Le teorie evoluzionistiche

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Testo

LE TEORIE EVOLUZIONISTICHE
LAMARCK E I CARATTERI ACQUISITI
Il naturalista francese Jean Baptiste de Lamarck, in seguito ad osservazioni su reperti fossili e su organismi viventi, mise in dubbio l’idea comune, ai suoi tempi, che le specie fossero fisse ed immutabili. Egli per primo fornì la prova che gli organismi avevano subìto, col passare del tempo, delle modificazioni e, nel 1809 in un libro dal titolo “Philosophie Zoologique”, affermò che gli organismi si erano evoluti in risposta al loro ambiente.
EVOLVERE = passare da una forma all’altra.
Lamarck fu il primo a suggerire il concetto di evoluzione.
La teoria di Lamarck spiegava due fatti osservati: anzitutto la differenza tra gli organismi vissuti nel passato e quelli attuali e il perfetto adattamento di ogni organismo nel suo ambiente.
Lamarck aveva osservato che ogni essere vivente subisce modificazioni tali che lo rendono adatto ad un suo tipo di vita particolare e suggerì che il meccanismo responsabile di queste specializzazioni fosse l’uso o il disuso di particolari organi. I caratteri sviluppati da un individuo nel corso della sua vita prendono il nome di CARATTERI ACQUISITI, e Lamarck credeva che tali caratteri potessero essere trasmessi alla discendenza.
L’ereditarietà dei caratteri acquisiti, che sta a fondamento della teoria di Lamarck, non è stata ancora validamente dimostrata; a parte alcune rare mutazioni, l’informazione genetica contenuta nei cromosomi viene infatti trasmessa in forma invariata di generazione in generazione.
La teoria dell’evoluzione di Lamarck non convinse molti studiosi dei suoi tempi, e ancora oggi, i genetisti non sono stati capaci di trovare alcuna prova che i caratteri acquisiti possano essere ereditari.
DARWIN E LA SELEZIONE NATURALE
A circa cinquant’anni di distanza dalla teoria evoluzionistica presentata da Lamarck, il naturalista inglese Charles Darwin rivoluzionò le idee della maggior parte dei naturalisti del tempo pubblicando nel 1859 un libro dal titolo “L’origine delle specie attraverso la selezione naturale”.
Come già aveva teorizzato Lamarck, Darwin affermò che gli organismi viventi avevano, poco alla volta, sviluppato quelle qualità che permettevano loro di adattarsi all’ambiente.
A differenza di Lamarck, Darwin infatti riconobbe l’esistenza di una certa variabilità all’interno di una stessa specie; e proprio le variazioni naturali, e non i caratteri acquisiti, sono trasmesse con l’eredità.
Osservando come gli allevatori di piante e animali usavano la selezione per ottenere particolari varietà, Darwin ipotizzò che un tipo simile di selezione avesse luogo anche in natura e chiamò questo processo di interazione tra popolazione e ambiente SELEZIONE NATURALE.
Egli notò, inoltre, come in natura la maggior parte degli organismi generi un numero di figli maggiore di quello che riesce effettivamente a sopravvivere; per esempio, le querce producono migliaia di ghiande e le rane depositano centinaia di uova, ma solo alcune di queste sopravvivono e riescono, a loro volta a riprodursi nelle generazioni successive.
Dal momento che non tutti i nati riescono a raggiungere l’età adulta, Darwin ipotizzò che esistesse tra loro una specie di competizione nella quale solo gli organismi più adatti riescono, a loro volta, a riprodursi e chiamò tale fenomeno “sopravvivenza dei più adatti”.
Ad esempio, secondo la teoria di Darwin, in ogni generazione di cicogne alcuni esemplari avrebbero avuto zampe più lunghe di altri, e solo questi sarebbero stati in grado di procacciarsi i pesci delle acque profonde. Tali individui, potendo nutrirsi meglio, avrebbero avuto sugli altri un vantaggio selettivo, cioè maggiori probabilità di sopravvivenza e di riproduzione, trasmettendo il carattere vantaggioso alla progenie.
La teoria della selezione naturale di Darwin può essere così riassunta:
1. Le specie tendono a produrre un grande numero di discendenti.
2. Le risorse del mondo naturale sono limitate.
3. Ci deve essere una lotta per la sopravvivenza tra la progenie (lotta che si ripete ad ogni generazione) a causa della quale non tutti i nuovi nati sono in grado di sopravvivere.
4. Esiste un’ampia variabilità di caratteri all’interno delle popolazioni, dovuta all’insorgenza di mutazioni spontanee (non ci sono due individui identici) e molti caratteri diversi vengono ereditati.
5. Gli organismi che sopravvivono e si riproducono maggiormente sono quelli che hanno ereditato i caratteri più vantaggiosi per la sopravvivenza in quel particolare ambiente.
6. Tale processo continua per molte generazioni e perciò la popolazione risulta sempre meglio adattata al suo particolare ambiente.
Naturalmente le variazioni all’interno di una popolazione avvengono in maniera casuale e non dipendono direttamente dall’azione dell’ambiente. La selezione naturale “seleziona” alcuni dei caratteri già presenti nel codice genetico e l’ambiente non fa altro che favorire il suo mantenimento.
Darwin non conosceva niente della genetica moderna, ma a partire dai suoi tempi la ricerca ha dimostrato che le mutazioni sono indipendenti dai bisogni di un organismo ed i relativi cambiamenti possono anche essere utili in un determinato ambiente, ma spesso non lo sono. Solo quelli utili aumenteranno, comunque, la possibilità di sopravvivenza di un organismo.
CONFRONTO TRA DARWIN E LAMARCK
Le teorie di Darwin e di Lamarck affermano entrambe che l’evoluzione della specie avviene gradatamente, di generazione in generazione, ma la causa di tale cambiamento è spiegata in modo diverso.
Se consideriamo, ad esempio, la velocità del ghepardo che, come si sa, è l’animale terrestre più veloce e può superare i 100 km orari, sappiamo che sia Darwin che Lamarck avrebbero spiegato questa straordinaria velocità come risultato dell’evoluzione.
Lamarck l’avrebbe attribuita all’attività dei primi ghepardi che, inseguendo le prede, avrebbero sviluppato arti adatti alla corsa e avrebbero trasmesso questo carattere acquisito alle generazioni successive.
La teoria di Darwin, invece, afferma che la selezione naturale avrebbe agito sui cambiamenti all’interno della famiglia dei ghepardi. In origine, tra di essi ci sarebbero stati alcuni individui capaci di correre più velocemente di altri; questa variazione sarebbe stata ereditata a caso, così come altre variazioni quali calore, grandezza e maculazione. Nell’ambiente dei ghepardi correre veloci è però un vantaggio per la cattura delle prede e solo i più veloci sarebbero riusciti a procurarsi il cibo e, di conseguenza, a sopravvivere e a riprodursi lasciando in eredità tale caratteristica alle generazioni successive.
La differenza fondamentale tra le teorie di Darwin e di Lamarck riguarda il momento in cui una variazione insorge in una popolazione.
Secondi Lamarck, le variazioni avvengono dopo un cambiamento ambientale, ovvero, sono il risultato di un cambiamento ambientale; nella teoria di Darwin, invece, le variazioni esistono prima, indipendentemente dall’ambiente e non come risposta alle condizioni ambientali.
Quindi, come già osservato, una determinata necessità ambientale non provoca mutazioni genetiche, che, invece, insorgono casualmente e spontaneamente, come pure non esiste una trasmissione ereditaria di caratteri acquisiti; la teoria di Lamarck, dunque, non sostenuta da alcuna evidenza, non è considerata valida, mentre numerose sono le prove della validità della teoria di Darwin.

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