che proporrà come Commissione europea un accordo con le autorità dei paesi balcanici interessati "per collaborare con loro" nel risanamento dell'equilibrio ecologico sconvolto" dalle recenti guerre. A suo avviso è necessario un risanamento ambientale ma anche un'accertamento della verità che "non riguarda solo i nostri soldati ma tutti i civili" che pagano le conseguenze di questi sconvolgimenti.
Roma, 4 gennaio
Cresce in tutta Europa l’allarme per i casi di leucemia tra soldati che hanno partecipato alle missioni nella ex-Jugoslavia.
Quattro soldati francesi sono attualmente ricoverati per leucemia in ospedali militari. Ad annunciarlo è stato il portavoce del ministero della Difesa francese.
Morto un pilota della Repubblica ceca
Un pilota di elicottero ceco è morto un anno fa poco dopo essere tornato da una missione in Bosnia. Secondo quanto scrive un quotidiano locale potrebbe trattarsi di una vittima della cosiddetta 'Sindrome dei Balcani'.
Secondo il racconto del comandante dell'elicottero, Jaromir Dolezal, il pilota dopo aver effettuato una missione di un giorno in Bosnia fu fatto tornare in patria dopo che un esame medico aveva rivelato una "disfunzione del sistema sanguigno". Il pilota, secondo quanto sostiene il suo comandante, aveva già effettuato lo stesso esame prima della partenza per la missione.
Il numero verde dell’Esercito italiano
Il ministero della Difesa italiano ricorda che è in funzione il Centro informazione famiglie per dare ai familiari tutte le informazioni utili sui militari italiani impegnati in missione all'estero. Il numero verde, in funzione tutti i giorni dalle 8 alle 16,30, è 800228877.
Al di fuori di questo orario è comunque in funzione una segreteria telefonica sulla quale è possibile registrare messaggi e richieste di informazioni.
Roma, 3 gennaio
La Nato ha dichiarato oggi la propria disponibilità a fare di tutto per fornire all'Italia informazioni sull'uso di armi all'uranio nei Balcani.
La Nato risponde così alle sollecitazioni del Presidente del Consiglio, Giuliano Amato che oggi è tornato a parlare della vicenda relativa alle morti sospette di alcuni reduci italiani dalla ex Jugoslavia in un'intervista rilasciata al quotidiano "La Repubblica".
La richiesta di Amato
"Ho chiesto al ministro Dini che si metta in movimento per chiedere alla Nato di assumere la necessaria responsabilità di fare i necessari accertamenti a tutto campo - ha detto Amato - che, a prescindere dagli aspetti sanitari, ci permettano di ricostruire la storia e le caratteristiche dell'uranio impoverito. La vicenda sta assumendo una piega troppo seria: l'allarme è più che legittimo. È una vicenda molto delicata. Noi abbiamo sempre saputo che l'uranio impoverito era stato usato in Kosovo e non in Bosnia e abbiamo sempre saputo che la pericolosità si realizza soltanto a livelli di contatto assolutamente eccezionali, mentre in circostanze normali non è affatto pericoloso. Ora invece cominciamo ad avere una sacrosanta paura che le cose non siano così semplici".
Le proposte di Spini e Manconi
Il presidente della Commissione Difesa della Camera, Valdo Spini suggerisce al governo la costituzione di un Comitato scientifico e ministeriale e di un ufficio speciale presso il ministero della Difesa per i rapporti con i familiari del personale militare in missione all'estero".
Per il senatore dei verdi Luigi Manconi: "È indispensabile provvedere a una attività meticolosa di controllo e di monitoraggio epidemiologici sui volontari che hanno operato nelle zone di guerra; ed è altrettanto urgente organizzare missioni sanitarie internazionali per vigilare sulle condizioni delle popolazioni locali, vittime incolpevoli ancora una volta.
Il governo italiano deve farsi promotore di una iniziativa a livello internazionale per la messa al bando degli armamenti con uranio impoverito; e deve applicare una moratoria immediata a livello nazionale: vigilando, in particolare, sulla crescente diffusione del ricorso a quella sostanza per usi civili, come velivoli e imbarcazioni da competizione (con la sola eccezione di quelle apparecchiature sanitarie per le quali sembra indispensabile)".
Roma, 3 gennaio
L'Italia sapeva già da novembre. Lo sostiene il portavoce della Nato, Mark Laity, precisando che il nostro paese fin d'allora aveva chiesto informazioni sull'uso delle munizioni con uranio impoverito.
Gli studi medici esistenti, aveva sostenuto la Nato, non hanno dimostrato alcun legame tra l'uso di questi proiettili e i decessi dei militari.
Secondo il settmanale Famiglia Cristiana, già da febbraio 2000 il segretario generale della Nato, Robertson, aveva inviato all'Onu una informativa sull'uso dei proiettili all'uranio impoverito in Kosovo.
Martedì si riunirà il Consiglio Nato
Il problema sarà discusso dal consiglio Nato martedì prossimo, su sollecitazione della Farnesina e il tribunale penale internazionale conferma che collaborerà con le inchieste. Intanto, il ministero della sanità definisce 'prive di fondamento' notizie che la somministrazione di più vaccini ai militari possa favorire l'attacco di agenti patogeni.
Roma, 2 gennaio
Un altro militare reduce della Bosnia morto per leucemia. Si chiamava Salvatore Carbonaro, 24 anni, ed aveva partecipato a due missioni nei Balcani. Il sospetto è che anche lui sia vittima della contaminazione da "uranio impoverito".
Il giovane ha combattuto un anno e mezzo contro la malattia. I primi sintomi della leucemia si sono manifestati nel maggio del 1999, tre mesi dopo il rientro di Carbonaro dalla sua seconda missione a Sarajevo. Il fratello Mauro Carbonaro ha chiesto il riconoscimento della causa di servizio al ministero della difesa, ma Fino a ieri sera non era ancora giunta alcuna risposta.
I sospetti dei familiari
I familiari sono convinti che la malattia sia stata contratta per il contatto di Salvatore Carbonaro con il benzene, oppure a causa delle particelle di uranio presenti nelle munizioni usate dai militari della Nato sia in Bosnia che in Kosovo.
Si ammala di leucemia e l'esercito non gli paga lo stipendio
Corrado di Giacobbe, anche lui 24 anni, da due anni è malato di leucemia. Dura l'accusa del padre: "Da quattro mesi mio figlio non percepisce più lo stipendio ed ora sta per essere licenziato".
"Tra tre mesi circa - spiega Guido Di Giacobbe - gli scadrà la rafferma e, con molta probabilità, sarà riformato e licenziato. Lui spera nel riconoscimento della causa di servizio, ma i militari continuano a sostenere che la malattia non è stata contratta durante il periodo in cui si trovava in missione in Bosnia".
Corrado Di Giacobbe, caporalmaggiore degli alpini, è stato ricoverato in una clinica di Ferrara dopo aver svolto missioni in Bosnia nel '97 e nel '98.
Accame: uso uranio impoverito noto a Italia dal '94
Nei giorni scorsi, l'Italia aveva accusato i vertici Nato di non aver informato gli alleati dei pericoli derivanti dall'utilizzo delle armi in Bosnia. Falco Accame, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime delle Forze armate, sostiene invece che "l'uso dell'uranio impoverito in Bosnia era ufficialmente noto ai vertici militari italiani dal 1994".
Roma, 30 Dicembre
La commissione Difesa della Camera si riunira' il 9 gennaio con all'ordine del giorno la questione "uranio impoverito". Il presidente della commissione, Valdo Spini, vuole infatti presentare, - "a termini di regolamento", una proposta per una indagine conoscitiva sulle vicende relative alla presenza di proiettili all'uranio impoverito nell'area balcanica e alle sue possibili conseguenze.
In particolare, l'indagine conoscitiva dovra' fare luce sulle conseguenze della presenza dell'uranio impoverito in occasione della guerra del Golfo, nel 1991 e sulle notizie fornite ai responsabili italiani circa la presenza di residui della stessa sostanza e le precauzioni da adottare al momento del dispiego della forza di intervento Nato in Bosnia nel '95 e in altre occasioni successive.
Obiettivo dell'indagine sara' inoltre quello di far emergere quali furono le informazioni date e le precauzioni prese in relazione al dispiegamento della Kfor in Kosovo nel '99 e in seguito. Un ultimo punto riguarda l'acquisizione di informazioni sul lavoro della commissione scientifica che sull'argomento e' stata appena istituita dal ministro della Difesa Mattarella.
Nessuna certezza scientifica
Le notizie degli italiani vittime della contaminazione da uranio impoverito, usato dagli americani per aumentare l'efficienza delle bombe, non trova ragioni nei dati fino ad ora disponibili dagli organismi scientifici.
Secondo gli esperti, le radiazioni dell'uranio impoverito sono infatti del 40% inferiori a quelle dell'uranio naturale.
Nella letteratura scientifica, inoltre, l'uranio e' studiato per casi di esposizione diretta e prolungata come nel caso di lavoratori di miniere o di impianti che lavorano uranio. Ma, anche in questi casi, non e' stata riscontrato alcun caso di leucemia fulminante. E' invece accertato che l'inalazione di polveri di uranio produce una dose di radiazioni ai polmoni che si traduce in un aumento di rischi di contrarre un tumore ai polmoni nell' arco di un periodo di tempo piu' lungo (20-30 anni).
La sindrome dei Balcani
La "sindrome dei Balcani", il presunto nesso tra proiettili all'uranio impoverito e le morti di reduci delle missioni nell'area, rischia di diventare un caso politico a livello europeo.
La proposta di analizzare il delicato tema a livello europeo e' stata infatti avanzata ufficialmente ieri dal ministro della difesa belga Andre' Flahaut, in una lettera inviata al collega svedese Bjorn von Sydow, il cui paese assume da dopodomani la presidenza di turno dell'Ue.
Oltre che in Italia, si parla di "sindrome dei Balcani" anche in Belgio, Olanda, Spagna e Portogallo.
Roma, 21 Dicembre
I portavoce della Nato hanno opposto oggi un fermo 'no comment' alla richiesta di replicare alle affermazioni del ministro della Difesa Sergio Mattarella sul fatto che l'Italia sia stata informata solo pochi giorni fa dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito in Bosnia: "Non commentiamo - è stata l'unica risposta - le prese di posizione da parte degli stati membri".
Fonti dell'Alleanza interpellate dall'Ansa hanno tuttavia espresso "sorpresa" per le dichiarazioni del ministro, perché "l'utilizzo di armi Du (depleted uranium) nelle operazioni in Bosnia non è un segreto da anni e non c'è stato in sede Nato alcun tentativo di nasconderlo".
Le stesse fonti lanciano un'ipotesi: che le informazioni sull'uso di proiettili all'uranio impoverito non abbiano compiuto a suo tempo in Italia l'intero percorso dai livelli militari ai responsabili politici. La questione avrebbe assunto rilievo solo dopo l'emergere dei casi di leucemia fra i soldati italiani.
"Il problema sanitario - hanno osservato le fonti Nato - non è emerso fino a tempi molto recenti. E' possibile che i livelli superiori non siano stati informati dai militari".
Non ci sono prove su rischi
Dalla Nato arriva pero' una sorta di smentita sui possibili rischi causati all'uomo dall'uranio impoverito. "Sulla base dell'attuale stato della ricerca in questo campo, è virtualmente impossibile inalare una quantità di particelle di uranio impoverito tali da rappresentare un rischio per la salute".
Così una fonte di Shape, il comando della Nato a Mons, ha espresso oggi all'Ansa la valutazione dei militari dell'Alleanza sui pericoli che l'uso di proiettili all'uranio impoverito puo' costituire per i soldati impegnati in zone dove sono stati utilizzati.
La fonte ha confermato che nelle operazioni in Bosnia furono usati oltre 10 mila proiettili Du (Depleted uranium). Le conseguenze derivanti dall'ingestione di polvere di uranio impoverito - ha sottolineato - "non sono diverse da quelle di altri metalli come il mercurio o il piombo: certo, possono esserci complicazioni".
Ma le quantità necessarie perché si verifichi un reale rischio per la salute sono molto significative e, nella pratica, le situazioni operative in cui questo puo' accadere rendono l'evento altamente improbabile.
Roma, 21 Dicembre
I proiettili all'uranio sono stati utilizzati in tre tornate: il 5 agosto e il 22 settembre 1994 nell' operazione Deny Flyght, e tra il 29 agosto e il 14 settembre 1995 nell' operazione Deliberate Force. Questo tipo di munizioni - ha spiegato Mattarella - sono state impiegate nelle missioni "a tutela della 'zona di esclusione' attorno a Sarajevo fissata dall'Onu in un raggio di venti chilometri intorno alla citta".
Rammarico
"Devo manifestare rammarico - ha detto Mattarella - per il fatto che organizzazioni internazionali interessate forniscano solo ora e per nostra richiesta un' informazione importante per la sicurezza della comunità bosniaca così come per quella internazionale".
11 casi di militari malati
Mattarella ha confermato che sono 11 i casi di militari italiani affetti da malattie riconducibili alla leucemia (tre sono morti morti), cinque dei quali hanno prestato servizio in Kosovo o in Bosnia.
Commissione scientifica
"La commissione scientifica presieduta dal professor Mandelli - ha aggiunto - avrà il compito di chiarire tutti gli aspetti della vicenda legata dell'uranio impoverito.
Mattarella ha anche smentito le notizie sui 12 elicotteristi ammalatisi di cancro: "a noi risulta un solo caso, quello di un sottufficiale in servizio a Pisa affetto da leucemia che però non è mai stato in servizio all'estero".
Accame: com'è possibile?
"Come è possibile che solo oggi il ministero della Difesa viene a sapere che i nostri soldati in Bosnia sono stati esposti a rischi senza saperlo e senza aver potuto adottare disposizioni di sicurezza come quelle emanate dagli Stati Uniti?". A chiederselo è Falco Accame, presidente dell'Associazione vittime arruolate nelle Forze armate.
Chi si assume la responsabilità?
"Gli Stati Uniti che operavano con noi in Bosnia non ci hanno fatto sapere nulla - aggiunge - il fatto sembra quasi incredibile. Chi si assumerà la responsabilità di non aver informato i soldati e le loro famiglie e di aver fatto loro correre i rischi da esposizione ad uranio impoverito?" L' Associazione informa di aver costituito un comitato per i diritti delle vittime dell'uranio impoverito.
http://www.rainews24.rai.it/sito/notizia.asp?IDN=14511http://www.rainews24.rai.it/sito/notizia.asp?IDN=14511
Kosovo. Usa ammette uso di proiettili con uranio impoverito 19/12/2000
Washington, 19 Dicembre
Gli Stati Uniti riconoscono l'uso in Kosovo di proiettili all'uranio impoverito: lo ha oggi detto una fonte del Pentagono, rispondendo a una domanda dall'Ansa. Ma gli Usa rinviano alla Nato per ogni commento sul ricorso a tali armi e sul loro impatto: "Le operazioni nel Kosovo vennero gestite dall'Alleanza atlantica e si svolsero sotto comando Nato", dicono le fonti.
L'eco delle polemiche in Italia non è ancora giunto negli Stati Uniti, dove non sono stati finora denunciati casi analoghi a quello dei militari italiani morti di cancro o di leucemia dopo avere prestato servizio nei Balcani.
Mattarella: non c'è collegamento con decessi
"Il collegamento non appare realistico". Così il ministro della Difesa Mattarella, intervistato dal Tg3 in merito al possibile collegamento tra l'uso di armi all'uranio impoverito e la morte di due sottufficiali in servizio in Kosovo. Il ministro, che dopodomani riferirà in commissione Difesa della Camera, ha comunque affermato che "il governo non intende lasciare nulla in ombra", anche se i due sottufficiali morti avevano prestato servizio in località della Bosnia in cui non si era fatto uso di quelle armi. "Abbiamo costituito una commissione di scienziati per stabilire la causa reale di quelle morti - ha detto - perché nulla rimanga senza trasparenza".
Prc: screening per soldati italiani
Uno screening per controllare le condizioni di salute di tutti i militari italiani impiegati in Bosnia e Kosovo. Ma anche la messa al bando dei proiettili all'uranio da parte di tutta la Nato. E' quanto chiedono - in un'interrogazione al ministro della Difesa - i parlamentari di Prc, Celeste Nardini, Ramon Mantovani e Maria Lenti. "Il ministero della Difesa - si legge nell'interrogazione - ha sempre minimizzato i rischi di contaminazione da uranio impoverito, da prima smentendo che esso fosse stato utilizzato dalle forze armate degli Stati Uniti, dopo assicurando che i nostri militari in Bosnia e Kosovo non correvano alcun rischio". Per questo, i parlamentari di Rifondazione comunista chiedono di sapere "quali disposizioni sono state assunte per evitare il ripetersi di nuovi casi di militari ammalati di leucemia e, in particolare, se si è chiesto agli Stati Uniti la mappa delle zone in cui l'aviazione americana ha fatto uso di armi con uranio impoverito".
Richiesta Migone-De Zulueta
Mettere al bando le armi che utilizzano l' uranio impoverito e imporre, come obiettivo intermedio, il divieto di utilizzo di questa sostanza radioattiva se non autorizzato dalla Nato. E' questa la richiesta avanzata dal sen. Giangiacomo Migone - presidente della commissione Affari Esteri di Palazzo Madama - e da Tana De Zulueta. In una nota i due parlamentari diessini chiedono anche che vengano adottate al più presto misure di monitoraggio sanitario dei territori del Kosovo e della Serbia, bombardati con proiettili all'uranio impoverito. Per questo obiettivo Migone e De Zulueta propongono una "collaborazione attiva tra le varie strutture nazionali e internazionali".
Roma, 14 dicembre
L'uscita dell'Italia dall'energia atomica, decisa con un referendum oltre 10 anni fa, si appresta ad entrare nella fase conclusiva con lo smantellamento di tutte le centrali dismesse e lo smaltimento definitivo dei 100-150 mila metri cubi di rifiuti legati a questa attività.
Presentato un piano al Parlamento e al Governo
Il Ministero dell'Industria ha infatti messo a punto un piano strategico, trasmesso oggi al Parlamento e al Governo, che prevede un investimento complessivo di circa 7 mila miliardi nel prossimo ventennio, per il definitivo smantellamento del nucleare.
Enea e Sogin, si occuperanno dei rifiuti radioattivi
Il nucleo attorno al quale costituire l'organismo nazionale di gestione del deposito dei rifiuti radioattivi è rappresentato dall'Enea, mentre la società per lo smantellamento degli impianti nucleari dismessi è la società Sogin, dove confluiranno non solo le scorie radioattive delle centrali dismesse ma anche i rifiuti radioattivi provenienti da Università, centri di ricerca, ospedali, laboratori di analisi e industrie.
Il Ministro dell'Industria, Pier Luigi Bersani, ritiene necessario un provvedimento legislativo per definire gli indirizzi strategici, assegnare le responsabilità e per classificare i rifiuti radioattivi.

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