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Globalizzazione
Neologismo di origine inglese che indica la globalizzazione finanziaria, ossia l'esistenza di un mercato mondiale dei capitali. In senso lato indica che le decisioni strategiche delle imprese multinazionali mirano talvolta a realizzare un'integrazione produttiva su scala mondiale: produzione di un determinato componente qui, di un altro là, assemblaggio in un altro paese ancora e così via.
In un certo senso la globalizzazione si contrappone alla multinazionalizzazione. Quest'ultimo termine sottintende che un'impresa, nonostante sia presente in più paesi, rimane legata principalmente a uno stato, in genere il paese d'origine.
Il termine «globalizzazione», invece, sottintende che l'impresa è svincolata da una base territoriale, che il suo territorio è il mondo, che decide la propria strategia produttiva in funzione dei costi di produzione relativi nei diversi paesi e in vista di un prodotto da vendere nel maggior numero possibile di paesi.
Benvenuti in un mondo dove il 20% più ricco si spartisce l'80% del reddito mondiale e dove il pianeta diviene progressivamente irrespirabile.
Da quando l'uomo ha iniziato a voler soddisfare i suoi bisogni "non naturali e non necessari" è divenuto gradualmente la forza distruttrice dell'ecosistema, la maledizione del pianeta Terra.
Il pianeta Terra nel XXI secolo dovrà fronteggiare stravolgimenti repentini e brutali del proprio ecosistema.
L'11% delle specie di uccelli, il 25% dei mammiferi e il 34% dei pesci sono in via di estinzione.
L'erosione ha costretto il Kazakhistan ad abbandonare metà della propria superficie coltivabile, negli Usa la Baia di Chesapeake garantiva un secolo fa più di 70 milioni di ostriche l'anno, nel 1998 appena due milioni.
La temperatura in Antartide è salita di due gradi e mezzo Celsius dal 1940.
L'Aids ha abbassato l'aspettativa di vita nello Zimbabwe da 65 a 44 anni, ed entro il 2010 la proiezione si abbassa a 39 anni.
L'urgenza delle sfide che ci aspettano in questo secolo è inaudita.
La potenza distruttiva dei cataclismi naturali verrà amplificata dai cambiamenti climatici e dalla sovrappopolazione.
Il terribile uragano Mitch ha ucciso 10mila persone in America Centrale nell'ottobre '98 e ha distrutto il 95% della superficie coltivabile dell'Honduras. Il riscaldamento generale del globo può spiegare la ferocia di Mitch, la cui violenza è stata esaltata dalla deforestazione della zona.
In Amazzonia i tagli indiscriminati degli alberi stanno assottigliando le foreste con la conseguenza che la foresta rimanente diventa più arida e vulnerabile agli incendi.
Presi e coinvolti totalmente dalla travolgente crescita di Internet sembriamo aver perso di vista il peggioramento della salute della Terra.
Le emergenze più urgenti da affrontare nel XXI secolo sono l'aumento della popolazione e i cambiamenti climatici, se non riusciremo a stabilizzare entrambi i problemi, non ci sarà alcun ecosistema sulla Terra che riusciremo a salvare.
Il debito ha una robusta radice politica ed è l’espressione di un rapporto di potere profondamente squilibrato. Il tasso di interesse viene fissato da chi sta in posizione di forza. È inverosimile che chi decise di fare degli anni ottanta il decennio degli alti tassi nel tentativo (riuscito) di far tornare gli USA al centro dell’economia mondiale non sapesse che stava per gettare sul lastrico larga parte del pianeta. La scelta di alzare i tassi ha riconsegnato alla dipendenza dal Nord tutta una serie di paesi di recente emancipazione, fissando chiaramente chi è padrone e chi è schiavo, chi riceve e chi dà, chi può far pagare cari i propri manufatti e chi deve svendere le sue materie prime (last but not least, chi può avere una politica estera propria e chi no).
La forma giuridica del debito ha semplicemente rivestito di legittimità un rapporto di rapina che ha una storia molto più antica. Insomma, l’economia come prosecuzione della guerra con altri mezzi, per creare un pianeta in cui pochi decidono, un po’ di più consumano e la maggior parte servono, in perfetta continuità con l’epoca coloniale, che si dimostra così tutt’altro che conclusa.
Ma si può ancora chiamare economia (dal greco: «governo della casa») la corsa del profitto a breve termine, effettuata con mezzi telematici sempre più veloci, in cui talvolta vincono i singoli e sempre perde la collettività? Non potremmo chiamarla «lotteria globale»?
Foreste distrutte, erosione del suolo, specie animali scomparse: migliorano gli indici economici ma peggiorano quelli ambientali.
Gli indicatori economici salgono, quelli ambientali scendono, ma nessun governo al mondo sembra seriamente preoccuparsene. Fattori come la crescita demografica (entro il 2050 dovremmo essere quasi nove miliardi), innalzamento della temperatura causato dall'aumento del Co2, il deterioramento dei sistemi e delle risorse ambientali finiranno però per mettere in crisi anche l'economia.
Distruzione delle foreste, erosione del suolo (che ad esempio ha obbligato la popolazione del Kazakhistan ad abbandonare metà delle terre coltivate), abbassamento generale delle falde idriche, il collasso delle risorse ittiche, l'aumento della temperatura atmosferica, la morte della barriera corallina, lo scioglimento dei ghiacciai e la progressiva scomparsa di specie animali e vegetali. "Circa il 10% delle specie di uccelli, il 25% dei mammiferi e il 34% delle specie dei pesci è minacciato d'estinzione, e queste estinzioni non hanno nulla a che vedere con le grandi estinzioni del passato che conseguivano da cause naturali. Queste sono una nostra responsabilità".
Fra i tanti numeri del Rapporto, ce n'è uno che colpisce per il paradosso che crea. Nel mondo ci sono 1,2 miliardi di persone che soffrono la fame, e 1,2 miliardi di obesi. Come dire, che la somma algebrica fa 0.
Vostro nonno era diverso da voi. Non tanto perché magari era più alto o più basso, più magro o più grasso, la verità è che noi abbiamo in corpo circa 500 nuove sostanze, composti chimici che non esistevano prima del 1920.
Non c'è da esserne contenti: in larga parte sono potenziali veleni, i cui effetti non sono del tutto noti.
Una delle più grandi promesse non mantenute degli ultimi anni è quello "dell'ufficio senza carta" con conseguente salvaguardia delle foreste: nel 1997 (si tratta dei dati più recenti a disposizione) sono stati prodotti nel mondo 299 milioni di tonnellate di carta, 6 volte il quantitativo prodotto nel 1950. E entro il 2010 il fabbisogno crescerà di un altro 31%. Anche se un po' tutti i settori di utilizzo (imballaggi, usi domestici, giornali) sono in crescita, l'ascesa più forte è stata propria della carta da stampa e da scrittura: 110% dal 1980: come dire che l'ufficio senza carta è davvero un'utopia.
L’ambiente naturale svolge per noi, gratuitamente, alcuni servizi fondamentali senza i quali la nostra specie non potrebbe sopravvivere. L’ozonosfera, ad esempio, impedisce che i raggi ultravioletti emessi dal sole causino dei danni alle persone, agli animali e alle piante. Gli ecosistemi contribuiscono a purificare l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo. Essi trasformano scarti e scorie in risorse e riducono il livello dell’ossido di carbonio nell’atmosfera che altrimenti contribuirebbe al riscaldamento globale del pianeta. La biodiversità ci fornisce un negozio ben fornito di medicinali e prodotti alimentari, e preserva quella varietà genetica che riduce la vulnerabilità nei confronti di pestilenze e malattie. Ma il nostro comportamento sta degradando, e in alcuni casi distruggendo, la capacità dell’ambiente di continuare ad offrirci questi servizi da cui dipende l’esistenza della vita sulla Terra.
Nel corso dei cento anni passati, l’ambiente naturale ha sopportato le tensioni causate da un incremento nel numero della popolazione umana pari a quattro volte e di una crescita della produzione economica mondiale pari a diciotto volte. Ma con una popolazione mondiale proiettata a raggiungere quota 9 miliardi di persone entro il 2050, dagli attuali 6 miliardi, salta agli occhi il rischio potenziale di compiere dei danni ambientali irreparabili. In tutto il mondo un posto di lavoro su due nell’agricoltura, nelle foreste o nella pesca dipende in maniera diretta dalla sostenibilità dell’ecosistema. Ancora più importante, da questa sostenibilità dipendono anche la salute del pianeta, e la nostra.
La sostenibilità ambientale rappresenta una sfida che interessa tutti noi. Nelle nazioni ricche, i prodotti secondari e gli scarti della produzione industriale e delle attività agricole avvelenano i terreni e i corsi d’acqua. Nei paesi in via di sviluppo, la massiccia deforestazione, pratiche di coltivazione dannose e un processo di urbanizzazione incontrollato costituiscono le principali cause di degrado ambientale. Le emissioni di ossido di carbonio vengono comunemente ritenute una delle principali cause del cambiamento climatico globale, e l’ossido di carbonio viene principalmente prodotto consumando carburanti di origine fossile. Il quinto della popolazione mondiale che vive nelle nazioni industrializzate pesa per circa il 60 per cento sul consumo complessivo di energia del pianeta, ma la quota del mondo in via di sviluppo sta crescendo rapidamente.
Spronata dall’aumento delle emissioni di ossido di carbonio, che soltanto nell’ultimo mezzo secolo sono quadruplicate, l’atmosfera del pianeta si sta riscaldando a un tasso sempre crescente. Da quando, nel 1860, si è cominciato a fare delle rilevazioni sistematiche, i 14 anni più caldi di sempre sono stati registrati tutti negli ultimi due decenni; L’estate del 1998 è stata la più calda mai registrata e l’inverno 1999-2000 potrebbe risultare il più caldo di sempre. Si prevede che le temperature medie aumenteranno ulteriormente, da 1,2 a 3,5 gradi centigradi (da 2 a 6 gradi Fahrenheit) nel corso del secolo attuale l'effetto serra scioglierebbe i ghiacciai e le calotte polari, innalzerebbe il livello dei mari e minaccerebbe quelle centinaia di milioni di persone che abitano nelle zone costiere, sommergendo al tempo stesso le isole poco elevate.
I presagi di un simile futuro sono già evidenti. Come la tendenza al riscaldamento ha aumentato la sua velocità, i modelli meteorologici sono diventati più volatili e più estremi, mentre la gravità dei disastri collegati alle condizioni atmosferiche è aumentata enormemente. I costi dei disastri naturali nel solo 1998 ha superato i costi di tutti i disastri dello stesso genere verificatisi nell’intero decennio degli anni ’80. Decine di migliaia di persone, prevalentemente povere, sono morte quell’anno, e si stima che 25 milioni di "rifugiati ambientali" siano stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni. Il danno causato da questi disastri è stato intensificato da pratiche ambientalmente insostenibili e dal fatto che un numero sempre e sempre maggiore di persone povere non ha altra scelta se non quella di vivere in modi pericolosi e dannosi su terreni situati nei pressi di corsi d’acqua, su pendii collinari instabili e all’interno di edifici poco sicuri.
Si stima che l’acqua non potabile o inquinata e i sistemi fognari insufficienti siano all’origine dell’80 per cento di tutte le malattie nel mondo in via di sviluppo. Il numero annuale dei morti causati da queste malattie supera i 5 milioni di persone, 10 volte il numero che viene ammazzato nelle guerre, in media, ogni anno. Oltre metà di queste vittime sono bambini. Nessun altro singolo provvedimento potrà ottenere migliori risultati nel ridurre le malattie e salvare vite nel mondo in via di sviluppo che far giungere a tutti l’acqua potabile e sistemi fognari adeguati.
Ogni anno altri 20 milioni di ettari di terreno agricolo si trasformano in terreni troppo degradati per poter essere coltivati, oppure vengono persi a causa dell’estensione urbana. Dobbiamo considerare che si prevede che, nel corso dei prossimi trent’anni, la domanda di cibo nei paesi in via di sviluppo raddoppi. Nuovi terreni potranno e saranno coltivati, ma gran parte di essi sono marginali e, perciò, saranno ancor più soggetti al degrado.
Nel frattempo, si prevede che entro la metà del nuovo secolo la popolazione mondiale aumenti ulteriormente di oltre 3 miliardi di unità, con la crescita più sostenuta che si verificherà proprio in quelle nazioni che già ospitano il maggior numero di persone affamate e i terreni agricoli sottoposti alle peggiori tensioni.
Di conseguenza il mondo si trova davanti una reale minaccia alla futura sicurezza alimentare globale. Al momento gli scienziati specializzati nella vita vegetale non sono in grado di ripetere gli enormi incrementi nella produttività delle colture che avevano ottenuto nei decenni precedenti, e tutto questo mentre il degrado dei suoli sta aumentando, in numerose aree stanno diminuendo i frutti ottenuti dall’impiego dei fertilizzanti ed esiste una serie di pesanti vincoli ad espandere l’irrigazione.
Gli incrementi delle popolazioni e nella crescita economica continuano a causare una domanda globale, apparentemente insaziabile, per i prodotti delle foreste. Tra il 1990 e il 1995 nel mondo in via di sviluppo sono andati perduti all’incirca 65 milioni di ettari di foreste a causa di mietiture eccessive, trasformazioni delle aree forestali in terreni agricoli, malattie degli alberi e incendi. L'elevata richiesta di legname proveniente dai paesi industrializzati costituisce un altro importante fattore all’origine di questo depauperamento.
Secondo una recente ricerca, di quasi un quarto di milione di specie vegetali, una ogni otto rischia di estinguersi. La sopravvivenza di circa il 25 per cento delle specie mammifere mondiali e dell’11 per cento delle specie avicole è a propria volta minacciata. Fintanto che la deforestazione, il degrado dei suoli e delle acque, e la pratica della monocultura continueranno ad aumentare, la minaccia alla biodiversità continuerà a crescere.
I luoghi di pesca negli Oceani continuano ad essere sottoposti a notevoli tensioni, nonostante il gran numero di accordi che regolano la materia attualmente in vigore. Nel corso dell’ultimo mezzo secolo, il prodotto pescato è cresciuto di quasi cinque volte, ma praticamente il 70 per cento dei luoghi pescosi degli Oceani sono già stati completamente spremuti o sottoposti a uno sfruttamento intensivo. Pratiche di pesca non regolamentate, basate sulla regola il vincitore prende tutto che impiegano le cosiddette navi-fattoria, spesso finanziate in maniera consistente dagli stati, sono all’origine di un ipersfruttamento dei luoghi pescosi degli Oceani e possono inoltre distruggere i mezzi di sussistenza delle piccole comunità di pescatori, in particolare nel mondo in via di sviluppo. Le acque costiere possono essere difese dalle flotte di navi da pesca straniere che non rispettano i regolamenti, ma il problema che dobbiamo realmente affrontare è di natura differente. In numerose regioni le riserve per la riproduzione dei pesci e le aree di allevamento sono minacciate dal crescente degrado della barriera corallina. Più di metà delle barriere coralline mondiali sono attualmente a rischio come conseguenza delle attività umane.
Il completo collasso di numerosi luoghi pescosi un tempo di inestimabile valore fornisce la prova evidente della necessità di un regime di governo degli oceani più equo e sostenibile. L’importanza della conservazione rappresenta una questione che viene sempre più spesso riconosciuta come valida, ma essa potrà prosperare solo se i governi e l’industria della pesca lavoreranno in maniera cooperativa per sostenerla.
Le crisi ecologiche con cui dobbiamo confrontarci hanno numerose cause. Esse comprendono povertà, negligenza e avidità e soprattutto, mancanza di governo. Queste crisi non ammettono soluzioni semplici o uniformi.
In aggiunta, c’è ogni ragione per aspettarsi che delle spiacevoli sorprese ecologiche possano essere di fronte a noi. Sarà utile ricordare che nell’agenda della Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano tenuta a Stoccolma nel 1972, non erano state incluse né la questione del riscaldamento globale, né quella della distruzione della fascia dell’ozono. Nessuno nel 1970 avrebbe potuto prevedere che fra gli anni ’60 e gli anni ’90 il costo dei disastri naturali sarebbe cresciuto del 900 per cento.
Oggi, quando le fabbriche e multinazionali producono dei beni, nel corso di questo processo riversano agenti inquinanti nei fiumi o nell’atmosfera, i conti nazionali misurano soltanto il valore del bene prodotto e non il costo causato dall’inquinamento.
Non vi è limite alle crudeltà che gli uomini infliggeranno per amore del denaro. (B.Russell)
Pensieri di un grande regista
Dato che sempre meno gente trova consolazione nella religione come in un cuscinetto tra sé e il momento finale, temo che inconsciamente si faccia strada una sorta di perverso conforto all'idea che in caso di conflitto nucleare il mondo morirà con noi. Dio è morto ma la bomba c'è ancora; così, le persone non sono sole nella terribile vulnerabilità della loro mortalità. - La morte è più naturale o inevitabile del vaiolo o della difterite. La genetica potrebbe giungere a un qualche modo di rigenerazione delle cellule. Sarei interessato all'ibernazione, se ci fossero facilitazioni e garanzie di sicurezza che oggi purtroppo non abbiamo. - Per me, l'unica vera immoralità è ciò che mette in pericolo la specie; il solo male assoluto, quello che minaccia di annientarla. Credo nelle potenzialità dell'uomo e nella sua capacità di progredire.
Sfortunatamente, il tasso di mortalità infantile tra le civiltà emergenti e nell'universo potrebbe essere molto alto. Non che la cosa possa preoccupare o disturbare altri che noi, la distruzione di questo pianeta sarebbe insignificante, in prospettiva cosmica: per un osservatore sito nella nebulosa di Andromeda, il segno della nostra estinzione non sarebbe più appariscente di un fiammifero che si accende per un secondo nel cielo; se quel fiammifero fiammeggerà nel buio, non ci sarà nessuno a piangere una razza che usò il potere che avrebbe potuto mandare un segnale di luce verso le stelle per illuminare la sua pira di morte.
Stanley Kubrick
Sarà questa la fine del mondo?
A seguito di guerre combattute sul nostro pianeta, la civiltà viene cancellata dalla faccia della Terra da un esplosione atomica.
Sulla Terra si riversa una pioggia di frammenti fiammeggianti e di virus sconosciuti, causando la rapida ed inevitabile estinzione di tutti gli esseri viventi e vegetali.
Gli esseri umani costretti ad abbandonare il loro pianeta a causa di una catastrofe nucleare, approdano su un pianeta simile alla Terra.
Oppure questa?
E' solo un videogioco?
DOOM. Gli Occhi vi stanno guardando. I Mutanti stanno facendo, della Terra, un orrore in terra. L'unico scopo che vi dovete prefiggere è uccidere. State bene attenti: vi dicono che, se ammazzate a destra e manca, sarete i messianici salvatori del nostro pianeta: fatto sta che, una volta esauriti i livelli e ammazzati gli esseri repellenti che hanno quasi estinto la nostra razza, non vedrete per nulla la Salvezza e la Gioia. Non è un rilievo beghino. E' un'osservazione puramente oggettiva. Stiamo del tutto fuori dalle polemiche sugli shooting game. Limitiamoci soltanto a tradurre la presentazione ufficiale di Doom: "Dopo giorni di battaglia nello spazio, siete tornati sulla Terra, per scoprire che la situazione è ben peggiore di quella su Marte. Le orde infernali popolano tutto il pianeta. Sono morti a centinaia di milioni, tra gli umani. I pochi sopravvissuti hanno progettato di abbandonare la Terra e di viaggiare nelle profondità astrali per salvare la razza degli uomini. Ma il mezzo per abbandonare il globo, purtroppo, è in mano agli orrendi mutanti. Bisogna che torniate ad agire. Diversamente, l'umanità sarà soltanto storia". E sarà una storia imbevuta di satanismo, a giudicare dalle effigi sulle pareti tra cui vi muovete: croci rovesciate, ideogrammi massonici, stelle a cinque punte, pentacoli e resti di sabba. Un'ordalia di pessimo gusto per uno dei giochi più belli dell'intera storia del videogameing
Fabio Concato "Quando sarò grande"
Prendimi per mano,
dimmi che cambierà
che il treno si è fermato ma ripartirà
fammi giocare ancora sopra i campi se ce n'è.
Dimmi che mi terrai con te.
Fammi vedere il mare prima che cambi il suo colore
dimmi che posso vederti pescare.
Prendimi per mano,
dimmi che cambierà
che si potrà dormire col cuore in pace;
lontano da imbecilli che ci fan saltare il mondo
dimmi che potrò giocare ancora
che posso continuare
a mettere briciole sul balcone
E farò come mi hai insegnato:
avrò fiducia in quelli che verranno
e chi ha distrutto e chi ha rubato
sarà lontano, sarà disarmato
Quando sarò grande
lo so che cambierà
avrò un lavoro che mi piacerà
ed una casa che è sempre rivolta verso il sole
luce che mi fa bene al cuore
e sarà più bello anche il mio futuro amore
E farò come mi hai insegnato
combatti sempre chi ti porta via
la pace, l'aria e la speranza
vedrai il futuro sarà migliore
Fabio Concato "Guido piano"
Guido piano
e ho qualcosa dentro al cuore
che mistero
non so neanche dove andare
e m'allontano
anche se dovrei tornare
lei m'aspetta
si potrebbe preoccupare
ma c'è tanto sole
e mi accorgo che ne ho bisogno come un fiore
e ho bisogno di stancarmi e di camminare
di sentire l'acqua e il vento e di respirare
peccato che qui vicino non c'è il mare
Guido piano
che mistero dopo il ponte
cambia il mondo
viene voglia di cantare
questa sera
te lo voglio raccontare
son sereno
come se fosse Natale
e ho tanta voglia
di sdraiarmi su questa terra così calda
di dormire e di sognare che questo fiume
lentamente mi porta fra i monti e le pianure
e mi culla come un bambino fino al mare
Amore mio perché ogni volta scappo via
siamo così lontani dalla vita e dai profumi
forse t'incontrerò dove comincia il mare
quando mi sveglierò
sarò migliore
Eugenio Finardi "Extraterrestre"
C'era un tipo che viveva in un abbaino
per avere il cielo sempre vicino
voleva passare sulla vita come un aeroplano
perché a lui non importava niente
di quello che faceva la gente
solo una cosa per lui era importante
e si esercitava continuamente
per sviluppare quel talento latente
che è nascosto tra le pieghe della mente
e la notte sdraiato sul letto, guardando le stelle
dalla finestra nel tetto con un messaggio
voleva prendere contatto, diceva:
"Extraterrestre portami via
voglio una stella che sia tutta mia
extraterrestre vienimi a cercare
voglio un pianeta su cui ricominciare!"
Una notte il suo messaggio fu ricevuto
ed in un istante è stato trasportato
senza dolore su un pianeta sconosciuto
c'era un po' più viola del normale
un po' più caldo il sole, ma nell'aria un buon sapore
è terra da esplorare, e dopo la terra il mare
un pianeta intero con cui giocare
e lentamente la consapevolezza
mista ad una dolce sicurezza
"l'universo è la mia fortezza!"
"Extraterrestre portami via
voglio una stella che sia tutta mia
extraterrestre vienimi a pigliare
voglio un pianeta su cui ricominciare!"
Ma dopo un po' di tempo la sua sicurezza
comincia a dare segni di incertezza
si sente crescere dentro l'amarezza
perché adesso che il suo scopo è stato realizzato
si sente ancora vuoto
si accorge che in lui niente è cambiato
che le sue paure non se ne sono andate
anzi che semmai sono aumentate
dalla solitudine amplificate
e adesso passa la vita a cercare
ancora di comunicare
con qualcuno che lo possa far tornare, dice:
"Extraterrestre portami via
voglio tornare indietro a casa mia
extraterrestre vienimi a cercare
voglio tornare per ricominciare!"
"Extraterrestre portami via
voglio tornare indietro a casa mia
extraterrestre non mi abbandonare
voglio tornare per ricominciare!"