Saggio sulla guerra

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Categoria:Ricerche
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Testo

TITOLO: “GIGANTE, ANCHE TU KO?”
DESTINAZIONE EDITORIALE: GIORNALINO SCOLASTICO

11 settembre. Una giornata come le altre, per tutti, se non fosse per quella manciata di minuti che ha cambiato il Mondo, bruciando le basi di carta di una pace aleatoria.
Si, perché anche se pochi minuti sono bastati per far cambiare volto al Mondo, ci sono voluti mesi e mesi per organizzare questo attentato incendiario a discapito della pace.
Sicuramente, la pace che regnava nel mondo fino all’11 settembre, era una pace condannata a morire perché le sue basi, fatte di carta e di numeri, di indici e capitali, non reggevano il peso della cattiveria che premeva da non pochi anni sulla pace.
E’ difficile dar ragione a Freud quando dialogando con Einstein dice che un atteggiamento più civile ed il timore degli effetti di una guerra avrebbe dovuto mettere fine alle guerre in un prossimo futuro perché, se cosi’ fosse, si sarebbero evitati tanti disordini e guerre, non ultima quella terroristica ai danni degli USA.
Terrorismo, una brutta parola se si pensa agli anni 70-80 con le BR; ma cosa vuol dire terrorismo. Il terrorismo è una lotta che conducono con atti illeciti coloro che vedono negati i propri diritti. E se quella fazione di islamici, i talebani, ha cerato di far ciò, ci è riuscita, facendo dilagare tra la gente la psicosi. Ciò che preoccupa ora non sono i capitali andati in fumo, i grattacieli sgretolati al suolo, ma appunto la psicosi che dilaga tra gli uomini in cerca di un rimedio; e allora c’è chi si rifugia in una maschera antibatteriologica, c’è chi teme di ricevere lettere impolverate.
Una psicosi nata nello stesso momento in cui si è visto che anche i giganti non sono inattaccabili.
Nessuno pensava che qualcuno, tanto meno una fazione di islamici, sperduta tra le montagne dell’Asia, potesse attaccare il colosso dei colossi: gli USA.
Con tutti i loro sistemi di sicurezza, con spie e investigatori sparsi per il mondo, gli USA hanno rischiato un brutto KO senza rendersene conto. Se non fosse per la foga con cui gli USA stanno cercando di rialzarsi, riuscendoci per molti aspetti, si direbbe proprio che il terrorismo è riuscito nell’intento.
Ma se i talebani si sono spinti a far tanto, sicuramente non hanno tutti i torti. E’ da condannare assolutamente il modo in cui hanno rivendicato i propri diritti ma non il motivo perché anche se sono una popolazione arretrata, priva di quei canoni e comportamenti che per noi sono routine, hanno il diritto di non essere soppressi da montagne di capitali che li rendono invisibili al mondo.
Quello che hanno rivendicato i talebani non è altro che il rispetto che da decenni vedono mancare nei loro confronti da parte dei giganti che ad altro non pensano che ai capitali.
Secondo l’opinione pubblica se l’America ha subito quest’attacco, c’è un perché; e questo perché è da ricercare nel passato anche se sarà difficile trovare con esattezza quando questa mancanza ha preso il sopravvento.
E’ proprio vero, come di Qolèlet, che c’è un tempo per piangere e uno per gioire: ora piangiamo, ma non sappiamo quando potremmo gioire.

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