Tutti i coplementi

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Testo

I COMPLEMENTI
I complementi sono elementi della frase che hanno la funzione di completare, a vario titolo e in modi diversi, il significato dello schema di base della frase, costruito dal soggetto e dal predicato:

La mamma legge.
La mamma di Paolo legge un libro.
Il termine complemento ( dal latino complère, “completare”) esprime, infatti, in modo chiaro la funzione logica - di complemento – che tali elementi svolgono nella frase.
Complementi “necessari” e complementi “non necessari”
Il “completamento” che i complementi apportano al significato di una frase può essere di due tipi:
• NECESSARIO: perché determinante ai fini del significato della frase, e quindi obbligatorio;
• NON NECESSARIO: perché volto semplicemente a fornire informazioni aggiuntive alla frase, e quindi facoltativo.
Così, in frasi come ”Maria abita in una bella casa” e “I ladri hanno svaligiato la banca”, i complementi in una bella casa e la banca non si limitano a dare un’informazione in più, ma apportano una determinazione necessaria al senso della frase. Senza di essi, infatti, le frasi non avrebbero senso.
In frasi invece come “Paolo ha trovato un fungo in giardino” e “Durante la notte i ladri hanno svaligiato la casa”, le precisazioni in giardino e durante la notte non sono essenziali per capire il senso di ciascuna frase: ne arricchiscono solo il significato, attraverso un’informazione volta a stabilire dove Paolo ha trovato il fungo e quando i ladri hanno svaligiato la casa. I complementi necessari perché la frase abbia senso sono chiamati anche complementi- determinazione o argomenti obbligatori.
Invece i comlementi che costituiscono un arricchimento non necessario ai fini della completezza dell’informazione sono chiamati complementi- espansione, perché si limitano a espandere il contenuto della frase.
L’analisi logica non fa alcuna distinzione tra i complementi “necessari” e quelli “non necessari”, perché si limita a esaminare la funzione dei vari complementi. Sul piano del significato, e quindi ai fini della comunicazione di un messaggio, scritto o orale, però, la distinzione tra i due diversi tipi di complemento è molto importante. Chi parla o scrive, infatti, deve sempre:
• Fornire, anche attraverso i complementi, tutte le notizie che ritiene utili per la completezza del suo messaggio;
• Valutare quali informazioni sono necessarie e quali non necessarie, anche in rapporto a ciò che chi legge o ascolta ha bisogno di sapere o vuole sapere ai fini della completezza del messaggio;
• Evitare di dare, anche attraverso i complementi, notizie superflue o addirittura inutili, che possono appesantire il messaggio a danno della sua comprensibilità.
Caratteristiche generali dei complementi
I complementi, per loro stessa natura, si trovano sempre in posizione di dipendenza rispetto a un altro elemento della frase, cioè all’elemento che completano o determinano. In particolare, possono dipendere tanto da verbi quanto da nomi e da aggettivi e possono completare o determinare qualsiasi elemento della frase: il soggetto, il predicato, l’attributo, l’apposizione o anche un altro complemento.
Classificazione dei complementi
A seconda dell’elemento della frase intorno al quale gravitano, cioè dell’elemento che arricchiscono o determinano, i complementi si distinguono in:
• Complementi del gruppo del soggetto, quando completano il significato del soggetto o di un elemento appartenente al gruppo del soggetto: ”La casa di Paolo è stata svaligiata”;
• Complementi del gruppo del predicato, quando completano il significato del predicato o di un elemento appartenente al gruppo del soggetto: “La casa è stata svaligiata dai ladri”;
• Complementi circostanziali, quando completano il significato dell’intera frase, precisando le circostanze di tempo o di luogo in cui avviene o ha valore ciò che si dice nella frase: “D’estate le giornate sono più lunghe”.
In base alla forma, o meglio al modo in cui si collegano all’elemento da cui dipendono, invece, si distinguono in:
• Complementi diretti, quando si uniscono direttamente all’elemento da cui dipendono (per lo più un verbo transitivo), senza l’aiuto di una preposizione: “Paolo legge un libro”;
• Complementi indiretti, quando sono introdotti nella frase o si uniscono all’elemento da cui dipendono per mezzo di una preposizione, semplice o articolata: “Paolo ha scritto una lettera alla nonna”;
• Complementi avverbiali, quando sono costituiti da avverbi o da locuzioni avverbiali che completano il significato del verbo, dell’aggettivo, del nome o dell’avverbio a cui si riferiscono precisandolo o modificandolo: “Luca ha salutato gli ospiti gentilmente”.
Il complemento diretto
Il complemento diretto per eccellenza è il complemento oggetto.
Esso, però, non è l’unico complemento diretto, perché anche gli altri complementi si inseriscono direttamente nella frase senza preposizioni che li colleghino al verbo: “Il figlio di Maria è diventato un gigante” (=complemento predicativo del soggetto). “Mio zio è rimasto all’estero per molti anni” (=complemento di tempo). D’altra parte, il complemento oggetto, quando è costituito da un partitivo, è interrotto dalla preposizione di semplice o articolata: “Ho invitato degli amici” (= alcuni amici).
Il complemento oggetto
Il complemento oggetto o complemento oggetto diretto è l’elemento della frase (nome o quanlsiasi parola in funzione di nome) che completa il predicato verbale precisando l’oggetto dell’azione espressa dal verbo e unendosi direttamente al verbo, senza l’aiuto di alcuna preposizione:
Il leone afferrò la preda.
Esso è il complemento essenziale e per lo più obbligatorio dei verbi transitivi. Solo i verbi transitivi, infatti, permetto il messaggio diretto (il “transito”) dell’azione compiuta dal soggetto su un oggetto:
Il leone afferrò la preda.
I verbi intransitivi, invece, non possono avere il complemento oggetto perché in essi l’azione espressa dal verbo non può passare direttamente su alcun oggetto. Tuttavia, alcuni verbi intransitivi possono reggere un complemento oggetto quando questo è rappresentato da un nome che ha la stessa radice del verbo o esprime un significato affine a quello del verbo: “Il nonno ha vissuto una vita serena”; “Il poveretto pianse lacrime amare”. Questo particolare tipo di complemento oggetto è chiamato complemento dell’oggetto interno, in quanto rappresenta il contenuto stesso dell’azione.
Il complemento oggetto partitivo
Talvolta, il complemento oggetto è introdotto dalla preposizione di (del, dello, della, dei, degli, delle) che funge da articolo partitivo e che dà all’oggetto un senso indefinito o lo porta a indicare una quantità generica:
Ho invitato degli amici (=alcuni amici).
Paolo ha portato dell’uva (=un po’ di uva).
Questo particolare tipo di complemento oggetto si chiama complemento oggetto partitivo. Esso, nonostante la presenza della proposizione di , non può essere confuso con il complemento di specificazione né con il complemento partitivo. Infatti, a parte la fondamentale differenza di significato, il complemento oggetto dipende sempre e soltanto da un verbo, e il complemento partitivo indica il tutto di cui nome che lo regge indica una parte; “Uno di voi dove uscire a prendere il pane”.
Il predicativo dell’oggetto
Il predicativo dell’oggetto o complemento predicativo dell’oggetto è un oggetto o un nome che serve a completare il significato del verbo, dicendo (“predicando”) qualcosa del complemento oggetto:
I critici considerano
Il tuo regalo ha reso
Hanno il predicativo dell’oggetto gli stessi verbi che, in forma passiva, reggono il predicativo del soggetto: i verbi appellativi(chiamare, definire); elettivi(eleggere, scegliere, nominare); estimativi(stimare, giudicare, trovare); effettivi(rendere, ridurre, fare).

I compagni hanno eletto Paolo capoclasse.
La costruzione del predicativo dell’oggetto si può avere anche con i verbi che propriamente non rientrano nelle 4 categorie sopra indicate:
Ti vedo stanco - La banca lo ha assunto in qualità di cassiere.
Come appare dagli esempi, il predicativo dell’oggetto, come il predicativo del soggetto, anziché dipendere direttamente dal verbo, può anche essere introdotto da preposizioni o locuzioni preposizionali come per, da, a, come, in qualità di, ecc..ecc...
I complementi indiretti
I complementi diretti sono numerosissimi e vari, come numerose e varie sono le informazioni e le precisazioni con cui possiamo completare arricchire il significato di una frase. Alcuni di essi sono molto usati, perché esprimono determinazioni che, pur nella loro semplicità, servono a stabilire relazioni fondamentali tra le persone e le cose dell’esperienza quotidiana. Altri sono di uso meno frequente, perché esprimono determinazioni o circostanze meno usuali, ma non certo meno importanti ai fini di una precisa articolazione del pensiero.
Il complemento di specificazione
Il complemento di specificazione spiega o precisa il significato generico del nome da cui dipende. E’ introdotto dalla preposizione di, semplice o articolata:
L’insegnante di italiano è assente.
Il rapporto di specificazione che questo complemento stabilisce tra il nome da cui dipende e il nome che regge può assumere valori diversi:
• Può esprimere possesso o appartenenza: “Siamo venuti con l’auto di Piero”;
• Può esprimere un rapporto di parentela: “Lo zio di Marco è un ingegnere elettronico”
• Può equivalere a un aggettivo dal quale spesso può essere sostituito in funzione di attributo: “Le feste di Natale sono ormai vicine”
• In dipendenza di nomi come amore, odio, pietà, desiderio, paura, attesa, nostalgia, il complemento di specificazione può avere due valori: un valore soggettivo e un valore oggettivo.
“La nostalgia di Gianni era sincera e profonda(=Gianni provava nostalgia = specif. soggettiva)”
“La nostalgia di Gianni impediva a Elena di dormire” (Elena sentiva nostalgia di Gianni = specif. Oggettiva)
Il complemento partitivo
Il complemento partitivo indica il tutto di cui la parola che lo regge indica una parte. E’ introdotto dalle preposizioni di o tra (fra):
Uno di noi deve uscire. – Pochi dei presenti hanno riso.
Il complemento partitivo per lo più dipende:
• Da un nome indicante quantità: “La maggior parte degli insegnanti ha aderito allo sciopero”;
• Da un numerale: “Quattordici dei consiglieri hanno votato a favore”;
• Da un aggettivo di grado superlativo relativo: “Paolo è il più alto fra i suoi compagni”;
• Da un pronome interrogativo: “Chi di voi ha parlato?”
• Da un pronome indefinito: “Alcuni dei nostri amici sono già partiti”;
• Da un avverbio di quantità: “Dammi un po’ del tuo panino”;
Il complemento di denominazione
Il complemento di denominazione determina con un nome specifico – per lo più un nome proprio – il nome generico che lo precede. E’ introdotto dalla preposizione di e determina per lo più:
• Un nome geografico come città, isola, penisola, regno, repubblica, comune : “La città di Roma”
• Un nome generico come nome, cognome, soprannome, pseudonimo, epiteto, titolo : “Il nonno ha ricevuto il titolo di cavaliere”;
• Il nome mese : “Il mese di febbraio è molto rigido”.
Il complemento di termine
Il complemento di termine indica, l’animale o la cosa a cui si riferisce o in cui ha “termine” l’azione espressa dal verbo. E’ introdotto sempre e soltanto dalla preposizione a:
Bisogna mettere delle toppe al maglione.

Il complemento di termine può dipendere:
• Da un verbo transitivo o intransitivo, di cui costituisce spesso il completamento necessario: “Quel libro appartiene a Laura” ;
• Da un aggettivo come caro , fedele, grato, contrario, uguale, simile ecc..ecc.. : “Sono grato a te per l’aiuto datomi”;
• Da un nome derivato da uno degli aggettivi prima elencati: “La fedeltà alle istituzioni è un dovere di tutti i cittadini”;
Il complemento d’agente e di causa efficiente
Il complemento d’agente indica l’essere vivente – persona o animale – da cui viene compiuta l’azione espressa da un verbo passivo:
Questo grattacielo è stato costruito dal nonno.
Quando l’azione viene compiuta da un essere inanimato, anziché di complemento d’agente si parla di complemento di causa efficiente:
Il tiro dell’attaccante fu respinto dal palo.
Come si vede dagli esempi, i complementi d’agente e di causa efficiente sono introdotti dalla preposizione da semplice o articolata. Essi possono anche essere costituiti dalla particella pronominale ne(=da esso, da essa, da essi, ecc.…) : “Ho assistito alla scena e ne sono rimasto sconvolto”.
Il complemento di causa
Il complemento di causa indica il motivo per il quale si fa o si verifica ciò che è espresso dal verbo. E’ introdotto dalle preposizioni per, di, a, da, con, o dalle locuzioni preposizionali a causa di, a motivo di, a cagione di, per via di, per motivi di: “Paolo è stato lodato per la sua preparazione.”
Oltre che in dipendenza da verbi, il complemento di causa può trovarsi in dipendenza anche da nomi o da aggettivi di cui determina il significato: “L’ha stroncato la felicità per la recente promozione”.
Il complemento di fine o scopo.
Il complemento di fine o scopo indica l’obiettivo o lo scopo in vista del quale si compie un’azione. E’ introdotto dalle preposizioni per e da e anche, più raramente, in, a, di, oppure dalle locuzioni preposizionali allo scopo di, a scopo di, in vista di, al fine di, e simili: “Lavoriamo per l’allestimento della mostra”.
Il complemento di fine o scopo può determinare anche nomi e aggettivi: “L’impegno per la lotta contro il cancro riguarda tutti”. Come determinazione di un nome, il complemento di fine è molto frequente, introdotto dalla preposizione da, per indicare la funzione o lo scopo cui è destinato un oggetto: “occhiali da sole”.
Il complemento di mezzo o strumento.
Il complemento di mezzo indica il mezzo o lo strumento mediante il quale si compie l’azione o avviene il fatto espressi dal verbo. E’ introdotto dalle preposizioni con, per, a, in, di, mediante, attraverso oppure dalle locuzioni preposizionali per mezzo di, grazie a, per opera di :”i ladri hanno forzato la finestra con una leva”. Il complemento di mezzo o strumento può anche essere figurato: “Mi ha coperto di insulti “
Il complemento di compagnia.
Il complemento di compagnia indica l’essere animato con cui ci si trova in una certa situazione o con cui si compie o si subisce una determinata azione. E’ introdotto dalla preposizioni con o dalle locuzioni preposizionali insieme con, assieme a, in compagnia di:
Vado al cinema con Laura.
Il complemento di unione.
Il complemento di unione indica la cosa insieme alla quale si compie l’azione espressa dal verbo o alla quale un’altra cosa è fisicamente collegata o mescolata. E’ introdotto dalla preposizione con o dalle locuzioni preposizionali insieme con, insieme a:
Paolo è partito con troppi bagagli.
Vorrei il pollo con le patate.
Sono complementi di unione anche quelli introdotti dalla preposizione a in espressioni come “pasta alle vongole”, “spaghetti ai frutti di mare”. La preposizione a, infatti, in questo caso, indica l’unione tra i due ingredienti della pietanza. Diverso è, invece, il caso di espressioni come “spaghetti alla carbonara” o “risotto alla marinara” : in questo caso, infatti, la preposizione a indica il modo in cui le pietanze sono cucinate.
Il complemento di modo.
Il complemento di modo indica il modo in cui si svolge un’azione o si verifica una circostanza. E’ introdotto dalle preposizioni con, di, a, per, da, secondo, senza, in oppure da locuzioni preposizionali come alla maniera di, al modo di e simili:
Paolo studia con diligenza. L’uomo camminava a passi lenti.
Spesso il complemento di modo è espresso direttamente da un avverbio di modo (bene, male, rapidamente ecc..) oppure da una locuzione avverbiale di modo (alla rinfusa, a malincuore ecc..) che formano quello che propriamente si chiama un complemento avverbiale di modo: “Il nonno ama mangiare bene” ; “Non riporre gli abiti alla rinfusa”. Lo stesso ocmplemento di modo, del resto, è in genere sostituibile con un avverbio di modo:
Paolo studia con diligenza Paolo studia diligentemente
I complementi di luogo.
I complementi di luogo esprimono le diverse posizioni nello spazio in cui si può collocare un’azione o un essere vivente o una cosa. Generalmente si distinguono quattro tipi di determinazioni di luogo, corrispondenti ad altrettanti complementi di luogo:
• Stato in luogo: “Noi abitiamo in città”
• Moto a luogo: “Andiamo in città”
• Moto da luogo: “Noi veniamo dalla città”
• Moto attraverso luogo: “Noi passeremo per la città”
Il complemento di allontanamento.
Il complemento di allontanamento indica la persona, la cosa o il luogo da cui qualcuno o qualcosa si allontana, si separa o è separato, si libera o si distingue, in senso proprio o in senso figurato. E’ retto da verbi indicanti allontanamento, separazione, liberazione, distacco, differenziazione, assoluzione e simili e da nomi e aggettivi di significato affine, ed è introdotto dalla preposizione da:
Luigi è stato allontanato dalla scuola.
I miei disegni sono molto diversi dai tuoi.
Il complemento di origine.
Il complemento di origine indica il luogo o la famiglia o la condizione sociale ed economica da cui proviene qualcuno o qualcosa, in senso proprio o in senso figurato. E’ retto da verbi come nascere, discendere, provenire, derivare, sorgere, essere o da aggettivi di significato affine come nativo, originario, ed è introdotto dalle preposizioni da e di:
Paolo è nato da un illustre famiglia piemontese.
La mia famiglia è originaria della Sicilia.
I complementi di tempo.
I complementi di tempo indicano le diverse circostanze di tempo in cui può svolgersi l’azione o può verificarsi la condizione espressa dal verbo. Tali circostanze sono molteplici e, quindi, molteplici sono le determinazioni che le indicano. Tra tutte, però, se ne individuano due fondamentali, alle quali le altre sono riconducibili, e che sono i complementi:
• Di tempo determinato: “Questa estate ho incontrato Mario” ;
• Di tempo continuato: “Ho giocato a tennis per tre ore”.
Il complemento di tempo determinato
Il complemento di tempo determinato indica il momento o l’epoca in cui avviene qualcosa o si verifica la situazione espressa dal verbo. E’ introdotto dalle preposizioni in, a, di o da locuzioni preposizionali come al tempo di, ma spesso si trova anche senza proposizione:
Prenderò le ferie in settembre. L’anno prossimo andremo al mare.
Quando l’indicazione di tempo è approssimata, si usano le preposizioni verso, circa, su o la locuzione preposizionale intorno a: “Arriverò verso le dieci.” ; “Vediamoci intorno a mezzogiorno.”
Al complemento di tempo determinato sono riconducibili anche le determinazioni temporali, introdotte da varie preposizioni e locuzioni, che rispondono alle domande:
• Prima di quale momento? Prima di chi? Prima di che cosa? : “Svegliami prima delle sette” ;
• Dopo quale momento? Dopo chi? Dopo che cosa? : “Dopo le quattordici il centralino telefonico non risponde”
• Quanto tempo prima? Quanto tempo dopo? : “Paolo era arrivato un’ora prima”
• Quanto tempo fa? : ”Ci siamo incontrati un anno fa”
• Per quando? Entro quando? : “L’arrosto sarà pronto per le otto”
• Fra quanto tempo? : “Fra un mese sarà Natale”
Il tempo determinato può essere espresso anche mediante avverbi come ieri, oggi, adesso, presto, tardi, o mediante locuzioni avverbiali come una volta, un tempo. “Oggi non abbiamo lezione di matematica” ; “Una volta tutto era diverso”. In questi casi, si parla di complemento avverbiale di tempo.
Il complemento di tempo continuato.
Il complemento di tempo continuato indica la durata dell’azione, cioè quanto durano nel tempo l’azione o la situazione espresse dal verbo. E’ introdotto dalle preposizioni per, che però può anche essere omessa, o, con lievi sfumature di significato, dalle preposizioni in, durante e oltre:
Luca resterà a Roma (per) dieci giorni.
Al complemento di tempo continuato sono riconducibili anche le determinazioni temporali, introdotte da varie preposizioni o locuzioni, che rispondono alle domande:
• In quanto tempo? : “Ho cucito questa gonna in tre ore”
• Fino a quando? : “Ho studiato fino alle undici”
• Da quando? Fin da quando? : “Da due giorni non penso ad altro”
• Da quanto tempo? : “Abito in questa città da due anni”
IL complemento di tempo continuato, come il complemento di tempo determinato, può anche essere espresso da un avverbio come sempre, lungamente, e simili, oppure da una locuzione avverbiale come a lungo, da allora, per sempre: “Ti amerò (per) sempre”.
Il complemento di limitazione.
Il complemento di limitazione precisa entro quali limiti o quale ambito ha valore ciò che è detto da un aggettivo, da un sostantivo o da un verbo. Per lo più, è introdotto dalla preposizione di, ma spesso anche dalle preposizioni da, in, per, a :
Mio zio è alto di statura. Il gattino è cieco da un occhio.
Il complemento di limitazione può essere introdotto anche da locuzioni preposizionali di valore chiaramente limitato come rispetto a, relativamente a, in quanto a, limitatamente a, in fatto di, e simili: “In quanto a idee, Luca è un vulcano.”
Il complemento di paragone.
Il complemento di paragone indica il secondo termine di un confronto tra due esseri animati o due cose o tra due qualità di una stessa persona o cosa:
Mio fratello Paolo, è più alto di mio cugino Antonio.
Con i comparativi di maggioranza e di minoranza, il complemento di paragone è introdotto da di: “Anna è meno timida di sua sorella.” Quando sono messe a confronto due qualità diverse di una stessa persona o cosa e il paragone avviene tra due aggettivi, il secondo termine è introdotto dalla congiunzione che: “Nel nuoto Antonio è più veloce che resistente.”
Con il comparativo di uguaglianza, il complemento di paragone è introdotto dalla congiunzione come o dall’avverbio quanto, spesso in correlazione con tanto : “Il mio appartamento è grande come il tuo.”
Il complemento di età.
Il complemento di età indica l’età di qualcuno o di qualcosa oppure precisa a che età qualcuno ha compiuto una certa azione o si è trovato in una certa situazione. Nel primo caso, dipende da un nome ed è introdotto dalla preposizione di; nel secondo caso, determina un verbo ed è introdotto dalla preposizione a o dalle locuzioni all’età di, in età di e simili:
La nonna di Paolo è una signora di sessant’anni.
Per esprimere l’età approssimativa, si usa la preposizione su: “Ti ha cercato un uomo sulla cinquantina.”
Il complemento di argomento.
Il complemento di argomento indica l’argomento di cui si parla, si scrive o si tratta. E’ retto per lo più da verbi come parlare, dire, raccontare, riferire, scrivere, discutere, trattare ecc.., oppure da nomi di significato corrispondente come libro, articolo, trattato, discussione, convegno, ricerca, consiglio, parere, discorso, ed è introdotto dalle preposizioni di, su, circa, sopra oppure da locuzioni preposizionali come intorno a, a proposito di, riguardo a:
Tutti parlano bene di te. Mio padre e mio fratello discutono di calcio.
Il complemento di qualità.
Il complemento di qualità indica una qualità o una caratteristica, fisica, morale o intellettuale, di qualcuno o di qualcosa. Determina per lo più un nome ed è introdotto dalle preposizioni di e, più raramente, da, a, con:
Ci rivolgeremo ad un avvocato di grande esperienza.
Il complemento di qualità può determinare anche il predicato, quando è costituito da verbi come essere, apparire, sembrare: “Questo tipo di jeans non è più di moda.” ; “La stoffa sembra di ottima qualità.”
Il complemento di materia.
Il complemento odi materia indica il materiale o la sostanza di cui è fatto un determinato oggetto. Determina un nome o, più raramente, un verbo come fare, fabbricare, costruire, ed è retto dalla preposizione di. Nel linguaggio di livello familiare, si usa anche la preposizione in:
Una ringhiera di legno. Un sacchetto di plastica.
Può essere anche usato in senso figurato, riferito a esseri viventi o a concetti astratti: “Quell’uomo ha una volontà di ferro” ; “Carla è una ragazza d’oro.”
Il complemento distributivo.
Il complemento distributivo indica in che modo viene distribuita una determinata cosa in rapporto al tempo, al peso, alla quantità o all’ordine. E’ introdotto dalle preposizioni per, a, su, ma talora si presenta anche senza preposizione:
Sergio mangia un chilo di mele al giorno.
Il complemento di esclusione.
Il complemento di esclusione indica chi o che cosa resta escluso da quanto espresso dal verbo. Nel suo valore prettamente esclusivo è introdotto dalla preposizione senza ed esprime il contrario dei complementi di compagnia e di mezzo:
Paolo è partito senza mio fratello.
In altri casi, invece, è introdotto dalle preposizioni: fuorché, tranne, eccetto, meno, salvo oda locuzioni preposizionali come: all’infuori, a eccezione di, a parte e simili, ha valore più propriamente eccettuativo, perché eccettua, cioè esclude, una persona o una cosa da ciò che si dice: “Mi piacciono tutti gli sport tranne il pugilato”.

Esempio



  


  1. michle

    la mattina faccio sempre un abbondante colazione

  2. miriam

    una shema in cui sono presenti tutti i complementi eda stampare