La religione nell'Antica Grecia

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Testo

Tra le caratteristiche che più rappresentano la Grecia antica ci sono la mitologia, conosciuta sia per la ricchezza di miti ma anche per le molte divinità, e l’arte, conosciuta soprattutto per la scultura e per il Partenone.

Le divinità

II Caos
Secondo la mitologia greca letteraria o dotta, in principio era il Caos, cioè un miscuglio universale e disordinato della materia, nel quale cielo, mare e terra si confondevano dall’eternità: una forma vaga, indefinibile, indescrivibile.
Ma questo disordine era comunque una divinità capace di generare; e la maggior parte dei figli del Caos furono divinità torbide, malevole, cieche, enigmatiche, capricciose. Ne nacque anzitutto il Destino o Fato, dai voleri imperscrutabili, divinità ora benigna e ora ostile, potentissima e inesorabile, a cui tutte le divinità, anche le più potenti, erano sottomesse e a cui tutti dovevano obbedienza. Niente poteva cambiare i suoi decreti. Nacquero poi molte altre divinità: l’Erebo, una specie d’abisso senza fondo fatto di dense tenebre; la Notte, anch’essa buia e misteriosa, che portava pero agli uomini anche riposo e buoni consigli; le tre sorelle fatali, le Moire o Parche, ministre principali del Destino, figlie della Notte e dell’Erebo; la bieca Discordia, testarda; la triste Vecchiaia, ecc.
Più tardi nacquero divinità alquanto più clementi: la Concordia, l’Amore o Eros, il Giorno, e finalmente Urano, cioè il Cielo, e Gea, vale a dire la Terra.
Così, per virtù soprattutto dell’Amore, Notte e Giorno, Concordia e Discordia, Cielo e Terra, formarono delle personalità a parte, delle divinità distinte dalle altre, cessando di essere l’inestricabile e indescrivibile miscuglio; e dal Caos, il disordine, incomincio a delinearsi il Cosmo, l’Universo, l’ordine.

Urano e la nascita di Zeus
Urano e il primo dio che regno sull’Universo, generato da Gea, la madre terra figlia del Caos, della quale poi diventerà sposa. Gea e Urano erano i genitori delle più antiche creature viventi, i titani, i ciclopi e gli ecatonchiri, giganti provvisti di cento braccia e cinquanta teste. Temendo e detestando i giganti, benché fossero suoi figli, Urano li rinchiuse in un luogo segreto della Terra, lasciando in libertà i ciclopi e i titani. Gea, infuriata, convinse suo figlio, il titano Crono, a spodestare il padre.
In seguito Crono sposò la propria sorella, Rea, e generò con lei sei delle dodici divinità dell'Olimpo.
Zeus era il figlio più giovane del titano Crono e della titanide Rea e fratello degli dei Poseidone, Ade, Estia, Demetra ed Era.Crono, temendo di perdere il trono per mano di uno dei propri figli, li ingoiava appena nati. Quando nacque Zeus, Rea avvolse in fasce una pietra che fece ingoiare a Crono e nascose a Creta il neonato, che venne accudito dalle ninfe. Divenuto adulto, Zeus diede a Crono una droga che gli fece vomitare gli altri figli, assetati di vendetta. Nella guerra che ne seguì, i titani combatterono al fianco di Crono, ma vinse Zeus con gli altri dei, mentre i titani furono gettati nel Tartaro. Zeus da quel momento divenne il dio del cielo e il signore degli dei del monte Olimpo.
Secondo Omero, Zeus era il creatore, il protettore e il signore tanto degli dei olimpici quanto del genere umano, nonché il re del cielo, il dio della pioggia, il raccoglitore delle nubi e il dispensatore dei fulmini; il dio si proteggeva il petto con l'egida e veniva simboleggiato dall'aquila e dall'albero di quercia. I suoi fratelli, Poseidone e Ade ebbero il potere rispettivamente sul mare e sugli inferi, mentre la Terra fu governata in comune da tutti e tre.

Zeus e l’Olimpo
Nei poemi omerici Zeus viene rappresentato come il dio della giustizia e della pietà, sposò della sorella Era, con la quale ebbe Ares, dio della guerra, Ebe, dea della giovinezza, Efesto, dio del fuoco, e Ilizia, dea del parto. Tuttavia egli viene anche descritto come amante di numerose fanciulle, capace di ricorrere a ogni sorta di stratagemma per nascondere alla consorte la sua infedeltà: le storie delle sue scappatelle erano numerose nella mitologia antica, e parecchi suoi figli erano il frutto delle sue avventure con dee e donne mortali. Tutte queste leggende esprimevano forse il desiderio degli antichi greci di stabilire una discendenza diretta con il padre degli dei.
Nella scultura, Zeus era rappresentato come una figura barbuta e maestosa; la sua immagine più famosa era la colossale statua di Fidia in oro e avorio che si ergeva a Olimpia.

Era
la regina degli dei, sorella e sposa di Zeus; figlia del titano Crono e della titanide Rea. Dea del matrimonio e protettrice delle donne sposate, Era generò Ares, dio della guerra; Efesto, dio del fuoco; Ebe, dea della giovinezza, e Ilizia, dea del parto. Moglie gelosa, perseguitò spesso le amanti e i figli di Zeus; non dimenticava mai un'offesa ed era nota per la sua natura vendicativa. Adirata con il principe troiano Paride che le aveva preferito Afrodite, dea dell'amore, in una gara di bellezza, Era aiutò i greci nella guerra di Troia e fu soddisfatta soltanto quando la città venne finalmente distrutta.

Efesto
dio del fuoco e della metallurgia, figlio del dio Zeus e della dea Era o, in alcune versioni, generato dalla sola Era. Diversamente dagli altri dei, Efesto era brutto e zoppo. Poco tempo dopo la sua nascita fu cacciato dall'Olimpo: in alcune leggende da Era, disgustata dalla sua deformità, in altre da Zeus, perché Efesto si era schierato a fianco di Era contro di lui. Nella maggior parte dei racconti, però, assurge ben presto all'Olimpo e sposa Afrodite, dea dell'amore, o Aglaia, una delle tre grazie. In quanto artigiano degli dei, Efesto fabbricava per loro corazze, armature e gioielli.

Atena
Una delle dee più importanti della mitologia greca, presso i romani identificata con Minerva. Figlia prediletta di Zeus, Atena nacque già adulta dalla testa del dio, armata di uno scudo ornato con la spaventosa testa della gorgone Medusa, che pietrificava chiunque la guardasse, della sua lancia, dell'egida (una corazza di pelle caprina) e dell'elmo. Era chiamata anche Pallade o Parthénos ("la vergine"), e ad Atene si trovava il principale tempio a lei dedicato, il Partenone: secondo la leggenda, divenne suo come ricompensa del dono dell'ulivo che aveva fatto agli ateniesi.
Atena era prima di tutto la dea delle città greche, delle arti e dei mestieri e, nella mitologia più tarda, della saggezza. È anche la dea della guerra; tra gli dei fu la più accanita sostenitrice dei greci durante la guerra di Troia. Dopo la caduta della città, tuttavia, questi non rispettarono la sacralità di un altare dedicato alla dea, presso il quale si era rifugiata la profetessa troiana Cassandra. Per punirli, Atena chiese quindi a Poseidone, dio del mare, di scatenare una tempesta che distrusse la maggior parte delle navi greche sulla via del ritorno da Troia. La dea era anche protettrice dell'agricoltura e dei mestieri femminili, soprattutto della filatura e della tessitura. All'uomo, invece, dedicò l'invenzione dell'aratro e del flauto e le arti di addomesticare gli animali, costruire navi e fabbricare calzature. Fu spesso associata agli uccelli, soprattutto alla civetta.

Apollo
figlio del dio Zeus e di Leto e gemello della dea Artemide. Secondo Omero Apollo era innanzitutto un dio profeta, il cui oracolo, con sede a Delfi, concedeva talvolta il dono profetico ad alcuni mortali prediletti, come la principessa troiana Cassandra. Chiamato anche Febo, "lo Splendente", Apollo era il dio della luce e secondo alcuni miti guidava il carro del Sole. Eternamente giovane, abilissimo arciere e valido atleta, era nume tutelare degli uomini non ancora adulti; era anche il dio dell'agricoltura e del bestiame, della musica e della medicina, della luce poetica e della verità filosofica, dell'armonia e dell'ordine.
Fu Apollo a saper sfruttare la lira inventata da Ermes, donandola poi al migliore fra i poeti, Orfeo. Gli era sacro l'alloro, di cui erano composte le corone dei vincitori nelle gare sportive e negli agoni poetici, a ricordo del sacrificio della ninfa Dafne, amata dal dio; in suo onore si intonavano i peana e si componevano carmi lirici. Talvolta Apollo è descritto come un dio spietato e crudele: nell'Iliade di Omero, ad esempio, lancia frecce infuocate portatrici di peste sull'esercito greco. Secondo la tradizione, inoltre, scorticò il satiro Marsia, sconfitto in una sfida musicale; uccise per gelosia Coronide, che gli aveva dato il figlio Asclepio, e rapì e violentò la giovane principessa ateniese Creusa, abbandonandola assieme al figlio con lei concepito.
Nella mitologia romana Apollo fu inizialmente dio della medicina, poi anche dio profeta. Gli era dedicato un importante tempio a Cuma, dove sua sacerdotessa e interprete era la Sibilla. Il culto maggiore gli fu tributato durante il regno di Augusto. Nell'arte antica Apollo veniva rappresentato più frequentemente delle altre divinità, sia perché modello divino di perfetta bellezza fisica, sia in quanto ispiratore delle arti. Dopo la riscoperta, da parte della civiltà occidentale moderna, della cultura dell'antica Grecia, la figura di Apollo esercitò, per l'aura poetica, spirituale e quasi mistica che l'avvolgeva fin dai tempi delle speculazioni orfiche, un grande fascino su vari artisti e pensatori, in particolare su Friedrich Nietzsche.

Artemide
una delle dee principali, identificata presso i romani con Diana. Figlia di Zeus e di Leto e sorella gemella di Apollo, era la più importante delle divinità della caccia e degli animali selvatici, soprattutto degli orsi, nonché protettrice delle nascite, della natura e dei raccolti. In quanto personificazione della Luna, talvolta veniva identificata con Selene ed Ecate. Benché tradizionalmente protettrice delle giovani fanciulle, durante la guerra di Troia Artemide impedì ai greci di salpare per Troia finché non le ebbero sacrificato una vergine. Secondo alcune versioni della leggenda, all'ultimo momento salvò la vittima, Ifigenia. Come Apollo, Artemide era armata di arco e frecce, con cui spesso puniva i mortali che la indispettivano. Secondo altre leggende, assicurava alle donne che morivano di parto una morte rapida e indolore.

Ares
dio della guerra e figlio di Zeus e di Era. Identificabile nel dio Marte dei romani. Aggressivo e feroce, impersonava la natura brutale della guerra. Tra le divinità a lui associate c'era Afrodite, dea dell'amore, da cui ebbe dei figli, e divinità minori come Deimo ("terrore") e Fobo ("paura"), che lo accompagnavano in battaglia. Per quanto ardito e battagliero, Ares non era invincibile, neppure contro i mortali.
Pare che il culto di Ares sia nato in Tracia, diffondendosi poi anche a Tebe, dove era considerato una divinità ancestrale, e ad Atene, dove ad Ares era dedicato un tempio ai piedi dell'Areopago.

Afrodite
la dea dell'amore e della bellezza, che nel pantheon romano prende il nome di Venere. Nell'Iliade di Omero è presentata come la figlia di Zeus e Dione, una delle sue consorti; nella Teogonia di Esiodo si narra invece che Afrodite nacque dalla schiuma del mare.
Secondo Omero, Afrodite sposò il dio Efesto; tra i suoi amanti ebbe Ares, dio della guerra, e rivaleggiò con Persefone, regina del mondo sotterraneo, per l'amore di Adone, bellissimo giovane greco; ebbe anche un figlio, Enea, da Anchise, principe troiano. La leggenda più famosa riguardante Afrodite concerne la causa della guerra di Troia. Eris, dea della discordia, fu l'unica a non essere invitata alle nozze del re Peleo con la divinità marina Teti: risentita, la dea gettò nella sala del banchetto una mela d'oro, su cui erano scritte le parole: "Alla più bella". Quando Zeus rifiutò di scegliere tra Era, Atena e Afrodite, le tre dee, che ambivano alla mela, si rivolsero a Paride, principe di Troia. Ciascuna gli promise un dono: Era l'avrebbe reso potente, Atena gli avrebbe procurato la gloria militare e Afrodite invece gli avrebbe concesso la donna più bella del mondo. Paride decretò che la mela spettava ad Afrodite e chiese in premio Elena, moglie del re greco Menelao. Con il rapimento di Elena, Paride scatenò quindi la guerra di Troia. Ad Afrodite furono attribuiti svariati titoli di culto, tra i quali quello di Urania, regina dei cieli, e Afrodite Pandemia, dea di tutte le genti.

Estia
dea del focolare, figlia maggiore di Crono e Rea. Era preposta ai fuochi sacrificali e le si rivolgevano preghiere prima e dopo i pasti. Sebbene compaia in pochissimi miti, la maggior parte delle città aveva un focolare comune dove ardeva il fuoco sacro. A Roma, la vergine Estia era adorata come Vesta e la sua importanza era notevole: il suo fuoco era alimentato da sei sacerdotesse vergini note col nome di vestali.

Ermes
messaggero degli dei, figlio del dio Zeus e di Maia, figlia del titano Atlante. Messaggero particolare di Zeus, portava sandali alati, un cappello a falda larga e una verga d'oro magica (il caduceo), con serpenti intrecciati e ali; conduceva le anime dei morti nel mondo sotterraneo (Ermes Psicopompo), possedeva poteri magici sul sonno e i sogni, ed era il dio del commercio e dei mercanti, nonché il custode delle mandrie. Dio degli atleti, proteggeva i ginnasi e gli stadi e lo si riteneva responsabile della fortuna e della ricchezza. Malgrado le sue virtù, Ermes era anche un nemico pericoloso, un truffatore e un ladro. Il giorno della sua nascita rubò il bestiame del fratello Apollo, dio del Sole, facendo camminare all'indietro la mandria sulle proprie orme per cancellarne le tracce; posto a confronto con Apollo, Ermes negò il furto, ma i due fratelli si riconciliarono quando Ermes donò ad Apollo la lira che aveva creato. Ermes veniva rappresentato nell'arte greca più antica come un uomo barbuto e maturo; nel periodo classico divenne un giovane atletico, nudo e imberbe. Nella mitologia romana fu identificato con Mercurio.

Demetra
dea del grano e dei raccolti, figlia del titano Crono e di Rea. Quando sua figlia Persefone fu rapita da Ade, dio degli Inferi, Demetra ne fu così addolorata che trascurò le terre, sulle quali non crebbe più alcuna pianta, e la carestia si abbatté sul mondo. Zeus chiese allora a Ade, suo fratello, di restituire Persefone alla madre. Questi acconsentì, ma prima di liberarla le fece mangiare i chicchi di una melagrana che l'avrebbero costretta a ritornare da lui quattro mesi all'anno (sei mesi in un'altra versione del mito). Felice di aver ritrovato sua figlia, in primavera Demetra faceva nascere dalla terra fiori, frutti e grano in abbondanza, ma in autunno, quando Persefone ritornava nel mondo sotterraneo, il suo dolore provocava la morte della vegetazione e apriva le porte all'inverno. Demetra e Persefone erano venerate nei riti dei misteri eleusini. Dalla Sicilia, il culto si propagò a Roma, dove alle due dee corrispondevano Cerere e Proserpina.

Poseidone
dio del mare, ma in origine anche dei terremoti, figlio del titano Crono e di Rea, e fratello di Zeus e di Ade.
Poseidone era lo sposo di Anfitrite, una delle nereidi, dalla quale aveva avuto un figlio, Tritone. Ebbe molte altre storie d'amore, specialmente con ninfe di sorgenti, con le quali generò numerosi figli famosi per la loro barbarie e crudeltà, tra i quali il gigante Orione e il ciclope Polifemo; con la gorgone Medusa concepì Pegaso, il celebre cavallo alato. Poseidone ha un ruolo di spicco in molte leggende e miti greci: lottò senza successo contro Atena, dea della saggezza, per il controllo di Atene; quando, assieme ad Apollo, si vide privato del compenso pattuito per avere aiutato Laomedonte, re di Troia, a costruire le mura della città, si vendicò furiosamente mandando un terribile mostro marino a devastare la regione, e durante la guerra di Troia si schierò con i greci.
In arte Poseidone è rappresentato come un personaggio maestoso, con la barba, che impugna un tridente, ed è spesso accompagnato da un delfino. Ogni due anni, a Corinto, si tenevano in suo onore i giochi istmici, corse di cavalli e carri. I romani identificavano Poseidone con il loro dio del mare, Nettuno.

Ade e Persefone
nome del dio dei morti e del suo regno. Figlio del titano Crono e di Rea, Ade era fratello di Zeus e di Poseidone. Dopo la deposizione di Crono e la spartizione dell'universo, Ade ottenne il mondo sotterraneo, sul quale regnò assieme alla ninfa Persefone, rapita dal mondo terreno. Noto anche col nome di Plutone, signore delle ricchezze, perché sia i raccolti sia i metalli preziosi erano considerati appartenenti al regno degli Inferi, Ade era un dio spietato, che non permetteva a nessuno di fare ritorno nel mondo dei viventi. Il suo regno sotterraneo, situato nelle lontane regioni dell'Occidente, era formato dall'Erebo, luogo dove approdavano le anime dei trapassati, e dalle profondità del Tartaro, in cui gli dèi avevano imprigionato i Titani. Era un luogo cupo, separato dal mondo da fiumi dall'aspetto desolato e minaccioso; veniva custodito da Cerbero, un cane con tre teste e la coda di drago, mentre a un vecchio barcaiolo, Caronte, toccava il compito di traghettare le anime dei morti attraverso le paludi dell'Acheronte. Nell'oscurità degli Inferi aveva sede il palazzo di Ade, rappresentato come una dimora fatiscente con molti cancelli, affollata di anime e popolata di demoni. Nelle leggende più tarde il regno degli Inferi viene distinto in due luoghi separati: l'Elisio, luogo della ricompensa ultraterrena dei buoni, e il Tartaro, dove vengono puniti i malvagi.

Dionisio
figlio di Zeus e della mortale Semele; dio del vino e della vita naturale, insegnò ai mortali la viticoltura e la vinificazione.
Di probabile origine tracia, dal V secolo a.C. fu conosciuto anche come Bacco e godette di un culto particolare, comprendente pratiche estatiche e orgiastiche: le sue seguaci, dette menadi o baccanti, vagavano nei boschi celebrando il dio nell'ebbrezza dionisiaca, al limite della ferinità e della violenza; del suo corteggio si riteneva facessero parte anche centauri, ninfe e satiri: uno di loro, Sileno, fu precettore del dio. L'unica sede fissa in cui godeva di un culto era Delfi, dove divideva il tempio con Apollo e veniva celebrato in grandi feste cittadine. Durante le celebrazioni si svolgevano numerose competizioni teatrali, alle quali partecipavano grandi drammaturghi come Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane. Nei suoi misteri centrale era la funzione della musica, spesso articolata su strumenti a fiato, secondo un'uos che si traspose nella commedia attica, così come il ditirambo, i cori e le danze che furono adottati nella tragedia. Il culto mistico di Dioniso ricopriva un'importante funzione sociale, in quanto sublimava e simboleggiava elementi della religione che la civiltà greca aveva rimosso o superato, quali il sacrificio cruento, l'adorazione della natura, i culti fallici e i riti di iniziazione.
Il culto di Bacco, o Libero, si diffuse anche presso i romani, dove i suoi misteri furono chiamati Baccanali e divennero così sfrenati da essere proibiti dal senato nel 186 a.C.; nel I secolo d.C., tuttavia, i miti dionisiaci erano ancora popolari, come attestano le raffigurazioni visibili sui sarcofagi e le celebri pitture murali della Villa dei misteri a Pompei.
Nell'arte greca, Dioniso venne spesso ritratto dai ceramografi attici con una cornucopia e tralci di vite, o col tirso e un mantello di pelle di pantera; la sua rappresentazione più nota è l'Hermes e Dioniso bambino (340 ca. a.C., Museo archeologico di Olimpia), opera di Prassitele. A partire dal Rinascimento, il dio fu raffigurato perlopiù come dio del vino o in rapporto al mito del suo amore per Arianna, in opere celebri di artisti come Michelangelo, Caravaggio, Tiziano, Annibale Carracci e Velázquez.

I templi
Il tempio greco è la struttura architettonica che più ci riporta a mente l’antica Grecia; questa costruzione non aveva la funzione, come lo ha la chiesa per noi oggi, di luogo di culto, bensì veniva considerata come la “casa” della divinità che si voleva adorare.
Il tempio era composto da una parte esterna, caratterizzata dal classico colonnato, che circondava e conteneva la “casa” della divinità adorata in quel tempio; nel locale più interno si trovava la statua della divinità, circondata dagli arredi sacri, oggetti necessari per svolgere le cerimonie che avvenivano all’esterno, anziché all’interno come succedeva nell’età minoica, su un suolo che veniva considerato sacro, dove si trovava l’altare sacro. Solitamente chi partecipava alla cerimonia era l’intera comunità della polis nell’età classica.
I materiali con cui venivano costruiti i primi templi erano molto poveri, come mattoni crudi, terracotta o legna, e per questo non ci hanno lasciato traccia; invece dal VII secolo a.C. i templi vennero costruiti in pietra, in quanto si era perfezionata la lavorazione di questo materiale che consentì ai templi di durare fino ai giorni nostri.
Queste tecniche, probabilmente assunte dai contatti con la Siria e l’Egitto, consentirono, inoltre, di costruire templi anche molto più grandi; i blocchi di marmo e calcare venivano tagliati in modo da far combaciare perfettamente gli spigoli, poi all’interno di questi blocchi venivano inseriti dei perni di ferro o piombo per assicurarne la stabilità e anche per far fronte ai frequenti terremoti che si verificavano frequentemente in Grecia.
Col tempo si vennero a definire due stili di templi: quello dorico e quello ionico. I templi dorici, tra i quali il Partenone, sono costituiti da un colonnato che ricopre tutti e quattro i lati del tempio, mentre l’architrave, sostenuto dalle colonne, veniva decorato con un fregio, fascia decorata in rilievo con figure più o meno stilizzate. Lo stile ionico, affermatosi soprattutto nel VI secolo a.C., si distingue da quello dorico per la maggiore leggerezza e grazia in particolare nella struttura delle colonne.

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