L'omosessualità Nella Grecia Classica

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L’omosessualità nella Grecia classica

Alla fine dell’età classica in Grecia s’iniziò a parlare di Amore. Prima, infatti, dell’esclusione della donna dalla vita della polis Saffo narrava l’amore che lei provava verso le sue allieve più belle. L’omosessualità maschile invece era ancora racchiusa nell’ambiente militare a causa di una naturale esclusione delle donne. L’origine dell’omosessualità va comunque cercata fra le prime tribù elleniche, nelle quali la struttura sociale era divisa in classi. Per accedere alla classe successiva bisognava compiere un rituale che consisteva nell’allontanamento dell’individuo dalla città per due o tre mesi. In questo lasso di tempo lui era accompagnato da un tutore(al fine di educarlo) che spesso aveva un rapporto con il giovane. Strabone narra nelle sue poesie degli usi di Creta, infatti, in questo paese gli adulti educavano i giovani portandoli fuori città per istruirli alla vita della polis e spesso avevano rapporti omosessuali. Tutto questo era approvato dalla legge e in ricompensa il ragazzo otteneva un’armatura. In un periodo successivo furono scritti dei poemi d’amore che riportano le storie omosessuali fra Zeus e Ganimede, Dioniso ed Adone, Poseidone e Penelope, Apollo e Ciparisso, di Eracle e Giasone. Si può quindi capire che per gli ateniesi avere una relazione con un giovane era addirittura apprezzata dalla società. Gli unici che però ci rimettevano erano i giovani che si prostituivano in quanto non potevano ottenere cariche politiche. Essi comunque erano tutelati dallo stato in quanto inscritti ad un apposito registro ed erano tenuti a versare un tributo sui guadagni.

L’omosessualità nella Roma antica

La visione dell’omosessualità nell’antica Roma si può dividere in due parti: prima e dopo la conquista della Grecia.
A questo proposito, infatti, all’inizio i romani vedevano il rapporto tra persone dello stesso sesso solo come un vizio dei greci e sostenevano che gli antenati romani non erano omosessuali e che il fenomeno era stato “importato” e pensavano che questo avesse offeso il costume degli avi, rammollito il popolo e disgregato l’integrità del “cives romanus”.
Da questo momento l’omosessualità si diffuse nell’impero ma ancora in modo limitato in quanto che il rapporto avveniva solo tra persone libere e schiavi. L'omosessualità, che per i "cives" romani veniva praticata in modo lecito esclusivamente con gli schiavi, era una dimostrazione del loro potere e quindi del potere di Roma: un'espressione virile a cui non vi era limite, a patto che però essa venisse praticata solo con gli schiavi. Nell’età repubblicana venne scritta la “lex Scatinia” la quale regolava il comportamento sessuale romano ma soprattutto puniva la pederastia verso i ragazzi liberi. L’omosessualità andava quindi diffondendosi e non solo come segno di potere ma proprio come amore il quale cercava di essere represso dalla lex. Molti poeti romani riportano nelle loro poesie le loro storie omosessuali. Buoni esempi sono: Catullo e il suo amore oltre che per Lesbia anche per Giovenzio, Virgilio che racconta nell’Eneide la vicenda di Eurialo e Niso che nel loro amore trovano la forza per combattere. La fine dell’era repubblicana segna anche un cambiamento della visione dell’omosessualità infatti Giovenale protesta per il comportamento omosessuale romano e vede in questo la decadenza di Roma e inoltre teme che le coppie gay vogliano un riconoscimento civile. Nel 342 Costanzo emana una legge dove viene condannato a morte chi pratica rapporti omosessuali passivi, nel 390 viene condannata l’effemminatezza con la punizione del rogo e infine nel 533 Giustiniano condanna alla stessa pena anche chi pratica l’omosessualità attiva e questo durerà per tutto il medioevo.

L’omosessualità oggi

Per quanto riguarda la definizione attuale dell'omosessualità, si afferma che un individuo omosessuale, il quale accetta in pieno e con serenità la propria condizione (libero quindi da restrizioni morali) non va considerato patologico, e inoltre la nosografia psichiatrica ha cancellato l'omosessualità dall'elenco dei disturbi psicosomatici. Oggi ci si limita a considerare patologica la forma "egodistonica" dell'omosessualità, cioè quella vissuta con incertezza ed angoscia. Quindi l’omosessualità è un fenomeno naturale che nasce dall’uomo stesso.

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